Continua la polemica sulla pretesa del Comune e della Provincia di Grosseto di far eleggere Valerio Fusi e Milvia Bruschi (marito e moglie) alla direzione amministrativa del Polo universitario grossetano.
Silvano Focardi (rettore dell’Ateneo senese). «È mia intenzione, e interesse di tutti, procedere speditamente alla nomina della direzione amministrativa del Polo universitario. Nonostante ciò la questione del conflitto d’interessi, che coinvolgerebbe il rappresentante designato dal Comune e quello designato dalla Provincia, è emersa con forza nel dibattito tra i consiglieri, per cui per correttezza non ho ritenuto che si potesse procedere alla nomina. Naturalmente non ci sono da parte mia pregiudiziali nei confronti di nessuno».
Emilio Bonifazi (sindaco di Grosseto). «Le motivazioni che hanno suggerito tale scelta consistono, prima di tutto, nella piena fiducia degli enti nei confronti dei funzionari pubblici individuati e nel riconoscimento unanime delle loro capacità professionali, in particolare per quanto riguarda il Comune nei confronti del dottor Fusi. Questa stessa scelta è stata determinata dal fatto che l’attribuzione di tale incarico ai due funzionari non comporterà un compenso specifico per i nominati. Due aspetti rilevanti nell’esclusivo interesse della collettività, del territorio e per il futuro del Polo universitario».
Alessandro Antichi (già sindaco di Grosseto). «Ritengo che la posizione del presidente Lio Scheggi sia coerente con il disegno di smantellamento della presenza dell’Università di Siena a Grosseto. Uno sviluppo di qualità e durevole, come noi lo intendiamo, non può prescindere dalla formazione e da luoghi di produzione culturale, ma il tutto richiede autonomia e libertà. Al contrario lo sviluppo come prodotto del controllo politico non tollera attori dello sviluppo che non rispondano alla politica. Da quando la provincia ha di fatto assunto la conduzione del Polo universitario grossetano, potendo contare sulla connivenza del Comune, il destino dell’Università in Maremma è ormai segnato con buona pace di chi, come il sottoscritto, crede che lo sviluppo sia essenzialmente cultura e formazione».
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