Riportiamo l’intervista del giornalista Filippo Tosatto (il Mattino di Padova, 24/1/08) a Paolo Padoin (Rinnovare le Istituzioni), Prefetto di Padova.
Maledetti toscani, scriveva Malaparte. Restii alla museruola come sono, finiscono puntualmente per suscitare un vespaio. E Paolo Padoin, il prefetto fiorentino di Padova, non fa eccezione. E dal suo cliccatissimo sito (rinnovare le istituzioni) esplode una bordata diretta all’università, al sistema degli atenei dove l’intreccio tra baronie, concorsi chiacchierati e sperperi diventa scandalo nazionale.
«La tutela della legalità» commenta Paolo Padoin «investe ogni ambito della vita civile e nel mondo dell’università le numerose inchieste avviate dalla magistratura, da Trieste a Firenze da Bologna a Bari, solo per citarne alcune, segnalano situazioni allarmanti e talvolta gravi. È inquietante che, alla vigilia di un concorso, tutti siano in grado di anticipare il nome del vincitore della cattedra. Capacità, curricula, pubblicazioni scientifiche: certo, tutto questo influisce nella valutazione ed è di dominio pubblico. Ma quando, a parità di titoli, il prescelto è amico o parente di un docente di “peso”, e limitiamoci a questa tipologia di rapporti per carità di patria, allora il sospetto diventa legittimo».
Sospetti pesanti, a volte.
«Si, certi esposti, inviati all’autorità giudiziaria da candidati esclusi, delineano scenari dove la legalità è tranquillamente presa a calci: concorrenti eliminati “scientificamente” per agevolare il designato, o addirittura aspiranti docenti “persuasi” a desistere, magari con la promessa di risarcimento in occasione del concorso successivo».
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