Si può difendere l’Università italiana senza denunciarne i mali?

Dopo le bacchettate di Maurizio Boldrini alla Crui, che avrebbe abbandonato la stagione della proposta e non difenderebbe l’immagine dell’università, descritta, a suo dire, nei siti in rete, «come un’istituzione governata da furbastri e inguaiata fino al collo», abbiamo pubblicato prima la risposta di Francesca Patanè (Ateneo Palermitano) ed oggi quella di Lucia Lazzerini (Ateneopulito).

I PROVOCATORI

Lucia Lazzerini. Sul “Corriere dell’Università” del 31.12.2007 Maurizio Boldrini, ex responsabile della comunicazione CRUI, se la prende non coi mali dell’università (che sono sotto gli occhi di tutti), ma con chi li denuncia: in primis con Ateneopalermitano di Francesca Patanè e col nostro Ateneopulito. Il sito fiorentino, a detta del Boldrini, “ha una prima pagina che sulla falsariga dell’inferno dantesco è scandita da peccati mortali o da parole che pesano come marchi infamanti: il buco nero, vergogna, vergogna 2, università inutile, la piovra”.
Ora, poiché Dante è uno scrittore serio, vorremmo proprio sapere che cosa intende il Boldrini per ‘falsariga dell’inferno’: il sito propone forse interventi poetici in terzine incatenate? Scimmiotta la struttura di Malebolge? Descrive zuffe diaboliche? Stavvi Minòs orribilmente e ringhia?
E poi, il Boldrini sarà senz’altro un fine teologo. Io però, scorrendo il menu, non ci trovo nemmeno un vizio capitale. Scorgete voi traccia di superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia? Allora, delle due l’una: o il Boldrini non sa che cos’è un peccato mortale, o ha visto un altro sito. Anche perché sulla home page di Ateneopulito (tutto attaccato, Boldrini, tutto attaccato) non campeggiano né Caronte né Capaneo né Draghignazzo: niente, insomma, che evochi l’inferno dantesco. C’è invece un buffo Strepsiade, noto personaggio di Aristofane, che dà fuoco al pensatoio ateniese dove si spacciavano nuvole, ossia aria fritta (una merce che ancor oggi va per la maggiore), mentre dagli altri link si affacciano, sparsi qua e là, mostriciattoli medievali e diavoli dello Zuccari.
Quanto alle parole che “pesano come marchi infamanti”, come definirebbe il Boldrini la voragine di bilancio dell’ateneo fiorentino? Se il nero non gli va bene, chiamiamola profondo rosso, o buco rosa: cambia forse qualcosa?
E dove sta lo scandalo per il link vergogna? Se l’ingresso storico da piazza Brunelleschi è stato chiuso, ci sarà una ragione o no? Se non ci fosse stata la denuncia sul web di Ateneopulito, crede il Boldrini che qualcuno avrebbe mai pensato al nuovo cancello o a un’altra soluzione per eliminare lo sconcio dell’accampamento punkabbestia permanente, con annessa sporcizia e cani mordaci?
Ma forse al Boldrini, e a qualche suo autorevole amichetto della CRUI, di Ateneopulito dà fastidio soprattutto la campagna antiSUM (guarda caso, a quella neppure un accenno…- che combinazione, eh? -).
Solo che del SUM Ateneopulito da qualche tempo non parla più: per il semplice motivo che ora la parola è passata alla Magistratura. E i giudici ci faranno sapere, prima o poi, se in quel centro d’eccellenza è davvero tutto oro quel che riluce.

Chi difende l’Università italiana? L’ex responsabile della comunicazione Crui!

Con un intervento sul Corriere dell’Università e del Lavoro, l’ex responsabile della comunicazione Crui (con Tosi presidente), Maurizio Boldrini, bacchetta la Crui (chiusa, a suo dire, in un magnifico isolamento e silenzio), i siti che denunciano la malauniversità, i docenti che non sanno passare dalla denuncia alla proposta e si chiede chi difenderà la maltrattata università. Di seguito, i passi più significativi della prima risposta, quella di Ateneo Palermitano, chiamato in causa da Boldrini.

VI DICIAMO NOI CHI DIFENDE L’UNIVERSITA’

Francesca Patanè. (…) Comprendo la scelta del collega che va oltre l’incarico, ormai cessato, di garante dell’immagine della Crui e più in generale dell’Università italiana. 
Ma tutelare l’immagine delle Istituzioni non significa fingere di non vedere, o schierarsi dalla parte di chi proprio quell’immagine sta fortemente offuscando. Le difese a oltranza – in assenza di prove a discolpa e al contrario, davanti a evidenze impossibili da celare – rischiano qualche volta di diventare dannose, oltre che inutili. (…) Considero l’intervento di Boldrini uno spontaneo, sanguigno e sincero “grido di dolore” contro la situazione di grave disagio in cui versa l’Accademia italiana: un moto dell’animo condivisibile, perché a nessun cittadino italiano onesto fa piacere un tale abisso morale. Ma proprio per questo “i meandri delle denunce” non solo non sono “tortuosi”, ma sono necessari, anzi, vista la situazione di lassismo pluridecennale, indispensabili. Così come indispensabili sono tutte le iniziative di giornali, televisioni, professori universitari, esponenti istituzionali, scrittori, magistrati, pensate e realizzate a garanzia dell’Istituzione-Università.

Boldrini nel suo intervento si chiede chi difende l’Università. Ebbene – e riprendo da lui qualche esempio – Lucia Lazzerini di “Ateneopulito” difende l’Università; un prefetto coraggioso come Paolo Padoin difende l’Università (a proposito, come mai Boldrini non ha stigmatizzato pure un altro sito del “piccolo campionario”, quel “Rinnovare le Istituzioni” che coincidenza vuole sia gestito proprio dal prefetto di Padova Padoin?); Giovanni Grasso, da Siena, con “Il senso della misura” difende l’Università; Tommaso Gastaldi col suo sito-Osservatorio difende l’Università; Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, Giovanni Floris coi loro libri, e tanti altri illustri scrittori e studiosi dell’argomento difendono l’Università; Quirino Paris, italianissimo docente in America, difende l’Università; il mio giornale ed io difendiamo l’Università. E da chi la difendiamo? Da tutti coloro che dall’interno la stanno minando. 
Perché ci sarà pure un motivo se – come osserva Boldrini – le Istituzioni universitarie “tacciono o replicano con voce flebile”. Non è denunciando i denuncianti che si guariscono i mali dell’Accademia italiana. Solo l’Università in quanto Istituzione è ancora difendibile, e spiace leggere che c’è chi, non riconoscendo le giuste battaglie di legalità condotte, anche a costo di sacrifici personali, a garanzia dell’Istituzione, piuttosto se ne indigna, confondendo vittime e carnefici, nobiltà dell’Istituzione – da garantire e difendere – e miserie di certi piccoli uomini che ve ne fanno parte, da maltrattare (per usare la stessa terminologia del collega) e combattere. (…)

Cultura alla senese

Dopo Franco Cardini e Paolo Prodi, anche Ernesto Galli della Loggia prende posizione (Corriere cultura di oggi) sull’esclusione, per ragioni politiche, di Mario Ascheri dal comitato che dovrà celebrare il “Costituto volgarizzato del 1309-10”.

Ernesto Galli della Loggia. Gli assessori alla cultura sono, come si sa, un importante strumento del potere delle sinistre negli enti locali. È lì, infatti, che si definiscono in grande misura il volto ideale della comunità e l’immagine pubblica delle amministrazioni, è di lì che passa in parte notevole il consenso dei ceti borghesi e intellettuali. Ma è lì anche, però, che si attuano le discriminazioni ideologiche più smaccate. È accaduto a Siena di recente, per esempio, che dovendosi formare il Comitato per celebrare un famoso statuto del comune medievale, ne sia stato escluso un illustre medievista di quella città, Mario Ascheri (che tra l’altro è tra i massimi studiosi proprio di quel documento), perché, dice il sindaco, egli sarebbe, in quanto consigliere di una lista civica di opposizione, «in conflitto d’interessi e di funzioni» con la presenza nel detto Comitato. Quale conflitto non si capisce (è all’opposizione!). Si capisce solo che a Siena, di fronte alla politica, la cultura deve cedere il passo.

Altri articoli e commenti sull’argomento:
Il “Buongoverno”, il “Costituto” e la “malauniversità”: 19 settembre 2007.
Su “Buongoverno” e “Costituto” senesi silenzio totale nei media locali: 19 ottobre 2007.
Clamorosi sviluppi dell’affaire Costituto/Ascheri: il sindaco di Siena dimissiona l’accademico dei Lincei!: 23 ottobre 2007.
A Rutelli l’ultima parola sull’affaire Costituto/Ascheri: 7 novembre 2007.
Autorevoli storici sognano il “Buongoverno”, nell’indifferenza di media e studiosi senesi: 19 dicembre 2007.
La deliberata esclusione di uno studioso con competenze specifiche da un comitato è negazione della sua personalità scientifica: 2 gennaio 2008.

Autorevoli storici sognano il “Buongoverno”, nell’indifferenza di media e studiosi senesi

LIMITARE L’INVADENZA DELLA POLITICA

Franco Cardini, Paolo Prodi, Gabriella Rossetti, Gigliola Soldi Rondinini. Il caso del Prof. Mario Ascheri (docente a Roma Tre), esperto certificato a livello internazionale in materia, escluso dal Comune di Siena dall’elenco di studiosi presentato al Ministro dei Beni Culturali per la costituzione di un Comitato Nazionale per celebrare un famoso statuto di Siena medievale (del 1309-1310 per la precisione), merita l’attenzione della comunità scientifica ma anche della più larga opinione pubblica. Il sindaco della città ha infatti dichiarato di averlo escluso per il fatto che, come consigliere comunale di una lista civica d’opposizione, sarebbe “in conflitto d’interessi e di funzione”. Senza voler entrare nel merito della vita politica senese, noi riteniamo preoccupante che si applichi un criterio politico perfino ai comitati scientifici, negando le più elementari e legittime aspettative e precludendosi preziose competenze. È un segnale preoccupante dell’attuale crisi della politica – lo ha segnalato recentemente anche la massima autorità di governo del nostro Paese – il far dipendere dall’appartenenza partitica anche attività delle quali va salvaguardata e riaffermata con forza l’indipendenza da preoccupazioni di parte. Correttamente il Prof. Pierre Toubert, Accademico di Francia e dei Lincei, ha denunciato l’accaduto ritirando la propria adesione al Comitato Scientifico cui era stato invitato a partecipare.
Noi ci uniamo a lui nel deplorare l’accaduto e invitiamo i colleghi a fare altrettanto.
− Franco Cardini, Università di Firenze, Storia medievale
− Paolo Prodi, Università di Bologna, Storia moderna
− Gabriella Rossetti, Università di Pisa, Storia medievale
− Gigliola Soldi Rondinini, Università di Milano, Storia medievale

Altri articoli e commenti sull’argomento:
Il “Buongoverno”, il “Costituto” e la “malauniversità”: 19 settembre 2007.
Su “Buongoverno” e “Costituto” senesi silenzio totale nei media locali: 19 ottobre 2007.
Clamorosi sviluppi dell’affaire Costituto/Ascheri: il sindaco di Siena dimissiona l’accademico dei Lincei!: 23 ottobre 2007.
A Rutelli l’ultima parola sull’affaire Costituto/Ascheri: 7 novembre 2007.
Cultura alla senese: 24 dicembre 2007.
La deliberata esclusione di uno studioso con competenze specifiche da un comitato è negazione della sua personalità scientifica: 2 gennaio 2008.

Per rompere il muro di silenzio dei media senesi

LA CASTA DI SIENA

Mauro Aurigi. Sulle orme del celeberrimo “La Casta” di Rizzo e Stella, Raffaele Ascheri ha dedicato una documentatissima inchiesta alla casta del potere politico a Siena. Il libro appena uscito dalle stampe è in vetta a tutte le classifiche di vendita nelle librerie di Siena. Un fenomeno straordinario: non era mai successo o non era mai successo con simile intensità. Ma i media senesi, pure presenti alla conferenza stampa che Ascheri ha loro dedicato il 1° dicembre, hanno circondato l’evento di un assordante muro di silenzio. Stampa intimidita? Si tornerà prima o poi ai roghi dei libri sgraditi al regime? Può sembrare allarmistico ma io non mi posso dimenticare (la memoria familiare me lo impedisce) che la stessa cosa, la stessa sottovalutazione del fenomeno la si ebbe nei primi anni Venti dello scorso secolo nei confronti dei primi segnali del nascente fascismo. Vale ricordare che recentemente l’Associazione “Reporter sans frontière” ha pubblicato la classifica mondiale della libertà di stampa: l’Italia si piazza al quarantesimo posto. Non consola il fatto che veniamo prima della Libia o della Corea del Nord, visto che siamo preceduti perfino da stati africani come Benin e Namibia.

Ecco perché è importante questa iniziativa assunta dall’Associazione dei Grilli Parlanti: Martedì 18 dicembre alle ore 21,00 alla Lizza, nella sala dei Mutilati, Viale Maccari 3, Siena, Raffaele Ascheri presenterà il libro “La Casta di Siena“.

Hanno rotto il muro di silenzio:
Giulia Simi: Intervista a Raffaele Ascheri sul libro “La Casta di Siena”; Radio Radicale 21 dicembre 2007.
Daniela Langella: “La casta di Siena”. Intervista a Raffaele Ascheri; Prendere Parola, 29 dicembre 2007.
Franca Selvatici: Siena, nessuno ne parla ma il libro va a ruba; la Repubblica (Firenze) 3 gennaio 2008.
BLOGregular: La casta ti castra; 3 gennaio 2008.
Augusto Mattioli: «La casta senese»: fa il tutto esaurito il libro che racconta chi (e come) comanda sul territorio; l’Unità (Firenze) 6 gennaio 2008.
Associazione “Grilli Parlanti”: Video dell’incontro pubblico con l’autore de “La casta di Siena”; 8 gennaio 2008.
Stefano Bisi: Raffaele Ascheri copia: bocciato!; Corriere di Siena 11 gennaio 2008.
Stefano Bisi: Maffei e Ascheri. Il Machiavelli vero e quello falso; Corriere di Siena 12 gennaio 2008.
Romana Liuzzo: Al Palio del potere diessino; Panorama N. 5, 31 gennaio 2008.
Giuseppe Salvaggiulo: Ascheri “Ho messo a nudo la casta di Siena”; La Stampa 11 giugno 2008

Tosi, tu chiamale se vuoi disattenzioni …

Con un’intervista al Corriere di Siena, tre giorni dopo il suo rinvio a giudizio, il Prof. Piero Tosi, ex rettore dell’Ateneo senese ed ex presidente della Crui, ritorna sulla sua vicenda giudiziaria, iniziata il 24 febbraio 2006. In precedenza, era intervenuto solo al momento della sospensione dalla carica di rettore e quando, un mese dopo, rassegnò le dimissioni dall’incarico. È un’intervista da leggere con attenzione. Di seguito si riportano i passi più inquietanti, che collocano l’ateneo senese nel mondo virtuale di Second Life. Ancora un primato! A noi il compito di riportare l’ex rettore alla cruda realtà, elencando in seguito, sempre su questo blog, le sue “disattenzioni” che, indipendentemente dalla loro supposta rilevanza penale, relegano l’università di Siena all’ultimo posto tra gli atenei del nostro paese.

Autoreferenzialità
«I dodici anni di rettorato sono stati durissimi, ma sono orgoglioso di aver lasciato una Università valutata al primo posto fra i grandi atenei nonostante le enormi difficoltà finanziarie dovute alle inadempienze dei Governi a tutti note, all’interno e all’esterno dell’Università a livello locale e nazionale.»

Autostrade per i figli
«Vi possono essere nell’università italiana comportamenti da condannare e da correggere, ma è anche vero che i figli, quando si applicano a discipline diversissime da quelle dei padri o parenti e lo fanno con meriti riconosciuti in campo nazionale e internazionale, hanno il diritto di fare la loro strada. Vi sono esempi nella storia dell’università di marito e moglie che hanno vinto il premio Nobel: oggi marito e moglie (non è il mio caso) dovrebbero o l’uno o l’altro trasferirsi in altra sede? Questo non toglie, lo ripeto, che l’etica dovrebbe imporre di separare gli interessi e di far prevalere sempre e comunque il merito.»

Autolatria
«Dal 2002 sono divenuto presidente della Conferenza dei Rettori: mi sono impegnato molto e credo di aver ottenuto qualche risultato, ad esempio di aver contribuito ad evitare lo smembramento dell’università pubblica. Quando ho lasciato la Crui, essa era il primo interlocutore del Governo e del Parlamento per i problemi dell’università.»

Autoassoluzione
«È comprensibile che qualche disattenzione possa esserci stata nel mio lavoro di rettore a Siena, ma niente di scorretto o di nascosto. Sono disattenzioni che hanno costituito oggetto di imputazioni dolose, che respingo, e delle quali, ne sono certo, la Giustizia, in cui fermamente credo, riconoscerà l’insussistenza.»

Autocandeggio
«Credo nella Giustizia e quindi nel riconoscimento della mia innocenza. Certamente, la mia coscienza è assolutamente pulita.»

Autodafé
«Credo sia giunto il momento che chi ha tentato dall’interno dell’Università e dall’esterno di infangare il mio nome e la mia famiglia debba prepararsi a pagare prima di tutto nella sua coscienza e poi nelle sedi legali.»

Affitti in nero: non si risolvono i problemi se non si estirpa la causa che li ha prodotti

Mauro Aurigi. Con una frequenza piuttosto sostenuta a Siena torna a galla la questione dello scandaloso caro-affitti (pesa non solo sugli studenti universitari ma su chiunque cerchi una casa da affittare) e della sottostante e altrettanto scandalosa evasione fiscale. Mi sembra però che la discussione s’incentri tutta sugli effetti dello scandalo e non sulle cause. Invece quando si ragiona di un fenomeno, quale che esso sia, bisognerebbe abituarsi a discutere prima di tutto delle cause che l’hanno prodotto. Sennò, è come adoperarsi per eliminare il mal di denti ma non la carie.

E la causa sta tutta nell’Università o, meglio, nell’avidità e nella smodata sete di potere della sua classe dirigente: la casta feudale dei suoi baroni, del suo senato e dei suoi rettori, il penultimo dei quali è in guai seri con la giustizia e spero che sia punito in maniera esemplare. Questa casta non ha avuto rispetto né della città, né della qualità della vita dei suoi studenti, né della qualità dell’insegnamento, ma solo dei suoi poco confessabili interessi: ha trasformato una piccola università di qualità in una pessima università di massa. Oxford, che ha 100.000 abitanti ed è quasi esclusivamente universitaria, ha 20.000 studenti. Siena di abitanti ne ha 55.000 e non è esclusivamente universitaria, ma di studenti ne ha più o meno altrettanti. Ossia l’ateneo senese è come minimo sovradimensionato almeno 4 volte rispetto a Oxford, con una qualità infinite volte peggiore (vado a naso, ma mi pare che Oxford sia tra le prime dieci università del mondo, mentre Siena è affondata verso il 300° o il 500° posto).
Il tessuto sociale senese così speciale, per non parlare dell’urbanistica, non poteva non esserne stravolto: il centro storico è diventato quello che è diventato (a qualcuno può sembrare ancora decente, soprattutto se viene da situazioni peggiori, ma mi deve spiegare se questa è una buona ragione perché io debba assuefarmi a questa devastante sconcezza).
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