STORIA VERA DI UN CERVELLO SENZA PADRINO
In breve. L’Università italiana, per chi vuole intraprendere la carriera universitaria, è l’appuntamento puntuale con un muro di corruzione e favoritismo clientelare. Il libro vuole esserne una amara e rabbiosa testimonianza.
Il libro. C’è un luogo, in Italia, nel quale il valore e il merito professionale contano meno di nulla: questo luogo è l’Università, specialmente le facoltà umanistiche. In Italia «è più facile che un asino passi per la cruna di un ago, che un nuovo Kant possa diventare, senza un padrino, dottore di ricerca in filosofia»: un paradosso che è tutto il senso di questo incredibile racconto. Incredibile, ma vero.
Benché scritto sotto la forma leggiadra di una favola volterriana, Candido è infatti tratto da una vicenda reale e denuncia con spietata lucidità la corruzione che regna sovrana nel reclutamento di ricercatori e docenti dell’Università italiana.
Lo stile della narrazione è spigliato, ironico e accattivante, ma la sostanza è di un’attualità scottante e il retrogusto della lettura amarissimo. Se non pretende certo di cambiare la realtà che descrive, questo libro intende quantomeno far emergere impietosamente le brutture del nostro mondo accademico, finora scandalosamente nascoste all’opinione pubblica e alla magistratura solo grazie ad una rete capillare, perversa ma efficientissima, di connivenze mafiose. Esso vuole inoltre dare voce alle centinaia di «vittime innocenti» di questo sistema marcio e kafkiano e dimostrare quanto sia controproducente, oltre che immorale, per una società moderna e civile, continuare a tollerarlo.
L’autore che si cela dietro lo pseudonimo di Parlachiaro è insegnante di scuola superiore e studioso di filosofia e letteratura. Sotto il suo vero nome ha pubblicato, presso prestigiose collane e riviste, diversi lavori specialistici (articoli e saggi) di riconosciuto valore scientifico.
Altre letture consigliate:
– Francesca Patanè: Porci senza ali. In: Ateneo Palermitano, luglio-agosto 2006.
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