Aquis: una secessione necessaria per cancellare la Crui e cominciare il rinnovamento dell’Università italiana

Patane_2Aquis…grana

Francesca Patanè. Aquis c’è, quello che manca è la grana.
Appena l’avranno ottenuta, gli Atenei più bravi d’Italia potranno costruire gli Imperi.
E magna di qua, magna di là, i loro Carli (i rettori degli Atenei di Aquis) potranno finalmente campà.

Sto parlando, per chi si fosse perso qualche mugugno, dei secessionisti di Aquis – l’Associazione per la Qualità delle Università Italiane – ovvero degli Atenei più “virtuosi” d’Italia, che sono partiti da dodici, sono saliti a diciannove e che – ipotizzo – aumenteranno ancora, perché in Italia, da Berlinguer in poi, si accomoda sempre tutto. Ma quali sono questi Atenei che si distinguerebbero per “produttività, competitività e solidità finanziaria”? Eccoli: Politecnico delle Marche, Bologna, Calabria, Ferrara, Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Modena e Reggio Emilia, Padova, Roma Tor Vergata, Politecnico di Torino, Trento, Verona, i promotori; e poi – fino a questo momento – Chieti, Lecce, Milano, Perugia, Roma Tre, Salerno e Torino.

Dicono che, siccome sono i più bravi, devono essere premiati. Con più soldi, appunto. Quelli che, secondo loro, la tetta di babbo Mur (stesso genere del papà incinto che ha fatto il giro di tutta la rete) dovrebbe produrre per pascerli e farli crescere (non d’età, considerati i vecchietti che circolano tra le cattedre accademiche italiane, ma di qualità). Ora, secondo voi, ci sono o ci fanno, questi Carli nazionali? Perché, se ci sono, non sono aqui…le, e se ci fanno, mala tempora currunt per la paciosa Università nazionale italiana. E allora, per chi non ha capito come stanno veramente le cose (Carli compresi), nemmeno dopo aver letto l’illuminante articolo di Quirino Paris, provo a spiegare io con un esempio, ricorrendo a reminiscenze da scuola elementare.
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Non è più sanità

Sanita
Cosimo Loré. L’ennesimo evento di cosiddetta (impropriamente …) “malasanità” o − per i palati più raffinati − medical malpractice è riferito ritualmente dalla stampa: quel che sfugge a tutti è ancora una volta non l’errore o sbaglio che dir si voglia, la omissione spinta al menefreghismo, la criminalità sotto il camice connotata di cialtronaggine, bensì il fatto chiave della scomparsa della visita medica! Posso ben testimoniare, dopo trentacinque anni di attività accademica in una facoltà medica, che l’esamificio imperante e le riunioni inutili di commissioni e comitati per la didattica hanno sfasciato quel che singole nobili materie come la Semeiotica Medica e Chirurgica e grandi Maestri riuscivano ad insegnare: l’inizio imprescindibile di ogni contatto (e contratto …) fra cittadino e struttura sanitaria è costituito dalla accurata e documentata raccolta dei dati da perseguire mediante adeguate tecniche di comunicazione verbale e accertamento clinico. Senza le quali ogni sintomo riferito durante l’anamnesi personale e ogni segno rilevato all’esame obiettivo non serviranno a formare il mosaico da cui deve originare il ragionamento clinico preliminare condizione di ogni ipotesi diagnostica del medico e informata consapevolezza del malato. Proprio perché non si sa (né se ne ha voglia) visitare il degente le aziende diffondono ormai cartelle preorientate (con caselle da sbarrare tipo quiz!) e consensi prestampati (per un sommario e perentorio “… firmi qui!”) nella più totale violazione di ogni logica umana prima che legale: se avessimo così agito i vari nostri Maestri ci avrebbero cacciati con piena ragione dalle corsie ospedaliere e dalle sale operatorie.
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Può un Ateneo addomesticare la stampa locale con contratti di collaborazione ai giornalisti?

Schiavitù di stampa (per il testo completo dell’Editoriale su Ateneo palermitano)

Francesca Patanè. (…) 
La libertà di espressione è il più bel regalo di uno Stato democratico a ogni suo cittadino. Esiste in Italia una stampa libera? O non è piuttosto tutta una mistificazione?
 (…) Ogni anno in Italia per l’editoria si stanziano milioni di euro: si parla di 700-750 in un anno, che in questo 2008 potrebbero lievitare a 1000. Ciò è possibile grazie a una legge, la 416 del 5 agosto 1981, i cui paletti, con meccanismi più o meno contorti, vengono spesso aggirati. Così un flusso notevolissimo di denaro pubblico si disperde in mille canali per approdare – sotto forma di contributi diretti o indiretti (come i rimborsi per le spese della carta o le agevolazioni postali) – nelle casse dei grandi gruppi editoriali, di vere o finte cooperative, di giornali e organi di stampa di partiti politici, di agenzie, radio e televisioni locali. Accrescendo gli utili degli azionisti delle grandi testate, alimentando sottogoverno e clientele e consentendo redditi ai limiti della legalità a destra, a sinistra e al centro.
(…) quello che ho scritto è frutto della ricerca appassionata di Beppe Lopez, un giornalista “libero” (e scomodo) che ha messo tutto questo sulla carta (nomi di giornali finanziati compresi) provocando con il libro che ne è venuto fuori, dal titolo “La casta dei giornali”. Così l’editoria italiana si fa sovvenzionare dalla casta dei politici” un terremoto, subito messo a tacere …
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Economia agraria: concorsi falsati ma non punibili a causa di un buco legislativo

Quirino_parisL’inchiesta nata nel 2004 a Firenze, a seguito di un esposto di Quirino Paris, illustre docente della University of California, si avvia ad un epilogo sconcertante dopo che il pm di Trieste ne ha chiesto l’archiviazione. Si legga l’articolo di Franca Selvatici sula Repubblicadi Firenze di oggi.

Franca Selvatici. L’insegnamento universitario della economia agraria ha conosciuto «l’assoluto predominio» di una scuola, definita anche «gruppo di potere», cha ha condizionato i concorsi e gli avanzamenti di carriera. Gli scambi di favori sono divenuti regola. Si è creato un sistema che ha favorito figli, parenti e affiliati a detrimento dei più meritevoli, e che ha violato il principio costituzionale di imparzialità. Un sistema che paradossalmente potrebbe definirsi mafioso, ma che, a causa di un buco legislativo, non appare punibile sul piano penale. A queste conclusioni è giunto il pm di Trieste Maurizio De Marco, che nel 2006 aveva ricevuto per competenza l’indagine aperta a Firenze sui condizionamenti dei concorsi universitari di economia agraria, e che ora ha chiesto l’archiviazione del procedimento.

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Approfondimenti:
Francesca PatanèGiustizia non è fatta, ovvero: come ti annacquo il paradosso. Ateneo palermitano, aprile 2008.

La Corte dei conti fa pagare il danno erariale causato da scelte illogiche e irrazionali nelle università

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Si allunga la lista di rettori, pro-rettori, direttori amministrativi, docenti e consiglieri d’amministrazione condannati («per colpa grave», «illogicità e irrazionalità delle scelte», «leggerezza procedimentale», «incarichi di consulenza illegittimi») a pagare per danno erariale cifre variabili da 450 € a 850 mila €. A Bologna, il rettore Pier Ugo Calzolari e 16 consiglieri d’amministrazione sono stati condannati a pagare in favore dell’Erario 14 mila € (più le spese di giudizio e gli interessi legali) per illecito amministrativo contabile, con colpa grave, per un contratto di collaborazione professionale ad un docente in pensione di anzianità. A Potenza, Rosa Viparelli, ex pro-rettore dell’Università della Basilicata, è stata condannata a pagare 1.500 € dell’intero danno contestato, avendo corrisposto all’ing. Adriani 14.688,00 € (per la Corte “una ingiusta ed inutile elargizione di denaro pubblico») per «una certificazione che ben poteva essere ricondotta agli alti incarichi di vigilanza e di responsabilità» ricoperti dal medesimo ingegnere. Al Politecnico di Milano, due direttori amministrativi sono stati condannati a pagare 1,2 milioni di euro per la nomina di 10 dirigenti (6 non laureati – e la laurea è necessaria – e 4 in più rispetto al numero massimo consentito) «perché è del tutto sproporzionato ed evidentemente inutile moltiplicare in modo irrazionale e ingiustificato in tre anni l’organico fino a 24 unità». Infine, è intervenuta la Finanziaria 2008 (art. 3, comma 59) che ha confermato i vari pronunciamenti della Corte dei conti sull’illegittimità della prassi, negli enti pubblici, di stipulare polizze per amministratori e dipendenti contro i rischi correlati alla responsabilità amministrativa.

Approfondimenti:
Fabio Sottocornola. Politecnico di Milano, la colpa è degli amministrativi. Il Mondo, 25 aprile 2008.
Anna Maria Sersale. Dirigenti senza laurea, condanne al Politecnico. Il Messaggero, 19 aprile 2008.
Francesca Patanè. Redde rationem. Ateneo palermitano, aprile 2008.