Uso questo titolo, ripreso da “Le sirene del SUM” di Lucia Lazzerini, per presentare l’articolo (da “il Giornale della Toscana”, 13/3/2009) di Maurizio Grassini che, riferendosi alla visita a Firenze di Napolitano, invita il Presidente a chiedersi se il SUM non sia un caso di spreco a cui porre mano. Per ulteriori letture sul SUM e sulle “eccellenze” si consulti ateneopulito.
Maurizio Grassini. (…) è importante non perdersi nelle prediche ma contribuire ad indicare gli sprechi affinché i tagli necessari non siano indiscriminati. Un segno, il Presidente, può darlo scegliendo le sedi dove comunicarci le sue riflessioni e preoccupazioni sulle condizioni in cui versa il nostro sistema di studi superiori. E potrebbe chiedersi se sedi come l’Istituto di Scienze Umane dove ha iterato il suo messaggio trattasi di caso di spreco a cui porre mano. Perché si tratta di un istituto nato con la pretesa di essere un centro d’eccellenza, a prescindere; così è stato definito e ostentato da coloro che sono riusciti ad inventarlo e a farselo mettere sul bilancio dello Stato. L’eccellenza dei centri di formazione si misura sulla qualità degli allievi e non dall’autoreferenzialità di un gruppo di professori dal lobbismo navigato. Questi studiosi provvedono ad esaltare la propria pensosità blandendo figure istituzionali. (…) In questa stagione di sacrifici inevitabili, è bene imparare a non farsi abbagliare dai luoghi dove si propinano dosi esorbitanti di decoro; bisogna, invece, imparare a distinguere e valorizzare quelli in cui senza sfarzo e clamore mediatico vengono condotte con successo le ricerche che creano lavoro, progresso scientifico, avanzamento tecnologico. Perché, questa è la cultura da apprezzare e sostenere.
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Chi sa se il SUM farà la fine del Grinzane?
Io non capisco: nel resto del mondo, tra le terre emerse, la cosiddetta eccellenza la si misura, non in base al tasso di narcisismo del bel tomo di turno, bensì sulla base di parametri concreti ed oggettivi, come la ricerca effettivamente svolta, la credibilità scientifica dei gruppi e dei progetti di ricerca, la competenza, attestata da pubblicazioni qualificate e riviste accreditate.
L’eccellenza la si misura anche sulla qualità degli allievi, sulla possibilità effettiva che a costoro viene concessa di svolgere una ricerca originale, sulla proiezione internazionale della scuola, sul far parte cioè di una comunità (oramai inevitabilmente) globale. Capisco che non siano criteri perfettamente calcolabili; capisco ancor di più che in tempi di magra ed asfissia economica non è finanziariamente possibile in taluni casi reggere lo standard internazionale; capisco soprattutto che agli occhi di un ricercatore precario che percepisce tremila euro all’anno per fare sostanzialmente altro, tutto ciò appaia stucchevolmente edulcorato. Ma porca miseria, in Italia pare che la valutazione della ricerca sia una faccenda interamente soggettiva; che chi ha l’obbligo di dirigere ed organizzarla possa beatamente strafregarsene, salvo poi reclamare il bollino di “eccellente” al potentato politico di turno, e che la qualità appartenga interamente al dominio dell’opinabile… Ma per piacere… l’eccellenza è prima di tutto organizzazione, presenza, finalizzazione; essa scaturisce da una attenzione costante ai problemi e da un impegno collettivo, non dalla retorica dell’ “io sono più ganzo di te”: qui stiamo a parlare di “governanzzz…” quando in realtà, specie con il clima depresso post 8 Settembre che si percepisce nei corridoi dell’ateneo senese, non siamo nemmeno in grado di fronteggiare l’assenteismo….
Contrariamente al mio costume di affabulatore, mi limito a segnalare questo: http://chiarelettere.ilcannocchiale.it/post/2191326.html
Un Favi di Montarrenti web surfer
Tra i link di ateneopulito segnalati in questo post c’è un articolo intitolato «La ribollita immangiabile e i segreti di cucina della premiata trattoria SUM». Nel testo si fa riferimento ad un docente senese di cui si parla tanto su questo blog. Ecco il passo che lo riguarda:
«Omar Calabrese (Filosofia e teoria dei linguaggi), noto semiologo. Per la verità di segni e di semiologia nessuno discute quasi più, ormai. Anzi, se raramente se ne parla, è quasi sempre per rispolverare una freddura dei primi anni Settanta, quando i “segni” imperversavano ovunque e un autorevole accademico di vecchio stampo – ma anche di antica saggezza – ebbe l’idea geniale di definire la nuova, invadente, tautologica pseudoscienza semplicemente e brutalmente “scemiologia”».
Remo Tessitore
Scemiologia? Concordo! Sia ringraziato il Favi: Chiarelettereblog-ilcannocchiale mette, come al solito, il dito sulla piaga: un paese mafioso=una università mafiosa. Avete visto che silenzio… c’è stasera, nella banda del Suslov scemiologo?
Il Poeta
Stavrogin: «Io non capisco: nel resto del mondo, tra le terre emerse, la cosiddetta eccellenza la si misura, non in base al tasso di narcisismo del bel tomo di turno, bensì sulla base di parametri concreti ed oggettivi, come la ricerca effettivamente svolta, la credibilità scientifica dei gruppi e dei progetti di ricerca, la competenza, attestata da pubblicazioni qualificate e riviste accreditate»
Nel resto del mondo c’è stato l’illuminismo, o meglio è stato “digerito” dalla cultura locale. È a partire dalla Logique di Port Royal che il concetto di autorevolezza si è scollegato da quello scolastico di autorità della fonte (fossero le Scritture, Platone, Avicenna, il Re o il Papa) per collegarsi alla corrispondenza con la realtà dei fatti. Da noi ci aveva provato Galilei, ma pensò bene di lasciar perdere.
Se fai caso alla cronaca, vedrai che l’importanza delle affermazioni che vengono riportate è sempre collegata alla fonte (sia il Corriere della Sera, il Finacial Times, Veronesi, il Papa). Dopodiché si appoggiano o si condannano a seconda della simpatia o antipatia verso quella fonte, piuttosto che degli argomenti che portano. Nella mia esperienza, gli studenti universitari sono fortemente permeati di questa mentalità (dell’importanza del “chi l’ha detto” o “dove è scritto”), molto difficile da eradicare e sostituire con uno scettico spirito critico. Il che mi fa pensare che sia fortemente incardinata nel sistema formativo e sociale oltre che nel sistema mediatico e politico.
Insomma Beccaria, Parini, Alfieri in questo evidentemente non hanno lasciato grande traccia, e Hume, Pascal, Kant e compagnia sono solo capitoletti da mandare a mente per passare un’interrogazione, senza ben capire quel che dicevano.
Questo non per dire che non ci siano speranze di cambiamento, ma che il problema che hai sollevato è meno banale e forse più grave e diffuso di quanto sembri.
Il tuo scettico
Sesto Empirico
Scrive Sesto Empirico: «A me pare verosimile che, per le disgrazie dell’università di Siena, si sia trattato di una pericolosa mistura d’inettitudine amministrativa, ambizione accademica (non necessariamente solo personale), errori clamorosi di valutazione, sostanziale inavvedutezza di ciò che si stava combinando. Non che questo renderebbe la situazione migliore rispetto all’ipotesi di un lucido complotto di lestofanti ben consci di delinquere. Anzi, per certi versi mi sembra peggiore.»
Condivido integralmente il tuo pensiero. Ti chiedo, però, di aiutarmi a classificare l’operato dei Proff. Maurizio Bettini e Omar Calabrese che hanno trasferito le borse di 2 dottorati da Siena al SUM di Firenze. Traggo la notizia dall’inesauribile fonte che è il rendiconto agli elettori della Prof.ssa Muscettola.
Antonio Carlini
7.32 – CONTRATTI E CONVENZIONI. Convenzione fra l’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) e l’Università degli Studi di Siena per l’istituzione e il finanziamento di borse di studio per dottorati di ricerca congiunti A.A. 2007-2010.)
La Prof.ssa Muscettola (…) con riferimento al trasferimento (richiesto dai Proff. Maurizio Bettini e Omar Calabrese) della sede amministrativa dei due dottorati di ricerca (in “Antropologia, Storia e Teoria della Cultura” e in “Studi sulla Rappresentazione visiva. Storia, Teoria e Produzione delle Arti e delle Immagini”) da Siena a Firenze, ricorda che è stato approvato senza alcuna discussione e, cosa ancor più grave, senza motivazione. (…) Si consideri, infine, l’inesistenza di vantaggi per l’Ateneo senese e, al contrario, i possibili danni alla Scuola Superiore S. Chiara e, conseguentemente, all’Ateneo senese. (…) Pertanto, la Prof.ssa Muscettola ritiene che la Convenzione in discussione non sia proponibile per vizi di legittimità e che il provvedimento relativo al trasferimento della sede amministrativa dei due dottorati in questione sia da ritenersi nullo per mancanza di motivazione e per i danni che provoca all’ateneo senese.
(dal Verbale del CdA, riunione 16 luglio 2007).
Antonio Carlini «Ti chiedo, però, di aiutarmi a classificare l’operato dei Proff. Maurizio Bettini e Omar Calabrese che hanno trasferito le borse di 2 dottorati da Siena al SUM di Firenze.»
Credo che rientri nella “Sostanziale inavvedutezza” e nella “ambizione accademica non necessariamente solo personale”, nel senso che non ci vedo una volontà criminosa. Qui è l’intera storia della legittimità e della opportunità della partecipazione al SUM che è in discussione. Un volta stabilito che l’Università di Siena partecipava al SUM e che quei due docenti esercitavano la loro attività didattica di dottorato presso il SUM, su espresso incarico dell’Università di Siena (che doveva ritenersi onorata di essere chiamata a partecipare di cotanta eccellenza), sembra logico che i dottorandi da loro seguiti vi si trasferissero e ne fossero anche contenti. Il fatto che non sia stata data motivazione (che nei termini suesposti sarabbe stato piuttosto semplice e logico), sembra confermare quanto questo fosse considerato pacifico dai due docenti.
Se poi invece il SUM risulta essere un “titolo tossico”, le responsabilità a mio avviso vanno cercate in chi l’ha voluto e approvato, più che in queste operazioni che ne sono solo la conseguenza. Di nuovo, qui torna in ballo una seria valutazione contabile dei costi, vantaggi e svantaggi di questa operazione come di tutto il resto delle attività dell’università.
saluti,
Sesto Empirico
@ Sesto Empirico
Caro Sesto su questo problema non siamo d’accordo per niente. L’intera vicenda del SUM è marcia fin dalle fondamenta, proprio come il nostro amico Giovanni ha messo in evidenza segnalando a più riprese il sito fiorentino Ateneopulito dove sono narrate vicende da tregenda. Mi pare qualche tempo fa di aver dimostrato anche in contraddittorio quanto poco limpida fosse la faccenda che vedeva coinvolti i due “amici” di cui stiamo parlando e nella quale – a questo punto cessa la pudicizia che mi aveva bloccato sul punto – era coinvolto anche l’altro “amico” ex Direttore Amministrativo del nostro Ateneo.
Il SUM è un titolo tossico e per l’appunto le responsabilità cadono su chi l’ha voluto ed approvato, cioé – oltre ai “fiorentini” Schiavone e compagni (non uso a caso la parola “compagni”) – anche i “senesi” (che senesi non sono per niente) Bettini e Calabrese. La seria valutazione contabile dei costi ecc. ecc. porta a rilevare come la cosa sia costata all’Ateneo senese non solo l’espropriazione di due dottorati, ma anche – per effetto del famoso comando a tempo pieno per uno e a tempo parziale per l’altro – un botto di soldi di stipendi che sono stati erogati per un’attività che con l’Ateneo non aveva niente a che fare (vedi anche quanto aveva da dire Gino Greco sulla faccenda). Inoltre – e così mi ricollego ai precedenti post – la sede del Centro Interdipartimentale diretto per l’appunto da Bettini costa all’Ateneo qualcosa di più di 48.000 eurini l’anno. L’altra sede (cioè il San Niccolò) dove dovrebbe svolgersi l’attività dell’altro amico tirato in ballo (e del dottorato da lui diretto o nel quale è coinvolto, insomma non stiamo tanto attenti alle virgole) e dove si trova l’intero corso di laurea di Scienze della Comunicazione è un altro dei luoghi che sono sotto il mio attento sguardo qui dalla Colonna perché io non so se ci siete mai stati, ma ha degli spazi enormi e considerato che il corso di laurea ha avuto un bel crollo di iscrizioni (per non parlare delle vicende legali di alcuni dei docenti) forse sarebbe il caso di riconsiderare la cosa.
Fin qui i costi e gli svantaggi. I vantaggi se qualcuno volesse essere così cortese da illustrarmeli, io sono qui alla Colonna che attendo e nel frattempo vi saluto tutti caramente.
Il Favi di Montarrenti
@ Favi
Non mi sembra affatto che – a parte i toni – la tua versione sia diversa dalla mia, tant’è che ne riprendi letteralmente diversi aspetti (titolo tossico, analisi dei conti).
Mi pare proprio di avere scritto che per me il problema non è la procedura di trasferimento di due borse di dottorato ma eventualmente l’esistenza stessa del SUM.
Tu togli l’ “eventualmente” e fornisci alcuni dati su questi conti. Ne prendo atto. Ma cambia poco per quanto riguarda la questione dei due dottorati di cui si parlava, che di tutto ciò rimane, come anche tu dici, un aspetto minore.
Un’altra differenza forse è che tu dai per scontato (al di là delle violazioni amministrative e della mancata valutazione della convenienza economica, che nella nostra università mi paiono da tempo la norma) un contesto criminale da parte dei responsabili, cioè la coscienza di delinquere ed i vantaggi personali che si sarebbero attesi coi soldi lucidamente trafugati. Non mi sembra che tu fornisca molti elementi in proposito, per cui su questo scetticamente sospendo il giudizio.
saluti,
Sesto Empirico
@ Sesto Empirico e Favi di Montarrenti
La questione è semplice e la lettura del commento di Gino Greco, su segnalazione del Favi, la rende oltremodo chiara.
I Professori Omar Calabrese e Maurizio Bettini sono pagati dall’ateneo senese, dove sono tenuti a svolgere prioritariamente i propri impegni didattici e scientifici, assolti i quali possono dedicarsi anche ad attività presso il SUM. Sembra che ciò non sia avvenuto per due anni accademici consecutivi: in quanto i due docenti sarebbero stati esonerati dall’insegnamento nei corsi ufficiali, completamente il primo e parzialmente il secondo. Correttamente la Federico II di Napoli non ha accolto le richieste «avanzate dal prof. Aldo Schiavone, in rappresentanza del SUM, intese ad ottenere l’autorizzazione per due docenti a collaborare col SUM medesimo ed esonerandoli dall’insegnamento nei corsi ufficiali».
Ma c’è di più: i due colleghi hanno fatto trasferire la sede amministrativa di 2 dottorati da Siena a Firenze, col risultato che i fondi ministeriali non arriveranno più all’ateneo senese ma saranno inviati al SUM. Al danno si aggiunge la beffa. Infatti, l’ateneo senese si è impegnato a finanziare 4 borse per i due dottorati del SUM, privando così i dottorati con sede amministrativa a Siena dei fondi corrispondenti. Di tossico non c’è solo il SUM.
Antonio Carlini
È ancora una volta la conferma dell’arbitrio di Omarre Bettini e C: da anni ormai l’Università è cosa loro. Provo un forte senso di schifo. Segnalo comunque un articolo tratto da “La voce del Campo” di tal Iacopo Gori. È “L’università dei baroni” sul libro inchiesta dei giornalisti Carlucci e Castaldo (che, fortunatamente, non sono come i locali pennivendoli che gongolano per i vari Premi Frajese ecc.). In pratica ci sarebbe da sbancare tutto! La quasi totalità dei proff., leggo, è “paramafiosa”. Il paragone più vero è Università=Mafia.
Il Bardo -Sociologo delle letterature
… la trama si infittisce …
Non è affatto in discusione, come dice Sesto Empirico, «l’intera storia della legittimità e della opportunità della partecipazione al SUM». L’università di Siena ha fatto parte a pieno titolo del Consorzio interuniversitario ISIT e legittimamente ha esonerato i docenti che vi partecipavano dall’insegnamento nei corsi ufficiali. Con la chiusura del Consorzio e con l’istituzione del SUM è cessato per quei docenti l’istituto dell’esonero dall’attività didattica ufficiale. Sono tornati al rispetto delle leggi vigenti che obbligano i docenti a svolgere la loro attività didattica presso gli atenei dove sono incardinati. Solo dopo aver assolto prioritariamente i propri impegni didattici presso l’ateneo senese, i Proff. Omar Calabrese e Maurizio Bettini avrebbero potuto dedicarsi anche alle attività presso il SUM. Riassumo brevemente i vari passaggi, tenendo conto anche del commento di Carlini.
1) Nel biennio 2004/2005 alcuni docenti sono stati esonerati dall’insegnamento nei corsi ufficiali presso l’università d’appartenenza per creare corsi di dottorato per il Consorzio interuniversitario ISIT. Tale esonero era espressamente limitato al biennio 2004/2005. Par di capire che i Proff. Omar Calabrese e Maurizio Bettini abbiano usufruito di tale esonero.
2) Con D.M. di Letizia Moratti (18/11/2005) fu istituita l’università SUM di Firenze (un Istituto universitario ad ordinamento speciale). Ovviamente, con la nascita del SUM fu chiuso il Consorzio interuniversitario.
3) L’art. 11 della L. 311/58 vieta il comando dei professori di ruolo da una ad altra istituzione universitaria.
4) Negli A.A. 2006/2007 e 2007/2008, nonostante il divieto, due docenti dell’ateneo senese sono stati comandati presso l’università SUM di Firenze: Omar Calabrese (a tempo pieno) e Maurizio Bettini (a tempo parziale).
5) In sostanza, i Proff. Calabrese e Bettini sono stati retribuiti dall’ateneo senese per svolgere attività didattica in un altro ateneo, il SUM di Firenze, contravvenendo al disposto sull’obbligo di svolgere prioritariamente i propri impegni didattici e scientifici presso la sede dove risultano in organico.
6) Ben diverso e coerente con la vigente normativa l’atteggiamento della Federico II di Napoli, che non ha accolto le richieste di due suoi docenti, i quali chiedevano di essere esonerati dall’insegnamento nei corsi ufficiali per dedicarsi esclusivamente alle collaborazioni con il SUM.
7) Infine i Proff. Calabrese e Bettini hanno trasferito la sede amministrativa di 2 dottorati da Siena a Firenze, dirottando in tal modo al SUM i fondi ministeriali. Non solo. Al danno si aggiunge anche la beffa: l’ateneo senese si è, infatti, impegnato a finanziare 4 borse per i due dottorati trasferiti, privando così i dottorati con sede amministrativa a Siena dei fondi corrispondenti.
Gino Greco
E vorrei aggiungere anche una cosa, per chiarire con Sesto Empirico che i toni non c’entrano nulla e che io sarò scorbutico come qualsiasi uomo dei boschi, ma il buon senso e lo spirito di osservazione mi rimangono: questa storia del SUM, della contravvenzione alla legge 311/58, del turlupinamento ai danni dell’Ateneo senese di dottorati e via discorrendo non è che una delle propaggini di un sistema. Quel sistema che ha dato origine nel corso degli anni al dissesto che stiamo vivendo. In altre parole io non vedo nessuna inavvedutezza e nessuna cialtroneria nei comportamenti di tutti i signori di cui ci si occupa in questo blog, vedo invece un preciso piano, un sistema appunto, vedo cioè l’animus delinquendi in molti dei personaggi che affollano le nostre discussioni e via via mi sono premurato di aiutare ad individuarli, i componenti di questo sistema. E di ciò ne è convinta evidentemente la Procura della Repubblica che non mi pare stia indagando su dei qui pro quo, su quelle che l’indimenticato Totò definiva “quisquilie”. Indaga su dei reati commessi volontariamente. Perché – diciamocelo in faccia caro Sesto – come si fa ad essere sempre tanto stupidi? Si può essere sempre un po’ stupidi, oppure per un po’ molto stupidi. Al di là di queste due modalità esiste il comportamento criminoso e la volontà di nuocere. Tertium non datur.
In definitiva, mi duole aver usato un tono forse brusco, ma alla fine della giostra abbiamo effettivamente due opinioni molto diverse dell’accaduto. Vedremo a chi dei due darà ragione la magistratura.
Un inquisitorio Favi di Montarrenti
Sinché i sunnominati professori saranno in posti di potere, cattedre, ecc., nella “nostra” università, danni maggiori sono all’orizzonte. Per conoscenza diretta: sinché non verranno destinati ad altra sede (la “Banda degli Ideologi“) non ci sarà pace tra gli ulivi. Poi non ci si lamenti per il grosso guaio a Chinatown. Speriamo nella magistratura che faccia pulizia…
Vigilanza…
Bardo Inquisitore per la Toscana e per Siena
Nota. A chi fosse “sfuggito” è da notare che mentre Siena è nelle grinfie del Monte (quanti sindaci ha sfornato… tanto la “claque” che fa berebenannà ce l’ànno, purtroppo), gli assessorati alla cultura in comune e provincia, orbitano nell’area universitaria degli Ideologi (Omarre e company). La maggioranza – ma tale solo per disinformazio – ha quindi, grazie agli Ideologi, nelle sue grinfie il business culturale e l’egemonia ideologico-culturale. Son piattonate per chi non si prostra. Ascheri senior – e non solo – mi pare che ne sappia qualcosa, a proposito dei Constituti.
Chi rimpiange Ser Brunetto magister serio seppur omo, lo faccia pure di buon grado. Ora gli “umanisti” assassinano le città…
Un Bardo
Favi: «E vorrei aggiungere anche una cosa, per chiarire con Sesto Empirico che i toni non c’entrano nulla e che io sarò scorbutico come qualsiasi uomo dei boschi, ma il buon senso e lo spirito di osservazione mi rimangono».
No, Favi, la differenza di toni cui alludevo non è il tuo simpatico stile scorbutico che ben si adatta all’uomo dei boschi. È, come più avanti dimostri di aver ben capito, sul giudizio morale riguardo alla vicenda. Non vedo differenze fra noi sui fatti, né vedo come potrebbero esserci, tanto sono chiari. Personalmente, per esser chiaro, trovo convincente il quadro che ne viene fatto su ateneopulito.
Non vi è dubbio che il SUM sia un ircocervo, nato come “luxury brand” per i dottorati di alcune università evidentemente per l’iniziativa di alcuni che non possono non essere fra i gestori di quella iniziativa e che tu vedi come una specie di banda bassotti e io piuttosto come gente con l’annaffiatoio in testa che si credono napoleone. Questi, accecati dal loro concetto di eccellenza (per cui ti rimando ad una mia risposta a stavrogin riguardo all’italico ritardo riguardo al concetto di autorità: da noi l’idea di eccellenza ha molto più a che fare con quella “che mi sta in cagnesco” che non con un richiamo a qualche dimostrabile forma di aristeia), ritenevano, a mio modo di vedere in buona fede, che questo fosse nel supremo interesse della cultura e dell’università (oltre che naturalmente del loro). Questo li ha fatti sorvolare sul non piccolo problema che all’epoca, per quanto capisco, non vi fossero finanziamenti ministeriali per i dottorati, per cui hanno sopperito con artifici evidentemente in contrasto con le normative, pratica del tutto comune nell’università e probabilmente appoggiata e coperta anche a livello ministeriale: infatti, mentre il SUM diventa formalmente una università indipendente alla fine del 2005, non mi risulta che abbia goduto di finanziamenti dal fondo ordinario fino al 2007, quando fu ideato (probabilmente ad hoc), un fondo ordinario per i dottorati. Il che fra l’altro di per sé non mi pare una cattiva idea (il finanziamento per i dottorati, non il SUM). Ovvio che fino ad allora abbia vissuto di artifici, ma questo può essere dovuto anche alla schizofrenia di un ministero che da una parte autorizza una nuova università e dall’altra non si preoccupa che sia economicamente sostenibile. Una cosa sono le pressioni di chi ha un’idea (magari sbagliata) e la vuole realizzare, un’altra la responsabilità di chi (ministero e strutture decisionali dei vari atenei) ne autorizza la realizzazione in modo maldestro.
Insomma, mi pare che tu tenda ad identificare i concetti di errore e di colpa. Io, scetticamente, ritengo che l’errore (o meglio, la identificazione e la correzione degli errori) sia il motore della conoscenza e del progresso e come tale non vada punito. Se il problema è solo di alcuni delinquenti, basta identificarli e toglierli di mezzo e tutto torna a funzionare. Ma se il problema è un errore, il problema è ben maggiore e bisogna cercare per quanto possibile di identificarlo e correggerlo. Ovvio che chi ha fatto scorrettezze debba essere identificato e punito, se questo serve a scoraggiare altri in futuro, ma non è dalla criminalizazione di chi sbaglia o dalla sua punizione che ci si può aspettare la correzione dell’errore. Va poi da sé che cercare di nascondere l’errore è cosa ancora peggiore.
saluti scettici,
Sesto Empirico
Scrive Sesto Empirico: «…mentre il SUM diventa formalmente una università indipendente alla fine del 2005, non mi risulta che abbia goduto di finanziamenti dal fondo ordinario fino al 2007 (…) Ovvio che fino ad allora abbia vissuto di artifici, ma questo può essere dovuto anche alla schizofrenia di un ministero che da una parte autorizza una nuova università e dall’altra non si preoccupa che sia economicamente sostenibile. Una cosa sono le pressioni di chi ha un’idea (magari sbagliata) e la vuole realizzare, un’altra la responsabilità di chi (ministero e strutture decisionali dei vari atenei) ne autorizza la realizzazione in modo maldestro.»
Quanto affermato da Sesto Empirico non corrisponde alla realtà. Il Decreto Ministeriale 207 del 28 marzo 2006 prevede all’art. 7 interventi per la “Legge a favore delle Istituzioni ad ordinamento speciale (Legge finanziaria 2006 comma n. 135)”. Da quel momento il SUM riceve i fondi come tutti gli altri atenei. Ecco un elenco ancora incompleto dei contributi (tutti consolidabili esclusi quelli concessi una tantum).
Anno 2006: € 1.569.097
Anno 2007: € 2.087.239
Anno 2007: € 2.500.000 (una tantum)
Anno 2008: € 3.149.349 (prima assegnazione)
Totale parziale: € 9.305.685
Magari il Ministero fosse stato schizofrenico e avesse autorizzato la realizzazione del SUM in modo maldestro.
Giovanni Grasso
@ Sesto Empirico e Giovanni Grasso
Sostiene lo scrittore austriaco Thomas Bernhard: “Ein Irrtum! Es ist alles eine zuhoechst philosophische und unertraegliche Vorgeschichte”.
Quanto afferma Giovanni toglie il cosiddetto vino dai fiaschi per quanto attiene alle sfumature tra errore e colpa, tra incapacità ed animus delinquendi. Ma io facevo riferimento alla vicenda del SUM (che comunque mi sembra un bel pozzo di quattrini buttati via anche quello) come un’esemplificazione per difetto del sistema vigente nell’Ateneo fino a qualche mese fa. Vorrei sottolineare – tanto per ribadire – che il caro ex direttore amministrativo era stato anch’egli comandato al SUM (in qualità di direttore amministrativo) cumulando – immagino – lo stipendio di Siena (su cui tanto è stato scritto anche qui) con qualche prebenda (se non un altro stipendio) dal SUM. E su questa vicenda basta rileggere per intero i punti dei CdA già citati nella vicenda Bettini-Calabrese. La Prof.ssa Muscettola aveva denunciato anche questo fatto, ma naturalmente – come in molti altri casi – il suo appello ad una maggiore correttezza, se non all’osservanza della legge era caduto quasi nel vuoto o comunque non era servito ad interrompere il comportamento scorretto ed illecito.
La domanda che si pone quindi è: per quale ragione accadeva ciò? E non solo in ordine alle vicende legate a questa storia del SUM, ma per qualsiasi altra cosa? Tanto che ci ritroviamo con un debito che sopravanza di gran lunga i 150.000.000 di euro? Errore o colpa? La risposta mi pare debba essere ricavata dall’empiria e non dallo scetticismo: colpa, dolo anzi. In giurisprudenza questo tipo di situazione viene chiamata “continuazione di reato” cui va aggiunto – nello specifico – “complesso” perché non si tratta di una sola fattispecie: si va dal peculato al falso ideologico al falso materiale al furto tout court. E più si va avanti e più si scoperchiano bottini. L’errore è l’antefatto in sommo grado filosofico e insopportabile. La colpa è quello che rimane, insieme ai suoi amari frutti.
Un Favi di Montarrenti meno scorbutico, fra il giurista ed il germanista
Prof Grasso: «Quanto affermato da Sesto Empirico non corrisponde alla realtà. Il Decreto Ministeriale 207 del 28 marzo 2006 prevede all’art. 7 interventi per la “Legge a favore delle Istituzioni ad ordinamento speciale”…»
Ringrazio il prof. Grasso per la precisazione: chiedo venia, non avevo letto bene la tabella. Incidentalmente, sembra una bella sommetta. Resta il fatto che, se non prendo un altro granchio, nel 2006 il SUM non poteva ancora avere dei suoi docenti, dal momento che la curiosa procedura di autocooptazione (descritta su http://www.ateneopulito.it/sum.htm) con cui vi sono stati trasferiti alcuni docenti si svolge nell’estate di quell’anno. Non so se sia questo il caso, ma immagino che un corso di dottorato non si possa lasciare a metà.
Neppure questo motivo,come il precedente (rivelatosi errato) giustificherebbe una violazione delle norme amministrative, ma magari aiuta a spiegarla. Anche il fatto che il direttore amministrativo fosse lo stesso, aggiunge possibili spiegazioni (in fatto di disinvoltura amministrativa).
Favi: In ogni caso, non cambia nulla nel discorso su colpa ed errore. (Anzi, ne è un altro esempio 🙂
Sesto Empirico
Mi tiro da parte per quanto concerne la parte tecnica… Però posso aggiungere che la buonafede di certi personaggi di cui è superfluo fare il nome, non esiste. Li conosco sin troppo bene. Il mio non è amor di polemica tout-court, assolutamente. Cercare la buonafede in certi “professori” sarebbe come cercare l’oro nel letame. Detto questo non ce l’ho personalmente con nessuno, vedo solo la “figura politico-accademica” e l’usurpazione dei poteri.
Segnalo La bustina di Minerva di U. ECO su L’Espresso inerente la lista aperta dei concorsi. Peccato i suoi discepoli faccian gli indiani…
Riporto integralmente da “la Repubblica” Firenze una breve notizia sul Sum.
Sum, chiuse le indagini indagati rettori e docenti
Il PM Giulio Monferini ha chiuso le indagini sul Sum (Istituto di Scienze Umane) convinto che nella selezione dei docenti sia stato violato il dovere costituzionale della imparzialità. Per abuso d’ufficio sono indagati i rettori dell’Università di Firenze Augusto Marinelli e di Napoli Guido Trombetti, il direttore del Sum Aldo Schiavone e tre illustri docenti: Alberto Varvaro, Guido Martinotti e Leonardo Morlino.
Si legga anche l’articolo sull’apertura dell’inchiesta: Daria Raiti – Inchiesta sulle nomine di docenti nel Sum. Unimagazine.it (6 dicembre 2007).
Come buttare via i soldi e vivere felici! È proprio il caso di dirlo leggendo l’ultima iniziativa del SUM di seguito riportata.
«Siamo lieti di allegarvi il programma del convegno internazionale “Il destino della Democrazia. Relativismo e universalizzazione“, che si terrà a Napoli i prossimi 21-23 maggio. Il convegno è organizzato dall’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) e dalla sua Fondazione. Questa iniziativa inaugura l’attività in Italia del NISA, il Network of Italian Scholars Abroad promosso dalla Fondazione per l’Istituto Italiano di Scienze Umane.»
Per approfondimenti si legga l’articolo di Ireneo Galizia: «Sotto il cavolo… è nata NISA».
Antonio Carlini
Quando dicevo che qualcuno ha munto e munto la nostra university. Cogito ergo sum…s, pensare ai propri immediati interessi dopo che commissioni farsesche hanno erogato titoli e quattrini avendo come amici boss alla Regione o in Provincia.
Bardo
Medicina. Siamo lieti che il Gip di Siena abbia incriminato dei luminari per un concorso “irregolare” di ricercatori, come riporta La Nazione. Vacillano i regni franchi …
Che vergogna! Pensare che, a quanto pare, a Siena non si potranno stampare più i gloriosi “Studi Senesi” per mancanza di fondi! Ne sapete niente?
Cosa può venir fuori da un congresso di quel genere? Mi ricorda le iniziative sul “Buongoverno” del Flores… dopo tanto parlare lo stadio nuovo costerà il doppio del previsto – a oggi, a tre anni dall’inizio dei lavori…- ma forse qui almeno qualche tomo di atti ci sarà…
Come il G8 sull’Università, vergognoso. Si poteva fare una videoconferenza, no? Invece costosissimo e pericoloso… per forza l’università crolla nella pubblica estimazione… siamo al trionfo delle bischerate!
Archie
Se in via Mattioli, 10 ci fosse gente con le palle e che soprattutto avesse a cuore il buon nome e le sorti del nostro ateneo, si potrebbero frugare in tasca e, autotassandosi, contribuire a mantenere in vita “Studi Senesi”.
Oppure potrebbe alzare il culo dalla sedia sulla quale l’ha posato trent’anni fa e non l’ha più sollevato e sbattersi un pochino presso privati o pubblici che siano per mantenere in vita un progetto altamente culturale. Fra l’altro è particolarmente “laecherlich” come dicono i tedeschi che proprio questi culi di pietra scaglino da anni i propri strali contro chi ritiene che ci sia sempre un “pantalone” o un “babbo Monte” che paga e poi al momento che rimangono orfani di questi mitici personaggi e dei quattrini che da questi hanno sempre percepito danno una scrollata di spalle e dicono che non si può più stampare. Punto. Non esito a definire tutto ciò disgustoso. È un atteggiamento – peraltro particolarmente diffuso – che ricopre di infamia un’istituzione che ha raggiunto quasi gli ottocento anni di storia. Qualche tempo fa (ormai quasi otto mesi) Stavrogin sosteneva di essere stufo di entrare in qualsiasi negozio e di sentire scaricare sull’Università palate di sterco. Un fastidio che mi sentivo e mi sento di condividere, ma che alla luce del suddetto (e di molti altri) comportamento trova tutta la propria giustificazione. Abbiamo voglia di augurarci che l’uomo della strada finisca sotto un tram. Finchè ci saranno in giro personaggi come quelli di via Mattioli 10 (e non è il posto peggiore in cui uno possa capitare girando per l’Ateneo) l’uomo della strada sarà autorizzato a sostenere qualsiasi atrocità nei confronti di un’istituzione ormai completamente sbriciolata sotto i colpi di arroganti ed inetti amministratori e politici accademici.
Un Favi di Montarrenti punto sul vivo dalla questione
Amici, sono itinerante ma ho visto dalla stampa notizie sul caos attuale al nostro ateneo. Sinché la “vecchia guardia” non verrà spazzata via ogni ricambio qualitativo sarà vano, vano!
Intanto mi propongono un corso… senza paga. Sono-sarò-l’unico docente a paga zero, grazie a chi ha tutto dilapidato in modo infame! E poi si dà la colpa al Berlusca che se la deve ormai vedere con Mills, la Noemi e pure la Cicciolina!
Vostro
Bardo
P.S. Vi è da aggiungere che il comune fa le cose in grande: Cenni celebrerà il Costituto. Qualche escluso è ancora in quarantena, ma la grancassa va. Come del resto la mostra di Sgarbi che intanto manda aff… il Guzzanti che questa volta aveva detto cose giuste (Putin è un criminale internazionale, l’amico del… Giaguaro).
Mentre io me la vedo coi pdf adobe per case editrici tonte il Costituto va e saran chiamati i soliti noti tromboni accademici (a Falassi è stato dato l’angolino del foglio del Coli).
Bardo
Allora te la racconto tutta, Favi.
In via mattioli n. 10 c’è stato chi ha dovuto confezionare e presentare la domanda per la fondazione Mps a nome e per conto di un ente non senese per avere finanziamenti (pochi spiccioli, ma ottenuti) per farsi cofinanziare una pubblicazione. L’altra parte questa persona ce l’ha messa di tasca propria: il lavoro era già quasi pronto quando è successo il pandemonio del settembre scorso con conseguente taglio del Par ecc. ecc. Chissà quanti ce ne sono di casi come questo in tutto l’ateneo! Ora, dico io, non sono queste risorse perse per la comunità universitaria? Tuttavia, il nuovo preside di scienze politiche promette bene (per esempio non gradisce le lauree men che cepu ai carabinieri): speriamo lo facciano lavorare e non lo rincartino bene bene.