Per ricordare Francesca Patanè, giornalista innamorata della verità (come la definisce Nino Luca), prematuramente scomparsa il 16 settembre, riportiamo un articolo di Quirino Paris pubblicato sul blog “parentopoli”.
Quirino Paris (19 settembre 2009). Il giornale Ateneo Palermitano non turberà più il sonno di coloro che gestiscono la malauniversità, la malasanità, il malgoverno, e la mafia accademica. Il suo direttore responsabile, Francesca Patanè, è spirato il 16 settembre 2009 in seguito a metastasi da cancro. Il 26 agosto u.s. – da sola, come sempre – aveva messo online l’ultimo numero del suo amatissimo e sempre devastante Ateneo palermitano.
Nessuno, all’infuori dei familiari, sapeva della malattia che si protraeva dal 1998. Francesca Patanè non voleva la compassione di nessuno e, soprattutto, che la sua condizione di malata venisse a velare – nella mente dei suoi lettori e di coloro ai quali i suoi strali erano indirizzati – la professionalità della sua attività di giornalista.
Francesca Patanè divenne giornalista fin dagli anni dell’Università, nell’amata Catania, alla scuola di Giuseppe (Pippo) Fava, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 perché – scrisse Francesca Patanè – “… si era opposto coi suoi articoli ai ‘cavalieri’ della città, i maggiorenti che a quel tempo dettavano la storia economica, politica e sociale di Catania.” La verità innanzitutto – costi quel che costi – la legalità e la giustizia, sono sempre stati i soli criteri che hanno ispirato e guidato Francesca Patanè nella scelta e sviluppo dei temi per i suoi articoli e per il suo giornale.
La storia di Ateneo Palermitano è emblematica. Diventata dirigente bibliotecaria all’Università di Palermo, nel 1994 Francesca Patanè ricevette l’incarico speciale dall’allora rettore, Antonino Gullotti, di “riportare in vita il giornale” la cui testata, “Ateneo Palermitano,” aveva visto una pubblicazione molto frammentaria fin dal 1950, con ripetute decadenze della registrazione presso il Tribunale. Per più di due anni, dal 1994 all’ottobre 1996, il giornale dell’Università di Palermo uscì con puntualità – la prima e fondamentale caratteristica di professionalità di una testata – ma “scelte politiche” lo ridussero al silenzio ancora una volta, e alla decadenza della registrazione. Nel 2001, Francesca Patanè registrò a suo nome la testata “Ateneo Palermitano” divenendone proprietaria legalmente riconosciuta dal Tribunale di Palermo e direttore responsabile. Iniziò allora una serie ininterrotta e puntuale di novantuno numeri, fino ad oggi.
I potenti dell’Università di Palermo, inclusi il rettore e il direttore amministrativo, non si sono mai dati pace del fatto che la testata “Ateneo Palermitano” fosse controllata da Francesca Patanè. I suoi editoriali ed articoli, precisi e documentati, misero spesso a nudo una situazione di malauniversità. Il colmo dell’insofferenza istituzionale fu raggiunto nel gennaio 2006 con un articolo che riportava la notizia, già diffusa da giornali nazionali, di due docenti dell’Università di Palermo indagati per associazione a delinquere dalla Procura di Firenze. La macchina silenziatrice dell’Università di Palermo si mise in moto avviando un procedimento disciplinare a carico di Francesca Patanè che le venne comunicato assieme all’articolo del codice di disciplina che prevede il licenziamento senza giusta causa. Francesca Patanè non si diede per vinta e allertò la stampa nazionale del sopruso che si stava consumando. Il giorno stesso della sua audizione davanti alla commissione disciplinare, La Repubblica uscì con un articolo in sua difesa e in difesa della libertà di stampa. I maggiorenti dell’Università, presi alla sprovvista da tanta pubblicità non richiesta, fecero rapidamente marcia indietro e – per bocca del rettore Silvestri – annullarono, di fatto, il procedimento.
Nonostante la bruttissima e pericolosissima esperienza inflittale dall’istituzione alla quale aveva dedicato una vita di lavoro ma che, forse, per avere il quartier generale nello Steri – l’edificio dell’Inquisizione Spagnola – ne aveva assunto lo spirito che trasuda ancora dalle sue mura, Francesca Patanè trasse maggiore convinzione che la libertà di stampa fosse, in assoluto, il primo obiettivo e la prima condizione di una società civile. Così, negli ultimi anni, Ateneo Palermitano divenne un faro di luce a livello nazionale sulle vicende dei concorsi universitari truccati, dei bilanci universitari falsi, della magistratura che quando tratta di vicende universitarie spesso si intorpidisce senza lasciare tracce significative, del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) che non esegue mai le sentenze del Consiglio di Stato, del Miur che gestisce una privatizzazione latente dell’Università italiana a partire dalle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia e dalle Scuole Superiori per Mediatori Linguistici. Ateneo Palermitano prese spesso le difese di singoli ricercatori e professori tartassati dalle cosche baronali. Si scagliò contro le inutili ricette dei luminari di entomologia che non sanno fare niente di proficuo contro il punteruolo rosso che devasta le secolari palme di Palermo e della Sicilia.
Francesca Patanè amava la bellezza dello scrivere, la bellezza del vivere, la bellezza del mare di Cofano. Con la sua giustizia morale e onestà intellettuale ha fatto un grande onore al giornalismo.
È scomparsa una voce chiara ed importante.
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Francesca, Ti ringrazio perchè:
mi hai scritto tante volte con la pazienza e la puntualità di cui Tu eri ogni volta capace sempre serena sincera solare;
mi hai inviato tutti i Tuoi editoriali per l’inserimento in un mio prossimo volume e capisco ora perchè mi mettevi tanta fretta;
mi hai onorato con una corrispondenza che conservo come cosa preziosa e che concludevi sempre con il Tuo affettuoso TVB;
mi hai guidato Tu, che professore non eri, ad essere miglior docente e ricercatore dandomi ispirazioni e suggerimenti in ogni circostanza;
mi hai insegnato a rifiutare il comodo compromesso ed il complice conformismo ed ora il Tuo invito è diventato imperativo inderogabile;
mi hai trasmesso con il Tuo esempio da Direttore Ateneo Palermitano il gagliardo orgoglio della Libertà e della Responsabilità;
mi hai ricordato Tu che le università sono quasi ovunque in mano a pochi che delinquono mentre i più belano e alcuni ragliano;
mi hai consolato quando mi lamentavo con Te perchè alle inaugurazioni del mio ateneo vedevo riuniti proprio quei rettori che tu censuravi;
mi hai spronato quando Ti confidavo che non sopportavo di sentire i colleghi – rettore in testa – inveire contro il nostro blog senese;
mi hai premiato con le Tue parole ogni volta che apprezzavi uno scritto o una scelta o mi esaltavi il blog di Giovanni Grasso.
Ti voglio bene
Cosimo
Sono profondamente addolorata per la scomparsa di “una donna importante”, Francesca Patanè. Importante perché era una donna libera, perché ha avuto il coraggio della denuncia pubblica, perché ha avuto sensibilità e attenzione ai problemi degli altri, e perché ha avuto dignità nella sua malattia. Mi mancherà molto…
Albina Colella
Ho voluto anch’io scrivere un commosso ricordo per Francesca e per le Sue battaglie insieme a noi. Ci mancherà, ma è nostro dovere continuare la nostra azione per onorare la Sua memoria.
http://www.rinnovareleistituzioni.eu/frapat.htm
Paolo Padoin
Non conoscevo la signora Patanè, morta per una malattia con cui in molti dobbiamo o dovremo fare i conti. Se come dicono gli amici era una “voce libera” mi inchino anch’io al suo ricordo.
Bardo
Nel mio estremo saluto del 20 settembre 2009 ho scritto: «…mi hai spronato quando Ti confidavo che non sopportavo di sentire i colleghi – rettore in testa – inveire contro il nostro blog senese.»
Leggo in un comunicato targato Flc-Cgil di Siena pervenuto tramite posta elettronica a tutti i dipendenti dell’università di Siena il 23 settembre 2009: “…perché accanto ai fino ad oggi tanto vituperati bilanci in rosso, organici gonfiati e opinioni di blogger da quattro soldi, crediamo debbano essere riconosciuti anche buoni servizi erogati, professionalità di vario genere ed eccellenze di cui, nei momenti opportuni, in molti si sono fregiati.”
No comment
Attenti a quei due!
Commenti no, ma qualche interrogativo in questo mondo di smemorati si impone: da ottimo matematico qualcuno qui tirerebbe somme, peraltro assolutamente evidenti, rilevando che, per la comune militanza in rete e i blog nostri fratelli, possiamo ben dire che Loré con Patanè praticavano il web in una sola “crociata” verso una nuova università a Palermo, Siena e non solo…
Lo attesta un volume edito da Giuffrè (Tra scienza e società) che contiene nostri pezzi visibili nei siti “il senso della misura” ed “ateneo palermitano”, ritenuti degni di scientifica e sociale considerazione e presentati a varie piazze italiane: così siamo stati relatori invitati dagli ordini degli avvocati (in 1500 si sono iscritti in quel di Lecce) e dai prefetti della repubblica (come, tanto per citare un altro nostro “collega” blogger, quello di Torino Paolo Padoin).
Dove voglio andare a parare? Continuando a sostituirmi alla logica serrata di Archimede cerco di elencare dati di fatto: i blogger che hanno sistematicamente affrontato le questioni universitarie con particolare riferimento a quelle senesi sono quello Tuo a Palermo, cara Francesca, quello del Prefetto Padoin a Torino ed il nostro a Siena, fondato da Giovanni Grasso e coltivato da tempo con cura certosina anche dal sottoscritto.
Bene: in una inchiesta penale – come le tante che ormai da una vita mi vedono collaboratore della amministrazione della giustizia nei panni del perito o del consulente – vi sarebbero ictu oculi sufficiente evidenza e rilevanza per annotare che le “opinioni dei blogger da quattro soldi” by Flc-Cgil sono quelle di Francesca Patanè, Paolo Padoin, Giovanni Grasso e Cosimo Loré.
Ma Tu ora non puoi più fare quel che son certo avresti fatto, Tu che hai dedicato il Tuo ultimo editoriale ad un Rettore defunto, quello della Università della Basilicata, cui non hai risparmiato neppure da morto le Tue giuste accuse e le Tue severe censure, quel rettore tanto caro a quello senese attuale che si giovava di averlo ospite prediletto e si infastidiva per i miei richiami espliciti e diretti ad un minimo rispetto dell’evidenza fattuale e della vittima sacrificale nella fattispecie rappresentata dalla Professoressa Albina Colella, Ordinario di Geologia nell’Unibas, Direttore del Dipartimento di Geologia a Potenza, Presidente della Società Italiana di Geologia del Sedimentario, ristretta per un mese negli arresti domiciliari e destituita da direttore per la demolizione dolosa del dipartimento geologico (Albina Colella, come risulta dagli atti processuali, aveva scoperto e si era opposta ad un maxi malaffare nel settore ambientale che associava politici, magistrati e professori lucani).
Perché questo signore dell’accademia senese si è sempre dimostrato ostile non ai criminali che han distrutto il nostro ateneo ma a chi il crimine accademico scopre e mostra, agendo anche giudiziariamente e giornalisticamente affinché siano poste in essere le inderogabili indagini e inchieste e siano puniti i responsabili e risarcite le vittime?
Sic stantibus rebus non si può – vero Giovanni? – tacere di fronte ad un comunicato ufficiale diffuso con la posta universitaria che oltraggia a ben guardare proprio l’Università, liquidando le indagini sulla voragine come “oggi tanto vituperati bilanci in rosso” e come “organici gonfiati” la demenziale politica di non informatizzazione a fronte delle assunzioni e promozioni della pletora di personale impiegatizio, ma che osa liquidare anche l’opera benemerita ed unica svolta da Te Francesca, Giovanni, Paolo ed il sottoscritto come “opinioni di blogger da quattro soldi”!!!
No, non può passare inosservato un insulto a chi come te Giovanni ha avuto come Maestro Leonetto Comparini e anche me in quanto discepolo di Mauro Barni: ci dobbiamo curar di loro e non guardare e passare senza fiatare e chiarire alcuni aspetti che riguardano non la valutazione di uno o più blog ma una causa non irrilevante di ulteriore danno e disturbo per un ateneo che ha già subito e sopportato oltre l’immaginabile.
Domando: dietro questa sigla mi sbaglio o ci sono sicuramente un paio di persone, l’identità delle quali si può desumere in un caso dal nominativo del responsabile che figura in fondo al messaggio e nell’altro dalla identità del soggetto che illustrasti tu, Giovanni, con una sagoma nera ed un punto interrogativo per una serie di atti che dovrebbero, fra persone civili, portare ad una inchiesta non solo interna all’istituzione?
E in entrambi i casi, visto che di noi quattro ci sono volti e nomi e scritti alla luce del sole e negli archivi e nelle biblioteche istituzionali, si può conoscere la “carriera” di questi signori, i loro meriti e demeriti etici e sociali, i loro livelli morali e culturali, le modalità con cui sono stati assunti e con quali prove concorsuali e le loro attività passate e attuali, insomma quel che in effetti han dato e danno in sostegno e in soccorso di questa nostra cara vecchia università?
Sai, Giovanni, abbiamo abbastanza anni alle spalle da poter cominciare entrambi a pensare alla panchina della pensione, ma perchè non chiudere in maniera coerente con atti che a questo punto non posson che esser più che mai urgenti, utili e – se necessario – gagliardi nei confronti di eventuali gaglioffi comunque travestiti e ovunque annidati?
Non amo il cupio dissolvi di alcuni colleghi che dicono: andiamocene altrove e se la faccia con i suoi amici amministrativi la ricerca e la didattica… il rettore!
Prof. Cosimo Loré