Pubblichiamo la terza puntata del resoconto integrale dell’incontro-dibattito «Salvare l’università di Siena. Quale modello per il futuro?» La prima parte è stata pubblicata con il titolo: «Ci sarà un risorgimento per l’università di Siena?». La seconda parte: «La crisi dell’università è crisi del “sistema Siena” e non può essere risolta da chi l’ha creata».
Stefano Bisi (Vice Direttore “Corriere di Siena”) Moderatore. Professor Grossi, lei ha dato un bell’impulso all’Università di Siena, quando parla di questo Ateneo si commuove anche, vista la situazione in cui è.
Adalberto Grossi (Già Rettore Ateneo di Siena). Io devo dirle che sono professore emerito con decreto ministeriale dell’Ateneo di Milano; e non è polemica la mia, perché questa è la verità storica. Sono andato a vedere, quando il professor Barni e gli organizzatori mi hanno invitato, la letteratura pubblicata dall’Università, dall’Ufficio Studi e dall’Ufficio Promozioni esterne dell’Università. C’è una ricca letteratura sui rettori, sull’Università, e ho notato una cosa, che corrisponde alla verità, un po’ vado in controcorrente rispetto a quello che ha detto il dottor Bisi. C’è scritto: “il dottor Barni” – viene dato a Barni quello che Barni merita – “è stato il rettore che ha dato un assetto all’Ateneo qualitativo e quantitativo, equilibrato con la città”. Naturalmente, ha dovuto affrontare un problema enorme, che è stata la liberalizzazione degli ingressi all’Università, e questo ha comportato degli oneri pesanti, però ha anche dato un’impostazione, un “impianto urbanistico”, chiamiamolo così, dell’Università. Poi, dice questa letteratura, c’è stata una parentesi tecnica, perché Grossi non era un politico, quindi già da allora questo era una discriminante. Non era un politico, sostanzialmente. Si legge ancora: sì, è vero, ha garantito il completamento del Policlinico; sì, è vero, ha restaurato la sede di Lettere; è anche vero che ha fatto San Francesco; è anche vero che ha risanato una certa situazione finanziaria che era critica per i motivi che ho accennato prima, perché il rettore Barni ha dovuto affrontare dei temi pesanti. Però non era un politico. Finalmente, si legge, col suo successore comincia l’era dei rettori politici, politici a tutto tondo. E in effetti, così è stato. È succeduto il professor Berlinguer, tra l’altro ottimo Rettore, il cui rettorato ha coinciso con l’autonomia dell’Università; questo è il punto di svolta, perché una dichiarazione scritta del professor Berlinguer dice: «l’autonomia gestionale e statutaria è assunzione di responsabilità nell’uso delle risorse, più facoltà di autogoverno, ma l’obbligo di rispondere dei risultati del proprio lavoro.» Già questo è un discreto interrogativo, ognuno poi lo interpreti come crede. Allora cosa è successo? Che io effettivamente mi riconosco in questa immagine del ragioniere della Padania che si è limitato a portare a concretizzare il programma…
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