Che la nemesi dei ricercatori non provochi la loro rottamazione

Emanuela Maioli. Con l’astensione dei ricercatori dalla didattica (la didattica è volontaria quindi non è uno sciopero) non si aprono i corsi di Laurea. Ergo, la paralisi delle Università è colpa dei ricercatori. Questo è il messaggio con cui molte testate giornalistiche tendono a sensibilizzare l’opinione pubblica in questi giorni. Emblematico è l’articolo pubblicato ieri 16 settembre relativo ad una intervista al Prof.  Decleva (Rettore nonché Presidente della CRUI) in cui Stefania Consenti riporta (non so quanto fedelmente, è registrata?) alcune affermazioni allucinanti del professore. Ne cito una in particolare: «e poi, mi consenta, non è che il ricercatore che rinuncia all’insegnamento non abbia doveri didattici. Come giustificheranno la retribuzione che prendono? Facendo solo ricerca? E no, a questo punto veramente trovo autolesionistica questa iniziativa e penso che così la stiano valutando anche altri ricercatori. Poi andrei cauto sulla parola sciopero, che vuol dire trattenuta sugli stipendi e significa garantire i servizi essenziali.»

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