«In attesa che la giustizia faccia il suo corso, l’unica scelta possibile è quella di commissariare l’Università di Siena»

Il Ministro Maria Stella Gelmini non ha firmato il decreto di nomina a rettore dell’università di Siena di Angelo Riccaboni. Da martedì il decano Paul Richard Corner, facente funzioni di rettore, guiderà l’ateneo per l’ordinaria amministrazione. Inoltre, con il comunicato di seguito riportato, il Senatore Gaetano Quagliariello chiede il commissariamento dell’ateneo senese, mentre l’ex rettore Luigi Berlinguer dichiara «spero che il commissario non arrivi mai a Siena» e sulla voragine nei conti aggiunge: «quando ho saputo sono rimasto stupefatto».

Gaetano Quagliariello (Vice capogruppo vicario del PdL al Senato). Sulle vicende che hanno determinato il dissesto finanziario dell’Università di Siena si stanno definendo il quadro accusatorio e i profili delle eventuali responsabilità penali. Si tratta di una questione nota da molto tempo e da altrettanto tempo al centro dell’interesse delle istituzioni, rispetto alla quale attendiamo le conclusioni alle quali l’autorità giudiziaria riterrà di pervenire.

Non vorremmo però che la tempistica e le modalità irrituali con le quali è stata data comunicazione alla stampa degli sviluppi giudiziari su questo fronte, si rivelino funzionali a coprire la rilevanza di vicende altrettanto gravi e ben più attuali come quelle che riguardano l’elezione per il rinnovo del rettore. Il combinato disposto delle due questioni delinea infatti un quadro inquietante. E se gli sviluppi delle indagini sulle recenti elezioni accademiche dovessero confermare i sospetti che hanno dato avvio all’inchiesta e che avrebbero portato a diverse iscrizioni sul registro degli indagati, significherebbe che mentre il governo compiva ogni sforzo per cercare di salvare l’ateneo, vi era chi ballava sull’orlo del baratro alla ricerca di posizioni di potere. In una situazione del genere, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, l’unica scelta possibile da parte del Ministero dovrebbe essere quella di commissariare l’Università di Siena. Qualsiasi diversa determinazione apparirebbe inevitabilmente agli occhi della città come un implicito avallo rispetto a situazioni di dubbia legittimità.

Il vecchio e il nuovo del dissesto dell’Università di Siena

Le notizie. Il Gip Francesco Bagnai ha interdetto Walter Gioffrè dall’esercizio dei pubblici uffici e gli ha sequestrato 50.000 euro dai suoi conti correnti bancari, come recupero di quanto indebitamente intascato con richieste di rimborso “gonfiate” per l’organizzazione di corsi di aggiornamento e master. Per la voragine nei conti dell’Università di Siena, ci sono 27 iscritti nel registro degli indagati per reati quali falso ideologico, peculato, truffa ed abuso d’ufficio. Di seguito le dichiarazioni di due dei 27 indagati e del ministro.

Silvano Focardi (Rettore uscente). «Sono stato Rettore negli ultimi quattro anni e mezzo e certamente sono colui che ha firmato tutti gli atti in questo periodo, è normale che se c’è un’indagine riguardi anche me.»

Piero Tosi (il precedente rettore). «Tutto risale a due anni fa, quando fummo noi a chiedere un incontro con il pm Formisano per chiarire le cose, purtroppo noi eravamo assolutamente all’oscuro di tutto. Avemmo a suo tempo l’avviso di garanzia, due anni fa: la novità non so dove stia.»

Maria Stella Gelmini (Ministro dell’Università). «Il dissesto finanziario dell’Università di Siena è inaccettabile. Si tratta di un caso di gestione economica irresponsabile sul quale occorre fare piena luce nel più breve tempo possibile. Sono sicura che la magistratura accerterà tutte le responsabilità».

La novità. Evidentemente Tosi ritiene di parlare a degli sprovveduti se continua ad affermare «noi eravamo assolutamente all’oscuro di tutto». Inoltre, davvero non ha capito dove stia la novità? I provvedimenti del Gip sul caso Gioffrè, al quale auguriamo di dimostrare la sua completa estraneità, rappresentano la novità ed un precedente che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno provocato il disastro del nostro ateneo. È vero, 50 mila euro sono una goccia confrontati con la voragine da 250 milioni di euro; tuttavia, indicano la strada per il recupero di quanto, da altri, indebitamente intascato e sperperato per attività diverse da quelle istituzionali che invece sono, lo ricordiamo per gli smemorati del nostro ateneo, didattica e ricerca.

Dopo tre mesi e 4 avvisi di garanzia il ministro può firmare il decreto di nomina del nuovo rettore dell’università di Siena?

È cominciato con 4 avvisi di garanzia l’ultimo atto dell’elezione del rettore dell’Università di Siena. La Procura della Repubblica ha iscritto nel registro degli indagati 4 autorevoli professori che facevano parte del seggio elettorale. Inoltre, nei prossimi giorni, almeno così si dice, dovrebbero essere formalizzate altre iscrizioni. In stretta suggestiva e preoccupante successione cronologica può, il Ministro dell’Università Mariastella Gelmini, firmare, dopo un’attesa lunga 3 mesi, il decreto di nomina di Angelo Riccaboni, atteso il contenuto dell’articolo 479 del codice penale?

Ai sindacati interessa che si faccia chiarezza sulla voragine nell’ateneo senese e che tutti i responsabili siano sollevati dai loro incarichi

Cisal Università, Confsal Snals-Università Cisapuni, RdB/USB, UGL Università, UIL-PA-URL. Le sottoscriventi OO.SS. organizzatrici della manifestazione di ieri, 25 ottobre, che ha visto sfilare per le strade della Città oltre 600 dipendenti dell’Ateneo non si ritrovano assolutamente nelle dichiarazioni che sono uscite sui giornali di oggi e anzi stigmatizzano e deprecano con forza la strumentalizzazione politica e accademica che tale manifestazione ha subìto. È vergognoso e disgustoso che si sia tirata in ballo da parte degli Amministratori di questa città e di questa Provincia, appoggiati da una certa stampa locale, in particolar modo dal Corriere di Siena, la richiesta del personale del decreto di nomina del nuovo Rettore. Questa richiesta non è mai stata fatta in tutte le ore tanto di assemblea che di corteo per l’ottima ragione che ai dipendenti non interessa in alcun modo il nome del Rettore o del Direttore Amministrativo, mentre interessa – e l’hanno affermato con forza – che si faccia chiarezza sulle responsabilità e che, una volta sgombrato il campo da queste, si riparta con un progetto serio, chiaro, trasparente, condiviso di recupero della didattica, della ricerca e dell’amministrazione dell’Ateneo. Tutto questo non può essere ottenuto se prima non saranno sollevati dai loro incarichi tutti i responsabili di questo disastro che ha colpito l’Ateneo e, di conseguenza, la Città.

Questo e solo questo era l’intento della manifestazione che, fra l’altro, era stato deciso fosse scevra da simboli politici e sindacali, il che è stato da alcuni disatteso dando il destro a queste Amministrazioni e a questa stampa faziosa e parziale di ricamare sull’evento o addirittura di falsificarne il significato. Agendo in questo modo gli Amministratori locali e il Corriere di Siena hanno umiliato e deriso il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo che per la prima volta era stato coeso e deciso nel chiedere chiarezza. Se la volevano anche gli Amministratori locali, invece che promettere di andare a manifestare a Roma, potevano scendere in piazza con noi. Ieri ne avevano l’occasione.

«Io sono per la verità, non importa chi la racconta. Io sono per la giustizia, non importa chi è a favore o è contro.» (Malcom X)

Una proposta per l’Università di Siena, da prendere in seria considerazione, viene dagli studenti: «occorre un rettore riconosciuto da tutti»

Dimensione Autonoma Studentesca (DAS). Il DAS, dopo settimane di riflessione politica ha deciso di inviare questo comunicato alla stampa cittadina. Una decisione difficile, presa dopo che la Procura della Repubblica ha convocato i rappresentanti degli studenti per interrogarli in merito alle elezioni rettorali. Un comunicato che arriva dopo una serie di esposti, interrogazioni, relazioni e rinvii di nomine in un momento in cui questa nostra Università ha bisogno di chiarezza, rigore e responsabilità.

Gli studenti non ci stanno ad essere additati come responsabili di irregolarità nelle elezioni a Rettore. Non ci stanno, non ci stiamo. 
Noi studenti del DAS siamo stati fin troppo spesso accusati di essere degli untori che, denunciando pubblicamente la decadenza dell’istituzione accademica, farebbero sponda a detrattori che vogliono la chiusura del nostro Ateneo. È forse giunto il momento che l’amministrazione dell’Ateneo (centrale così come nelle Facoltà) si faccia un esame di coscienza, anche alla luce della relazione degli ispettori ministeriali che – ancora segreta – sta già facendo tremare troppe persone. Un momento catartico, che permetta di creare insieme un nuovo modello di Università, dopo il crollo presente e la bomba atomica chiamata DDL Gelmini. Una riflessione da parte di quelle persone le quali, accusando noi, cercano di occultare un marcio che, per quanto nascosto, continua a palesarsi.

Alla luce di queste riflessioni appare evidente la necessità di rifondare in toto la comunità accademica, ormai sfilacciata per via di interessi particolaristici e già pronta a spartirsi le macerie accademiche che rimarranno dopo la deflagrazione dell’ordigno Gelminiano. La cogenza di ricreare un sentire comune tra lavoratori, studenti e poi docenti non può però basarsi su presupposti poco chiari.

Per questo motivo ci interroghiamo sull’esigenza, ad oggi, di andare avanti con la nomina di un nuovo Rettore che dovrà guidare il nostro Ateneo in una situazione che quotidianamente diventa più difficile. Un Rettore che verrebbe nominato in circostanze pregiudiziali per l’interesse della nostra Università, con una elezione su cui la Procura sta investigando e sulla quale troppi interessi terzi – politici e finanziari – si sono evidenziati. È infatti necessario che la figura del nuovo Rettore sia riconosciuta da tutti, senza che forze esterne, con finalità aliene al mondo accademico, possano continuare a delegittimare l’Università di Siena, come stanno facendo ormai da mesi. Non vogliamo un commissario governativo. Ma ci interroghiamo se – forse – non sia necessario procedere a nuove elezioni a Rettore, senza “tramini”, senza macchie, senza pregiudiziali. Per questo chiediamo al professor Riccaboni di fare un passo indietro, e al decano dell’Università di indire nuove elezioni a Rettore, nell’impegno comune, da parte di ognuno, per una completa trasparenza in tutti i procedimenti decisionali dell’Ateneo.

Università di Siena: con questi personaggi il commissariamento è assicurato

Lega Nord-Lega Toscana (Segreteria Provinciale di Siena). Parrebbe che nei giorni scorsi si sia tenuto un incontro al MIUR fra il Prof. Riccaboni, il Dott. Marino, Vicedirettore generale della Banca Monte dei Paschi, ed il Direttore Generale dell’Università al MIUR, Dott. Tomasi. Un incontro, questo, avente ad oggetto la creazione di una fondazione immobiliare per l’Università di Siena. Gli stessi due, peraltro non più di dieci giorni fa, e questo è certo, si sono presentati alla Ragioneria dell’Ateneo a formulare la stessa ipotesi. Ora tutto questo prefigurerebbe un comportamento al di fuori dei ruoli istituzionali perché così facendo si sarebbero dispregiate completamente le corrette procedure di legge e amministrative, avendo scavalcato senza troppi complimenti il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo (che è sovrano in queste decisioni) ed il Rappresentante del Governo che vi siede. Inoltre, questa formulazione da chi sarebbe stata autorizzata? Dall’Ateneo no di sicuro! Ed in che veste il Prof. Riccaboni (che attualmente è “semplicemente” un professore di Economia e Preside della Facoltà di Economia) avrebbe agito? Ed il vicedirettore Marino? Ma certo, verrebbe da commentare, non è nuovo che qualcuno si appropri tranquillamente delle cariche, visto che sul sito ministeriale (http://www.qualitapa.gov.it) per una “Pubblica Amministrazione di Qualità” la Dott.ssa Ines Fabbro appare come Direttore Amministrativo dell’Università di Siena. Vorrebbe la Dott.ssa Fabbro esibirci, per cortesia, il suo atto di nomina? Non ci risulta che sia mai avvenuto, esattamente come quello del Prof. Riccaboni. Anzi ci risulta che tutta la documentazione, inerente sia all’elezione del Prof. Riccaboni sia alla selezione di cui è risultata vincitrice la Dott.ssa Fabbro, sia sotto sequestro della Procura della Repubblica, dove presto finirà un nuovo esposto della Lega Nord Toscana, che chiederà che sia fatta certezza su queste notizie appena riferite.

Poltrone vacillanti per Formigoni, Cota e Riccaboni

Evidente l’analogia tra i governatori delle regioni Lombardia e Piemonte e il prossimo rettore dell’università di Siena: tutti e tre rischiano la poltrona. Ultimo, in ordine di tempo, il ricorso depositato il 13 ottobre al Tar della Toscana, con il quale si chiede l’annullamento dell’elezione del rettore Angelo Riccaboni. I punti contestati, tra irregolarità e illegittimità gravi, rivelano quel che è accaduto: una completa violazione delle regole più elementari in materia elettorale ed operazioni condotte nella massima superficialità ed approssimazione. «Si è sempre fatto così» è l’espressione che si sente ripetere in questi giorni negli ambienti universitari. E con il pensiero che corre al governo di Piero Tosi, viene spontanea una riflessione: «l’ex rettore ha colpito ancora». Per molti anni, nell’ateneo senese, si è agito (e si continua ancora) per consuetudine, diventata poi prassi consolidata e, infine, regola locale, senza alcun rispetto delle leggi esistenti. Di seguito i punti contestati dal ricorso.

1) Mancata identificazione degli elettori: né con l’indicazione del documento d’identità e neppure con l’apposizione, nella colonna d’identificazione, della firma di un membro del seggio.

2) Mancata nomina del segretario del seggio, espressamente prevista dal Regolamento elettorale.

3) Inesistenza dei verbali della postazione di voto d’Arezzo e inesistenza di documenti che attestino quali componenti del seggio la costituissero.

4) Individuazione dei criteri di nullità del voto avvenuta dopo l’apertura delle schede.

5) Inserimento dei ricercatori a tempo determinato nell’elettorato attivo, nonostante lo Statuto preveda il voto solo per quelli di ruolo.

6) Errata ponderazione del voto di due incaricati esterni, conteggiati per intero e non per un decimo.

7) Violazione del DPR 382/80 che prevede il ballottaggio dopo la terza votazione e non dopo la seconda, com’è avvenuto a Siena.

Quando si dice che manca “il senso della misura” e, in questo caso, anche il pudore

Alberto Monaci (Presidente del Consiglio Regionale della Toscana). «Il disastro amministrativo emerso con la fine della gestione Tosi ha chiesto e chiede interventi straordinari per garantire la sopravvivenza ed il rilancio dell’ateneo senese.»

Replica di Piero Tosi (ex Rettore dell’Università di Siena). «Ha parlato di disastro amministrativo, facendo riferimento agli anni in cui sono stato rettore. Vorrei ricordare che il disastro amministrativo è emerso due anni e mezzo dopo la conclusione del mio mandato. Mi meraviglia che un presidente di un consiglio regionale si pronunci in questo modo. Porto nel cuore l’università di Siena, a cui ho dedicato tutte le mie energie e mi auguro che presto possa tornare quella che era.»

Un rettore ministro avrebbe potuto coprire la voragine nei conti dell’ateneo senese?

Silvano Focardi (Rettore dell’Università degli Studi di Siena). Gentili Colleghe e Colleghi, Collaboratori e Collaboratrici, Rappresentanti degli Studenti, intervengo urgentemente con questo messaggio per informarvi di una ulteriore difficoltà nel processo di risanamento del nostro Ateneo, cui dobbiamo prontamente far fronte. L’Agenzia delle Entrate ha effettuato una verifica in merito all’espletamento degli adempimenti connessi agli obblighi di effettuare le ritenute IRPEF e i relativi versamenti per gli anni di imposta 2005 e 2006. A seguito di queste operazioni di controllo, ci sono stati notificati ieri un mancato pagamento e pagamenti effettuati tardivamente per l’anno 2005 e ritardi nei pagamenti per l’anno 2006. In relazione all’anno d’imposta 2005 sono stati riscontrati l’omesso versamento di ritenute effettuate, versamenti tardivi di ritenute, dichiarazione mod. 770S incompleta e presentata con un ritardo di 90 giorni. La rideterminazione delle imposte dovute e le relative sanzioni e interessi ammontano a € 850.268,60. Per l’anno d’imposta 2006 la contestazione della violazione è relativa a ritenute non versate nei termini previsti, che comporta sanzioni per € 622.216,12. Il totale delle somme complessivamente dovute è pari a € 1.472.484,72 e dovrà essere versato entro 60 giorni. Si tratta evidentemente di somme non previste in bilancio. Con il Direttore amministrativo reggente ho già dato mandato per apportare le necessarie variazioni in aumento nei rispettivi capitoli di pertinenza, che saranno sottoposte al parere del Collegio dei Revisori dei Conti nella giornata di domani 13 ottobre, per essere successivamente approvate dal Consiglio di amministrazione nella prossima seduta. L’impegno è comunque teso a far sì che queste irregolarità vengano sanate nei tempi dovuti, e per questo chiederò agli Organi collegiali di rispondere prontamente a questa necessità. L’Amministrazione universitaria sta inoltre provvedendo alle comunicazioni agli organi giudiziari competenti. Nonostante l’amarezza per questi fatti, sarò pronto a risponderne come rappresentante legale dell’Ateneo, limitatamente al periodo di mia competenza, nel momento stesso in cui le autorità faranno piena luce sulle responsabilità singole e collegiali.

Il commissariamento sarebbe l’unico modo veloce per scalzare i comunisti di berlusconiana memoria dalla gestione dell’Università di Siena

Roberto Petracca. Sabino Cassese, docente di diritto amministrativo, sostiene che i commissari servono per ottenere tutto subito senza nulla ottenere mai. 
Quando nel nostro paese si presenta un problema scatta subito la nomina di un commissario. Infatti ne abbiamo qualcosa come diecimila (più o meno mille o più o meno duemila: non si sa). Con quali risultati non è dato di sapere. Fanno notizia quando vengono nominati ma nessuno ha mai avuto notizia di cosa producano o di cosa abbiano mai prodotto. 
Si sa che i costi di ogni commissariamento sono piuttosto profumati: gli stipendi sono più alti del 40-60%. Infatti alla Corte dei Conti hanno una sola certezza: i commissariamenti costano parecchi soldi alla comunità. Un miliardo? Tre miliardi? Non è dato di sapere. Abbiamo una Corte dei Conti strana: non sa quanti commissari abbiamo e quindi non è capace di fare i conti con esattezza e dirci quanto in più ci costano rispetto alle amministrazioni ordinarie. Alla Corte dei Conti hanno comunque il sospetto che i commissariamenti non funzionino perché se risolvono i problemi finisce il loro mandato e quindi finiscono le loro prebende. Infatti, per limitare lo spreco di denaro pubblico, per legge i commissariamenti avrebbero una precisa scadenza. Ma fatta una legge ecco che come per incanto si trovano mille vie per aggirarla. Tant’è vero che a furia di proroghe ci sono una marea di commissari insediati da tempo immemorabile. 
Il comune più efficiente del paese è quello di Milano eppure il suo sindaco riceve uno stipendio aggiuntivo in qualità di commissario. La Moratti è commissario all’expo 2015. Ci si chiede quindi se la nomina di un commissario serva per risolvere i problemi o serva piuttosto per distribuire prebende.

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