Il Ministro Maria Stella Gelmini non ha firmato il decreto di nomina a rettore dell’università di Siena di Angelo Riccaboni. Da martedì il decano Paul Richard Corner, facente funzioni di rettore, guiderà l’ateneo per l’ordinaria amministrazione. Inoltre, con il comunicato di seguito riportato, il Senatore Gaetano Quagliariello chiede il commissariamento dell’ateneo senese, mentre l’ex rettore Luigi Berlinguer dichiara «spero che il commissario non arrivi mai a Siena» e sulla voragine nei conti aggiunge: «quando ho saputo sono rimasto stupefatto».
Gaetano Quagliariello (Vice capogruppo vicario del PdL al Senato). Sulle vicende che hanno determinato il dissesto finanziario dell’Università di Siena si stanno definendo il quadro accusatorio e i profili delle eventuali responsabilità penali. Si tratta di una questione nota da molto tempo e da altrettanto tempo al centro dell’interesse delle istituzioni, rispetto alla quale attendiamo le conclusioni alle quali l’autorità giudiziaria riterrà di pervenire.
Non vorremmo però che la tempistica e le modalità irrituali con le quali è stata data comunicazione alla stampa degli sviluppi giudiziari su questo fronte, si rivelino funzionali a coprire la rilevanza di vicende altrettanto gravi e ben più attuali come quelle che riguardano l’elezione per il rinnovo del rettore. Il combinato disposto delle due questioni delinea infatti un quadro inquietante. E se gli sviluppi delle indagini sulle recenti elezioni accademiche dovessero confermare i sospetti che hanno dato avvio all’inchiesta e che avrebbero portato a diverse iscrizioni sul registro degli indagati, significherebbe che mentre il governo compiva ogni sforzo per cercare di salvare l’ateneo, vi era chi ballava sull’orlo del baratro alla ricerca di posizioni di potere. In una situazione del genere, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, l’unica scelta possibile da parte del Ministero dovrebbe essere quella di commissariare l’Università di Siena. Qualsiasi diversa determinazione apparirebbe inevitabilmente agli occhi della città come un implicito avallo rispetto a situazioni di dubbia legittimità.
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