Università di Siena: cose dell’altro mondo

Riccagnani-mortiviventi

L’augurio è che le notizie riportate nell’articolo seguente non siano vere; che si tratti solo di illazioni del perfido Suyodana. Che il rettore di un ateneo – e nello specifico di un ateneo morto, ancora da seppellire –  si recasse nella sede di un partito per esporre il suo piano di risanamento (ma un morto si può resuscitare?), ancor prima che la comunità accademica si sia espressa, non s’era ancora visto.

Il perfido Suyodana (da: Zoom 2 marzo 2011). Stasera, mercoledì 2 marzo, Angelo Riccaboni uscirà dal Rettorato con in mano una cartellina contenente 34 fogli e imboccherà Via Cecco Angiolieri per raggiungere Via Montanini. È emozionato perché, essendogli stato millantato un credito inesistente, crede di recarsi ad un incontro da cui dipende il suo futuro. Per la verità, non è l’unico, nelle stesse ore e sempre su questioni universitarie, a sopravvalutare le proprie chances. A Franco Ceccuzzi, ad esempio, è bastato il sostegno dei 318 voti a lui favorevoli, raccolti all’interno del proprio partito, per sentirsi autorevole candidato a sindaco delle prossime elezioni e, in quanto tale, a non rischiare di essere chiamato in causa per il suo ruolo nello scempio dell’Ateneo, ridotto in macerie proprio dalla classe dirigente che lui stesso ha appoggiato e contribuito a selezionare. Il suo pensiero, con un po’ di rimpianto, torna a quando appoggiava senza se e senza ma il Tosi. Allora l’ateneo senese, pur senza una lira, splendeva come un diamante e Ceccuzzi, che con gli atenei non ci se l’è mai detta, ne godeva comunque di questo brillìo insieme a qualche amico. Ma torniamo al personaggio centrale. Il nostro Angelo è ormai giunto a destinazione in Via Montanini 54, la sede del PdL. Cosa va a fare? Va ad illustrare il piano di risanamento dell’Ateneo, il glorioso Unisi 2015 segnato dalle competenze pedagogiche della Ines Fabbro. Poco importa se il Ministro Gelmini, la scorsa settimana, deve aver gradito poco le tre ore d’interrogatorio presso la Procura di Siena. L’amico Claudio Marignani, il segretario del PdL, l’ha invitato perché gli vuole bene ed Angelo va a presentargli quel piano che solo ora si comincia a conoscere, avendolo appena ieri presentato al Senato accademico e lunedì 28 alla Commissione Cultura del Consiglio Comunale. Basti pensare che ancora non l’ha fatto vedere nemmeno a Franco Ceccuzzi! Forse, ora che sono avvertiti, i Senesi con la S maiuscola, quelli che hanno a cuore una delle proprie più importanti istituzioni, che un tempo era il tempio della cultura e della ricerca, fanno in tempo a fargli ala durante il suo tragitto e a far sentire la propria considerazione per lui, per chi lo accoglie in pompa magna ed anche per chi preferisce evitarlo per non far ricordare le proprie responsabilità.

La guerra dei Poli universitari: il realismo di Grosseto e la spocchia di Arezzo

“La scelta è tra questa università e il nulla” (da: Corriere di Maremma, 1 marzo 2011)

Susanna Guarino. Arezzo ce l’ha fatta. La Facoltà di Lettere non si muoverà dalla sede aretina. L’ha deciso ieri il senato accademico dell’università di Siena. Poche battute, senza alcun riferimento a quello che sarà il futuro del Polo universitario di Grosseto, nel quale, comunque, la Facoltà di Economia non dovrebbe essere in pericolo. Una speranza che viene dagli incontri che le istituzioni grossetane hanno avuto, nelle settimane scorse, con il rettore Riccaboni. Negli ultimi tempi il tema dell’università è stato più volte cavalcato a livello politico e c’è chi vedrebbe con favore una secessione da Siena. Sull’argomento è tornato, in occasione del congresso Legacoop, anche il presidente della Camera di Commercio di Grosseto Giovanni Lamioni.

Presidente, il rettore Riccaboni aveva detto che, nell’ambito della riorganizzazione dell’ateneo, nelle sedi decentrate sarebbe rimasta una sola Facoltà. Adesso il senato accademico ha salvato la Facoltà di Lettere di Arezzo ma era stato detto che a Grosseto sarebbe rimasta Economia. Quindi si suppone che resteranno due facoltà esterne…
“Noi siamo rimasti d’accordo che Economia non si tocca. È una cosa che hanno detto loro, quindi ritengo scontato che restino due facoltà esterne, altrimenti ci avrebbero avvertito di un cambio di decisione”.

Arezzo ha alzato la voce ed è riuscita ad avere partita vinta. Grosseto è stata più moderata.
“Se è vero che Arezzo ha alzato la voce, l’ha fatto per avere un corso di laurea esattamente come abbiamo noi. Questo non dovrebbe togliere nulla a Grosseto, dove quel corso era già stato assicurato. Chi valuta come risultato minimalista il mantenimento del nostro corso di laurea, dovrebbe valutare che Arezzo ha avuto necessità di alzare la voce per ottenere quello che noi abbiamo. Poi tengo a ribadire una cosa che ho sempre detto: questa non è l’università che io penso e sogno per Grosseto. Ma io sono abituato a pensare che uno quando è martello picchia e quando è incudine incassa. L’errore più grosso, nella vita, è quando sei incudine e vuoi fare il martello. La sensazione è che tutti quelli che dicono ‘si potrebbe fare in un altro modo’, non hanno chiaro che oggi l’alternativa non è tra questa università qui ed un’altra università, ma tra questa, che stiamo difendendo, ed il nulla. È un rischio oggettivo. Io negli anni mi batterò per una università diversa ma tra questa ed il niente, io difendo questa. Se invece vogliamo aprire un dibattito se è meglio lasciar perdere, allora sono disposto a ragionare visto che si spendono soldi. E va tenuto conto che la nostra università è possibile anche grazie al milione di euro di contributo della Fondazione, che un’altra università non avrebbe. Quindi nell’immediato difendo quello che c’è. E mi chiedo: chi ipotizza altre università di riferimento lo fa avendo in mano qualcosa di concreto? Ha, soprattutto, candidature concrete?”.

Ma perché Grosseto sembra essere sempre incudine?
“Forse perché quando c’è stato un periodo in cui eravamo martello non abbiamo picchiato come avremmo dovuto”.

E chi è adesso martello?
“Mi sembra che siamo tutti incudine. Bisogna essere realisti, non abbiamo la forza del martello. Questo non significa, lo ripeto, che questo mi soddisfi, ma non è il momento giusto per fare forzature. E rischiare, così, di perdere tutto”.