Si chiuda il corso di laurea in Geologia a Siena e si sviluppi quello di San Giovanni Valdarno

«Si chiuda l’università di Siena e si sviluppi quella di Arezzo, Buonconvento e Colle di Val d’Elsa». Così commentavo il 17 luglio 2010 su questo blog le dichiarazioni del “giovane Walter” Bernardi, che rifiutava con sdegno l’ipotesi di rendere autonomo da Siena il Polo universitario aretino. Una provocazione, la mia? No di certo! Infatti, dopo la decisione del Senato accademico di chiudere il corso di laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Geologiche, ecco quel che dichiara il sindaco di San Giovanni Valdarno, Maurizio Viligiardi, a “La Nazione” di Arezzo e al “Nuovo Corriere Aretino” il 2 marzo scorso:

«Questo è il dato più sconcertante. Siamo di fronte ad una decisione inconcepibile, una scelta a dir poco scellerata e scandalosa: 49 nostri nuovi iscritti per il 2011 contro gli 8 di Siena. Non si capisce perché, allora si chiuda il corso di San Giovanni e si lasci aperto quello senese. Nell’incontro che abbiamo avuto con il Rettore e con il Preside della Facoltà di scienze, ho anche cercato di capire se c’era una possibilità di sdoppiare il corso in due indirizzi e di poterne portare uno a San Giovanni: neanche questo è stato possibile. La motivazione è stata: i professori di Siena non vogliono venire ad insegnare a San Giovanni. Questo è davvero sconcertante: non può essere chiusa un’esperienza come questa soltanto perché docenti non vogliono venire qua.»

Come si vede la realtà ha già superato la fantasia! Con notevoli vantaggi! Trasferendo Geologia di Siena al “Centro di Geotecnologie” di San Giovanni Valdarno si libererebbe il grande contenitore del Laterino, dove  trasferire “Lettere” ed “Ingegneria”, attualmente ospitate al San Niccolò. Risparmio iniziale: circa 5 milioni di euro l’anno, l’affitto oggi pagato per l’ex psichiatrico. Senza considerare, come dichiara il sindaco, «il pregio vero del polo di San Giovanni: aver creato un rapporto con le aziende del territorio, aver internazionalizzato l’Università, perché da qui partono ragazzi che vanno a fare esperienze di lavoro e stage all’estero, e di aver creato il presupposto perché i ragazzi quando escono del Centro hanno ottime prospettive, se non la certezza, di trovare subito un lavoro attinente con il percorso di studi effettuato.»

Articolo pubblicato anche da:
Il Cittadino online (9 marzo 2011). Si chiuda il corsi di laurea in Geologia a Siena e si sviluppi quello di San Giovanni Valdarno. (Trasferendo Geologia di Siena al “Centro di Geotecnologie” di San Giovanni Valdarno si libererebbe il contenitore del Laterino).

17 Risposte

  1. A Castellammare di Stabia un parente di un politico assassinato ha detto che il PD pullulava di camorristi. Non è stato aiutato – e neppure i parenti – dal Pd nazionale, locale, ecc. Quei del Pd han detto che la famiglia dell’ucciso ha dato scandalo. Un tempo un direttore di giornale finì male perché disse che il Pci senese pullulava di massoni. E voi del Valdarno vi stupite di che?!?
    L’Università senese è in salde mani di imbroglioni e di segugi del partito dominante, un aborto di ex rossi e di ex sacristi, con benedizione di lottacontinuisti professorali (tutti premiati con prebende, incarichi milionari ecc.). E questi vorrebbero far la morale al Cavaliere Nero???

  2. Uno Stato senza Etica né Diritto.

    In un commento al precedente post ho riportato un capitolo dello studio di Giuseppe Prezzolini su “furbi e fessi” e non a caso, perché pare chiaro che nulla è mutato, se non in peggio, nell’attuale “melma cupa” (come, con intensa brevità, definisce il presente l’erede dell’eroico avvocato milanese Giorgio Ambrosoli!).

    Siena non fa eccezione, malgrado la città abbia un patrimonio storico, artistico, culturale di valore incommensurabile ed una tradizione di rara armonia tra classi nobili ed agiate e popolo minuto in una magistrale capacità di aprirsi al mondo senza così però disperdere identità e valori, colori, sapori.

    Per questo proprio in una fase di ottundimento del comune sentire il ricordo di “gesti” che resero il civismo senese famoso e rispettato induce a far un passo avanti dalla “indignazione sulla tastiera” a più confacenti e convincenti “condotte da ometti”, e non da cauti compilatori di note su atti altrui.

    “Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”. Sono parole pronunciate da Piero Calamandrei nel 1955 agli studenti universitari cui ricordava che le parole da sole non servono a fare la storia…

    Traduco in termini più espliciti il pensiero e dico che abbiamo ereditato una nazione costruita e difesa con il sangue di pochi. Ad una minoranza di eletti è affidato ora il compito di “resistere” – a Siena e in Italia – all’insulto ed al furto permanente di “furbi” che delinquono riscrivendosi le norme e sottomettendosi guardie e giudici in un criminale raggiro che vede associati sedicenti politici afferenti a ogni colore partitico.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/09/la-casta-si-salva-non-si-procede-per-lunardi-sgarbi-e-pecoraro-scanio/96222/

    Milioni di vittime subiscono male informate e peggio retribuite e molte – come in ogni regime disumanizzante e umiliante – si adeguano e si prostituiscono ai loro aguzzini divenendo i nuovi kapò di una sciagurata società, dove una donna disoccupata, madre e malata, per due magliette non pagate viene arrestata e stuprata da magistrati e carabinieri pagati da una comunità di utili idioti e luridi ipocriti.

    http://www.beppegrillo.it/2011/03/due_magliette_alloviesse/index.html

    “Nulla può abbattere un governo che abbia consenso.” Con queste parole il Presidente della Repubblica e del Consiglio Superiore della Magistratura ha dichiarato la sua sottomissione alla cricca che ha occupato le istituzioni italiane in un comodo connubio con una finta opposizione. In uno Stato civile e democratico tutti sono sottomessi alla Legge ed un Presidente siffatto sarebbe processato per alto tradimento. Giuristi – salvo rare eccezioni – tutti accucciati e scodinzolanti…
    Che senso ha oggi seguire studi giuridici nello stivale italico?

    La Lezione ci è venuta semmai da qualche Magistrato indomito e mai smentito:

    …se si guarda ai pochi presenti plaudenti si misura l’estensione della zona grigia, anche a Siena, dove tutti leggono le opere illuminanti di Raffaele Ascheri, ma poi tergiversano, sfuggono, nicchiano…

    …ben diverso l’atteggiamento soprattutto dei giovani e dei laureati della Cirenaica, nostri vicini di casa, che hanno fatto la rivoluzione invocata dal grande regista Mario Monicelli

  3. Togliere Lettere e Ingegneria dal San Niccolò per non pagare l’affitto?
    E chi glieli dà poi cinque milioni all’anno per altri 22 anni al Fondo Aristotele?
    Infatti la superficie del San Niccolò appare immensa e, a parte l’Università, a Siena non sembra esservi alcuna altra istituzione che necessiti di un immobile di 416 mila metri quadrati, ossia di oltre 41 ettari.
    Se ho sbagliato il calcolo della superficie spero di aver sbagliato di poco. Non conoscendo la superficie reale dell’immobile ho pensato che il prezzo medio degli affitti a Siena sia di 12 euro al metro quadrato. Cinque milioni diviso 12 fa 416.666. Volendo rimpicciolire il San Niccolò si può stabilire che il prezzo medio degli affitti a Siena sia di 20 euro al metro quadrato. In tal caso la superificie del San Niccolò diventerebbe di soli 25 ettari. Sempre tanto è!
    C’è qualcuno a Siena che ha bisogno di una casa di 25 ettari?
    Se l’Università cercasse di lasciare il San Niccolò ho paura che quelli del Fondo Aristotele s’incazzerebbero non poco.
    Ammesso che col Monte si possa finire a tarallucci e vino, mettetevi voi contro Caltagirone!

  4. «Togliere Lettere e Ingegneria dal San Niccolò per non pagare l’affitto?
 E chi glieli dà poi cinque milioni all’anno per altri 22 anni al Fondo Aristotele?» Roberto Petracca

    Ottima domanda! Com’è noto, al momento della vendita del San Niccolò a Fabbrica Immobiliare Sgr SpA fu sottoscritto, contestualmente, un contratto di locazione per 24 anni; non conosco i dettagli e non so se, ed eventualmente a quali condizioni, sia possibile una sua disdetta. Ritengo, però, che sia una partita tutta da giocare, ovviamente con arbitri e giocatori autorevoli, considerando, però, che ci sono all’orizzonte alcune importanti variabili in grado di influenzare l’esito del gioco. Mi riferisco alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, all’esito delle prossime elezioni comunali, al possibile e probabile commissariamento dell’ateneo.
    Come esercizio per la partita sarebbe utile la rilettura degli articoli seguenti:
    Con la proposta della Banca MPS il patrimonio immobiliare dell’ateneo senese sarà dilapidato senza risolvere la drammatica situazione esistente.

    Cosa c’è dietro la “frettolosa alienazione” del patrimonio immobiliare in regime di autonomia universitaria?

    Ancora sulla svendita del patrimonio immobiliare in regime di autonomia universitaria.

  5. Conferme o (smentite) le avremo con la prossima asta (deserta) della Certosa… il probabile dimezzamento del prezzo… ed il conseguente acquisto della Certosa…
    P.S – Tanto per ricordarci, come funziona in Italia:
    http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=141325&sez=HOME_ROMA

    Ma per il San Niccolò, siamo sicuri che la legge non richiedeva una gara pubblica? http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2011-03-10/immobili-passarono-mano-2006-094823.php?uuid=Aa2X4vED

  6. @ Vicky: “siamo sicuri che la legge non richiedeva una gara pubblica?”

    A costo di far spazientire qualche scorbutico, direi “non richiedesse una gara pubblica”.

    A occhio direi di no: l’immobile (con annesso contratto-benefit) è stato ceduto ad un creditore (INPDAP) a saldo di notevoli debiti pregressi e poteva essere difficile ampliare la trattativa ad altri. In ogni caso la cosa mi pare irrilevante: non credo che ci fosse la coda per comprarlo. Ovviamente posso sbagliare.

    Mi pare invece rilevante la precisa obbiezione del sindaco: “non può essere chiusa un’esperienza come questa soltanto perché docenti non vogliono venire qua”.
    E’ davvero il comune di San Giovanni Valdarno in grado di ospitare l’intero dipartimento di Scienze della Terra (una cinquantina di persone in tutto) e – senza ridurne le potenzialità – la loro attività di ricerca (immagino abbiano dei laboratori) oltre che i due corsi di laurea (una triennale e una magistrale)?
    E se la risposta fosse affermativa, sarebbe possibile spedirceli d’imperio, liberando così il complesso del Laterino, che se anche non fosse possibile liberarsi del gravoso contratto di affitto del S. Niccolò verrebbe comunque utile, o vendendolo o spostandoci altre strutture oggi in affitto o in vendita?

    L’idea non sembrerebbe cattiva, anche se bisogna prima verificare le condizioni di cui sopra e dopo bisognerebbe trovare il modo di evitarne l’isolamento (anche se tutto sommato mi parrebbe ben più isolata dal mondo Siena che non San Giovanni Valdarno…).

    Come risponde l’altra campana?

    saluti scettici,
    Sesto Empirico

  7. Una spesa annua di cinque milioni appare spropositata e insostenibile e quindi il problema andrà certamente affrontato.
    Immagino che il contratto stipulato sarà molto complesso e che quindi non si baserà solo su un mero conteggio delle superfici. Non si spiegherebbe altrimenti come mai l’università paghi dai 700 ai 1600 euro al metro visto che la superficie coperta del San Niccolò sarà compresa tra i 3000 ed i 7000 metri (non certo 416000 o 250000). La media nazionale (per le grandi città) è di 10 euro al metro ed il mistero del perché l’università sembra pagare dalle 70 alle 160 volte di più andrebbe svelato.
    Aggiusto la stima: l’università pagherebbe dai 700 ai 1600 euro al metro all’anno, ossia dai 58 ai 133 al metro al mese, quindi dalle 6 alle 13 volte in più rispetto al mercato.

  8. È uno spettacolo entrare a San Giovanni. Appena in città ci si rende subito conto di dove siamo: un cartello che indica l’Università di Siena – Centro di Geotecnologie e, subito sotto, un altro che indica l’Università di Firenze – Facoltà di Medicina. È la “frontiera selvaggia”, quasi un Far West.
    Per quanto riguarda lo specifico, un Centro che si mantiene con il sostegno del Comune di San Giovanni anche per il tramite della Fondazione Masaccio (finalmente un Sindaco che si rende conto che, se si vuole l’Università sotto casa qualche cosa bisogna pur dare) e con l’attività conto terzi del Prof. Carmignani (che, mosca bianca in tutta l’Università, per queste attività non prende un Euro) mentre l’onere a carico dell’Ateneo rasenta lo zero assoluto. E tutto questo nonostante l’ostracismo sistematico di Facoltà e Dipartimento senesi.
    Questo è un polo serio… per il resto o sono poli loro o siamo polli noi senesi che continuiamo a pagare…

  9. @ Roberto Petracca e Sesto Empirico

    Nel verbale del CdA (25 maggio 2009) dell’Università degli studi di Siena si legge: «l’Università cede l’immobile de quo dietro il corrispettivo di Euro 74.000.000,00 (settantaquattromilioni/00) al netto di ogni onere a suo carico, ma potrà continuare ad occuparlo in virtù della contestuale sottoscrizione del contratto di locazione e dietro pagamento del canone etico di Euro 3.500.000,00 annui, oltre IVA di legge. Il Contratto di locazione avrà durata di 24 anni, con facoltà di recesso e con facoltà di riacquisto in qualunque momento dell’immobile da parte dell’Università ad un valore pari al prezzo di acquisto sostenuto dal Fondo Aristotele, aumentato della sola rivalutazione Istat.» La delibera fu approvata con 19 voti favorevoli ed 1 astenuto.

    In una successiva comunicazione del Rettore (22 giugno 2009) si legge:
    «Facendo seguito a quanto stabilito nella scorsa seduta, il Consiglio di amministrazione ha inoltre approvato all’unanimità gli schemi di compravendita del complesso edilizio San Niccolò, sede delle facoltà di Ingegneria e Lettere e Filosofia, e di locazione dello stesso. L’Università cede l’immobile a Fabrica Immobiliare Sgr Spa, società strumentale dell’Inpdap, che opera attraverso il Fondo Aristotele come veicolo del Piano di investimento dello stesso Istituto nazionale di previdenza. Come ho già annunciato nelle scorse settimane, l’Università potrà comunque continuare a occuparlo e a utilizzarlo in virtù della contestuale sottoscrizione di un contratto di locazione. La locazione avrà durata di 24 anni, e il contratto prevede facoltà di recesso e di riacquisto in qualunque momento dell’immobile da parte del nostro Ateneo a un valore pari al prezzo di acquisto sostenuto dal Fondo Aristotele, aumentato della sola rivalutazione Istat.»

  10. La Sora Sunta, tra un soffritto di cipolla e una portata di melanzane alla parmigiana, invita a valutare la disposizione dell’art. 3 comma 6 della Legge Gelmini (mobilità dei docenti).

  11. Sora Sunta scrive:
    13 marzo 2011 alle 10:41
    «La Sora Sunta, tra un soffritto di cipolla e una portata di melanzane alla parmigiana, invita a valutare la disposizione dell’art. 3 comma 6 della Legge Gelmini (mobilità dei docenti).»

    La Sora Sunta troverà legioni di giovani docenti e ricercatori disposti ad accogliere con entusiasmo la proposta di levarsi dai coglioni da questo manicomio, se solo si trattasse di una prospettiva realistica (la legge è vaga e qui non riescono nemmeno a risolvere il problema delle sedi distaccate, preferendo assassinare la più grossa facoltà dell’ateneo, salvando, per inciso, solo l’apparenza: le scienze del gatto e gli affari dell’ineffable mr. B.): gli ordinari vanno in pensione, i corsi di laurea chiudono, i dottorati e gli assegni sono sospesi, e la legge recita che i contratti gratuiti (obbrobrio) possono essere attribiti solo a dipendenti pubblici di ruolo o professionisti …con reddito superiore a 40.000 euro (sic!, obbrobrio al cubo). Naturalmente contratti non gratuiti non se ne stipuleranno e concorsi per rimpiazzare i pensionandi sono pura utopia. Così moriranno tradizioni, cattedre, competenze scientifiche, gruppi di ricerca… quella robina, insomma, che per metterla su ci vogliono vent’anni. Sicché un giovine fisico, ingegnere o matematico che lavori per un’azienda, ma tenga ancora un piedino nella ricerca, verrà espulso definitivamente, benché non costi niente. Non so se gli uffici di Cesare Mori hanno valutato questa prospettiva: fra quattro o cinque anni resterà un volgo disperso di meno di ottocento docenti a fronte di oltre mille amministrativi; ma il punto non è questo e chiaramente il sottoscritto è solidale con tutti i lavoratori (o quasi): il punto è che se i corsi di laurea verranno ridotti a un quinto con criteri cinobalanici, se come inevitabile conseguenza la popolazione studentesca diminuirà drasticamente, visto che l’attrattiva di questo ateneo verrà meno, nonostante l’impegno operoso di altri uffici per la promozione dell’immagine (e non della sostanza) o cospicue dazioni al CENSIS, codesti uffici non sapranno che cacchio fare da mane a sera per i prossimi vent’anni.

  12. @ sora sunta «invita a valutare la disposizione dell’art. 3 comma 6 della Legge Gelmini (mobilità dei docenti)»

    Può darsi, ma il comma 6 parla di “disattivazione dei corsi di studio universitari, delle facoltà e
    delle sedi universitarie decentrate,” mentre qui si tratterebbe del processo inverso. Ovviamente si può sempre appellarsi al fatto che la legge è scritta coi piedi e sostenere che il termine “decentrate” si applica solo alle sedi universitarie e non ai termini che precedono. Del resto il ministro non pare sia stato scelto per la sua dimestichezza con la grammatica.

    Risolto quello, mi pare più rilevante il commma 5, cui il 6 fa riferimento, e che parla di “eventuali procedure di mobilità dei professori e dei ricercatori, nonché del personale tecnico-amministrativo. In particolare, per i professori e i ricercatori, l’eventuale trasferimento avviene previo espletamento di apposite procedure di mobilità ad istanza degli interessati. In caso di esito negativo delle predette procedure, il Ministro può provvedere, con proprio decreto, al trasferimento del personale interessato disponendo, altresì, in ordine all’eventuale concessione agli interessati di incentivi finanziari a carico del fondo di finanziamento ordinario, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze.”

    A parte l’impressionante numero di “eventuali”, e visto che da quanto dice il sindaco è improbabile che la cosa avvenga spontanemente, dubito che il ministro dell’economia sia disposto a sganciare incentivi per l’Università di Siena (almeno finché non siano espletate le lunghe procedure previste per il commissariamento).

    Il punto cruciale tuttavia mi pare l’articolo 2, che manca clamorosamente di specificare come debbano venire nominati rettore e CdA. Se, com’è probabile, venisse confermato il sistema di elezione del rettore, nessun rettore (chiunque fosse) eletto per una manciata di voti sarebbe ragionevolmente in grado di scontentare 50 possibili elettori (col sistema attuale una trentina di voti).

    Il rimedio sarebbe di far nominare il rettore dal CdA e non viceversa, come avviene in qualsiasi ente, ma non mi pare che la cosa sia all’ordine del giorno.

    Sesto Empirico,
    scettico

  13. Caro Rabbi

    questi uffici hanno tenuto conto di tutto e concordano con quanto espresso nel Suo pregiato intervento. Opinano peraltro che proprio fra quegli ordinari, associati e ricercatori con 40 anni di servizio cui viene minacciato – per ora nelle sedi del partito del bunga bunga e di Verdini, negli organi di governo schifosamente asserviti a Riccaboni e Fabbro, giammai di fronte alla comunità accademica che evidentemente dai due viene spregiata al pari del bastone da pollaio – il prepensionamento non ce n’è uno, dicasi uno, che si alza, chiama quattro o cinque che la pensano come lui (cioè correttamente) e va a dare due o tre calci nella scrivania dei due soggetti attenzionati. Se il corpo accademico docente, tutto, con la lodevole eccezione di UNO, si fa defecare in testa senza proferire una parola, come pensi che si possa risolvere la faccenda? Questi uffici ritengono che la soluzione ci sia: rimozione di Riccaboni e Fabbro, azzeramento del Senato e del CdA, commissariamento dell’Ateneo e applicazione unilaterale dell’articolo in oggetto con criteri strettamente formativi. Per chiarire e fare un esempio si prende 8 dei 12 (dicansi 12) docenti di materie storico giuridiche delle facoltà di giurisprudenza e scienze politiche e si cambiano con due docenti di discipline civilistiche che vanno a rimpolpare i due che ci sono; si smezzano i docenti del settore di storia contemporanea che hanno impestato l’Ateneo fra Lettere I, Lettere II e Scienze Politiche e si fa a cambio con un altro professore di anatomia, così magari Giovanni Grasso smette di fare lezione sei ore al giorno per due semestri; e così via. Mica vanno licenziati, così come gli amministrativi. Magari questi ultimi vengono sottratti al compito di segnare gli appuntamenti del singolo docente e vengono messi a lavorare per il Bene Comune e, se del caso, si fa loro un bello scivolo per il prepensionamento (il commissario è governativo). E si riduce finalmente l’Ateneo alle dimensioni che aveva prima dell’avvento del Sultano di Stigliano e del Faraone di Pescia.
    Va bene così?
    Di questi uffici
    Cesare Mori

  14. In verità Giovanni Grasso non è solo perché oltre al sottoscritto sono sempre stati in prima linea anche i professori Michela Muscettola ed Alessandro Rossi: per quel che mi riguarda sono in effetti ahimè stato l’unico docente a scrivere e firmare post e commenti innumerevoli e implacabili sulla vicenda accademica.

  15. Fattene un vanto!, fattene un vanto! Nel borgo del silenzio e dell’omertà non è poco. Ti sta elogiando anche un amico che sarà presto in libreria, il “Cavaliere della Ragione”. È un amico, fidati, non un concorsopolista, un lacché della casta oligarchica.
    Il Bardo

  16. In merito alla “facoltà di recesso in qualsiasi momento” della locazione del San Niccolò mi sembra che gli atti consultabili non siano chiari. Il verbale del CdA (25 maggio 2009), già richiamato in altri commenti, riporta il dibattito e gli impegni del Consiglio in merito ad una “Lettera di intenti per la vendita e la contestuale locazione dell’edificio San Niccolò”. Come si evince dal verbale, tutta la documentazione inerente quel punto viene distribuita ai consiglieri al momento della discussione perché «è opportuno adottare tutte le misure necessarie a garantire la completa riservatezza delle informazioni contenute nella lettera di intenti tra Fabbrica Immobiliare SGR SpA e l’Università degli Studi di Siena. Le copie della proposta di delibera con la documentazione allegata vengono ritirate.» Il contenuto di tale lettera, che non è consultabile nel verbale, si può solo intuire. Sarebbe molto utile poterla leggere ma, soprattutto, sarebbe indispensabile avere copia dell’atto di compravendita e del contratto di locazione per verificare l’esistenza della facoltà di recesso della locazione in qualsiasi momento.

  17. […] l’Università di Siena ha drasticamente deciso di chiudere il corso di laurea di secondo livello, lasciando aperta solo la laurea analoga a Siena che conta soltanto 8 matricole.
Il Pd di San Giovanni Valdarno condanna con forza la decisione […]

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