Dopo la condanna in primo grado di Raffaele Ascheri, avevo suggerito di bruciare in pubblico tutte le copie della vecchia edizione del libro “La casta di Siena”. Non è stato però necessario. Questa mattina, fortunatamente, la Corte d’Appello di Firenze ha confermato la sospensiva del risarcimento milionario nei confronti dell’arcivescovo monsignor Antonio Buoncristiani e dell’economo della curia don Giuseppe Acampa. Inoltre, sembra che si stia profilando anche l’annullamento del processo. Il motivo? Il giudice Cavoto scrisse la sentenza di condanna nel gennaio 2011, otto mesi dopo che era andato in pensione! Non solo, ma con quella sentenza l’ex giudice Cavoto dimostrò anche doti d’indovino. Infatti, anticipò per iscritto quello che si sarebbe poi realizzato ben sei mesi dopo: l’assoluzione di Acampa, imputato nel processo per l’incendio alla Curia.
Di seguito il trafiletto pubblicato dal settimanale “Il Mondo” (13 gennaio 2012) sull’argomento.
Fabio Sottocornola. Nella città delle antiche inimicizie tra contrade, ai piani alti del potere e del business fiorisce l’affetto. E intese impreviste. Come quella di Mussari che, nella sua veste professionale di avvocato, nei mesi scorsi, ha difeso monsignor Giuseppe Acampa, che ha intentato causa per diffamazione aggravata contro Raffaele Ascheri, insegnante di scuole medie e autore del libro La Casta di Siena. Sulla sfondo, la storia complicata di un incendio scoppiato nei locali della Curia (aprile 2006). Ascheri ha tirato in ballo per l’incendio il sacerdote (finito a processo penale per la vicenda). A sua volta, il reverendo ha portato l’autore in giudizio civile, ottenendo la condanna pecuniaria (250 mila euro complessivi) dello scrittore. Per il giudice che ha depositato la sentenza nel marzo scorso, il monsignore era stato assolto. Vero, ma a quel tempo lui non poteva saperlo. La sentenza favorevole al sacerdote sarebbe arrivata solo in luglio, cioè quattro mesi dopo. Siena è anche città di misteri.
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