Quando del sistema Siena se ne occupa il web

Alla vigilia di ferragosto, il sito Corsera Magazine ha pubblicato un articolo sulla situazione senese con un titolo eloquentissimo: «Monte dei Paschi di Siena, la grande truffa a danno degli azionisti». Altri tre pezzi erano usciti in precedenza: il primo l’8 agosto Monte dei Paschi di Siena, il più grande scandalo finanziario italiano»); il secondo il 9 («Elezioni 2013, Partito Democratico il virus Monte dei Paschi di Siena») e il terzo l’11 agosto («Monte dei Paschi di Siena virus Lehman Brothers»). La foto che accompagna gli articoli è quella dell’ex presidente della Banca, Giuseppe Mussari, ritenuto dal Corsera Magazine il «coautore del disastro» e la sua elezione alla presidenza dell’Abi considerata una «beffa per gli azionisti trombati; come dire un mascalzone latino che, dopo aver condotto il vascello di Rocca Salimbeni al disastro finanziario, adesso pontifica dallo scranno più alto». Con linguaggio colorito, zeppo di refusi e di errori, gli articoli non firmati – riconducibili i primi tre a una ipotetica redazione di Roma e l’ultimo a quella di Milano – denunciano quel che tutti ormai sanno, dopo il servizio di Report e l’articolo di Der Spiegel. Con una novità, chiaramente espressa in tutti i pezzi, l’auspicio che il Pd non vinca alle politiche: «Pierluigi Bersani è preoccupatissimo sa benissimo che, con il Monte con le pezze al culo, il Pd finirà per perdere le prossime elezioni, perché i cittadini non si fidano dei cattivi gestori». Stupisce il linguaggio crudo di Corsera Magazine: «La Banca MPS vale meno di zero… dei suoi immensi pascoli ha ritirato soltanto la merda delle bestie con le corna… e il letame del MPS ha investito anche il Quirinale. Il più grande scandalo finanziario di tutti i tempi in Italia, la più grande cloaca puzzolente che ha inghiottito il letamaio Banca Antonveneta… con la precipitosa uscita di Caltagirone e una minusvalenza di oltre trecento milioni di euro. Quanti sono gli allegri miliardi di euro concessi a clientela che, in realtà, non poteva onorare quei prestiti?». Forse, le dimensioni del dissesto e l’impunità, che si suppone sia garantita ai responsabili, giustificano questi eccessi verbali, considerando, infine, che le stesse espressioni sono da mesi sulla bocca di tutti.

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