Cattiva maestra università. Siena: ateneo e banca un trench double-face con le toppe.

UnisiMPS

Siena/ Riflettori accesi sul Tribunale, le piazze, il Monte (e le nuove tegole per Mussari)
ilmondo.it anticipa le prossime tappe dello scandalo Mps. Oggi il pm potrebbe chiedere il rinvio a giudizio dell’ex presidente per la vicenda dell’aeroporto cittadino. Attesa per Grillo e Oscar Giannino

Mps/ Alexandria: spunta il giallo della scoperta ritardata
Mentre Siena si prepara al meeting dei soci da cui uscirà il via libera al salvataggio del Monte, ilmondo.it ha scoperto che i nuovi vertici sostengono di aver trovato il contratto esattamente il giorno dopo la precedente assemblea

Broker coreani e svizzeri, i misteri di Alexandria
Le manovre dell’area finanza, l’audit e le verifiche del collegio sindacale – Paolo Mondani
Corriere della sera.it

Quando del sistema Siena se ne occupa il web

Alla vigilia di ferragosto, il sito Corsera Magazine ha pubblicato un articolo sulla situazione senese con un titolo eloquentissimo: «Monte dei Paschi di Siena, la grande truffa a danno degli azionisti». Altri tre pezzi erano usciti in precedenza: il primo l’8 agosto Monte dei Paschi di Siena, il più grande scandalo finanziario italiano»); il secondo il 9 («Elezioni 2013, Partito Democratico il virus Monte dei Paschi di Siena») e il terzo l’11 agosto («Monte dei Paschi di Siena virus Lehman Brothers»). La foto che accompagna gli articoli è quella dell’ex presidente della Banca, Giuseppe Mussari, ritenuto dal Corsera Magazine il «coautore del disastro» e la sua elezione alla presidenza dell’Abi considerata una «beffa per gli azionisti trombati; come dire un mascalzone latino che, dopo aver condotto il vascello di Rocca Salimbeni al disastro finanziario, adesso pontifica dallo scranno più alto». Con linguaggio colorito, zeppo di refusi e di errori, gli articoli non firmati – riconducibili i primi tre a una ipotetica redazione di Roma e l’ultimo a quella di Milano – denunciano quel che tutti ormai sanno, dopo il servizio di Report e l’articolo di Der Spiegel. Con una novità, chiaramente espressa in tutti i pezzi, l’auspicio che il Pd non vinca alle politiche: «Pierluigi Bersani è preoccupatissimo sa benissimo che, con il Monte con le pezze al culo, il Pd finirà per perdere le prossime elezioni, perché i cittadini non si fidano dei cattivi gestori». Stupisce il linguaggio crudo di Corsera Magazine: «La Banca MPS vale meno di zero… dei suoi immensi pascoli ha ritirato soltanto la merda delle bestie con le corna… e il letame del MPS ha investito anche il Quirinale. Il più grande scandalo finanziario di tutti i tempi in Italia, la più grande cloaca puzzolente che ha inghiottito il letamaio Banca Antonveneta… con la precipitosa uscita di Caltagirone e una minusvalenza di oltre trecento milioni di euro. Quanti sono gli allegri miliardi di euro concessi a clientela che, in realtà, non poteva onorare quei prestiti?». Forse, le dimensioni del dissesto e l’impunità, che si suppone sia garantita ai responsabili, giustificano questi eccessi verbali, considerando, infine, che le stesse espressioni sono da mesi sulla bocca di tutti.

Faccendieri e massoni dietro l’acquisizione di Antonveneta da parte di banca MPS?

I magistrati sulle tracce di una cresta da 1,5 miliardi (La Stampa 10 maggio 2012)

La pista di una rete di faccendieri e massoni porterebbe fino a Londra

Paolo Baroni. Ufficialmente si indaga per aggiotaggio, manipolazione del mercato sul titolo di Banca Mps ed ostacolo alle autorità di vigilanza. In realtà l’obiettivo vero dei magistrati senese, ma non è escluso nemmeno un interessamento di quelli milanesi, sta a 1250 chilometri più a nord. Gli inquirenti, che ieri hanno scatenato quasi centocinquanta finanzieri in giro per l’Italia, andando a frugare e a «cercare carte» a Siena, ma anche a Milano, Roma, Firenze e Mantova, è a Londra che vogliono arrivare.

Non solo il Montepaschi ha strapagato l’Antonveneta, il cui prezzo nel 2007 nel breve volgere di appena due mesi è lievitato dai 6,3 miliardi sborsati dagli spagnoli del Santander a 9,3 e poi addirittura a 10,3 miliardi di euro, in pratica una mezza manovra finanziaria, ma dietro questo giro vorticoso di soldi si nasconderebbe ben altro. Qualcuno, e il sospetto sarebbe più che fondato, ha fatto una «cresta» sull’operazione Antonveneta. I sospetti sono tutti rivolti sui venditori, gli spagnoli del Banco Santander guidato da Emilio Botin, su possibili consulenti e mediatori (magari non ufficiali) entrati in campo in quei giorni caldissimi in cui in Italia impazzava la guerra per banche, col Monte che rischiava di fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro, schiacciato sul mercato italiano tra Unicredit e Banca Intesa da poco andata a nozze col Sanpaolo. È per questo che per i banchieri senesi, che in quei tempi si erano visti sbattere in faccia già tante porte, dal Sanpaolo a Banca di Roma, Antonveneta andava presa a qualsiasi prezzo. Anche a costo di… oliare qualcuno? Arrivando a mettere in campo faccendieri e massoni, come trapela da fonti vicine agli inquirenti? Sembra di sì. Alcuni documenti in mano ai magistrati proverebbero legami e rapporti su cui ora si tenta di alzare il velo. Il «Monte dei fiaschi», come l’ha ribattezzato domenica in tv Milena Gabanelli, ha pagato la sua preda tre miliardi di troppo? I numeri parlano da soli e sono in molti da cinque anni a questa parte, non solo a Siena, a sostenerlo. Soldi finiti a qualcuno in particolare? «Report» l’altra sera ha raccolto l’urlo di una donna che protestava contro il Monte: «Qualcuno li ha messi in tasca!».

Questa è la «vox populi», i magistrati lavorano su un’ipotesi non molto diversa: ipotizzano una «truffa», estero su estero, che vale all’incirca 1,2-1,5 miliardi di euro. Ed ora, avendo aperto ufficialmente l’inchiesta per aggiotaggio, cercano riscontri alle soffiate raccolte da alcuni «fuoriusciti» di Rocca Salimbeni. A questo miravano le perquisizioni di ieri, ed è per questo che i nomi degli indagati, in un primo momento si parla di due dirigenti della banca a sera saliti poi a quattro, verrebbero tenuti coperti. Perché l’indagine punta molto più in alto, tanto in alto (almeno come dimensione della truffa) da aver messo in allerta addirittura Palazzo Chigi ieri, secondo alcune indiscrezioni, puntualmente al corrente del vero obiettivo delle indagini in corso.

Nella montagna di documenti sequestrati a Siena presso la direzione generale della «banca rossa», e poi con i controlli effettuati a Milano negli uffici della Mediobanca e al Credit Suisse, e poi ancora negli altri grandi istituti coinvolti in questi anni nelle operazioni orchestrate dalla Fondazione Monte dei Paschi (da Jp Morgan a Deutsche bank, da Intesa Sanpaolo a Goldman Sachs) si cercano insomma le tracce del flusso dei soldi per arrivare a individuare le responsabilità precise dei singoli e la concatenazione dei passaggi di denaro. Il vecchio adagio, «follow the money», segui la corrente dei soldi, resta insomma sempre valido. Si conosce il punto di partenza, Siena, ed il probabile punto di transito, ovvero Londra. Ora si tratta solo di capire quanti passaggi di mano ci sono stati, quanti soldi sono girati, e a chi sono finiti in tasca. La caccia è appena iniziata.

Report e il sistema Siena: terremoto nella Fondazione MPS e nella Banca

Dopo la trasmissione di Report (Il Monte dei fiaschi), ecco il blitz della Guardia di Finanza, che sta indagando sulla discussa acquisizione di Banca Antonveneta. Di seguito il comunicato stampa sull’operazione Giotto.

«La Procura della Repubblica di Siena ha disposto una serie di perquisizioni presso le sedi legali della Banca Monte dei Paschi di Siena, della Fondazione Monte Paschi Siena, del comune e della Provincia, di numerose istituzioni finanziarie italiane ed estere con sede sul territorio nazionale, nonché di abitazioni private, in ordine ad una serie di condotte poste in essere a partire dal 2007, in occasione dell’acquisizione di Banca Antonveneta dagli spagnoli del Banco Santander, protrattesi sino al 2012. Le attività odierne sono condotte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma coadiuvato dal Comando Provinciale di Siena. Le ipotesi investigative riguardano i reati di manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle Autorità di Vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di Banca Antonveneta ed ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi.»

L’operazione ha visto impegnati 150 uomini della GdF in perquisizioni di uffici della Banca a Siena, Roma, Firenze, Milano, Padova, Mantova e nelle sedi del Comune e della Provincia di Siena. Perquisizioni anche nelle abitazioni del presidente (Gabriello Mancini) e del direttore generale (Claudio Pieri) della Fondazione MPS e in quelle dell’ex presidente (Giuseppe Mussari), dell’ex direttore generale (Antonio Vigni) e di altri dirigenti della Banca. Così, l’indagine della Procura di Siena, che sembra confermare i rilievi emersi con l’inchiesta di Report, chiude definitivamente le polemiche. Infatti, il sindaco Franco Ceccuzzi aveva considerato la trasmissione «gravemente offensiva per la città, i senesi, il Palio e le sue tradizioni», dichiarandosi pronto alle «necessarie azioni di tutela legale.» Anche Stefano Bisi, che in precedenza aveva definito il sistema Siena «un groviglio armonioso di enti, associazioni e uomini», indicando la trasmissione di Report come un «frullato diffamatorio nei confronti della città», dovrà ammettere, dopo il blitz della GdF, d’aver coniato uno slogan effimero e autolesionistico.