Palazzo Bandini Piccolomini: «uno sforzo di fantasia e l’università è pronta a dare concretezza ai sogni»

L’asta sulla vendita del Palazzo Bandini Piccolomini è andata deserta. Di seguito il commento di Red da “il Cittadino online” del 13 ottobre 2012.

VENDITA DI PALAZZO BANDINI: L’ASTA È UN FLOP (L’Università non realizza gli incassi previsti a bilancio)

Red. Bocconi amari per il rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni, impegnato in un lungo processo di risanamento dell’ateneo senese. Dopo la mancata vendita del complesso della Certosa di Pontignano, di cui pare il rettorato (pur essendone proprietario) non abbia la disponibilità alla vendita, e di cui – comunque  – l’asta andò a suo tempo deserta, come già raccontato, è arrivata un’altra brutta notizia.

Palazzo Bandini Piccolomini, liberato dalla storica segreteria universitaria, era stato messo all’asta, aperta il 7 settembre e chiusa lo scorso venerdì 5 ottobre. Già le modalità dell’asta e della valutazione del cespite erano state oggetto di critica aspra anche su questo quotidiano on line; ma oggi dobbiamo registrare che non una offerta è arrivata sul tavolo del notaio Mandarini. Forse il prezzo della base d’asta (6 milioni e 500mila euro, ndr) è stato ritenuto dai possibili acquirenti troppo elevato (diviso i 2.721 mq lordi dichiarati vale 2.389 euro al metro quadrato)? Il bando doverosamente ha avvisato che l’Università non ha certificazioni da dare all’acquirente sulla sicurezza e la conformità degli impianti e che l’immobile è in classe energetica “G” per l’assoluta mancanza di attestato di certificazione energetica: e meno male che per tanti anni studenti e lavoratori hanno frequentato questo luogo poco protetto e non è successo alcun incidente di rilievo.

Viene da pensare che, come per Pontignano, qualcuno abbia fatto le valutazioni della base d’asta in po’ a casaccio, arrivando a definire cifre sproporzionate ai luoghi e ai tempi di crisi che corrono. Ma siccome in città non mancano personaggi sempre in caccia di fondi e abitazioni da comprare (perché la crisi non è uguale per tutti), può essere che qualcun altro stia lavorando per una seconda (o terza) asta al ribasso. La mancata vendita dei due beni immobili apre un buco nel bilancio dell’Università impossibile da coprire; e l’eventuale cessione a prezzo ribassato non raggiungerebbe gli scopi per cui si è tentata la procedura. Voci di possibile messa in vendita di altri immobili di proprietà dell’Ateneo come Santa Chiara e l’ex Convitto il Rifugio sono chiacchiere da bar o poco più: le procedure di vendita sono così farraginose che sicuramente non se ne vedrebbe frutti, sempre che qualcuno compri ai prezzi del rettore, prima del 2013

Tardi per salvare il bilancio dell’Università di Siena di questo 2012, annus horribilis per le istituzioni senesi.

Una Risposta

  1. Il rettore ha inviato a “il Cittadino Online” una precisazione sul prezzo base d’asta del Palazzo Bandini Piccolomini. Gli rispondono Red e un lettore che si firma S.E.C.M.

    «A proposito dell’articolo pubblicato da Voi pubblicato il giorno 13 ottobre u.s. Ore 23:25, dal titolo “Vendita di Palazzo Bandini: l’asta è stata un flop”, intendo avvalermi del potere di rettifica e aggiungere un’informazione basilare per smentire la pesante insinuazione contenuta nel corpo del medesimo articolo. Non è infatti possibile condividere l’affermazione che “Viene da pensare che, come per Pontignano, qualcuno abbia fatto le valutazioni della base d’asta un po’ a casaccio, arrivando a definire cifre sproporzionate ai luoghi e ai tempi di crisi che corrono…”, per il semplice motivo che la determinazione del prezzo base d’asta è stata definita congrua dall’Agenzia del Territorio, con comunicazione del 05/03/2012.
    Distinti saluti
    Il Rettore Prof. Angelo Riccaboni».

    Risponde Red:
    Ringraziamo il Rettore Riccaboni per la precisazione; effettivamente, leggendo l’avviso d’asta della vendita in oggetto, che il prezzo sia stato determinato dall’Agenzia del Territorio non vi è scritto. Peraltro, la documentazione tecnica su Palazzo Bandini non è reperibile sul sito dell’Università.

    Commenta S.E.C.M.:
    L’italiano non è l’italiano, l’italiano è il ragionare
    “… se avesse saputo anche meno italiano sarebbe ancora più su di dove è” (L. Sciascia). A parte il “pubblicato” due volte, ma tutt’al più può avvalersi del diritto di replica e non del “potere di rettifica”. E comunque se avesse letto anche i commenti, ancorché la documentazione non ci sia, era stato detto che c’era il sudatissimo parere di congruità. Resta il fatto che lui e tutta la sua cricca sono una brancata di incompetenti e comunque non ha replicato sul conseguente buco di bilancio. Se fosse furbo si dimetterebbe, ma siccome è evidente che furbo non è porterà alla rovina tutto. Peccato, ma non troppo vista l’insipienza dei dipendenti tutti, docenti e non, che morirà Sansone e tutti Filistei. Ben date ben applicate direbbe il Conte Zio.

    Il precedente commento di S.E.C.M.:
    Non la possono fare….
    …l’asta al ribasso perché l’Agenzia del Territorio ha dato un giudizio di congruità per quel prezzo lì minimo. Quindi se l’immobiliarista Riccaboni (e chi dietro le quinte, avendo una società privata che si occupa di queste cose, lo appoggia e lo sprona), decide di fare un’asta a ribasso (quindi per un prezzo inferiore a quello stabilito anche nel giudizio di congruità), e qualcuno compra a prezzo ribassato il risultato sarà un danno erariale pari alla differenza tra quel prezzo e i sei milioni e mezzo. La Certosa è ancora un altro discorso: lì lo Stato, attraverso la Soprintendenza, ha il diritto di prelazione. Perché non andate a fare un’intervista al Soprintendente Scalini? Vedete cosa vi dice lui…

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