Siamo sempre in attesa di leggere i complimenti delle istituzioni nazionali

Bruno Valentini - Fulvio Mancuso

Bruno Valentini – Fulvio Mancuso

Scrive il rettore: «sono lieto di condividere con tutti i componenti della nostra Comunità i complimenti appena ricevuti dalle istituzioni nazionali…». Perché, il Magnifico, non li rende pubblici, così come ha fatto per i complimenti dei compagni di partito? Siccome già in altre occasioni ha millantato apprezzamenti che nessuno ha avuto l’onore di leggere – come quelli del Ministero dell’Economia e delle Finanze per l’azione di risanamento intrapresa -, sarebbe utile conoscere la provenienza dei riconoscimenti autorevoli. Altrimenti è molto difficile non dar credito ai suoi colleghi di Dipartimento che lo descrivono come un gran bugiardo.

Bruno Valentini (sindaco di Siena). L’Amministrazione comunale di Siena è orgogliosa delle proprie Università, a maggior ragione dopo i recenti autorevoli riconoscimenti di qualità. A Siena ha sede una delle migliori Università italiane in assoluto grazie all’impegno di docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo di grande spessore. Tutto questo ci rafforza nella convinzione che, nonostante le notevoli difficoltà che hanno messo a dura prova l’Università così come altre prestigiose istituzioni senesi, occorre essere consapevoli delle straordinarie risorse che la nostra città è in grado di esprimere per continuare a meritare la propria fama mondiale, non prestando il fianco a chi preferisce fatalisticamente dipingere Siena come una bella storia in preda ad un inarrestabile declino. Proprio in questi giorni ci siamo incontrati più volte con il Rettore per riflettere su come rendere la città ancora più accogliente per gli studenti, e su come sviluppare la ricerca intercettando opportunità e finanziamenti che proiettino gli studi universitari verso le esigenze del mondo del lavoro e dell’impresa.

Fulvio Mancuso (vicesindaco e assessore allo Sviluppo economico). Il rapporto secolare tra Comune e Università di Siena è la dimostrazione di un legame che ha contribuito ad accrescere le reciproche fortune e la grandezza di entrambe le istituzioni: è la prova evidente che la qualità del patrimonio umano di cui Siena ancora dispone può essere la base su cui costruire e sognare senza false illusioni. Confermo che abbiamo già avviato un confronto serrato con l’Ateneo senese per fare di questo legame un campo fertile sul quale sfidare la pesantissima crisi sistemica facendo incontrare ricerca di qualità e sviluppo economico allo scopo di favorire la realizzazione di luoghi fisici e virtuali ove poter incubare idee imprenditoriali e innovazioni di processo produttivo a vantaggio di start-up e di aziende già operanti sul mercato.

Una Risposta

  1. «Proprio in questi giorni ci siamo incontrati più volte con il Rettore per riflettere su come rendere la città ancora più accogliente per gli studenti, e su come sviluppare la ricerca intercettando opportunità e finanziamenti che proiettino gli studi universitari verso le esigenze del mondo del lavoro e dell’impresa.» Valentini

    Il Sindaco fa benissimo a guardare al “mondo dell’impresa”, ma non è chiaro cosa intenda in concreto e vorrei capire se si tratta di un ragionamento minimalista, supportare alcune attività esistenti, legate per lo più al il turismo, (battaglia sacrosanta, per carità, ma in questo caso non capisco l’enfasi sui dati ANVUR relativi alla ricerca e bisogna intendersi allora su cosa si intende con questo termine: una metafora?), supportare legalmente, o pubblicitariamente, oppure voleva fare un discorso di più lungo respiro e allora urgono alcune considerazioni. Per quanto concerne l’innovazione tecnologica, a Siena vi sono infatti già interessanti realtà a livello universitario nel campo delle biotecnologie, così come in campo ingegneristico. E … poco più. Altre realtà sono totalmente assenti.

    Vi sono (vi erano?) anche interessanti realtà nel campo delle “scienze pure”, ma la loro sopravvivenza, nella città candidata a capitale nientepopodimeno che Europea della cultura, che ospitò Galileo prima e dopo il celebre processo e la cui storica accademia dei “Fisiocritici” aveva come soci corrispondenti personaggi come Immanuel Kant, evidentemente è poco interessante: mi domando che senesi siano coloro che oggi auspicano una Siena senza cultura, o con un simulacro di cultura costituito da quel pout pourri di comunicazione e un po’ di “informaticcia”, con l’imperversare del quale l’ateneo che un tempo ospitò Gadamer, si ridusse poi a chiamare al suo posto Red Ronnie. Da “Segno e immagine” di un Cesare Brandi, ad altre meno edificanti immagini, nonostante l’alacre opera dell’Ufficio Imperialregio per la Propaganda dell’Immagine, con tanti membri quanti ce ne vogliono per costituire due dipartimenti.

    L’innovazione tecnologica, comunque, non ha tanto bisogno di ragionieri de luxe, quanto di brevetti e prodotti competitivi: dunque a quali “imprese” sta pensando in particolare il Valentini? Solo il turismo? Ma per quello, più che appositi corsi di laurea, occorrerebbe che ad esempio si risolvesse la vexata quaestio del SMS e del suo destino, o delle comunicazioni stradali e ferroviarie in questa città isolata dal mondo (lasciano perdere aereoporti internazionali ed altre consimili castronerie). Di conseguenza, a quali corsi di laurea stiamo pensando? A quali dottorati, se ad oggi, con l’obbligo delle sei borse di studio, di “dottorati” veri e propri (assimilabili ai blasonati PhD) non ce ne è rimasti quasi punti?

    Senza dimenticare che la situazione generale dell’industria italiana (cioè di un paese in piena deindustrializzazione), e toscana in particolare, di per sé al momento non è delle più brillanti (“Piombino, Lucchini in agonia, a rischio 4 mila posti di lavoro”), ma tanto per fornire un parametro di riferimento, l’esempio eccellentissimo di “impresa legata all’innovazione tecnologica”, a mio modestissimo avviso, è quel risultato di oculate e lungimiranti politiche universitarie e di investimento nella ricerca costituito dalla Samsung. Leggo sul Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-01-29/grafene-brevetti-082100.shtml?uuid=AbI7r8OH) che la Samsung (7 miliardi di utili) ha già registrato 407 brevetti che ruotano intorno al grafene, materiale che pare promettere mirabolanti applicazioni industriali. Nel 2012 ha stanziato 40 miliardi di dollari per investimenti nella ricerca e le classifiche dell’Ocse premiano la Corea del Sud come la nazione che ha i risultati migliori del mondo nella qualità dell’apprendimento (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/lintelligenza-del-dragone-la-tecnologia-sudcoreana-sta-sbaragliando-la-concorrenza-mondiale-samsung-leader-negli-35822.htm).

    Scendendo a più miti consigli e senza scomodare i colossi come la Samsung, leggo che alle Olimpiadi di Londra saranno adottati bicchieri e posate fatte di materiali ecologici e compostabili di produzione italiane (la “chimica verde” dalla vicentina Ecozema): anche questo è il frutto dell’ingegno e della ricerca nostrani. Ecco, seppur ovviamente nelle dovute proporzioni e si parva licet, stiamo parlando di questo genere di “impresa”? Per essere ancora più chiari, l’impresa che fabbrica cose, che poi sul mercato competono con altre cose: si intende questo, o la produzione di quei prodotti tossici che sono le chiacchiere e la propaganda? È il caso di operare nettamente questa distinzione (una sorta di Glass-Steagall morale) tra la produzione di cose (che si tratti di brevetti, cose immateriali come la ricerca pura o o materialissime come il cacio e le damigiane di vino) e la produzione d’aria fritta.

    Nella università che (lasciando pietosamente agli psichiatri il compito di commentare le affermazioni circa “uno dei migliori atenei del mondo”) si avvia a perdere metà del corpo docente rispetto al 2008, con le pesantissime conseguenze su ricerca e didattica, pensa il Sindaco di istituire nuovi corsi di laurea, che so, in Agraria, vista la vocazione fortemente agricola del territorio senese, o in Veterinaria, vista la tradizione equestre e la passione che contraddistingue questa città? Sarebbe bello, ma i professori dove li trova, se la prospettiva certa è quella del dimezzamento del corpo docente già esistente, se i corsi di laurea dal 2008 sono già dimezzati, e se tanto mi dà tanto (vedi precedenti calcoli) perdendo altri duecento docenti si ridurranno a un terzo? Stiamo parlando di domani o di una prospettiva di così lungo termine (quando saremo tutti morti), da risultare astratta?

    Quanto al modello di università, si addita sostanzialmente un modello tipo “Fachhochschule” tecnico-professionale alla tedesca o si pensa anche ad uno spazio per la ricerca di base? Nel primo caso non so cosa dirà l’ANVUR la prossima volta che valuterà “la ricerca” e di cosa si vanteranno conseguentemente i politici, ma in ogni caso sarebbe assai schizofrenico vantarsi di avere ciò che non si vuole. Siamo conseguenti: se si va esclusivamente in questa direzione, allora non c’è più spazio per la ricerca di base, per corsi di laurea tipo Matematica, Fisica, in pratica tutto il comparto umanistico ecc … niente di male, la Scienza non soffrirà più di tanto, ma cosa pensa di farne il Valentini di chi a questi settori ci sta dentro (e sono centinaia di persone, non necessariamente i più bischeri)? Pensa di riconvertire un astrofisico in un veterinario o un dantista in un dentista?

    E poi Berufsakademie e Fachhochschule sono cose serie. Vedete che anche per aderire seriamente ad una prospettiva come quella additata dal Sindaco, non bastano i proclami, ma occorre anzitutto dire chiaramente cosa si vuole in concreto, indi muovere il didietro mettendo in campo serie politiche; non bastano piccoli aggiustamenti, o aspettare che la legge della jungla faccia il suo corso per poi fare la conta dei sopravvissuti, sperando che siano darwinianamente “i migliori” (i migliori rispetto a che cosa?!?!?!). Vedi che anche qui torna il ballo il tema della pianificazione a livello regionale e della mobilità: se ne sta parlando? Non odo nulla di significativo in proposito. Occorre una programmazione a livello regionale (come in Germania esiste a livello dei Länder), l’individuazione degli asset da preservare e sviluppare nelle specifiche porzioni di territorio, la possibilità di muovere i docenti da una sede all’altra e di collaborare tra atenei siti a un tiro di schiopo l’uno dall’altro. Altrimenti è solo aria fritta. In definitiva, non vedo come si possa sfuggire, anche in questo caso, ad una prospettiva come quella indicata nei miei precedenti post. Né come si possa perseguirla restando immobili e contentandosi delle prediche.

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