Finalmente un dibattito, limitato però a un giornale online, sull’elezione del rettore dell’Università di Siena

Simonetta Losi

Simonetta Losi

La pubblicazione su “agenziaimpress.it” del brillante, approfondito ed efficace articolo di Simonetta Losi, «Università di Siena alla ricerca di un Rettore “libero”», ha finalmente smosso le acque e stimolato due candidati (Felice Petraglia e Alessandro Rossi) a intervenire. Scrive Losi: «Università e città sono un binomio indissolubile che deve risorgere e trovare la forza di potenziarsi. (…) Bisogna rifiutarsi lucidamente di fingere di essere ricchi, fingere di essere forti, fingere che tutto vada bene. Fra sei anni l’Università potrebbe non esistere più, implosa e fagocitata dall’esterno. Di questo si sta parlando poco, troppo poco: l’opinione pubblica non viene smossa, a tutto vantaggio di qualche “manovratore” che ha tutto l’interesse a non provocare dibattito o movimento di opinione.» Riferendosi alle caratteristiche del prossimo Rettore, Simonetta Losi aggiunge: «Il prossimo Rettore, oltre ad una indiscutibile statura scientifico-culturale, dovrà essere una persona autorevole e autonoma, dovrà saper scegliere una classe dirigente illuminata. (…) È necessario far sì che l’Università sia il motore di un potere economico sano, capace di produrre ed esportare i suoi valori. Seguendo questo ragionamento, il futuro Rettore non deve essere imprigionato o ostaggio di logiche troppo vicine e localistiche, tantomeno di quelle troppo lontane e non esplicite: quelle che vedono l’Università di Siena come un’istituzione da occupare e non da servire.» Vediamo gli interventi dei candidati a Rettore.

Felice Petraglia

Felice Petraglia

Unisi al voto. Petraglia: «Mobilitazione civica per rinnovare Ateneo: Mia candidatura sintesi del pensiero di tanti colleghi» (da: agenziaimpress.it, 3 giugno 2016)

Felice Petraglia. Caro Direttore, da candidato alla carica di Rettore dell’Università di Siena ho apprezzato l’attenta e documentata analisi sull’Ateneo al voto che Simonetta Losi ha fatto su il 1° giugno . Mi piace anche che il dibattito su un tema così importante avvenga su una testata online espressione di un’agenzia di stampa, una piazza virtuale, forma globale e moderna di strumento di informazione. Ogni cittadino che aspira a ricoprire incarichi di pubblico servizio e utilità ha il dovere di “sentire” la piazza che, nel caso dell’Università, non può essere limitata alla comunità accademica (docenti, personale tecnico e amministrativo e studenti) ma comprende un insieme maggiore, la città di Siena, che nutre aspettative ed esprime opinioni su una delle sue più prestigiose e vitali istituzioni quale è la nostra Università dal 1240.

Losi ha ricordato una sollevazione popolare del 1892 a difesa dell’Ateneo allora minacciato di soppressione. Oggi non corriamo tale rischio estremo, ma subiamo ancora strascichi insoluti del recente dissesto: emorragia di studenti non riscontrabile in altri atenei, forte ridimensionamento del corpo docente, sacrifici eccessivi per il personale sia docente che tecnico e amministrativo. Una nuova mobilitazione civica attuata attraverso un confronto costruttivo è utile per giungere al necessario rinnovamento del governo dell’Ateneo, i cui effetti riguarderanno la sua famiglia allargata ovvero la città tutta.

Docenti e personale tecnico amministrativo sono consapevoli del loro ruolo di spinta all’economia locale e dell’importanza  della ricerca come strumento di evoluzione della società. La città e le sue istituzioni devono sostenere e supportare l’Università, fornendo risposte su temi di loro competenza sulla logistica, sui servizi, sui trasporti che sono esigenze molto care agli studenti. La mia candidatura è la sintesi del pensiero e del lavoro di tanti colleghi. Il mio programma è qui e resto disponibile ad ogni confronto.

Alessandro Rossi

Alessandro Rossi

Unisi al voto. Rossi: Ateneo, soggetto chiave per dare alla Città innovazione e sviluppo (da: agenziaimpress.it, 6 giugno 2016)

Alessandro Rossi. Il prof. Felice Petraglia scrive che “la città e le sue istituzioni devono sostenere e supportare l’Università, fornendo risposte su temi di loro competenza sulla logistica, sui servizi, sui trasporti che sono esigenze molto care agli studenti”. Il prof. Petraglia forse non considera che la città sta cambiando anche per la sua “forzata” trasformazione economica, così come è avvenuto negli ultimi decenni in tutti i Paesi occidentali. I processi di delocalizzazione industriale verso paesi a più basso costo del lavoro hanno comportato la nascita di quella che oggi viene denominata economia della conoscenza e della cultura. Uno studio commissionato dalla Ue ha dimostrato che l’impatto socio-economico di questo settore contribuiva, già nel 2003, per circa il 3% al Pil (il doppio del settore manifatturiero alimentare). Questo fenomeno che riguarda particolarmente le città universitarie, si è tradotto nella crescita di lavori strettamente legati alle nuove tecnologie, alla cultura e alla conoscenza. Il concetto di “economia culturale” include tutti i settori produttivi che si occupano di creare, produrre beni e servizi ad alto contenuto tecnologico ma anche ad alto significato simbolico (stampa, editoria e multimedia, produzione musicale e cinematografica, produzione e organizzazione di eventi culturali, organizzazione e conservazione di informazione e conoscenza nei musei, nelle biblioteche, nei centri di documentazione, nelle attività creative e artistiche, nella produzione di beni immateriali, ecc.).

L’Università rappresenta il fattore chiave per integrazione tra città e cultura, tra città e innovazione, potendo promuovere e alimentare la cultura, la ricerca e la conoscenza quale fattore di sviluppo e di trasformazione del territorio. La nostra città, che ha subito un impoverimento analogo a quello delle città nelle quali sono avvenuti processi di delocalizzazione industriale, ospita una struttura accademica ed ha quindi a disposizione un elevato numero di esperti in differenti discipline, oltre alla presenza consistente di risorse umane giovani e qualificate. L’Università, insieme alle altre Istituzioni cittadine, può alimentare l’economia della conoscenza e della cultura per un nuovo rinascimento di questa città, così come auspicato nell’articolo di Simonetta Losi. Il paradigma citato dal prof. Petraglia dovrebbe essere, quindi, rovesciato: l’Università deve recuperare appieno il suo ruolo sociale e non può limitarsi a chiedere alla città il semplice “supporto logistico di sua competenza”. L’università e la città sono due poli dello stesso magnete.

Una Risposta

  1. Tutte belle parole, per carità, come non essere d’accordo. Ma da uomo semplice della strada mi chiedo: tutti questi massimi pensieri, considerazioni filosofiche che sinceramente stridono un po’ viste le condizioni in cui versa la città (basta fare un giro per vedere che è abbandonata a se stessa), come si mettono in pratica?

    «L’Università, insieme alle altre Istituzioni cittadine, può alimentare l’economia della conoscenza e della cultura per un nuovo rinascimento di questa città». Come, in che modo, con quali risorse?

    «L’Università deve recuperare appieno il suo ruolo sociale e non può limitarsi a chiedere alla città il semplice “supporto logistico di sua competenza”.» Ripeto, in che modo, come, con quali soldi.

    «L’università e la città sono due poli dello stesso magnete.» Viste le condizioni della città non c’è da sperare in bene per l’altro polo del magnete

    «Losi ha ricordato una sollevazione popolare del 1892 a difesa dell’Ateneo allora minacciato di soppressione. Oggi non corriamo tale rischio estremo, ma subiamo ancora strascichi insoluti del recente dissesto: emorragia di studenti non riscontrabile in altri atenei, forte ridimensionamento del corpo docente, sacrifici eccessivi per il personale sia docente che tecnico e amministrativo.» Come fa il Prof. Petraglia ad essere sicuro che “non corriamo tale rischio estremo”, visti i propositi di Renzi e del governo che vogliono ridurre le Università a pochi mega hub della ricerca e tutto il resto a cosiddette “teaching university”. Ma si rendono conto i senesi che se sparisce anche l’Università si devono trasferire in massa da qualche altra parte? Cosa ci rimane a Siena dopo la distruzione di Banca, Sanità. Cultura, Turismo, etc.. Ma quand’è che la smettono di pensare sempre e solo al palio e si danno una svegliata prima che sia troppo tardi. Sveglia!!!

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