Ecco cosa scrive Francesco Frati, rappresentante del gruppo di potere guidato dal “grande vecchio” Luigi Berlinguer. Con un richiamo in prima pagina, impropriamente intitolato “Nuovo rettore Francesco Frati illustra il suo programma“, La Nazione Siena pubblica le risposte del candidato a rettore alle 10 domande poste dalla giornalista. Per leggere l’articolo del Corriere di Siena, cliccare sull’immagine.
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Mi permetto di inoltrare alcuni commenti:
1. L’Ateneo è risanato finanziariamente e può guardare con molto più ottimismo alla prosecuzione della fase di rilancio. (Prof. Frati)
Sì, ma come? I dati che sono stati riportati anche in questo blog non possono essere elusi, con palate di ottimismo, slanci volontaristici, o semplicemente distogliendo lo sguardo.
2. Occorrerà sostenere le attività di mission tradizionali, didattica, ricerca e trasferimento tecnologico.(Prof. Frati)
Come fai a rafforzare didattica e ricerca con un corpo docente dimezzato, settori scientifici di base decimati e il turn over (fermo da dieci anni) che riprenderà a piccole gocce (e non è difficile capire dove verranno allocate le maggiori risorse)?
3. e 4. Occorre sostenerne le attività, garantendo ai Dipartimenti autonomia di scelta e amministrativa.
… Gli attuali Dipartimenti, diversi per dimensioni, eterogeneità disciplinare e organizzazione interna, sono il fulcro delle nostre attività caratteristiche, e ognuno di loro ha la propria dignità e il proprio
prestigio. (Prof. Frati)
Tanto per cominciare chiederei: ma sono veramente sostenibili tutti gli attuali dipartimenti? Perché nei corridoi (vox populi) circolano voci di accorpamenti o di ritorno di fatto alle antiche “Facoltà”, sbrigativamente soppresse.
5. I corsi in inglese contribuiscono ad attirare studenti e docenti internazionali. (Prof. Frati)
Va bene, ma il nesso tra il trasformare un corso, in corso in lingua inglese, ed il livello scientifico del corso medesimo mi pare un po’ sfuggente: il problema, qui ed ora, è la sostenibilità dei corsi, anche se si parlasse in turco o in vandalo. Intanto tocca constatare, by the way, che molti studenti italiani non parlano più la loro lingua madre.
6. L’Università può anche fornire competenze importanti per rafforzare la preparazione dei laureati nei confronti del mondo del lavoro: sia attraverso le attività di stage professionalizzanti, sia attraverso l’enfasi sulle competenze trasversali, in linea con le rinnovate esigenze della società. (Prof. Frati)
Non ho capito cosa sono le “competenze trasversali”. Forse si allude ad una preparazione flessibile, al prodotto semilavorato che dovrebbe essere fornito alle aziende: orbene, questo non è quello che forniscono le lauree triennali; è semmai il modello dei Community Colleges o delle Fachhochschulen di cui al dibattito riportato nel precedente messaggio tra i due economisti. Ma qui a Siena mi pare che il problema principale siano soprattutto le competenze … “longitudinali”: se alle triennali non seguono infatti le magistrali e i dottorati, un ateneo va poco lontano, e mi pare che di magistrali, dalle denominazioni e dai contenuti chiari, così come di dottorati si sia fatto strame.
7. e 8. L’Ateneo offre alla città la vitalità delle proprie sedi. … Chiediamo alle istituzioni cittadine di fare fronte comune nella relazione con la Regione Toscana affinché all’Università e alla città di Siena siano garantite risorse e opportunità per svolgere al meglio il ruolo di sostegno alla crescita del territorio.(Prof. Frati)
Chiederei soprattutto una parola di chiarezza alla politica, riguardo al ruolo dell’ateneo senese nel quadro del sistema degli atenei toscani: Siena si avvia ad essere grande un terzo di Pisa, sia come numero di docenti che di studenti; e richiamo ancora l’inquietante articolo apparso su Repubblica nel quale si delineava la sorte di ciascuno: Pisa “grosso hub della ricerca”, Firenze ateneo generalista, Siena sede distaccata confinata al ruolo di fornitrice di didattica triennale per le altre. Su questo urge chiarezza, non bastano belle parole. Se si va verso un sistema sempre più integrato, ebbene, si prendano decisioni chiare al riguardo: bisogna capire come, con quali modalità si dovrebbe attuare tale collaborazione.
9. Al personale docente, a quello tecnico e amministrativo e agli studenti di USiena garantisco il mio impegno per il rilancio dell’Ateneo. (Prof. Frati)
Sì, ma come? Dove li troviamo i punti organico? Dove attingiamo le risorse economiche necessarie per una politica di rilancio? Con retorica ottocentesca una volta si sarebbe detto: “col nostro lavoro!”, ma temo che il problema non sia risolubile in sede locale.
10. Solo se l’Università saprà essere internazionale, essa potrà contribuire positivamente anche al rilancio
della propria città. (Prof. Frati)
Allora suggerisco di dismettere l’esultanza per esserci qualificati secondi a pari merito con Camerino nelle classifiche del CENSIS.
Insomma, prendo atto con stupore della conclusione che i molti problemi più volte posti all’attenzione dell’opinione pubblica anche da questo blog, semplicemente non esistono. O non è carino parlarne in pubblico, come del sesso o delle proprie malattie.
P.S. Lascio al prof. Grasso il commento del punto 1. “l’Ateneo è risanato
finanziariamente”.
🙂
Rabbi mi ha lasciato da commentare il punto 1 delle risposte di Frati. Io preferisco, invece, riportare un brano dell’articolo dei consiglieri comunali Laura Sabatini e Alessandro Trapassi, uscito ieri sul Corriere di Siena e che riporterò integralmente nelle prossime ore. Questo intervento testimonia che le favole raccontate da Riccaboni e Frati cominciano a non attecchire tra i rappresentanti politici negli Enti locali e che i conti li possono fare tutti per dimostrare l’insussistenza del risanamento finanziario.
Laura Sabatini e Alessandro Trapassi. (…) Ultimamente Riccaboni ha parlato del risanamento e dei suoi risultati. Quello che abbiamo potuto leggere e sentire, sono solo frasi, tante parole, ma non è entrato nel dettaglio, non ha portato alla ribalta numeri e dati, ha solo pronunciato parole su parole. Rimane insoluto il problema per i cittadini e per chi li rappresenta, di sapere com’è, ad oggi, la vera situazione del disavanzo e soprattutto in quale mandato rettorale è iniziato. Come sta davvero il bilancio 2015? Dove e quali sono i provvedimenti adottati dall’attuale rettore per risanarlo? Purtroppo, gli unici dati certi sono quelli riguardanti i pensionamenti e, sfortunatamente, i decessi. Nient’altro è stato fatto, nessun intervento di organizzazione strutturale. La sensazione che abbiamo, è che il mandato di Riccaboni sia andato avanti per inerzia pura. Si pensi alla sola riduzione del costo del personale docente, che è sceso da 78 milioni di euro (nel 2011) a 61 (nel 2015), con un risparmio di 17 milioni. È evidente, che di per sé l’inerzia provoca anche un risultato economico, ma a che prezzo, in termini di qualità del servizio offerto, visto il mancato turnover, e considerando che i docenti sono essenziali per la didattica e si presume che i più anziani siano anche i più esperti? Ovviamente, gli effetti dell’inerzia di Riccaboni hanno provocato un calo notevole delle iscrizioni. Nel 2011 erano iscritti 18.088 studenti e quest’anno (aprile 2016) se ne sono iscritti 14.236: un calo di 3.852 studenti. Inoltre, merita menzione la chiusura di un gran numero di lauree triennali e magistrali. Quale il futuro di questa Università? La città, i suoi cittadini, la sua banca (ex) e la Regione, nel tempo, hanno già dato molto all’Università. Cosa saprà costruire e restituire con la gestione del futuro rettore? Oltre a prendere o pretendere, occorre anche dare. Di tutto questo dovrebbero discutere i candidati a Rettore.
“Questo intervento testimonia che le favole raccontate da Riccaboni e Frati cominciano a non attecchire tra i rappresentanti politici negli Enti locali…”
È così sicuro invece che non attecchiranno tra gli elettori?
No! Non ne sono affatto sicuro! Infatti, mi sono limitato ai rappresentanti politici negli Enti locali.