Un confronto pubblico e franco sui temi dell’ateneo non può avere rilevanza penale nel mondo alla rovescia senese!

Bucoverita

Rabbi Jaqov Jizchaq. La Procura pare essere diventata l’autentica Agorà di questo ridente mondo alla rovescia senese, visto che per poter discutere in modo aperto e democratico di problemi che investono la comunità intera, il destino di una delle sue istituzioni più importanti e, in modo particolare, la vita di quella cospicua componente della comunità locale che all’università ci lavora, pare si debba correre il rischio di essere fatti oggetto di un’azione legale. Dunque una prece al pubblico ministero: vostro onore, quando verranno in Procura i rappresentanti dell’università, per favore interrogateli in modo stringente sui problemi intorno ai quali ho affannosamente cercato di richiamare l’attenzione dei lettori del blog, fino ad estorcere loro una risposta: sia che abbia ragione Piccini, sia che abbia ragione Riccaboni, infatti, essi non possono essere elusi. Buttarla in caciara, con una girandola di carte bollate serve solo a sfuggire momentaneamente all’inevitabile redde rationem e spero che l’esortare ad un confronto pubblico e franco sui seguenti temi non abbia rilevanza penale (nel paese alla rovescia):

1) che fine farà Siena nella cornice descritta, in ultimo anche nell’articolo di Galli della Loggia, di una silenziosa riduzione di molti atenei italiani medio-piccoli, principalmente del centro-sud, a “teaching universities” (che manco si sa cosa cavolo voglia dire) e del processo che vede emergere per ogni regione un ateneo eretto a dominus, e gli altri verosimilmente ridotti a sedi distaccate. Come si prepara Siena a questa eventualità? La risposta che ti danno se sollevi questo problema, in genere, è che tutto si trasforma, πάντα ῥεῖ: e però anche la putrefazione è una trasformazione!

2) con il dimezzamento in corso del personale docente, sono già state smantellate o in corso di smantellamento diverse aree scientifiche di base: con sgomento tendo l’orecchio, ma non odo alcun lamento da parte della “intellighenzia” locale; i sopravvissuti di questo terremoto, peraltro, non hanno davanti a sé un destino chiaro, visto che le aree smantellate non risorgeranno. Tutto ciò è l’opposto del corretto utilizzo delle risorse umane. Il giusto e a lungo atteso avanzamento di carriera di un certo numero di ricercatori non risolve il problema numerico legato ai “requisiti minimi”, sia in ordine alla preservazione dei corsi di studio, che dei dipartimenti, giacché era già personale di ruolo. Il numero di nuovi assunti sarà verosimilmente infinitesimo, se comparato a quello dei pensionandi. A livello nazionale il CRUI lamenta che si prospettino 1500 ingressi a fronte di 10.000 uscite negli ultimi 8 anni. Ribadisco che sarei curioso di sapere quanti saranno prevedibilmente i nuovi ingressi a Siena e in quali aree. La cornice generale è quella di un paese in cui il tasso di ingresso all’università si attesta intorno al 40%, contro la media Ocse del 60% e siamo l’unico paese in cui gli iscritti all’università diminuiscono: “Come risulta dal rapporto Ocse Education at Glance con il 20% di laureati nella fascia 25-34 anni, occupiamo il 34-esimo posto su 37 nazioni“. Alcuni sostengono che occorra perciò varare un “New Deal” dell’università per invertire la tendenza; altri che viceversa è il caso di prenderne atto e ridurre anche il numero di atenei: ma anche per impiccarsi – diceva la mi’ nonna – ci vuole il boia! Non è che basti meditare buddisticamente sugli stadi della decomposizione del corpo. Sta di fatto che non credo – con quello che abbiamo detto circa la sopravvivenza di “pochi hub” della ricerca – che sia perseguibile l’utopia di un ateneo “piccolo e bello” con poche specializzazioni. Nella speranza di non aver violato alcun articolo di legge o di fede o di buon senso, rinnovo gli auguri di buon anno. Capodanno in piazza, “Nessuna paura”. (La Nazione) “Nessuna speranza, nessuna paura”. Era scritto sul coltello del Caravaggio.

«Se vuole parlare di problemi nei conti dell’Università di Siena c’è sempre la Procura». Parola di Rettore!

Piccini-Valdesi-Riccaboni

Piccini-Valdesi-Riccaboni

Riferendosi alla conferenza-stampa del Rettore dell’Università di Siena, Laura Valdesi scrive: “Basta di conseguenza obiettare che Pierluigi Piccini ha definito l’indebitamento dell’Università tutt’altro che in fase di risoluzione, perché Riccaboni parta lancia in resta: «Avrà fatto qualche master, di sicuro è bravissimo. Se vuole parlare di problemi c’è sempre la Procura. Gli farò comunque avere questi dati.»”

Pierluigi Piccini. (…) Questi dati sarebbero il preventivo del 2016, bene ne prendo atto. Ma nel mio modo di fare c’è sempre l’analisi dei consuntivi, gli unici che fanno testo. I preventivi spesso si rivelano dei libri dei sogni, infatti l’inferno, come è noto, è lastricato di buone intenzioni. E non ho bisogno di altri dati perché quelli su cui ho lavorato sono i dati ufficiali dell’Università di Siena a disposizione di chiunque essendo pubblicati nel sito dell’ente. E per commentare ancora il bilancio dell’Università aspetterò la pubblicazione dei dati a consuntivo del 2015. Per quello che ho scritto riconfermo parola per parola, numero per numero. È chiaro che l’indebitamento è alto (100,2 milioni di euro, bilancio consuntivo 2014), al netto delle dismissioni dell’Ospedale e del San Niccolò. A questo proposito c’è da notare che questi ultimi sono interventi pubblici, che si configurano come veri e propri salvataggi, e, quindi, senza ricorrere al mercato, né a un significativo lavoro nell’attività tipica dell’ente. Nel caso, poi, dell’acquisto dell’Ospedale di Siena da parte della Regione in questi soldi c’è una parte anche delle imposte dei senesi. A questo proposito è necessario fare una considerazione più generale. Prendendo le tre presenze più significative della città la Fondazione, la Banca e l’Università la risposta alle proprie crisi è stata diversa. La Fondazione come si legge dai bilanci si è depauperata. La Banca e l’Università sono ricorse all’intervento pubblico, ma mentre la prima ha restituito il salvataggio ricorrendo agli azionisti, la seconda ha venduto asset patrimoniali e non è proprio la stessa cosa.

Ora arriviamo alla Procura. C’è bisogno della Procura per affrontare una discussione su un bilancio? Discutere di dati certi è l’unica cosa che sarebbe bene fare e non soltanto in questo caso, ma Siena non è più capace di affrontare le questioni in questo modo. Per troppo tempo si è cercato di bloccare chi criticava con la minaccia delle denunce. Si ricorre alla Procura quando c’è malafade, io non ho nessuna malafede se ce l’ha Riccaboni, ci vada lui. Ai segnali di febbre non tutti i soggetti interessati rispondono allo stesso modo c’è chi con 37,5 inizia a curarsi e chi con 39 non sente il bisogno di fare nulla.

Obbligo di denuncia

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Obbligo di denuncia ampio: il dipendente pubblico deve avvertire la Procura degli illeciti

L’impiegato pubblico ha il dovere di denunciare tempestivamente alla competente Procura della Repubblica e della Corte dei Conti ogni attività illecita e dannosa, e se si sottrae a tale dovere, risponde in solido dei danni, come se li avesse cagionati. (Sezione I centrale della Corte dei Conti, 31 agosto 2005, N. 266/A).