Vincenzo la Pietra. Noto innanzitutto che dall’insieme delle idee che esprimono i 5 candidati al rettorato non emerge alcuna novità rispetto al passato: tutti si soffermano sulla gestione corrente, in una quasi generale continuità di indirizzo rispetto a quanto è accaduto nell’ultimo ventennio. A mio parere non si tratta però di introdurre qualche apprezzabile cambiamento nella gestione per renderla più trasparente e partecipata, ma bisogna chiedersi innanzitutto se la scelta di fondo, ormai vecchia di anni, di perseguire uno sviluppo caotico e incontrollato dell’Ateneo ha ancora una sua intrinseca validità. Per rispondere a questa domanda basta riflettere un momento sui dati attuali dell’Università di Siena: circa 20.000 studenti, provenienti in grandissima parte da lontano; 1.200 dipendenti; 1.100 docenti a diverso titolo.
Il tutto si compendia in una realtà che finisce per diventare una città nella città. A cosa serve tutto questo?
In primis, a far crescere e lievitare il costo complessivo della vita: aumento degli affitti; aumento dei consumi dei beni e conseguente lievitazione dei prezzi; aumento delle tensioni sociali e dei conflitti. Tutto questo è un bene per la città e per i suoi ospiti? A mio parere, è necessario riequilibrare il rapporto città/università, prendendo atto che la città può rendere un buon servizio a se stessa e alla comunità universitaria se il rapporto si assesta intorno ai 12.000 studenti.
Il fenomeno incrementativo, oltretutto, non può essere contenuto ricorrendo all’espediente di creare inutili centri universitari in periferia e istituendo insignificanti corsi di laurea, a gettone, nei centri della provincia. Così facendo s’impoverisce ulteriormente il livello dell’Università di Siena tanto da ridurla a poco più di un liceo. Occorre quindi stabilire un numero di accesso limitato per tutte le facoltà puntando sulla qualità della formazione anziché sulla quantità degli studenti.
Quella di Siena non può essere una delle tante Università italiane che producono diplomi accademici. L’Università di Siena deve mirare alla formazione di alti livelli di professionalità, perseguendo dei primati che, oggi, neppure la benevolenza dei diretti interessati possono accreditare. A Siena, insomma, bisogna creare un vero centro d’eccellenza. C’è un qualche candidato disposto a riflettere su queste brevi considerazioni?
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