Siena: tutti i ricercatori voteranno per eleggere il rettore!

Sì. Ma nel 2010; sempre che, entro quella data, sarà approvata una piccola modifica di Statuto. Nell’ultimo Senato Accademico, all’unanimità, si è, finalmente, deciso che anche quei ricercatori che non sono presenti in Facoltà potranno votare per eleggere il Rettore. La decisione verrà sottoposta alla Commissione per la revisione dello Statuto che, ultimati i lavori, riporterà la materia in Senato, che delibererà sulla proposta di revisione e, dopo che su di essa si saranno pronunciati i Consigli di Facoltà, di Dipartimento e il Consiglio studentesco, adotterà la delibera definitiva. In conclusione, non si farà in tempo per le elezioni del prossimo rettore. Eppure sarebbe stato sufficiente che qualche Preside, a suo tempo, avesse detto: «Caro rettore, tu che proponi una modifica di Statuto, con la quale ti viene allungato il mandato di 8 mesi (senza sottoporti al vaglio elettorale), perché non aggiungi anche la modifica sui ricercatori?» Da notare che dell’ingresso di tutti i ricercatori in Facoltà se ne parla in Senato Accademico dal 1995 (si veda: il senso della misura, 3 novembre 1995).

La nascita de “il senso della misura” su:

pasquino1Lievito Riformatore

Il Cittadino Oggi 27.01.06

4. Ateneo di Siena: gli studenti su proroga del mandato del rettore e ddl Moratti

 

Come studenti eravamo in parte scettici ed in parte contrari all’opportunità di una modifica di statuto che ha di fatto permesso il prolungamento del mandato del rettore ma confidavamo nell’impegno assunto ad accogliere le nostre richieste e a sostenere le nostre iniziative. L’università è stata sotto i riflettori dal mese di settembre fino all’approvazione del DDL Moratti in quanto sede della presidenza della CRUI e noi studenti ci siamo impegnati a produrre documenti sul tema del riordino della docenza e della riforma del 3+2 ma la rappresentanza studentesca è, oggi, indignata e profondamente delusa per come le nostre richieste siano state disattese e per come le nostre proteste siano state strumentalizzate per gli interessi di pochi. (da: Intervento studenti inaugurazione 765° Anno Accademico 2005-2006) Download turriziani-inaug_nov2005.pdf

Politica, pubblica amministrazione, atenei: cosa hanno in comune? La democrazia incompiuta!

rettoratointerno150Aldo Ferrara. C’è un sottile filo di continuità che lega la legge elettorale con il governo delle strutture dello Stato e quindi anche gli Atenei. A partire dalla modifica della preferenza multipla, fino ad arrivare alla legge elettorale maggioritaria, il cosiddetto “mattarellum”, la vita politica italiana ha cambiato progressivamente volto. Quale che sia il giudizio politico sul maggioritario, sta di fatto che uno degli argomenti cosidetti vincenti è stato quello di assicurare stabilità nel governo del Paese e del Comune. Già però in prima istanza viene da pensare che stabilità vuol dire continuità di atti amministrativi e politici, che distinguono una maggioranza cui l’elettore ha affidato un mandato pieno per una legislatura. Ma continuità vuol dire anche perseveranza della gestione quando essa non è ispirata a principi rigorosi o di capacità. Se si incappa in un amministratore corrotto o incapace, gli atti amministrativi distinti da tali metodi si perpetuano per l’intera legislatura o mandato.
Continua a leggere

Siena: l’Università di “Vera Cruz” e quella che vorremmo

Aldo Ferrara. Il prossimo Rettore del nostro Ateneo troverà una condizione emergenziale scaturita dalla pregressa gestione e che imporrà misure drastiche. E’ necessaria una rivoluzione copernicana per attuare quel cambiamento radicale imposto dalla situazione e dai tempi ormai maturi.
Le emergenze che ravvisiamo sono le seguenti:
1) Una prima emergenza è dovuta ai diritti negati ed alla trasparenza amministrativa, in un Ateneo costituito da intoccabili e bistrattabili. La mancanza di democrazia interna, di regole certe, di regolamenti attuativi, di attribuzione di ruoli definiti per gli Organi di Governo dell’Ateneo, la necessità di rendere attuativo, assai più che modificare, lo Statuto, sono tutti fattori idonei a rendere precaria la condizione democratica dell’Università e ne favoriscono gli squilibri, a danno degli studenti e dei docenti meno protetti. Ciò ha comportato come primo terreno di confronto, ahimè, quello giudiziario ove sono confluiti alcuni significativi contenziosi, tra Ateneo ed alcuni docenti. Sono, infatti, al vaglio della magistratura, e dunque da dimostrare, lesioni di diritti soggettivi, come le mancate applicazioni di normative, vere e proprie mortificazioni universitarie, che hanno indotto alcuni docenti ad avviare contenziosi extra-accademici, addirittura fino alla richiesta di risarcimento.
Continua a leggere

Dove va l’Università di Siena? È veramente la prima in tutto?

Se lo chiede l’autore della seguente lettera non firmata, il quale, per mantenere in maniera assoluta l’anonimato, ha usato la posta ordinaria.


Brontolo Accademico Senese. Caro Grasso, complimenti vivissimi! La città ha bisogno di un sito come il Suo, che ho trovato abbastanza in consonanza con quei matti (mi perdoneranno) di Libera Siena. Il loro sito è simpatico e dirompente come nessun altro (anche se forse il Prof. Ascheri è un po’ troppo in evidenza, ma forse se lo merita con quant’è che lo vedo combattere pateticamente contro i mulini…). I siti di Mongolfiera e Piccini sono troppo usuali, troppo scontati. Ma veniamo al dunque della Sua iniziativa. Io non sono un universitario attuale, ma lo sono stato fino a pochi anni fa, e perciò mi documento. Ieri il Corriere della Sera ricordava, in una graduatoria del Times, solo la Sapienza, Bologna e Firenze, peraltro tra le ultime a livello europeo. Ma come: non parlare di Siena? La stampa locale dice che è sempre la prima in tutto!
Continua a leggere

Con le ultime modifiche, il Senato Accademico ha affossato il piano di Ateneo per la Ricerca (PAR)

È evidente che una reale crescita dell’Ateneo si può ottenere sviluppando la ricerca in tutti i settori, non concentrando le risorse su pochi gruppi di ricerca ma, al contrario, estendendo al maggior numero possibile di singoli ricercatori e gruppi la possibilità di accedere, sulla base del criterio della qualità, ai finanziamenti locali. A tale scopo i membri eletti nel Comitato scientifico d’Ateneo avrebbero dovuto svolgere un ruolo di garanzia fondamentale: individuare eventuali conflitti d’interesse tra ricercatori e revisori; garantire un’equilibrata assegnazione di risorse tra i differenti settori scientifico-disciplinari; valutare la congruità della cifra richiesta per evitare superflue duplicazioni di finanziamenti; verificare la corretta gestione e produttività delle risorse assegnate. Invece, l’Ateneo ha adottato un provvedimento che esautora completamente i membri eletti, mettendoli nelle condizioni di non garantire più una procedura rigorosa, trasparente ed equilibrata nell’assegnazione dei finanziamenti locali alla ricerca. Tale provvedimento è stato adottato senza che tutti i ricercatori afferenti alle quattro macroaree scientifiche avessero l’opportunità di esprimersi. Tra l’altro, la modifica è in contrasto con l’articolo 43 del nostro Statuto, che prevede che il Senato Accademico deliberi, sull’attribuzione dei finanziamenti per la ricerca erogati dall’Ateneo, avvalendosi della consulenza di commissioni scientifiche elette in modo da garantire la presenza paritetica delle varie componenti dei docenti. Infine, il provvedimento è in palese contrasto con lo Statuto, in quanto attribuisce le funzioni di garanzia ai soli membri non eletti nominati dal Senato Accademico.

Per approfondire l’argomento: “Relazione sul PAR“.

È ancora Università?

Questa riflessione è del 1989 e il titolo è redazionale. Per chi non lo avesse conosciuto, il Prof. Comparini è stato maestro della Scuola Anatomica Senese dell’Università di Siena per quasi quarant’anni.


Leonetto Comparini (1924-1999). Diciamo chiaro che l’Università è Scuola: la Scuola delle scuole: e che da sempre nella scuola c’è chi insegna e chi impara: ci sono i maestri e ci sono gli allievi. Allievi tutti lo siamo stati, perché docenti universitari, esperti cioè nell’insegnamento e nella ricerca e capaci di guidare l’uno e l’altra, non si nasce né ci si improvvisa. Si diventa; e ci vuole una maturazione lunga – tanto lunga che non finisce mai – e l’impegno, il lavoro, la fatica di tutti i giorni e – il che non guasta – la necessaria capacità. Ed è la “Scuola”, detto tra virgolette, che fa da incubatrice in questo processo alla nascita, e dopo guida la crescita fino al suo compimento. Questa realtà della Scuola universitaria, che naturalmente si rinnova traendo alimento e sostanza dalla sua stessa vita, è la spina dorsale dell’Università. Non nego che possa venir fuori domani qualcosa di diverso: ma certo non sarà più l’Università.
Io sono felice di aver vissuto pienamente questa realtà. Debbo dire che se qualcosa sono riuscito a dare – e penso, in tutta franchezza, di averlo fatto – molto anche ho ricevuto da questa straordinaria esperienza.

Università di Siena: il degrado, la democrazia incompiuta e il gioco “da spalla” di qualche candidato a rettore

Scrivevamo, il collega Aldo Ferrara ed io, nell’ottobre 2004.

«Assistiamo con sconcerto ad una condizione dell’Università di Siena in stato ormai comatoso. Non solo i tagli gravissimi alla Ricerca hanno privato gli Atenei di quella connotazione di sviluppo ed avanzamento scientifico, fiore all’occhiello di tante città, ivi compresa la nostra, ma soprattutto i tempi registrano un degrado anche morale nei nostri Atenei, cui non si assisteva da tempo.
Il degrado nasce e deriva dalla democrazia incompiuta nell’Ateneo. Abbiamo assistito ad una progressiva involuzione della situazione universitaria, sin dopo il Sessantotto, che lascia presagire sviluppi assai incerti. Ciò non comporta che l’Università si spenga in un cupio dissolvi, ma certo sta cambiando pelle, un “diplomificio” con un sapere critico ridotto a zero ed uno tecnico poco più di un Liceo superiore.
Ma il degrado scientifico e culturale è figlio di quello etico-morale perché registriamo da troppi anni una progressiva e resistibile ascesa di uomini sempre più dotati di autorità, anche da noi conferita, e sempre meno di autorevolezza. Si è passati dalla democrazia mancata, dell’epoca baronale, peraltro non ancora spenta, alla farsa della democrazia apparente, quando per i massimi ruoli di dirigenza, i nominativi venivano scelti nel ridotto di una stanza dei bottoni, o più semplicemente, in un corridoio e la candidatura era manifestata epistolarmente in modo unico, secco, senza alternativa alcuna. Poi si è passati alla fase di maggiore partecipazione, con due candidati, di cui spesso uno giocava da “spalla”, per poi farsi accreditare ed omologare alla maggioranza. Una democrazia incompiuta e tuttora “dirigèe”.
Ora è necessaria una democrazia veramente compiuta, che sappia parlare un linguaggio a più voci, che attivi la mente e agiti entrambe le mani soprattutto contro la prevaricazione di ogni sorta. Occorre passare subito a una fase innovativa, per ricominciare a sperare, partecipare e lavorare, non solo in vista di Eventi o grandi Eventi ma, più umilmente, nelle aule con gli studenti e nei laboratori, all’insegna della trasparenza, certezza delle regole, qualche aggiornamento di Statuto, equità in abbondanza e nessun conflitto di interesse.»

Corriere di Siena 24.10.04 e il Cittadino Oggi 23.10.04

Elezione del rettore: si comincia con l’incompatibilità dell’area di appartenenza

Romano Dallai, uno dei cinque candidati alla guida dell’Ateneo senese, pone all’attenzione degli elettori il problema della contrapposizione che sarebbe in atto fra i candidati dell’area sperimentale e quelli dell’area umanistica, con la conseguente necessità, secondo alcuni, di una alternanza fra le due anime, cioè una alternanza dei Rettori a seconda dell’area di provenienza. Ritengo che la scelta del rettore non possa avvenire sulla base dell’appartenenza ad un’area scientifica, Facoltà o materia d’insegnamento. Altrimenti sarebbe meglio sceglierlo sulla base della provenienza geografica, dell’appartenenza a un gruppo di potere o sulla base dell’aspetto fisico: in fondo il nostro è un Ateneo dove l’immagine ha un ruolo importante. Il nuovo Rettore dovrà, invece, garantire regole certe, il loro rispetto, un controllo rigoroso dell’uso delle risorse, collegialità nelle scelte, trasparenza gestionale, imparzialità, eliminazione di ogni forma di conflitto di interesse, conoscenza della macchina amministrativa, autorevolezza, marcando una chiara discontinuità con la gestione degli ultimi 20 anni dell’Ateneo senese.