Elezioni del rettore a Siena: un decreto illegittimo da ritirare subito

ombraseraw.jpgÈ quello emesso dal decano del corpo accademico senese l’8 febbraio c.a., per estendere anche alla sede di Arezzo il seggio per l’elezione del rettore. Tutto ciò in contrasto con l’art. 2 del “Regolamento elettorale” che, invece, prevede un seggio unico presso il Rettorato. Nel decreto si legge che lo sdoppiamento del seggio sarebbe stato deliberato dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione, rispettivamente nelle sedute del 5 dicembre e 19 dicembre 2005. In realtà, la possibilità di esercitare le operazioni di voto anche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo non è mai stata deliberata. E, comunque, non sarebbe bastata, senza una modifica del Regolamento elettorale che, tra l’altro, è stato aggiornato proprio lo scorso 2 febbraio. Occorrono regole certe ed il loro rispetto, specialmente in questo delicatissimo momento.
Per il futuro si renderà necessaria una modifica di Statuto e del Regolamento elettorale per introdurre una procedura telematica, validata a livello nazionale, che favorisca la più ampia partecipazione, assicuri la massima segretezza del voto e garantisca l’impossibilità di risalire alla volontà espressa separatamente da ciascun gruppo di votanti (studenti, dipendenti dei ruoli amministrativo e tecnico, docenti).
Pubblicato su: il Cittadino Oggi, 1 marzo 2006 e Corriere di Siena 1 marzo 2006.

Autonomia universitaria, ma nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato

StemmaUnisiScrivevo (8 febbraio c.a.), nella lettera di candidatura a rettore, che “il fisiologico rinnovamento dell’Ateneo senese è stato spesso condizionato da un uso improprio e inquietante dell’autonomia universitaria. Autonomia vuol dire condivisione responsabile, collegialità e trasparenza. Ciò impone regole certe, il loro rispetto, controllo rigoroso dell’uso delle risorse ed organi di governo nel pieno esercizio delle loro funzioni”.
Invece, molti hanno ritenuto che, con l’autonomia, le Università non fossero più soggette alla giurisdizione dello Stato, che pure le finanzia, le ospita sul proprio territorio e, quindi, le tiene in vita. Il lungo cammino dell’autonomia universitaria, cominciato nel 1990 con l’organizzazione statutaria, proseguito poi nel 1994 con l’organizzazione finanziaria, si è concluso nel 2000 con l’organizzazione degli ordinamenti degli studi. Purtroppo, alle leggi sull’autonomia universitaria non è seguito un decreto attuativo che regolamentasse i margini di libertà, i limiti, i vincoli delle singole amministrazioni, per evitare quella deriva che è sotto gli occhi di tutti. Ciò non toglie che le università, strutture pubbliche d’alta formazione, non possono considerarsi zone franche, dove tutto sia concesso e nelle quali possa valere il principio d’extraterritorialità. Le università, che hanno personalità giuridica e piena capacità di diritto pubblico e privato, si sono organizzate ed operano secondo il loro Statuto, espressione fondamentale della loro autonomia, ma devono operare sempre nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Se le sinfonie potessero uccidere, il Pentagono avrebbe già patrocinato la «ricerca musicale»

Erwin Chargaff (scritto del 1979). Uno scienziato che si conceda considerazioni dialettiche sulla scienza dovrà affrontare un dilemma: da un lato, la mirabile armonia della scienza, la sua regolarità, la sua schiettezza, il grande fascino che essa esercita su uno spirito acuto e ricercatore; dall’altro, gli usi di crudele barbarie cui può essere piegata, la brutalità del pensiero e della fantasia che ne sono scaturiti, la crescente arroganza di coloro che la praticano. Nessun’altra attività intellettuale presenta aspetti così contraddittori. L’arte, le lettere, la musica non esplicano alcun potere; è sostanzialmente impossibile sfruttarle o abusarne: se le sinfonie potessero uccidere, il Pentagono avrebbe già da gran tempo patrocinato la «ricerca musicale».

5. Ateneo di Siena: gli studenti sul legame città-università

Rettorato-unisiIl legame città-università a Siena è inscindibile: non esisterebbe città senza la sua sede universitaria, così come immaginare una università svincolata da essa è impossibile. Quello tra cittadini residenti e studenti universitari fuori sede è tuttavia un rapporto spesso difficile e talvolta conflittuale come i recenti fatti di cronaca hanno rivelato. Armonizzare le due anime della città deve essere l’obiettivo primario di ogni istituzione e della globalità delle componenti della società senese: forze politiche, mondo universitario, contrade. E’ necessario, oggi più che mai, aprire un confronto a 360 gradi tra tutte le parti della città, individuare i bisogni urgenti ed adoperarsi alla costruzione di una città realmente aperta al confronto, che non consideri gli studenti fuori sede “altro da sé” e che superi le differenze, abbattendo effettivamente ogni barriera sociale e culturale. Liberarci dal pregiudizio e mostrarci predisposti al mutuo confronto è un impegno che coinvolge l’intera comunità, primi fra tutti gli studenti, e che occorre portare avanti per dimostrare alla città che la nostra presenza a Siena non può e non deve essere solamente un luogo di speculazione.
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Ateneo di Siena: cronaca di un declino annunciato

Aldo Ferrara. Non è infrequente che un interlocutore mi chieda dove insegni ed alla mia risposta “beh, sì insegno a Siena”, lui mi risponde con candore “ah, certo Pisa, che bell’Ateneo!”. Nell’immaginario collettivo e non, Siena non significa più Ateneo colto e proiettato nel futuro. Esattamente il contrario avveniva dopo la guerra quando l’Ateneo fu sede di prestigio. I nomi che diedero lustro si sprecano: dopo la guerra venne a dirigere la Clinica Medica Izar, maestro del nostro Di Perri, proveniente da Messina, Aminta Fieschi che veniva da Genova diede luogo ad una celebrata scuola d’ematologia, Cesare Bartorelli, fisiologo prima e cardiologo dopo, padre, tra gli altri, della moderna cardiologia, a Milano riprodusse nel Centro Monzino i suoi sogni da giovane Clinico che vedeva un futuro autonomo per la cardiologia, anche sotto il profilo assistenziale. Gallone e Rocco, grandi Chirurghi la cui Scuola è testimoniata da Trattati di Chirurgia dove tutti noi abbiamo studiato. Senza dimenticare un personaggio che ha lasciato una traccia indelebile nella immunologia ed anche nella Siena imprenditoriale, per via dello Sclavo, Giovanni Petragnani, cui mi legano ricordi d’infanzia essendo cugino di mia madre. Lasciando il panorama medico, come non ricordare il grande Franco Fortini alle cui lezioni venivano da tante altre città, anche non vicine. Questi esempi hanno lasciato una traccia di cultura e di scienza, alcuni hanno addirittura lasciato allievi che riproducessero quel percorso felice. Era il vantaggio di un Ateneo di “passaggio” dove si formavano le scuole e poi i Maestri ritornavano laddove erano partiti, dando luogo ad una staffetta ricca di testimonianze.
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Un Garante per l’Ateneo di Siena

images2Si rende necessaria una modifica di Statuto sull’istituzione della figura del Garante che tuteli, d’ufficio o su istanza, i diritti dei dipendenti e vigili sull’attività dell’Ateneo. Di seguito viene riportata la formulazione dell’articolo sulla nuova figura.
1. Viene istituita la figura del Garante d’Ateneo con il compito di tutelare i diritti e gli interessi dei dipendenti e di vigilare affinché l’attività dell’Università e della sua amministrazione si svolga nel pieno rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento e sia improntata a criteri di correttezza, trasparenza ed equità.
2. Il Garante d’Ateneo ha il compito di tutelare, d’ufficio o su istanza, chiunque, facente parte della istituzione universitaria, si possa ritenere danneggiato da carenze, disfunzioni, ritardi ed omissioni in atti e comportamenti dell’Università.
3. Il Garante svolge la propria attività in piena libertà ed indipendenza e non è sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico o funzionale.
4. Il Garante d’Ateneo è designato dal Presidente della Corte d’Appello, competente per territorio, tra i magistrati a riposo, è nominato dal Rettore, dura in carica tre anni e non può essere confermato. L’attività del Garante è disciplinata nel Regolamento generale di attuazione dello Statuto.
Pubblicato su: il Cittadino Oggi, 24 febbraio 2006.

In morte di Luca Coscioni: un bellissimo ricordo di Antonio Tombolini

Luca_CoscioniScandalo su scandalo. Strumentalizzare la propria malattia, e cioè se stesso, e farsi strumentalizzare dai radicali: può esserci in Italia qualcosa di più tremendo e riprovevole? No, non può esserci. Non a caso Luca ha dovuto pagare cara questa sua scelta. Morto oggi a causa di quella malattia, certo. Ma colpito prima e di più, mille e mille volte, in questi anni, e con pari violenza, dall’indifferenza dei più, dal pietismo ipocrita di altri, dal dileggio di molti, dal compatimento degli imbecilli. Colpito, e da oggi perfino: morto. Ma morto in battaglia. Perché c’è morte e morte. Perché c’è una morte che è cessazione della vita, puro spegnersi, puro spreco di vita inutile. E c’è una morte che è invece dono della vita, che è dare la vita, e dare la vita per i propri amici. Luca oggi è morto: è morto a forza di dare la vita, e di darla per i propri amici. E non c’è amore più grande di questo. Non c’è. (Antonio Tombolini)
Antonio Tombolini. In morte di Luca Coscioni: nessuno ha un amore più grande di questo

Vivere (e morire) con Dignità.
di Luca Coscioni

Sciascia 1: La superiorità di un’idea va dimostrata coi fatti e continuamente

Leonardo-SciasciaLeonardo SCIASCIA. «Si è del tutto dimenticato che la superiorità di un’idea rispetto a un’altra non si afferma una volta per tutte, né soltanto attraverso le parole. La superiorità va dimostrata coi fatti, e continuamente. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto; nelle cose grandi e in quelle piccole e minime – sempre si dovrebbe tener presente che stiamo confrontandoci, che le idee che noi professiamo stanno confrontandosi con altre che disapproviamo e rifiutiamo; e che le disapproviamo e rifiutiamo proprio perché inferiori; e che la loro inferiorità è data dall’appoggiarsi agli istinti invece che alla ragione, agli appetiti invece che all’intelligenza, al torto e al sopruso invece che al diritto e al rispetto, all’avarizia invece che alla generosità – e così via.
Non basta dirlo, che stiamo dalla parte giusta, per essere creduti. Bisogna darne dimostrazione ed esempio: costantemente, fermamente. A rischio dell’impopolarità e del dileggio, poiché tra le sciagure del nostro paese è quella che soltanto «il far torto o patirlo» sono ugualmente popolari e riscuotono uguale rispetto.»

Come la stampa nazionale segue le elezioni del nuovo rettore

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– Siena, un altro fantino al Palio del rettore: Download ilMondo8Feb06.pdf
– Siena, chi corre al Palio per il nuovo rettore: Download il_mondoag_05.pdf
– Parte la corsa a Siena per sostituire Tosi: Download il_mondo_ag_04.pdf
– Un bel colonnino sul Mondo presenta la candidatura di Giovanni Grasso, autore del blog Il senso della misura, a rettore dell’Università di Siena: Perle ai porci, 3 marzo 2006

Per riflettere su una polemica inutile

StemmaUnisiLa lettera dei 12 docenti, inviata a tutti i colleghi, è un altro esempio di atteggiamento passivo da parte di chi rinuncia ad esercitare le funzioni di garanzia, trasparenza e controllo per cui è stato eletto da tutti i ricercatori. Mi riferisco a tutte le fasi che precedono l’assegnazione di circa 2 milioni di euro ogni anno per i progetti di ricerca nel nostro Ateneo. Scrivevo il 23 gennaio c.a. su questo blog che «l’Ateneo ha adottato un provvedimento che esautora completamente i membri eletti, mettendoli nelle condizioni di non garantire più una procedura rigorosa, trasparente ed equilibrata nell’assegnazione dei finanziamenti locali alla ricerca. Tale provvedimento è stato adottato senza che tutti i ricercatori afferenti alle quattro macro-aree scientifiche avessero l’opportunità di esprimersi. Tra l’altro, la modifica è in contrasto con l’articolo 43 del nostro Statuto, che prevede che il Senato Accademico deliberi, sull’attribuzione dei finanziamenti per la ricerca erogati dall’Ateneo, avvalendosi della consulenza di commissioni scientifiche, elette in modo da garantire la presenza paritetica delle varie componenti dei docenti. Infine, il provvedimento è in palese contrasto con lo Statuto, in quanto attribuisce le funzioni di garanzia ai soli membri non eletti nominati dal Senato Accademico.»

Tali critiche, che qui confermo, non sono state espresse solo da me, ma anche da una parte dei 12 firmatari della lettera, pubblicamente, in due assemblee di ricercatori, alla presenza dei candidati a rettore (Dallai, Focardi, Vicino), anche loro critici. Non solo, ma giudizi ancora più pesanti sono riportati nel verbale della Facoltà di Medicina (21 luglio 2005), senza considerare poi che un membro della commissione si è dimesso ed un altro si è rifiutato di sottoscrivere il comunicato.

In definitiva, la vicenda da me contestata è che: i “controllori” rinunciano ad esercitare le loro funzioni di garanzia e le fanno svolgere ai fiduciari del “controllato”. Ma credono veramente, questi signori, di dare ad intendere che la trasparenza delle procedure si rafforzi dopo aver privato i membri eletti delle loro funzioni di controllo su tutte le fasi del processo di valutazione dei progetti?

Mentre sto valutando la possibilità di tutelare nelle sedi opportune l’offesa alla mia persona, pongo alcuni interrogativi che attendono una risposta. Perché le osservazioni da me fatte il mese scorso, vengono contestate, con false argomentazioni, proprio due giorni dopo la mia candidatura a rettore? E perché una lettera del genere, d’interesse esclusivo dei ricercatori ed interna all’Università, è stata trasformata in un comunicato-stampa? Come mai la stessa lettera è stata inserita nel sito per l’elezione del rettore che dovrebbe ospitare interventi di ben altra natura? Vi era, forse, uno scopo politico e denigratorio nei miei confronti? Infine, chi ha deciso tutto questo?