Scrivevo (8 febbraio c.a.), nella lettera di candidatura a rettore, che “il fisiologico rinnovamento dell’Ateneo senese è stato spesso condizionato da un uso improprio e inquietante dell’autonomia universitaria. Autonomia vuol dire condivisione responsabile, collegialità e trasparenza. Ciò impone regole certe, il loro rispetto, controllo rigoroso dell’uso delle risorse ed organi di governo nel pieno esercizio delle loro funzioni”.
Invece, molti hanno ritenuto che, con l’autonomia, le Università non fossero più soggette alla giurisdizione dello Stato, che pure le finanzia, le ospita sul proprio territorio e, quindi, le tiene in vita. Il lungo cammino dell’autonomia universitaria, cominciato nel 1990 con l’organizzazione statutaria, proseguito poi nel 1994 con l’organizzazione finanziaria, si è concluso nel 2000 con l’organizzazione degli ordinamenti degli studi. Purtroppo, alle leggi sull’autonomia universitaria non è seguito un decreto attuativo che regolamentasse i margini di libertà, i limiti, i vincoli delle singole amministrazioni, per evitare quella deriva che è sotto gli occhi di tutti. Ciò non toglie che le università, strutture pubbliche d’alta formazione, non possono considerarsi zone franche, dove tutto sia concesso e nelle quali possa valere il principio d’extraterritorialità. Le università, che hanno personalità giuridica e piena capacità di diritto pubblico e privato, si sono organizzate ed operano secondo il loro Statuto, espressione fondamentale della loro autonomia, ma devono operare sempre nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
Filed under: Candidati alla elezione del Rettore |
Le segnalo, fra gli articoli relativi alla vicenda Tosi, http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=68256 (è il primo che leggo oggi, non ci sono altre motivazioni). Saluti