Con le ultime modifiche, il Senato Accademico ha affossato il piano di Ateneo per la Ricerca (PAR)

È evidente che una reale crescita dell’Ateneo si può ottenere sviluppando la ricerca in tutti i settori, non concentrando le risorse su pochi gruppi di ricerca ma, al contrario, estendendo al maggior numero possibile di singoli ricercatori e gruppi la possibilità di accedere, sulla base del criterio della qualità, ai finanziamenti locali. A tale scopo i membri eletti nel Comitato scientifico d’Ateneo avrebbero dovuto svolgere un ruolo di garanzia fondamentale: individuare eventuali conflitti d’interesse tra ricercatori e revisori; garantire un’equilibrata assegnazione di risorse tra i differenti settori scientifico-disciplinari; valutare la congruità della cifra richiesta per evitare superflue duplicazioni di finanziamenti; verificare la corretta gestione e produttività delle risorse assegnate. Invece, l’Ateneo ha adottato un provvedimento che esautora completamente i membri eletti, mettendoli nelle condizioni di non garantire più una procedura rigorosa, trasparente ed equilibrata nell’assegnazione dei finanziamenti locali alla ricerca. Tale provvedimento è stato adottato senza che tutti i ricercatori afferenti alle quattro macroaree scientifiche avessero l’opportunità di esprimersi. Tra l’altro, la modifica è in contrasto con l’articolo 43 del nostro Statuto, che prevede che il Senato Accademico deliberi, sull’attribuzione dei finanziamenti per la ricerca erogati dall’Ateneo, avvalendosi della consulenza di commissioni scientifiche elette in modo da garantire la presenza paritetica delle varie componenti dei docenti. Infine, il provvedimento è in palese contrasto con lo Statuto, in quanto attribuisce le funzioni di garanzia ai soli membri non eletti nominati dal Senato Accademico.

Per approfondire l’argomento: “Relazione sul PAR“.

Una Risposta

  1. Caro Grasso, non ho il piacere di conoscerti di persona ma ti scrivo per informarti che ero stato votato dai miei colleghi di Economia come rappresentante per il PAR, ma che mi sono dimesso poco dopo aver appreso che la scelta dei referee, e qualunque altra forma di valutazione, dipendeva solo dai rappresentanti scelti dal Senato Accademico che si occupano professionalmente di tutt’altro.

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