Per la presidenza di Medicina è tempo di un forte recupero di valori etici e morali e ogni ipotesi di restaurazione è un atto di irresponsabilità

Un articolo dal Corriere di Siena di oggi
UN PRESIDE CHE ROMPA CON IL PASSATO
Stia lontano chi ha responsabilità nel disastro dell’ateneo
Mauro Galeazzi. Il 14 maggio 2009 si terrà la prima tornata per l’elezione del nuovo Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Siena. A tre settimane dalle elezioni, abbiamo potuto leggere soltanto i programmi di tre candidati e, purtroppo, molti elettori, soprattutto le giovani generazioni, non conoscono in maniera approfondita i singoli candidati e hanno, nei programmi, il solo strumento di valutazione personale. Ciò fa sospettare che, secondo alcuni colleghi, anche in questo caso l’elezione del preside deve essere una questione legata alla scelta di pochi ed alla ratifica di molti. Questo modo di pensare, anacronistico ed inaccettabile, esprime anche una pericolosa banalizzazione e sottovalutazione dell’evento elettorale e un malcelato disprezzo per la Facoltà. Sento quindi il dovere, come appartenete alla Facoltà di Medicina e come membro del Senato Accademico, di intervenire per affrontare temi a mio avviso di grande importanza e per stimolare un dibattito tra tutti gli interessati.
È bene innanzi tutto realizzare che, a differenza di quanto accaduto in passato, questa volta il contesto in cui si svolgono le elezioni a Preside della Facoltà di Medicina è quello di un grave dissesto finanziario e non solo, che ha portato l’Ateneo senese sull’orlo del baratro. Se non è né lecito né corretto entrare nel merito delle responsabilità giuridiche del dissesto, cosa di cui si sta occupando la magistratura, ritengo invece doveroso, proprio in vista della tornata elettorale, mettere in guardia gli elettori sul rischio concreto di fare scelte che non determinino una rottura totale col passato, consentendo a chi ha responsabilità evidenti nel disastro, di continuare ad influenzare pesantemente la vita della Facoltà. Parlo, ovviamente, di chi, all’epoca, aveva un ruolo negli organi di governo dell’Ateneo (Rettore, Consiglio d’Amministrazione e Senato) o di chi è stato comunque consenziente. A tale proposito, e per dovere di chiarezza, voglio ricordare innanzi tutto ai colleghi e agli studenti che il debito è dovuto non solo allo sperpero delle risorse ma, soprattutto, alla assunzione di personale (docente e non docente) in numero soverchiante le effettive necessità.

A coloro che da tempo lamentano la progressiva riduzione di medici universitari rispetto a quelli ospedalieri, incolpando di ciò i vertici dell’Azienda, va detto che la riduzione è stata deliberata dal Senato molti anni fa per ragioni ben precise. Tali assunzioni si sono basate più su favoritismi che su una effettiva programmazione ed hanno avuto come risultato l’eccessiva e ingiustificata espansione di alcuni settori a discapito di altri. Questo accadeva anni prima della scoperta del debito dell’Ateneo e, inoltre, molti concorsi sono stati banditi su fondi esterni, promessi e mai arrivati, di cui l’Ateneo, e quindi la Facoltà, ha dovuto farsi carico aggravando così il debito. Il risultato è che oggi ci è preclusa la possibilità di bandire concorsi per settori di grande importanza strategica (radiologia, pediatria, malattie infettive, fisiologia ecc.) che riguardano sia le progressioni di carriera che nuove assunzioni, mentre ci ritroviamo con un numero sicuramente eccessivo di ruoli in altri settori scientifico-disciplinari. Il danno più grave riguarda le difficoltà di poter garantire ai giovani ricercatori e studenti un futuro nel nostro Ateneo e nella nostra Facoltà. Un’Università impoverita di giovani ricercatori e di studenti è destinata ad una progressiva decadenza.
Voglio dare atto al Preside uscente, prof. Auteri, di aver avviato un processo di moralizzazione con l’istituzione di una commissione ruoli e con l’adozione di un regolamento di Facoltà, votato dalla maggioranza dei docenti oltre un anno fa e deliberatamente disatteso da alcuni colleghi. Molti di noi si pongono una domanda a cui è necessario dare una risposta: «è giusto che persone che hanno fallito nei mandati che la Facoltà e l’Ateneo aveva loro affidato, continuino a occupare posizioni decisionali di grande rilevanza o non sarebbe più giusto e “normale” che siano esonerati dalle loro incombenze?» Se saremo capaci di fare un vero cambiamento, nei metodi e nelle persone, faremo un enorme favore a noi stessi e all’Ateneo e potremo gettare le basi per recuperare, tra i colleghi di altre Facoltà, quella credibilità che oggi viene messa in discussione e che ci preclude a priori la possibilità di candidare rappresentanti della Facoltà di Medicina alla guida dell’Ateneo nel prossimo futuro.

Tornando alle elezioni nella Facoltà di Medicina, a prescindere dalla credibilità delle persone e dalla bontà dei programmi, che restano la base della validità e legittimità di ogni candidatura, mai come oggi devono essere chiaramente esplicitate dai candidati: a) la loro adesione al Regolamento di Facoltà democraticamente votato dalla maggioranza dei docenti e studenti; b) la loro presa di distanza da metodi di governo ingiusti e obsoleti che tanti danni hanno causato all’immagine della Facoltà, a quella dell’Ateneo senese e a Siena come città e come sistema preso a modello di civiltà in campo nazionale e internazionale.
Un altro punto importante è conoscere le intenzioni dei singoli candidati riguardo al problema dell’attribuzione della delega per i rapporti col Servizio Sanitario Nazionale. In altre parole la domanda che esige una risposta chiara, comunque prima della tornata elettorale, è la seguente: «intende il candidato assumersi tale responsabilità o intende affidarla a qualcun altro?» Nella seconda evenienza si vuole sapere dai candidati a chi intendono affidare tale delega. Non è accettabile che la carica di delegato ai rapporti con il Servizio Sanitario Nazionale si trasformi in merce di scambio per qualche voto in più. I rapporti tra Facoltà di Medicina, Azienda Ospedaliera Universitaria e Regione, sono cruciali per il nostro futuro e non possono essere oggetto di mercato. Tale rischio è concreto, tenuto conto che alcuni candidati potrebbero avere, data la loro estrazione non clinica, la tentazione di sancire accordi elettorali discutibili in quanto a trasparenza.
Infine un’ulteriore nota critica riguarda la scarsa partecipazione dei candidati sull’importante questione delle modifiche dello statuto di Ateneo in corso. Ricordo che il futuro preside sarà membro di diritto del Senato accademico e dovrà condividere la riorganizzazione del governo dell’Ateneo. Nella recente riunione sulla “governance”, organizzata quale rappresentante in Senato dell’area biomedica, era presente uno solo degli attuali candidati alla presidenza. Si deve forse pensare che i cambiamenti epocali in atto non riguardano i candidati a Preside? Si rendono conto questi colleghi che la Facoltà stessa, come Istituzione, potrebbe perdere il suo ruolo e con essa il ruolo del Preside potrebbe subire importanti cambiamenti?
Insomma, è tempo di un forte recupero di valori etici e morali e ogni ipotesi di restaurazione è da interpretarsi, a mio avviso, come un atto di irresponsabilità.

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