Psicosi della pandemia influenzale e possibile sperpero di denaro pubblico

influenza_suinaLe modalità di risposta della gestione della paventata pandemia influenzale da virus A/H1N1 sta sollevando polemiche (“bambini untori”, “vaccinazioni gratuite“, “modulo di rifiuto di vaccinarsi” indicato come una vera e propria “gogna preventiva”) ed accuse di sperpero del denaro pubblico come suggerisce l’articolo seguente.

Vincenzo Schiaccianoci. Una prassi consolidata nella pubblica amministrazione è l’acquisto di strumentazioni anche molto costose, che non vengono poi messe in uso e giacciono ancora imballate in magazzino oppure risultano fortemente sottoutilizzate. Anche il servizio sanitario non è indenne da queste pratiche, che risultano ancora più nocive se poi vengono a mancare le risorse per acquisire apparecchiature necessarie.

In occasione della paventata influenza A/H1N1, alcuni dirigenti medici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, si sono fatti carico di sviluppare un piano per il trattamento dell’insufficienza respiratoria grave, possibile complicanza dell’influenza suina. In effetti all’ospedale San Gerardo di Monza, un paziente con questa grave complicanza è stato trattato con successo mediante l’uso di un sistema di ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO), che supporta le funzioni vitali del cuore e dei polmoni, finché la terapia con farmaci non riesce a controllare l’infezione. Presso l’Azienda Ospedaliera Senese sono già presenti 3 di questi sistemi, acquisiti in comodato d’uso gratuito, cioè vengono comprati al bisogno soltanto ossigenatore e circuiti, che sono monouso. Non si capisce perché, dovendo affrontare questa rara complicanza, siano stati “acquistati” addirittura 8 sistemi completi che portano a 11 il potenziale dell’Azienda Ospedaliera di gestire il problema. E quanti saranno mai i candidati visto che l’uso per il trattamento dell’insufficienza suina è stato sporadico! Era necessario questo ampliamento del parco macchine? A chi giova?

Ed anche dimostrando una necessità reale, come mai non è stato considerato un ampliamento del comodato d’uso? Da quando è meglio comprare qualcosa che si può avere gratuitamente? Illuminante, a questo proposito,  quanto osservato dal sindaco di Siena con riferimento alla cessione delle Scotte alla Regione: «…la Regione Toscana può usare a costo zero la struttura (…) sarebbe bizzarro che comprasse qualcosa di cui dispone gratuitamente». Eppure tale aspetto “bizzarro” non è balenato agli occhi degli amministratori dell’Azienda Ospedaliera quando hanno approvato la spesa, circa 800.000 euro. Non solo, è anche previsto l’acquisto di tutta una serie di apparecchiature necessarie per la gestione dei nuovi sistemi. Tutte strumentazioni già disponibili in ospedale e funzionanti. Poveri contribuenti, ma il motto predominante sembra “l’importante è comprare, comprare, comprare”.

L’altro aspetto incomprensibile, è che i due medici sostenitori di questa spesa si sono stranamente dimenticati i risultati dell’esperienza senese dell’uso di questa metodica. Negli ultimi 10 anni il sistema è stato usato a Siena in una trentina di pazienti. Purtroppo non si è riuscito a staccare mai nessuno di loro dalla macchina e sono tutti deceduti, ad eccezione di due persone il cui cuore non ha ripreso ma è stato sostituito con trapianto cardiaco. Sulla base di questa esperienza, come si fa a proporre un uso allargato di queste tecniche?

9 Risposte

  1. […] l’articolo originale: Psicosi della pandemia influenzale e possibile sperpero di denaro pubblico Tags: Ancor, Articolo, Da Virus, Nbsp, Pandemia, Prassi, Psicosi, Pubblica Amministrazione, […]

  2. La vaccinazione promossa dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOUS) sui dipendenti universitari convenzionati investe una materia di assoluta pertinenza medico-legale.
    La questione si può concentrare in una semplice domanda: la vaccinazione contro la cosiddetta influenza suina da virus A è compresa tra quelle per legge obbligatorie? La risposta è NO!
    Va detto altresì che la previsione di un rifiuto esplicito contraddice la circolare ministeriale Fazio sul vaccino per l’influenza A e va addirittura oltre le disposizioni vigenti per le vaccinazioni obbligatorie!
    Ribadisco quindi che la comunicazione del rifiuto non è assolutamente atto dovuto!
    A questo si aggiunge quel che qui è in prima pagina ed il quadro della sanità senese si fa fin troppo fosco…
    C’è da augurarsi che si faccia subito chiarezza e – ove necessario – atto di contrizione e rapida marcia indietro.
    Prof. Cosimo Loré Tit. Medicina Legale

  3. Scrive Vincenzo Schiaccianoci: «Non si capisce perché, dovendo affrontare questa rara complicanza, siano stati “acquistati” addirittura 8 sistemi completi che portano a 11 il potenziale dell’Azienda Ospedaliera di gestire il problema. E quanti saranno mai i candidati visto che l’uso per il trattamento dell’insufficienza suina è stato sporadico! Era necessario questo ampliamento del parco macchine? A chi giova? Ed anche dimostrando una necessità reale, come mai non è stato considerato un ampliamento del comodato d’uso? Da quando è meglio comprare qualcosa che si può avere gratuitamente?»

    Ovviamente le domande sono state poste in modo retorico, perché risultano chiare ed evidenti le risposte. Quello che preoccupa, caso mai, è l’assenza di commenti a questo articolo. Siamo, ormai, tutti assuefatti alle situazioni denunciate da Schiaccianoci?

  4. Non entro nel merito di questo possibile sfruttamento dell’emotività dell’opinione pubblica per far profitto. Non sarebbe certo la prima volta.

    Sulla reale pericolosità di questa influenza e sugli effetti della pandemia, se siete interessati, in questo articolo, vi fornisco i numeri sulle fatalità attese in Italia.

  5. L’uso dell’ossigenazione extracorporea a membrana a Siena

    Per quanto attiene ai risultati dell’ECMO presso l’Azienda Ospedaliera Senese, vorremmo aggiungere alcune informazioni.
    Un paziente di 58 anni, ha subito nel 2006 un trapianto cardiaco, e il cuore era stato tanto atteso perché era malato da anni e soffriva di aritmie severe. Dopo il trapianto, per motivi non chiari, il nuovo cuore non è andato bene e non ce la faceva, perciò si è iniziata l’ECMO dopo molte ore di dosi enormi di farmaci per aiutare il cuore. Quando finalmente il paziente è arrivato in Terapia Intensiva il chirurgo non si è visto, forse era già andato a casa. Non si è potuto accorgere che il termostato del sistema era fisso a 43 gradi.
    Ad accogliere il paziente in Terapia Intensiva c’era il direttore, noto esperto di sistemi di assistenza al cuore e ai polmoni. Purtroppo anche il direttore non si è accorto della temperatura troppo alta dell’apparecchiatura, ed è andata via lasciando il paziente alle cure del medico di guardia. Anche il medico di guardia non si è accorto del problema, ed ha lasciato la responsabilità di un caso così difficile ad uno specializzando e agli infermieri. Per tutta la notte gli infermieri e lo specializzando hanno cercato di abbassare la temperatura del paziente con medicine e raffreddamento locale, senza riuscire a far scendere la febbre neanche di una linea.
    Era una “mission impossible”: il sistema di riscaldamento dell’apparecchiatura è molto efficiente ed in grado di raggiungere rapidamente la temperatura corporea voluta, dall’ipotermia più profonda fino a 43 gradi. Purtroppo anche gli infermieri non si sono accorti per tutta la notte della temperatura sbagliata del termostato e hanno creduto all’ipotesi dell’ipertermia maligna. Dopo più di 12 ore di surriscaldamento, il danno cerebrale si è evidenziato con convulsioni intrattabili.
    La mattina dopo il paziente è stato presentato come caso rarissimo e di trattamento impossibile, ma qualcuno ha subito capito che era l’evento ad essere impossibile, visto che la circolazione extracorporea riesce a portare rapidamente la temperatura del paziente al livello voluto. Si è notato, per la prima volta, che il termostato era a 43 gradi. Il direttore è rimasto per un minuto impietrito, ma si è rapidamente ripreso e ha fatto quello che sa fare meglio: berciare e incolpare tutti gli altri. Il termostato è stato finalmente abbassato, ma era troppo tardi. Il danno era irrimediabile.
    L’elettroencefalogramma fatto entro poche ore dimostrava morte cerebrale. Rimaneva il problema di come minimizzare l’accaduto. Il sistema di assistenza cardiorespiratoria è stato mantenuto per altri 4 giorni, perché serviva il tempo per preparare al peggio la famiglia, che non ha avuto sospetti. Come potevano pensare ad un simile disastro? Nessuno ha detto nulla: raramente medici e infermieri trovano un accordo così perfetto. D’altro canto la Direzione Sanitaria cosa avrebbe fatto? Nulla, come al solito! Naturalmente l’evento avverso non è stato analizzato e non è stata fatta formazione per insegnare a tutti come funziona la circolazione extracorporea. Anche i casi successivi sono andati tutti male, come si riporta nell’articolo di Schiaccianoci.

    Odilia e Regina

  6. Quel che colpisce nel caso (o sarebbe meglio dire “casi”) di malasanità descritto da Odilia e Regina è l’«evento impossibile»: tanti addetti, compreso il Direttore della Terapia Intensiva, che non si accorgono che il termostato dell’apparecchio era a 43 gradi. Ci sarà qualcuno che aprirà un’inchiesta? O passerà tutto sotto silenzio?

    Antonio Carlini

  7. Dell’intervista di Stefano Lorenzetto a Silvio Garattini (il Giornale 18 ottobre 2009) è utile leggere la parte sull’influenza da virus A/H1N1

    «Influenza A meno grave di quella stagionale. Non mi faccio vaccinare»
    D. Lei è medico e compirà 81 anni il prossimo 12 novembre, dunque doppiamente a rischio per l’influenza A, detta anche suina. Si vaccinerà?
    R. «No. Sono medico ma non frequento i malati e come anziano non corro rischi: i più esposti sono i giovani fino ai 27 anni e le donne in gravidanza. Diverso è il caso degli operatori sanitari a contatto con i pazienti: se si ammalassero tutti insieme, chi manderebbe avanti gli ospedali?».
    D. Pare che il 70% dei medici non abbia alcuna intenzione di vaccinarsi.
    R. «Anche per l’influenza di stagione non si vaccina mai più del 20-30% del personale sanitario».
    D. A luglio ha dichiarato all’Ansa: «Se il virus H1N1 manterrà il livello di virulenza attuale, non c’è la necessità di vaccinare tutta la popolazione». Oggi è cambiato?
    R. «No. Le analisi più recenti confermano la bassa aggressività che era stata osservata nel virus isolato ad aprile».
    D. Allora perché la psicosi?
    R. «L’età delle vittime desta impressione. Ma l’opinione pubblica non sa che in Italia l’influenza uccide ogni anno dalle 5.000 alle 8.000 persone. Giornali e Tv fanno la conta: primo morto, secondo morto, terzo morto… La gente si spaventa. Nessuno spiega che la prima vittima già soffriva di insufficienza renale, cardiaca e respiratoria e di diabete. Di questo passo saranno classificati come morti per influenza anche i contagiati dalla “suina” che si buttano sotto il treno. Inoltre, qualora il virus dovesse mutare, non è detto che il vaccino sia in grado di proteggere. Può anche accadere che il picco infettivo passi prima che il vaccino sia disponibile per tutti».
    D. Nel frattempo che fare?
    R. «Evitare luoghi affollati, stare ad almeno un metro di distanza da chi è raffreddato e starnutisce a pieni polmoni anziché nel fazzoletto, lavarsi spesso le mani».
    D. Le scorte di Amuchina sono esaurite.
    R. «Bastano acqua e sapone».
    D. Lei ha parlato di «una grande pressione da parte delle industrie farmaceutiche, che dalla corsa al vaccino trarranno molte risorse economiche». Quali sono queste industrie?
    R. «Gsk, cioè Glaxo Smith Kline, Novartis, Sanofi Pasteur, Baxter. Ma, più che col vaccino, si faranno affari d’oro con i due antivirali, l’oseltamivir e lo zanamivir, prodotti da Roche e Gsk con i nomi commerciali Tamiflu e Relenza, che andrebbero somministrati solo nei casi gravi, in ospedale».
    D. Che cosa contiene il vaccino?
    R. «Tre componenti: un liquido a base di acqua e sali; un adiuvante, lo squalene, che aumenta la risposta anticorpale; gli antigeni ottenuti dalle proteine del virus».
    D. Ma lo squalene non è pericoloso? Il 95% dei veterani dell’esercito Usa che hanno sviluppato la sindrome della guerra del Golfo erano stati protetti dall’antrace con un vaccino contenente squalene.
    R. «Non ci sono prove di questa correlazione nociva. Lo squalene è presente nel corpo umano, è un precursore del colesterolo».
    D. La Food and drug administration lo ha proibito nella versione americana del vaccino. Perché in Europa e in Italia c’è?
    R. «Alcuni Paesi preferiscono vaccini privi di adiuvanti, altri Paesi preferiscono gli adiuvanti per abbassare la dose di antigeni e il numero di iniezioni».
    D. Se i suoi cinque figli avessero meno di 30 anni, li farebbe vaccinare?
    R. «Avrei molti dubbi a farli vaccinare, anche perché non c’è vaccino disponibile per tutti».
    D. Non si nasconda dietro un dito.
    R. «Ne parlerei col medico».
    D. Lei è medico.
    R. «Ma non sono il medico dei miei figli».
    D. Li farebbe vaccinare sì o no?
    R. «Se avessi un figlio asmatico, sì. Se fosse diabetico o avesse qualche deficit immunitario, sì. Se fosse predisposto alle malattie respiratorie, sì. Insomma, non lo farei vaccinare solo perché va soggetto di frequente a tosse e raffreddore o perché in passato ha avuto una polmonite occasionale».
    D. Che cosa differenzia l’influenza A da una normale influenza?
    R. «Niente. La sintomatologia è uguale. Nella stragrande maggioranza dei casi l’influenza A è una sindrome benigna, meno grave dell’influenza di stagione e comunque con una mortalità inferiore».
    D. Però tirano in ballo la spagnola, che dal 1918 al 1920 fece 50 milioni di morti.
    R. «È impopolare dirlo, ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha commesso errori grossolani nella comunicazione. Che senso ha parlare di pandemia quando si sa da sempre che qualsiasi tipo di influenza colpisce in tutto il mondo? Il riferimento alla spagnola è assurdo. Oggi disponiamo di molte armi che nel secolo scorso non c’erano: vaccini, antibiotici per curare le sovrapposizioni batteriche, terapie intensive, respirazione artificiale, condizioni complessive di salute migliori, igiene e alimentazione adeguate, case riscaldate».
    D. Più progredisce la ricerca e più aumenta l’allarmismo. Non le pare un controsenso?
    R. «C’è un fattore nuovo: la globalizzazione. La gente viaggia. Se i soldi che l’Occidente ha speso in vaccini fossero stati investiti per far sì che in Indonesia gli uomini non vivano più con i polli, l’influenza aviaria sarebbe stata debellata per sempre».
    D. La temuta pandemia di aviaria non ci fu. Eppure in Italia erano stati previsti 2 milioni di ricoveri e 150.000 morti.
    R. «Tutti danno i numeri».
    D. Non è strano che il panico da aviaria sia esploso il 13 settembre 2005 a opera degli inviati speciali dei giornali che a Malta seguivano la seconda Conferenza europea sull’influenza, sponsorizzata dalle holding farmaceutiche dei vaccini?
    R. «Io a Malta non ci sono andato. Ma non tutto quello che succede dopo è determinato da ciò che era accaduto prima».
    D. Come dice Andreotti, a pensar male si fa peccato però spesso ci si azzecca.
    R. «Spesso ma non sempre. Stabilire un rapporto fra causa ed effetto è uno dei compiti meno facili anche se resta uno degli esercizi più popolari. Per le mucillagini nell’Adriatico gli ambientalisti puntarono il dito contro il Po inquinato, le industrie, il fosforo. In realtà vi sono testimonianze scritte a partire dal 1642 sulla periodica comparsa in quel mare di una densa poltiglia».
    D. Che fine hanno fatto i vaccini contro la temuta pandemia di aviaria? L’Italia ne prenotò 36 milioni di dosi, per l’influenza A siamo addirittura a 48 milioni.
    R. «Non lo so. Fa parte dei segreti di Stato. In campo farmaceutico tutto è riservato. Sono stato sette anni all’Emea, l’agenzia dell’Unione europea per la valutazione dei medicinali, ed ero vincolato alla confidenzialità. Se lei chiede all’Emea la documentazione su un farmaco approvato, non l’avrà».

  8. Giovanni caro,

    a che serve citare esperti di livello che confermano in pieno quel che abbiamo da tempo rilevato anche in tema di influenza?
    La materia è di pertinenza medico-legale e la mia parte l’ho fatta come attesta anche quel che è comparso in questo blog di recente! Sembrerebbe che la disciplina medico-legale e criminologica sia recepita se asservita e strumentale a imbrogli e dispetti!
    Non ti sei accorto della indifferenza interrotta solo da qualche segnale di malevolenza di amministratori locali e colleghi? Qui non frega né della salute né della scienza ma ognuno è prigioniero della propria miseria morale e di una inemendabile ipocrisia… Pensa che ci sono alcuni che aborrono questo nostro blog ben distribuiti in ogni ambito sociale, civile e accademico…
    Di fronte a tanta squallida e stupida omertà e impunità mi sembra si stia perdendo tempo prezioso aggravando i danni che ci hanno prodotto…

    Affettuosamente
    Cosimo Loré

  9. Ho aggiornato le stime di mortalità con gli ultimi dati sul CFR (case fatality ratio), stimando i morti di questa pandemia in Italia tra 1000 e 2000.
    Vi rimando alla seguente pagina per maggiori informazioni.

    Ho realizzato uno studio statistico su docenti, amministrativi e studenti, lo stato attuale e la loro evoluzione negli anni.
    Già ne avevo fatto cenno nel blog.
    Si trova su: http://www.pi.infn.it/~stamerra/it/articoli.php?id_edi=28&pg=3
    Questo studio penso completi quello già più volte mostrato nel blog.
    Intendo inoltre estenderlo con le indicazioni che riceverò.

Scrivi una risposta a Antonio Cancella risposta