La Prof.ssa Michela Manetti, Ordinario di “Diritto Costituzionale” nella Facoltà di Scienze Politiche di Siena, ha sottoposto all’attenzione degli organi dell’Ateneo e di tutta la comunità accademica alcune osservazioni sulla legittimità della proposta, approvata dal Senato e ora sottoposta al parere delle Facoltà e dei Dipartimenti, che mira all’ampliamento dell’elettorato attivo in favore dei ricercatori.
Michela Manetti. La proposta di revisione dello Statuto volta a modificare l’elettorato attivo per le elezioni rettorali deve ritenersi inammissibile in virtù di un principio generale applicabile a qualsiasi tipo di voto, principio che vieta di alterare le regole del gioco elettorale quando esso è già in corso. Benché infatti le elezioni non siano ancora state indette, ègià scattato il termine di centottanta giorni prescritto dall’art. 40, comma 3, dello Statuto entro il quale il Decano ha il potere-dovere di convocare i comizi elettorali; e il semplice fatto che tale potere sia divenuto concretamente esercitabile vale a precludere inderogabilmente l’esercizio dei legittimi poteri di revisione o modifica di tutte le norme che disciplinano attualmente il procedimento elettorale.
Vale la pena di ricordare che nell’esperienza costituzionale repubblicana, seppur è stato ammesso l’intervento del legislatore in questa materia, esso ha potuto riguardare soltanto quella che è definita come disciplina elettorale “di contorno”, vale a dire le modalità tecniche di espressione del voto, sempre al fine di agevolare l’esercizio del diritto da parte di coloro che ne sono (già) titolari. Ciò èavvenuto ad esempio con l’introduzione del c.d. voto assistito per gli elettori disabili, oppure con le facilitazioni offerte ai cittadini temporaneamente residenti all’estero; con l’eliminazione di determinate formalità necessarie alla presentazione delle liste ad opera dei partiti; con l’accorpamento di diverse elezioni in un’unica data, onde favorire la maggiore partecipazione dei cittadini.
L’esemplare conferma della inammissibilità di interventi sul procedimento elettorale “a gioco aperto” èofferta dalla recente vicenda del decreto-legge n. 29 del 2010, adottato dal Governo per sanare le irregolarità occorse nella presentazione di alcune liste. Pur essendo motivate dalla finalità di consentire la più ampia partecipazione al voto e la genuina rappresentanza degli interessi degli elettori – come ha sottolineato il Presidente della Repubblica – questo decreto ha sollevato numerosi dubbi di legittimità costituzionale, per il fatto di intervenire in una fase in cui la discussione pubblica sul voto era già iniziata. Non a caso il Parlamento, guidato dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo, ha preferito non convertire in legge il decreto medesimo (evenienza assai rara nella vita delle nostre Camere), piuttosto che affrontare il vaglio di costituzionalità. Se si considera che si trattava di sanare il ritardo o l’insufficiente documentazione nella presentazione delle liste da parte di soggetti che ne avevano indiscutibilmente diritto, si comprende bene quanto questa fattispecie sia distante dalla proposta di modificare nientemeno che la consistenza dell’elettorato attivo.
Nell’imminenza delle elezioni, una proposta del genere non èmai stata presentata da parte di organi rappresentativi, dal momento che essa cade non certo sul “contorno”, ma sull’essenza del voto. A questo riguardo, come (e più che) in qualsiasi procedura attinente all’esercizio della democrazia, la forma è sostanza, e il rispetto delle forme si irnpone per evitare qualsiasi arbitrario tentativo di influenzare l’esito del voto a favore di coloro che sono attualmente in carica. Il fatto che la proposta ora in esame miri ad estendere in senso democratico il diritto di voto non cambia affatto il gravissimo vulnus che essa arreca al procedimento elettorale, che ègaranzia di legalità e di genuinità della consultazione. Con essa si intende infatti modificare sostanzialmente la composizione del corpo elettorale, alterando con ciò il risultato di un voto imminente.
La circostanza poi che tale proposta sia stata presentata sotto la veste di una anticipata messa in opera di quanto è previsto dal progetto del nuovo Statuto impone di precisare che quel progetto, avendo incontrato numerose opposizioni, non è mai stato approvato definitivamente, sicché a rigore deve ritenersi decaduto per decorrenza dei termini previsti. In altri termini, non si è mai perfezionata una volontà dell’Ateneo né su quel progetto, né su sue singole disposizioni; la pretesa di dare per scontato il contrario, sollecitando ad horas i pareri degli organi competenti, come se si trattasse di una pura formalità, induce dal punto di vista giuridico il legittimo sospetto di un comportamento complessivamente viziato da eccesso di potere, in quanto motivato non dalla volontà (dichiarata) di democratizzare le condizioni di voto, ma dall’intento (arbitrario) di condizionare l’esito delle elezioni rettorali.
In definitiva, ritengo che l’estensione del diritto di voto goduto dai ricercatori sia questione importante (che mi ha sempre trovato d’accordo), che non può tuttavia essere posta all’ordine del giorno sino a quando non sarà stato eletto il nuovo Rettore.
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Nella campagna elettorale… mi pare sia sfuggito un particolare il buco…
Si rievocano le brioche di Maria Antonietta… o il film di Johnny Stecchino (il problema di Palermo… è il traffico!!)…
Eppure oggi, c’è stato solo l’ultima drammatico caso… dall’inizio del 2010 sono decine di suicidi, per la perdita del lavoro e dello stipendio… (i minzolini di turno… ne parlano poco…)
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/05/14/news/si_sven_per_mancato_pagamento_asl_muore_infermiera-4054909/
– Quanto al profilo proporzionale, se a Medicina lavorano la stragrande maggioranza dei ricercatori… non ci lavorano anche la stragrande maggioranza degli associati e degli ordinari? Per i proff. (no aggr. non… vale la proporzionalità???) Ah… è vero è solo questione di metodo… non di sostanza dell’elettorato attivo.
P.S. Non era a metà maggio, che doveva arrivare la prima tranche… della vendita delle Scotte… Che succede… effetto sopresa elettorale??
A Vicky
Effettivamente questa mattina ci doveva essere la firma del compromesso per la vendita del Policlinico all’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese con la contestuale consegna all’Università della prima tranche di 50 milioni di euro. Aspettiamo di leggere il comunicato che sicuramente verrà emesso nel pomeriggio di oggi.
Carissimi Colleghe e Colleghi, Collaboratrici e Collaboratori, Rappresentanti degli Studenti,
con soddisfazione vi informo che ho firmato questa mattina con il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera senese, Paolo Morello Marchese, il contratto preliminare di compravendita del Policlinico Santa Maria alle Scotte, per il valore di 108 milioni di euro.
Come stabilito nel protocollo d’intesa con la Regione Toscana dello scorso 18 marzo, con la firma di oggi l’Azienda Ospedaliera provvede a corrispondere all’Università la prima rata di 54 milioni a titolo di acconto. Il saldo verrà versato al momento della stipula del rogito notarile di compravendita. La stipula, che è in perfetta linea con la programmazione prevista dal protocollo d’intesa, pur perdurando la situazione di crisi del nostro Ateneo, ci permette di affrontare i prossimi mesi con ottimismo.
Cordiali saluti.
Il Rettore
Silvano Focardi
Così i cittadini lo han pagato due volte! Bravi a Siena, bravi!
@Rettore: “…ci permette di affrontare i prossimi mesi con ottimismo…”
Da dove deriva questo ottimismo?? Fino a quando tireremo avanti? Fino alle elezioni del prossimo Magnifico?? Fino a Natale, senza tredicesima??
Poi si farà come all’Asl di Napoli, sospensione dello stipendio per tutti! Con la prossima manovrina-Tremonti, oltre ad impedire i prepensionamenti nella P.A. (peraltro, un insuccesso)… i cordoni della borsa, già chiusi per Siena,.. saranno ancora più stretti per tutti!!