Chiesto il commissariamento del Rettore, il cui operato rischia di ledere l’autorevolezza dell’Università di Siena e il ruolo istituzionale del Ministero

Qualcosa non funziona nel PdL senese. C’è il segretario cittadino che invita il rettore Riccaboni nella sede del partito per ascoltare dalla sua viva voce l’esposizione del piano di risanamento dell’ateneo più indebitato del Paese. Eppure, alcuni giorni prima (per la precisione il 26 febbraio) il senatore Pietro Paolo Amato aveva presentato una durissima interrogazione a risposta orale per chiedere al Ministro dell’Università e Ricerca «se, nel dovuto rispetto dell’indipendenza dell’Università degli Studi di Siena e nell’interesse esclusivo di tale Ente  – e secondo il principio di autotutela della pubblica amministrazione – non ritenga di valutare l’opportunità di procedere immediatamente ad un commissariamento del Rettore, il cui operato rischia di ledere, per via di una scarsa trasparenza in vicende di carattere procedurale, amministrativo ed economico-finanziario, non solo l’autorevolezza ma anche la già compromessa solidità economica dell’Università di Siena, nonché  il ruolo e le responsabilità istituzionali del Ministero quale erogatore del Fondo di finanziamento ordinario.» Di seguito il testo integrale dell’interrogazione parlamentare.

Interrogazione a risposta orale al Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca

Premesso che:

• riguardo le elezioni che hanno portato alla designazione prima e alla nomina con riserva poi del Rettore dell’Università degli Studi di Siena attualmente in carica sono emerse gravi e numerose irregolarità di carattere formale e sostanziale, sia nei confronti della legislazione ordinaria che verso la disciplina statutaria dell’Ateneo, tali da  inficiare per diritto – ad avviso dell’interrogante – la legittimità del risultato, e sulle quali sono comunque aperte inchieste della magistratura ordinaria e amministrativa;
• in data 24 febbraio 2011 nell’ambito di tale inchiesta giudiziaria lo stesso Ministro dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca è stato ascoltato dalla Procura di Siena in qualità di ‘parte lesa’;

ricordato che:

• con verbale n. 3 del 18 dicembre 2010 il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Università di Siena ha espresso parere non favorevole alla proposta di “Variazioni al Bilancio di previsione 2010” e al “Bilancio di previsione 2011”: sottolineando che “sotto il profilo sostanziale e della dinamica finanziaria dell’Ateneo, si rileva e si fa constatare che il disavanzo di competenza previsto per l’anno 2011 è pari ad € 38.839.875,47” e che tale risultato è “fortemente influenzato dal disavanzo di parte corrente che ammonta ad € 25.730.457,07”; rimarcando altresì che “l’ateneo non ha predisposto i documenti ‘allegati al bilancio preventivo’ (previsti dall’art.16 del regolamento sull’Amministrazione, Finanza e Contabilità) per l’impossibilità di produrli a causa  della mancanza dei necessari strumenti informatici e dell’inadeguatezza dell’organizzazione amministrativa”; ed invitando quindi  “la direzione amministrativa ad assumere le necessarie iniziative volte a conseguire l’adeguatezza dell’organizzazione, in conformità alle previsioni statutarie, regolamentari e normative”;
•  non solo l’Università di Siena – a quanto consta – non ha ancora ottemperato alle disposizioni di cui all’art. 5, comma 3, lettere h) e i) della ‘Legge Gelmini’ secondo le quali gli atenei in dissesto finanziario sono obbligati  – pena il commissariamento – a predisporre entro centottanta giorni un piano di rientro da sottoporre a ratifica ministeriale, ma, secondo quanto si apprende da articoli di stampa, il CdA universitario vorrebbe iscrivere a carico dell’ateneo alcuni capitoli di spese fuori bilancio non autorizzate per ulteriori 137mila euro e sul cui complessivo ammontare è tuttora in corso un monitoraggio dagli imprevedibili esiti contabili;

considerato che:

•  l’adozione di un’inderogabile ed efficace strategia di riduzione del deficit strutturale dell’Università di Siena impone, quale premessa indubitabile, una forte ed autorevole guida da parte dell’attuale Rettore – oggetto peraltro dell’indagine giudiziaria in premessa – nonché del Direttore Amministrativo, il quale risulta già condannato, nel 2007, dalla Corte dei Conti dell’ Emilia-Romagna per gravi irregolarità amministrativo-contabili nell’esercizio delle sue funzioni nel medesimo incarico di Direttore Amministrativo dell’Università di Bologna;

tutto ciò premesso e considerato, si chiede al Ministro in indirizzo :

•  se, nel dovuto rispetto dell’indipendenza dell’Università degli Studi di Siena e nell’interesse esclusivo di tale Ente  – e secondo il principio di autotutela della pubblica amministrazione – non ritenga di valutare l’opportunità di procedere immediatamente ad un commissariamento del Rettore dell’Università di Siena, il cui operato rischia di ledere, per via di una scarsa trasparenza in vicende di carattere procedurale, amministrativo ed economico-finanziario, non solo l’autorevolezza ma anche la già compromessa solidità economica dell’Università di Siena, nonché  il ruolo e le responsabilità istituzionali del Ministero quale erogatore del Fondo di finanziamento ordinario.

Sen.  Pietro Paolo Amato

4 Risposte

  1. …Giovanni, la storia umana è stata fatta con atti forti realizzati con azioni fisiche e non attraverso cronache quotidiane come queste del nostro blog con relativo contorno di commenti, talora in salsa piccante come i miei, talaltra saggiamente prudenti ed altamente acculturati.

    Purtroppo viviamo in una società di vecchiacci avviliti, incarogniti e vigliacchi ormai adusi all’automatismo della più bieca recita farisea ispirato da miserabile tornaconto egoistico…

    Nulla a che vedere con i giovani di paesi a un passo da noi che mostrano vitalità e lealtà ed onestà intellettuale qui da noi ormai estinte.

    Né ci si può stupire dello schifo accademico a guardar altri ambientini della nostra società.

    Vedi nella cronaca odierna le parole spudorate proferite da un vescovo che non è l’eccezione:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/03/don-ruggero-condannato-a-15-anniha-abusato-di-sette-minorenni/95015/

    …alla faccia di ogni “senso della misura” ci stiamo dedicando ad una realtà senese in cui è chiaro che non ci sono vittime e aggressori ma delinquenti che nelle varie istituzioni locali agiscono nella connivenza o nella indifferenza della grande maggioranza delle comunità locali senza che alcuno, specie se docente, dica pio!

    …voglio dire che le popolazioni si sono mosse solo se hanno visto fatti con tanto di carne ed ossa e non per le affabulazioni di qualcuno che specie se cattedratico o intellettuale è sempre stato malvisto da potenti e popoli d’ogni epoca!

    Perfino Cristo ha avuto bisogno di moltiplicare pani e pesci e di resuscitare morti e infine di grondare sangue da una croce lignea ben eretta!

    Tu mi sembri un giornalista peraltro ottimo, il sottoscritto un disturbato che invece di andare dallo specialista del disagio a raccontarsi usa impropriamente il blog per i propri sfoghi……

    Chi crede in Cristo mi insegna che al contrario deve essere corso il rischio di immolarsi anche senza un ritorno immediato e a questo io penso.

    O se ci si vuole ispirare a Cervantes una vita, che valga qualcosa, la si deve “avventurare”!!!

    …anche perché, come ricorda il nostro amico Nik, se uno qualsiasi avesse fatto carne di porco d’una struttura pubblica sfondando le casse e facendo il grande con centinaia di milioni di euro altrui nel giro di pochi secondi sarebbe stato prelevato alla Tanzi maniera (vedere il film) dalle fiamme gialle e portato di peso nelle patrie galere, no, Giova’?

  2. Ma non c’era una commissione d’inchiesta interna a Siena? Che fine ha fatto??

    Grecia, appello per una commissione d’inchiesta sul debito.
    L’obiettivo è quello di svelare i dettagli tuttora misteriosi di quegli oltre 300 miliardi di fardello pubblico che pesano sul futuro dei cittadini. Significativi i richiami all’Ecuador, primo Paese al mondo a dichiarare illegittimo parte del suo debito.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/04/grecia-appello-per-una-commissione-d%e2%80%99inchiesta-sul-debito/95030/

  3. L’Ecuador e la Grecia non sono ai livelli luridi dell’Italia presieduta da un individuo degno del massimo della disistima che vuole toni bassi per passare la vecchiaia senza fastidi nel Quirinale.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/04/sabina-guzzanti-da-piazza-navona-al-bunga-bunga/95323/

    Nessuno ne parla ma gli imbrogli e le prepotenze per favorire il figlio di costui sono il sigillo infimo di una società in mano a mediocri falsari.

    Si rilegga quel che periodicamente ripubblico…

    Parentopoli, quegli atenei a conduzione familiare (il Giornale, 19 giugno 2007)

    di Guido Mattioni

    No, uno non se la può fare davvero un’idea esatta di che cosa possano significare “Concorsopoli” e il suo inscindibile corollario “Parentopoli” – malvezzi italici di cui ha iniziato a interessarsi nei giorni scorsi il Giornale – finchè non legge una storia come questa. Ovvero quella che dal 2000 ha come protagonista – ma verrebbe voglia di chiamarlo con il suo giusto appellativo, vittima – Roberto Tomei, 52 anni, dirigente di primo livello dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. Perché la morale che scaturisce dall’esposizione dei fatti è che nemmeno i parenti di peso – per quelli che ne hanno – sono tutti uguali di fronte a una Commissione accademica: ce ne sono alcuni che pesano più di altri. E che agli occhi dei commissari, quindi, conviene sempre e comunque blandire, anche se magari non sono loro a chiederlo. Perché prevenire è sempre meglio che… insomma, è sempre meglio di qualsiasi altra cosa.
    Forte della sua esperienza in Diritto amministrativo, comprovata peraltro da una ricca serie di pubblicazioni, ma anche per realizzare un’antica e fino a quel momento insoddisfatta aspirazione, nel 2000 Tomei si iscrive a un concorso per professore associato all’Università del Molise. Tra i candidati, ce n’è uno che porta un cognome davvero di peso: Giulio Napolitano, classe 1969, oggi consigliere della Presidenza del Consiglio nonchè co-autore della riforma del sistema delle Authority di vigilanza. A quei tempi era invece ricercatore nello staff del professor Sabino Cassese, ma soprattutto figlio di Giorgio, all’epoca “soltanto” eminenza grigia dei Ds, nonché parlamentare di lungo corso (e ora, come tutti sanno, Presidente della Repubblica). Infatti vince, insieme ad altri due candidati, Andrea Rallo e Marina D’Orsogna. Rallo è chiamato subito dall’ateneo molisano, mentre la D’Orsogna e Napolitano junior prendono rispettivamente le strade verso le università di Teramo e della Tuscia.
    E Tomei? Bocciato, perché le sue pubblicazioni non sono ritenute idonee ai fini del punteggio, né vengono considerati in alcun modo i suoi vent’anni di lavoro in un ente di ricerca.
    E’ chiaro che lui non ci sta. Ricorre al Tar, il Tribunale amministrativo, e perde. Ma non si arrende e ricorre al Consiglio di Stato che nel 2004, con sentenza numero 2364, ingiunge che la valutazione di quei candidati venga rifatta, dato che per pubblicazione utile ai fini di un concorso universitario si deve intendere quella “diffusa nell’ambito della comunità scientifica”. A quel punto, almeno sulla carta, Tomei sarebbe a cavallo, dato che può dimostrare di battere gli altri per quattro monografie a zero. Ma il condizionale, nell’Italia di Parentopoli, è d’obbligo. E la rivalutazione dei titoli dei candidati, che avrebbe richiesto al massimo una mezza giornata, e che per facilitarne lo svolgimento viene indetta eccezionalmente presso lo studio del presidente di Commissione, a Napoli, salta per varie scuse. Per sei mesi. E non bastano nemmeno gli altri sei mesi concessi come proroga. Insomma, la Commissione decade per karakiri dei commissari stessi.
    A quel punto Tomei, comprensibilmente fuori dalla grazia di Dio, si rivolge direttamente al rettore dell’università del Molise, sollecitandolo con telegramma a rifare la Commissione. Al sollecito segue la decisione – bizzarra – di nominare a membri della commissione (cinque, ovvero tre ordinari più due associati) i primi dei “non eletti” della volta precedente. Di lì a un mese la bizzarria viene annullata, stabilendo che a norma di legge serve un’elezione da parte di tutti i docenti della materia, chiamati a votare la nuova Commissione. Anche se c’è il lecito sospetto che la decisione sia stata presa piuttosto per un eccesso di prudenza: tra i “recuperati” ci potevano essere infatti dei nominativi non pilotabili. Insomma, pericolosi in quanto inaffidabili “cani sciolti”, privi della medaglietta di riconoscimento di qualche clan accademico.
    Siamo così al febbraio 2006, quando nasce la nuova Commissione che termina i suoi lavori a fine giugno (nota storica a margine: il 10 dello stesso mese Giorgio Napolitano viene eletto Presidente della Repubblica). Ed è qui che la vicenda tocca il suo apice paradossale, il suo picco kafkiano. Dei tre candidati da rivalutare – per due posti, si badi bene, due posti – la D’Orsogna si ritira. Restano così, appunto, in due: Tomei e Napolitano. Ci sarebbe, insomma, un posto a testa. Ma a costo di ripeterci, ecco di nuovo quel condizionale che per italica forza di cose torna a riemergere. Il posto di Tomei – forse colpevole di aver fatto ricorso e di averlo perfino vinto – viene lasciato vuoto, vacante, e passa così soltanto Napolitano. La prima volta c’era riuscito con un titolo giudicato non valido dal Consiglio di Stato. E la seconda senza nemmeno quello, dal momento che, dopo la sentenza del 2004, quel lavoro non poteva più essere oggetto di valutazione.

    Questo signore, come un pedofilo che si esibisce rilasciando dichiarazioni sui bimbi violati, ha ora la faccia per fingersi difensore della ricerca…

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/04/napolitano-no-ai-tagli-col-machete/95315/

  4. […] ho deciso di rivolgermi alla Corte dei Conti. Nel frattempo ho depositato un’ulteriore interrogazione in Senato mirante a fare luce su fatti e responsabilità che necessitano di un’indagine ministeriale. […]

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