Il perfido Suyodana (da: Zoom, 13 aprile 2011). La situazione dell’Ateneo senese precipita velocemente verso il baratro nonostante che, solo ad ottobre, il disavanzo “trascorso” fosse sceso sotto i 20 milioni grazie alla vendita, dolorosa ma indispensabile, delle Scotte all’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Cosa hanno prodotto, da novembre ad oggi, Riccaboni e Fabbro? Ben poco di risolutivo, viene da dire, visto che alla fine di quest’anno, continuando sulla strada intrapresa, si prevede che il disavanzo risalga a 38 milioni. Il dubbio che in estate (ben dopo le elezioni comunali) non si riesca a pagare più gli stipendi sembra piuttosto credibile e preoccupa che invece si continui a trastullarsi con i giochetti sullo statuto (“questo è mio, questo è tuo, chi non è docente non è di nessuno”) o con le ipotesi di vendita degli ultimi palazzi veramente disponibili. Nel frattempo prosegue quella che in gergo si chiama “macelleria sociale”; le cui ultime vittime, dopo una lunga serie dedicata ai precari e ai tempi determinati d’ogni ordine e grado, sono i Collaboratori Esperti Linguistici (CEL), ai quali sono stati tagliati gli stipendi, in qualche caso anche del 40%. Ma l’ostilità sindacale è crescente ed impedisce di portare a casa dei risultati risolutivi che possano dare credibilità al Piano di Risanamento e permettere al vertice dell’ateneo di ben figurare nei Confronti del Ministero. Eppure è proprio a Roma che Riccaboni & C. sembrano affidare ogni speranza di salvataggio, sia per sistemare il futuro, che per fronteggiare la crisi più immediata di liquidità attraverso l’erogazione anticipata del Fondo del 2012. Intanto, continuano ad incombere le 27 richieste di rinvio a giudizio per il dissesto di bilancio e le 7 indagini per le ultime elezioni del Rettore, mentre diventano sempre più “fastidiose” le dichiarazioni dei candidati a sindaco Corradi e Vigni. Dagli altri candidati, nulla da segnalare al momento; è evidente che, sia sul lato PdL che su quello PD (vedi recente intervento di Rosy Bindi), si preferisce abbassare i toni e rinviare tutto, soprattutto l’accertamento delle verità, a dopo le elezioni. Ma questo serve solo ad allungare l’agonia.
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