Ateneo, la deroga strizza l’occhio al nepotismo (Da: “la Repubblica” Firenze, 8 luglio 2013)
Franca Selvatici. L’università di Firenze ha adottato il Regolamento dei dipartimenti il 23 luglio 2012, ma già ha ritenuto di doverlo modificare. In particolare Senato accademico e Consiglio di amministrazione hanno introdotto alcune deroghe in materia di mobilità interna fra dipartimenti. E poiché – come ha ha autorevolmente insegnato Giulio Andreotti – a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, alcuni docenti si chiedono se le modifiche al Regolamento non abbiano una qualche relazione con le imminenti decisioni relative alla abilitazione scientifica nazionale, il nuovo sistema di reclutamento introdotto dalla riforma Gelmini con l’obiettivo di contrastare il nepotismo. Vediamo.
In materia di mobilità interna, il Regolamento adottato il 23 luglio 2012 stabilisce che, una volta scelto un dipartimento, docenti e ricercatori non possano chiedere di trasferirsi in un altro prima di tre anni. Ed è quasi impossibile, salvo casi eccezionali, che un docente o un ricercatore possa passare in un dipartimento in cui manchi il settore scientifico disciplinare a cui appartengono: per esempio, un docente di lettere a medicina, un ingegnere a filosofia. Le modifiche approvate, invece, consentono a professori e ricercatori di presentare domanda di trasferimento da un dipartimento all’altro anche prima dei tre anni, purché nel nuovo dipartimento sia presente il loro settore scientifico-disciplinare: per esempio i trasferimenti sono possibili fra i vari dipartimenti di medicina o fra scienze giuridiche e scienze politiche e così via. Nel caso in cui il trasferimento sia chiesto verso un dipartimento in cui non siano presenti altri docenti dello stesso settore scientifico-disciplinare, il nuovo regolamento lo consente verso il dipartimento che abbia il maggior numero di settori affini.
È possibile che queste modifiche siano state studiate per rendere meno ingessata l’organizzazione di ateneo. Ma potrebbero rivelarsi utili anche per i docenti i cui figli abbiano affrontato la Abilitazione scientifica nazionale e si attendano di essere dichiarati idonei. L’idoneità è una condizione necessaria ma non sufficiente per avanzare nella carriera universitaria. Occorre, infatti, essere chiamati da un dipartimento di un ateneo. Ma la legge Gelmini e (sia pure in maniera assai timida) anche il codice etico dell’ateneo fiorentino non permettono le chiamate di «docenti con un grado di parentela o affinità fino al quarto grado con un professore del dipartimento che effettua la chiamata». Con il rischio, quindi, che alcuni figli, pur avendo conquistato l’idoneità, non vengano chiamati da nessuno, perché graditi solo nel dipartimento in cui lavorano il padre e i docenti a lui vicini (magari beneficiati in passato da concorsi compiacenti). Ecco quindi la possibile soluzione. Il padre chiede il trasferimento in altro dipartimento e i docenti suoi amici chiamano il figlio. Nei prossimi mesi si capirà quanto siano fondate queste maliziose previsioni.
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