Sì! È ripartita la stagione della denuncia dei concorsi universitari truccati! Finirà tutto a “tarallucci e vino” come nel passato?

Mi chiedevo, il 28 luglio scorso: «Che stia ripartendo, dopo dieci anni, la stagione della denuncia dei concorsi universitari truccati?». Sembra proprio di sì, almeno a giudicare dall’articolo seguente.

La Repubblica Firenze, 25 settembre 2017

Massimo Mugnaini e Franca Selvatici. «Sistematici accordi corruttivi tra professori di diritto tributario finalizzati a rilasciare le abilitazioni all’insegnamento secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi».

Sulla base di questa ipotesi accusatoria della procura di Firenze, i finanzieri hanno eseguito stamani 29 misure cautelari a carico di altrettanti docenti universitari di diritto tributario su tutto il territorio nazionale: 7 sono finiti agli arresti domiciliari, 22 interdetti dall’attività per 12 mesi, quindi non possono insegnare. Tra loro anche dei componenti delle commissioni ministeriali nominate dal Miur per i concorsi in quella disciplina giuridica. Per altri 7 docenti il gip Angelo Antonio Pezzuti valuta altre misure cautelari. Eseguite anche 150 perquisizioni da parte di 500 finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Firenze. Gli indagati sono complessivamente 59. L’accusa per tutti è corruzione. Tra gli indagati anche l’ex ministro Augusto Fantozzi.
L’indagine, spiegano gli inquirenti, è nata a Firenze dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un altro ricercatore in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata. È stato il ricercatore universitario a far partire l’inchiesta con la sua denuncia. I vincitori del concorso nazionale venivano scelti con una “chiamata alle armi” tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito. Secondo quanto emerso, in un’intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria “chiamata alle armi” rivolta agli altri commissari a lui più vicini.
I sette arrestati sono Guglielmo Fransoni, tributarista dello studio Russo di Firenze e professore a Lecce, Fabrizio Amatucci, professore di Napoli, Giuseppe Zizzo, dell’università Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese), Alessandro Giovannini, dell’università di Siena, Giuseppe Maria Cipolla dell’università di Cassino, Adriano Di Pietro dell’università di Bologna, Valerio Ficari, ordinario a Sassari e supplente a Tor Vergata a Roma.

Tra gli indagati invece ci sono l’ex ministro Augusto Fantozzi (per il quale va decisa l’interdizione) dal 2009 rettore dell’Università Giustino Fortunato di Benevento, e Roberto Cordeiro Guerra, ordinario di diritto tributario a Firenze e nel cda di Starhotels, che è stato interdetto.
«Fatto sorprendente che deve far riflettere sulla situazione dell’Università oggi», ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella.

Per saperne di più:
– il Fatto Quotidiano
(25 settembre 2017): Firenze, sette professori ai domiciliari. Gip: “Sistematici accordi corruttivi”. Indagato anche l’ex ministro Fantozzi.

Sulle vicende dell’Università di Siena restiamo in attesa fiduciosi

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Per approfondimenti sull’argomento, di seguito i post precedentemente pubblicati:

Un Gattopardo all’università di Firenze

Nepotism

Ateneo, la deroga strizza l’occhio al nepotismo (Da: “la Repubblica” Firenze, 8 luglio 2013)

Franca Selvatici. L’università di Firenze ha adottato il Regolamento dei dipartimenti il 23 luglio 2012, ma già ha ritenuto di doverlo modificare. In particolare Senato accademico e Consiglio di amministrazione hanno introdotto alcune deroghe in materia di mobilità interna fra dipartimenti. E poiché – come ha ha autorevolmente insegnato Giulio Andreotti – a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, alcuni docenti si chiedono se le modifiche al Regolamento non abbiano una qualche relazione con le imminenti decisioni relative alla abilitazione scientifica nazionale, il nuovo sistema di reclutamento introdotto dalla riforma Gelmini con l’obiettivo di contrastare il nepotismo. Vediamo.

In materia di mobilità interna, il Regolamento adottato il 23 luglio 2012 stabilisce che, una volta scelto un dipartimento, docenti e ricercatori non possano chiedere di trasferirsi in un altro prima di tre anni. Ed è quasi impossibile, salvo casi eccezionali, che un docente o un ricercatore possa passare in un dipartimento in cui manchi il settore scientifico disciplinare a cui appartengono: per esempio, un docente di lettere a medicina, un ingegnere a filosofia. Le modifiche approvate, invece, consentono a professori e ricercatori di presentare domanda di trasferimento da un dipartimento all’altro anche prima dei tre anni, purché nel nuovo dipartimento sia presente il loro settore scientifico-disciplinare: per esempio i trasferimenti sono possibili fra i vari dipartimenti di medicina o fra scienze giuridiche e scienze politiche e così via. Nel caso in cui il trasferimento sia chiesto verso un dipartimento in cui non siano presenti altri docenti dello stesso settore scientifico-disciplinare, il nuovo regolamento lo consente verso il dipartimento che abbia il maggior numero di settori affini.

È possibile che queste modifiche siano state studiate per rendere meno ingessata l’organizzazione di ateneo. Ma potrebbero rivelarsi utili anche per i docenti i cui figli abbiano affrontato la Abilitazione scientifica nazionale e si attendano di essere dichiarati idonei. L’idoneità è una condizione necessaria ma non sufficiente per avanzare nella carriera universitaria. Occorre, infatti, essere chiamati da un dipartimento di un ateneo. Ma la legge Gelmini e (sia pure in maniera assai timida) anche il codice etico dell’ateneo fiorentino non permettono le chiamate di «docenti con un grado di parentela o affinità fino al quarto grado con un professore del dipartimento che effettua la chiamata». Con il rischio, quindi, che alcuni figli, pur avendo conquistato l’idoneità, non vengano chiamati da nessuno, perché graditi solo nel dipartimento in cui lavorano il padre e i docenti a lui vicini (magari beneficiati in passato da concorsi compiacenti). Ecco quindi la possibile soluzione. Il padre chiede il trasferimento in altro dipartimento e i docenti suoi amici chiamano il figlio. Nei prossimi mesi si capirà quanto siano fondate queste maliziose previsioni.

Prima assoluzione nei processi Sum, con diaspora a Napoli e Roma, e scomparsa di un fascicolo

Qualche imputato assolto avrà, forse, brindato con una delle trenta bottiglie di vino comprate a Lo Squero di Rimini e fatte passare per materiale di cancelleria?

Reclutamento dei docenti: Schiavone & C. tutti assolti (la Repubblica Firenze, 16 novembre 2012)

Franca Selvatici. Si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo per il reclutamento dei docenti del Sum (Istituto di Scienze Umane), la super-università fondata nel 2006 dal professor Aldo Schiavone, ordinario di diritto romano. Lo stesso professor Schiavone e gli ex rettori delle Università di Firenze e di Napoli, Augusto Marinelli e Guido Trombetti, che nel 2006 erano membri del consiglio provvisorio con funzioni di commissione di concorso, sono stati assolti con il sociologo Guido Martinotti dall’accusa di abuso d’ufficio, e cioè di averne favorito la nomina nel corpo docente del Sum. Il professor Schiavone è stato assolto, insieme con Martinotti e con i professori Leonardo Morlino (Scienza della politica e Alberto Varvaro (Filologia romanza) anche dalla accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. Aldo Schiavone era accusato di aver comunicato ai tre colleghi la imminente indizione dei bandi di concorso nelle rispettive discipline, chiedendo i loro curriculum in modo da calibrare sulla loro esperienza professionale la tipologia di impegno didattico e scientifico che sarebbe stata richiesta nel bando. Secondo il tribunale, però, la delibera del 26 gennaio 2006 con la quale il Sum chiedeva al ministero l’apertura di dieci procedure di chiamata per trasferimento era pubblica. Dunque non vi sarebbe stata alcuna rivelazione di segreto. Inoltre Morlino e Martinotti non ebbero concorrenti: perciò – secondo il tribunale – non si può sostenere che furono favoriti. Contro Varvaro, invece, si presentò la professoressa Lucia Lazzerini, che aveva appreso del concorso all’ultimo tuffo; la valutazione, però, non si svolse a Firenze bensì a Napoli, quindi il tribunale fiorentino non se n’è occupato. Soddisfatti i difensori, fra cui gli avvocati D’Avirro, Fenyes e Valignani. Quanto alla cattedra di diritto romano, vinta dal professor Schiavone che era anche il presidente della commissione di concorso, se ne dovrebbe occupare il tribunale di Roma (perché la decisione fu presa nella capitale) ma del fascicolo si è persa ogni traccia.