Liste Civiche Senesi. L’improvvisa notizia del dissesto dei conti della nostra università sembra aver colto di sorpresa almeno i non addetti ai lavori. Per gli altri, quelli che vivono nell’ambiente universitario o partecipano alle istituzioni, non era da tempo un mistero che ci fossero problemi seri di debiti anche di natura previdenziale. Solo un anno fa, da poco insediato, il Rettore Focardi parlò apertamente in Consiglio Comunale di circa 30 milioni di deficit, ma si dichiarò fiducioso del lavoro di “ripulitura” dei conti che contava di concludere con il bilancio 2007. La sorpresa sta piuttosto, per tutti, nella misura reale dei debiti che, con il passare dei giorni ed il moltiplicarsi delle voci, è partita da 50 milioni fino a giungere a ben oltre 150. Qualunque risulterà il valore effettivo, si tratta comunque di una dimensione imponente che genera sconcerto e preoccupazione nell’intera città oltre che, ovviamente, in coloro che prestano la propria opera nell’Ateneo. Ora tutti, nei partiti e nelle istituzioni, reagiscono, esprimono solidarietà ai dipendenti, richiedono la testa dei “colpevoli”, ipotizzano soluzioni più o meno credibili per superare al più presto la situazione di crisi. Ed è certamente legittimo che questo avvenga, tenuto conto di quello che l’università significa non solo come valore intrinseco, ma per l’intera realtà economica, culturale e sociale della città.
Viene però spontaneo osservare quanto strida, questo improvviso frastuono, con i silenzi e l’ostentata indifferenza che l’hanno preceduto, negli anni in cui gli stessi ambienti, gli stessi partiti, hanno respinto con sufficienza e fastidio le voci che si levavano preoccupate, concentrando piuttosto la propria attenzione sui giochi di potere.
E questo non è un problema che riguarda soltanto l’università. La stessa sufficienza, lo stesso fastidio, sono la costante riguardo a tutti gli aspetti più rilevanti della vita cittadina, diffondendo una mentalità che viene di buon grado assecondata dai mezzi dell’informazione locale: siamo una città prospera, non ci mancano i mezzi, tutto si sistemerà come sempre, parliamo d’altro. Per questo, tanti sono impreparati al brusco risveglio, reagiscono scompostamente e mostrano di non saperne trarre alcun insegnamento. Silenzio quindi per quello che è sucesso e succede al Monte, per quello che avviene nella Fondazione, per gli enormi impegni finanziari che la città si sta accollando con il nuovo stadio, il nuovo palazzotto, la cementificazione del Rastrello, per le trasformazioni ambientali che si stanno creando con le scelte urbanistiche in atto. E le case? Per ora costruiamone tante e dappertutto, poi si vedrà. Chi critica non ama la città, ci dicono. Ma gli altri risvegli potrebbero essere ancora più scioccanti.
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