Angelo Riccaboni. Care e cari componenti della nostra comunità universitaria, dopo essermi confrontato con docenti, tecnici, amministrativi e studenti dell’Ateneo, ho deciso di presentare la mia candidatura alle prossime elezioni per la carica di Rettore, proponendo un percorso per il risanamento che punti sulla qualità della ricerca e della didattica e su una maggiore efficacia dell’attività amministrativa. Sono pienamente consapevole della gravosità di tale impegno, acuita dalla difficile situazione nella quale versa ancora la nostra Università.
Il principale motivo che mi spinge a candidarmi, insieme al fortissimo attaccamento nei confronti dell’Istituzione e alla fede che ripongo nell’Università come luogo di produzione e trasmissione di ogni forma di sapere, sta nel desiderio di mettere a disposizione le mie competenze, esplicitamente pertinenti ai temi della gestione e del bilancio e ai problemi dell’organizzazione del lavoro nelle strutture complesse; confacenti, pertanto, ad una guida strategica consapevole del nostro Ateneo. Vorrei, inoltre, condividere con la nostra comunità le idee e le esperienze maturate sui temi dell’internazionalizzazione, della programmazione delle attività universitarie e dei rapporti con le istituzioni e gli enti della società civile.
Per coniugare il perseguimento di obiettivi di qualità con i pesanti vincoli di bilancio servono il contributo di tutti e la definizione di chiare priorità. Nei prossimi anni occorrerà, inoltre, sostenere in maniera decisa l’impegno dei docenti per l’acquisizione di finanziamenti esterni e per il consolidamento del dialogo con le altre istituzioni culturali e il mondo del lavoro; definire proficue relazioni con gli attori economici e finanziari del territorio, indispensabili, insieme alla nostra reputazione, anche in vista della crescente cooperazione fra gli Atenei promossa dalla Regione Toscana, cui partecipare evidenziando la nostra forte proiezione internazionale; valorizzare il ruolo del personale tecnico ed amministrativo a sostegno delle attività didattiche e di ricerca.
A tali fini è indispensabile introdurre soluzioni innovative nel campo della gestione e dell’organizzazione. In particolare, dobbiamo superare un approccio episodico alla gestione dell’Ateneo ed assumere una diversa impostazione, basata sulla chiarezza delle strategie e degli obiettivi, da definire rispettando le specificità delle singole aree scientifiche e tenendo conto dei risultati raggiunti e delle prospettive di medio e lungo termine. Individuare obiettivi espliciti e condivisi è indispensabile anche per ridurre l’attuale senso di incertezza e per motivare maggiormente l’intera nostra comunità. Nell’ambito della programmazione e delle scelte gestionali un ruolo centrale va assegnato ai risultati delle attività di valutazione. È essenziale, altresì, una profonda revisione della struttura e delle procedure amministrative del nostro Ateneo, da semplificare e porre a chiaro supporto della ricerca, della didattica e dei servizi agli studenti.
Ritengo che un Rettore debba promuovere l’innovazione interna, attivare una leadership condivisa ed esercitare pienamente, assumendosene in prima persona le responsabilità, il suo ruolo politico di rappresentanza dell’Ateneo. Se vorrete concedermi la Vostra fiducia, la mia azione e il mio comportamento saranno rigorosamente rispettosi di tali principi. Della loro bontà ho fatto esperienza alla guida della Facoltà di Economia, nella quale siamo riusciti ad attivare, nonostante la presenza dei noti vincoli finanziari, una serie di iniziative innovative volte a rafforzare l’internazionalizzazione, i servizi agli studenti e lo spirito di appartenenza.
Il nostro Ateneo è a un punto di svolta. Per il suo rilancio ci dobbiamo mettere tutti in gioco e, soprattutto, dare un deciso segnale di cambiamento. Non basta razionalizzare, occorre aprire di fronte a noi nuovi orizzonti. Solo così potremo uscire dall’attuale situazione e fare del nostro Ateneo un’Università veramente europea, attrattiva ed autonoma, salvaguardando, al contempo, la sua natura pubblica.
Attendo di ricevere, in maniera diretta o tramite il Forum, commenti utili a sviluppare ulteriormente le Linee programmatiche della mia candidatura. Con l’auspicio di poter contare sul Vostro consenso, Vi ringrazio anticipatamente dell’attenzione riservata a queste note e resto a disposizione di chiunque voglia confrontarsi sui temi di comune interesse. Cari saluti.
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Mah… col Partenone in fiamme e all’indomani dell’annuncio di una ulteriore manovra economica da parte di Tremonti (lacrime e sangue), altre nubi oscure si addensano all’orizzonte e mi paiono di ancor più bruciante attualità i quesiti del mio precedente messaggio riguardanti il destino dell’intera filiera della specializzazione & ricerca (quella che c’è e quella che ci dovrebbe essere, ricerca “pura” e ricerca applicata), che sottoporrei pertanto direttamente al prof. Riccaboni, chiedendo per inciso – forse retoricamente – cosa prevede in particolare per il futuro dei rottamandi quattrocento ricercatori/docenti senesi, prima bloccati sine die sul bagnasciuga da ripetute crisi, poi avviati su un binario morto (questi hanno oltretutto diritto di voto, ancorché dimezzato), e per i precari sopravvissuti al cataclisma, che lavorano praticamente “aggratisse”, sull’orlo di una crisi di nervi, in attesa di improbabili “tenure track” all’amatriciana: insomma, se vi sarà un futuro per questo ateneo, una volta pensionati cinquecento docenti, oppure si tratta solo di gestire un fallimento.
La seconda che hai detto. I fallimenti, comunque, sono affari lucrosissimi, non per il fallito, naturalmente, e men che mai per i creditori, ma sì per il curatore fallimentare.
Parlare dei ricercatori come “rottamandi” mi sembra esagerato… sicuramente su un binario morto.
Ma chi veramente la prende nel baugigi (mi si perdoni il francesismo) siamo noi, che dopo anni (2-4-6 e anche 8) ci ritroviamo con le porte sbarrate.
Certo, nessuno ci aveva promesso niente (insomma…), ma così, da un momento all’altro ci troviamo senza una professione (per chi tra noi fa ricerca esclusiva) senza prospettive. Questi si, sono rottamandi, una generazione a perdere.
Ho letto nel sito del candidato Rettore, un interesse per le sedi decentrate. Se il numero di matricole, oltre 100, può giustificare il mantenimento della strutture decentrate, per altre sedi, non è chiaro cosa si propone. Ad es. per sedi marine con 12 iscritti?? (I dati sono tratti dal link, cortesemente inserito nel blog dal prof. Baccini).
Gli obiettivi del candidato Rettore sono chiari (forse saranno condivisi anche dagli altri candidati e da tutti i dipendenti di Unisi)… ma quali sono le modalità concrete, per perseguirli?? Se volesse indicare qualce modifica organizzativo-gestionale, che vorrebbe/ero introdurre… Anche solo qualche esempio… Il tutto condito da una seria analisi di fattibilità…
L’invito è rivolto a tutti i candidati…
Grazie
In una intervista all’Unità (21 maggio 2010) il Prof. Riccaboni ha dichiarato:
«In questi anni sono stato sempre critico per la mancanza di strategicità, la carenza di progettualità, la scarsa coerenza nella conduzione della crisi. Già parlando del bilancio 2007 avevo sottolineato come dalla lettura dei conti la situazione fosse preoccupante».
Mi è sembrata una dichiarazione elettoralistica; pertanto, ho spulciato i verbali di senato ed ho trovato, a pagina 8 di quello del 13 dicembre 2006, il seguente intervento riguardante il bilancio preventivo 2007:
Riccaboni. «La situazione che emerge dalla lettura dei conti è senz’altro preoccupante. Sarebbe ingenuo, tuttavia, cercare di nascondere la gravità della situazione o credere che improbabili modifiche di scenario normativo o nei meccanismi di finanziamento possano consentire in tempi brevi un netto miglioramento. Tutti dobbiamo supportare il Rettore, invece, nel rendere i colleghi consapevoli della gravità della situazione e nel mettere in atto le iniziative più opportune, anche di natura strutturale e di durata pluriennale, per invertire un percorso che altrimenti potrebbe portarci a decisioni poco auspicabili, già assunte in molti altri Atenei, quali prepensionamenti, cessione di parti del patrimonio immobiliare, drastica contrazione delle risorse dedicate alla ricerca.
Anche se le principali ragioni della presente situazione sono esterne, basti pensare al mancato finanziamento degli aumenti stipendiali, alla dinamica del FFO, al Decreto Bersani, in questi ultimi anni molte azioni di contenimento sono state già prese. Purtroppo non sono state sufficienti. Sono convinto, però, che neanche nuovi mutui o eventuali aumenti nelle tasse possano risolvere la situazione. Se non si definisce ed attiva un esplicito percorso di recupero finanziario, tali azioni servono soltanto a spostare nel tempo i problemi. A tal fine credo sia necessario operare su diversi profili, per molti dei quali sono già attivi progetti che, a questo punto, dovrebbero essere chiusi quanto prima.»
Alcune doverose domande al Prof. Riccaboni.
1) In che modo, dopo il 13 dicembre 2006, ha supportato il rettore nel mettere in atto iniziative di natura strutturale, dal momento che tali interventi non sono stati approntati neppure dopo che il buco nei conti si è palesato nella sua completa drammaticità?
2) Quali azioni di contenimento sono state prese prima del 13 dicembre 2006?
3) Perché ha smesso di manifestare quelle preoccupazioni palesate il 13 dicembre 2006?
segnalo al blog, come contributo al dibattito, questo articolo da “la Stampa” di oggi:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7385&ID_sezione=&sezione=
Chissà se nell’odierno CdA qualcuno chiederà approfondimenti sui 4 milioni di crediti inesigibili?… (dalla Nazione del 22/05/2010)
C’è stata qualche omissioni da parte dei vari responsabili, direttori amministrativi, responsabili ragioneria ecc…ecc.?
Da cosa dipende l’inesigibilità dei crediti?
Alcuni tra i possibili esempi di inesigibilità:
1) incapacità di assolvere del debitore per totale carenza di beni su cui rivalersi.
2) travestimento del debitore (detto debitore Brachetti, assai frequente); ad esempio una cooperativa che, al momento di pagare, si scioglie nel nulla per ricomparire sotto altro nome e continuare le sue malefatte, spesso con il beneplacito del creditore, specie se quest’ultimo è un ente pubblico appartenente alla medesima banda della cooperativa.
3) morte del debitore in un ospizio di mendicità i cui eredi si avvalgano del beneficio di inventario.
4) debiti contratti senza che sussistano documenti atti ad esigere il credito.
5) tutti i casi contemplati dall’articolo 5°: chi ha i quattrini ha vinto.
Scrive il Prof. Riccaboni: «Il principale motivo che mi spinge a candidarmi … sta nel desiderio di mettere a disposizione le mie competenze, esplicitamente pertinenti ai temi della gestione e del bilancio …».
Ebbene, ci dica cosa ne pensa del comunicato del rettore, di seguito riportato, che informa la comunità accademica dell’approvazione del conto consuntivo 2009.
Carissimi Colleghe e Colleghi, Collaboratrici e Collaboratori, Rappresentanti degli Studenti,
il Consiglio di amministrazione, dopo il parere favorevole del Senato accademico, ha oggi approvato a maggioranza vari documenti contabili, tra cui il conto consuntivo relativo all’esercizio 2009. I risultati approvati più significativi sono costituiti da un avanzo finanziario di competenza pari a 22.478.666,05 euro e da un disavanzo di amministrazione pari a 126.575.028,09 euro; quest’ultimo è dato dalla somma algebrica fra fondo di cassa al 31 dicembre 2009 e i residui attivi e passivi alla stessa data.
Entrambi questi risultati sono stati verificati dal Collegio dei revisori dei conti e valutati corrispondenti alle risultanze delle scritture contabili. L’avanzo finanziario di competenza (superiore a 22 milioni di euro) è in larga parte dovuto alla cessione del San Niccolò, e pertanto non indicativo del fatto che l’Ateneo sia stato in grado di riequilibrare la gestione corrente.
Inoltre il disavanzo di amministrazione di euro 126.575.028,09 mette in evidenza una situazione finanziaria preoccupante, legata al fardello degli impegni assunti in passato. Il disavanzo finanziario di competenza, depurato dal ricavato della vendita del S. Niccolò e dai pagamenti fatti gravare sull’esercizio 2009 ma di competenza di periodi amministrativi precedenti, ammonta a 28.762.194,38 di euro.
Questo risultato, seppure negativo e preoccupante, evidenzia che l’Ateneo ha ridotto, rispetto all’esercizio precedente, lo squilibrio fra entrate e uscite di oltre 20 milioni di euro (il disavanzo di competenza del 2009 era infatti di circa 50 milioni). Inoltre, tale valore è migliore di quello determinato nel bilancio di previsione 2009 per un importo pari a euro 6.388.610,46 (dato dalla differenza fra i 35.150.804,84 di euro preventivati e i 28.762.194,38 di euro raggiunti).
Certamente la criticità della situazione finanziaria è evidente a tutti e pertanto per garantire un futuro certo all’Ateneo dovremo far sì che la
nostra gestione sia ancor di più caratterizzata dal massimo rigore.
Silvano Focardi
@outis
A quale degli esempi citati, si riconduce l’inesigibilità dei 4.000.000 di euro… del bilancio Unisi??
Alt, comincerei con il decrittare per dei cittadini volgari il comunicato ultra-tecnico emesso dopo il CdA di ieri: lo stile migliore per nascondere qualcosa? In soldoni che voleva dire?
Come non condividere quello che dice Riccaboni?
Credo però che nessuno può rilanciare la didattica, la ricerca ed il prestigio senza un preventivo risanamento strutturale del bilancio. Il punto focale è quello del risanamento ed è su questo che occorre dettagliare prima di tutto un programma particolareggiato di lavoro. Il fatto che la vendita dell’ospedale serve solo a pagare gli stipendi rende bene l’idea del precipizio verso cui si sta andando. Con cosa pagheremo gli stipendi quando non ci sarà più niente da vendere?
Parlare di didattica, ricerca, prestigio, internazionalizzazione, cooperazione, capacità di prendere finanziamenti, stabilire obiettivi, realizzare obiettivi, razionalizzare ed individuare i compiti corretti di ciascuno è più che giusto. Sono tutti punti su cui si può e si deve migliorare e che certamente contribuiranno al risanamento del bilancio. Si tratta di mettere in salute la fisiologia normale dell’università. Penso che però non basti; infatti non siamo in una situazione normale. C’è una situazione di eccezionale gravità che riguarda il bilancio e servono quindi misure eccezionali. Focardi non se n’è stato con le mani in mano ed alcune misure sono state già prese. Ne servono però altre. Occorre descrivere quali sono sapendo che non possiamo venderci tutti gli immobili. Se il dato più sconcertante è quello di un rapporto studenti/dipendenti uguale a tre credo che il primo punto di ogni programma serio di risanamento deve essere quello di partire dagli organigrammi per poter pianificare una razionalizzazione attendibile. Occorre descrivere come si pensa di sistemare gli esuberi di personale da un lato e di come si pensa di aumentare il numero di studenti dall’altro. Come riportare il rapporto studenti/dipendenti da 3 ad almeno 8? Come farlo a breve termine? Mi sarebbe piaciuto leggere parole più chiare su questo punto. Dato che il problema coinvolge l’intero territorio occorre almeno sapere cosa pensano di fare le altre istituzioni. La regione ha già dato e, tuttavia, penso che non possa però dormire sonni tranquilli. Poi c’è il comune, la provimcia, i commercianti, i proprietari di case che affittano a studenti, gli industriali, gli artigiani, le banche, la chiesa, i barbieri, i pompieri e la protezione civile. Cosa fanno? Cosa dicono?
Niente, caro amico, niente!
La segretaria del PD ha detto che la Regione ha fatto tanto e perciò… Se non hanno ancora capito il problema posto dalla crisi della Fondazione-MPS banca come puoi pensare che si occupino della “lontana” Università?
Vorrei chiedere ai rettori papabili parole chiare, non demagogiche su un punto centrale inerente la progettazione dell’ateneo del futuro: nel 2011, o anche prima, visto che con l’astensione dei ricercatori la crisi ha subito una accelerazione imprevedibile e verosimilmente molti corsi di laurea non apriranno, tutto dovrà essere ridisegnato. Spero che le competenti autorità si levino dalla testa l’idea fallimentare di trasformare l’ateneo senese in un generale spaccio di lauree triennali, rivolto ad improbabili utenti che poi andrebbero a completare i loro studi altrove: è evidente che la maggior parte degli studenti si recherebbe sin dall’inizio altrove, dove l’offerta è più ricca e completa. Ciò detto, è evidente che interi comparti spariranno: dipartimenti, corsi di laurea, singole discipline (e non parlo della “Gattologia” su cui ironizza il Corriere della Sera oggi, ma probabilmente anche della “Topologia“!). Non è chiaro dove andranno a finire quelli che ci lavorano, e pavento che lo stato sia disposto a pagarli anche per non fare niente: ma in un’ottica di ristrutturazione a livello regionale, per cui alla fine certe materie avranno una loro dislocazione “geografica” precisa di qui o di là, non potrebbe essere a questo punto incentivata realmente la mobilità, in modo da mandare Gattologi con Gattologi e Topologi con Topologi? In ogni caso a Siena vi sono 400 ricercatori che insegnano e che forniscono, come accade del resto in tutt’Italia, verosimilmente il 40% della didattica; ma che nemmeno col DdL passato in commissione hanno uno stato giuridico, non hanno un futuro, fra un po’ molti non avranno più un corso di laurea di riferimento, un dipartimento o un gruppo di lavoro e magari anche il loro stesso insegnamento sparirà: mi dite che cacchio ci fanno a Siena e con che motivazione si alzano ogni mattina per andare a lavoro? Un enorme spreco di energie.
O Riccaboni, guardati intorno! Ma che vòi risana’ quando si affida al docente dell’olio di gomito due corsi… Poi il buon Vedovelli ha dichiarato che la sitazione è sotto controllo, dopo che ha venduto tutto – tranne, dice melanconico, un negozietto in quel di Pantaneto – ma attende miglior offerta. E forse attende ampliamento ulteriore del baraccone della Stazione. L’assessore in pectore all’urbanistica c’è già, e si è vista la sua svista degli allegati in consiglio comunale…
Tuona, bubbola e maronna cumme cchiove… masi balla ncor co’ topi di chiavica!
O tempora…!!!
Mala tempora currunt.
Il Bardo
P.S. E dove sono poi quei coordinamenti della ricerca universitaria-parauniversitaria? Ubi sunt le excellences?? Guardate ad es. la cricca del Santa M. della Scala, ove navigano vari proffe accademici: ma come possono tollerare che la dirigenza sia stata data a un ingegnere, la “Tati” Campioni?? Ah, già, dimenticavo: qui c’è solo la tessera del Pd, un partito clientelare simil-fascista.
OK, Stavrogin, però nessuno ha chiarito cos’è successo in CdA… questi benedetti conti come vanno letti? Ci dirà tutto il Pd il 3-4 giugno o sarà solo una lamentela contro il governo? Non c’è da essere curiosi? Il relatore d’apertura è l’avvocato con la moglie in Fondazione? Almeno qualche dato più sicuro di noi lo avrà… o no? Al dibattito del Corriere di Siena bisognerebbe porre qualcuno dei problemi emersi in questo blog, vi pare? A partire dai dati di Grasso…
Vedete ieri i dati sugli stipendi dei managers comunali: la “Tati” dalla folgorante carriera (ha “silurato” la Carli da semplice funzionaria…) si becca oltre 100.000 euro annui-vedi su “La Nazione”, l’unico giornale di Siena. Dato che tutti citano ormai Marx – tranne il Cavaliere che cita il suo idolo Mussolini – dirò anch’io: abbaso la plutocrazia…
La stampa locale dice pure che tutti gli amministrativi universitari sono a rischio stipendio. 800 euro i più favoriti. Siamo alla fame. Joe Valachi può dirci come si possa agguantare tutti i saloons della city come sta facendo lui?
Il Bardo
Addenda
Della sicurezza locale, checché ne dica la Casta e i vari Cenni, si può ormai dire che ha fatto flop la propaganda di regime. Vedi Colle ma anche Siena, ormai Disneyland paliesca. Agli stipendi d’oro dei managers locali si contrappone la povertà di molti che ormai si cibano razzolando nella spazzatura: lo ha scritto anche il banalissimo Marco Brogi, “poeta” (ehm…) e “giornalista” (ehm…) del solito giornale da Cabaret “La Nazione”, una voce di regime assieme al foglio del massone Bisi. Scuotete De Vita, il sociologo, assieme al Berni, suo adorato pupillo, per fare le “nuove” analisi sociologiche. Magari risparmiateci le ridicole concioni del noto docente dell’oil di gomito. Si finirà pe’ schiattà dalla risate!!!
The Italian Bardo
Vanno letti che l’avanzo di competenza dipende dalla vendita che è operazione straordinaria… rimane un disavanzo di amministrazione mostruoso che indica di quanto i debiti sono superiori alla somma tra crediti e cassa…
Sotto si dice che il disavanzo di competenza depurato della vendita del San Niccolò e dei pagamenti dei debiti non del 2009 (ovvero più vecchi) ammonta a 28milioni e rotti… ovvero sia questo è il disavanzo strutturale che ci portiamo dietro… perchè confronta entrate di competenza ordinarie e spese di competenza ordinarie… insomma la forbice è ancora bella aperta… anche se meno di quello che era preventivato – 35 milioni – e meno di quello che era… 50 milioni…