E il proliferare di master che non portano ad uno sbocco nel mondo del lavoro ma servono a far cassa

Pubblichiamo la sesta puntata del resoconto integrale dell’incontro-dibattito «Salvare l’università di Siena. Quale modello per il futuro?» La prima parte è stata pubblicata con il titolo: «Ci sarà un risorgimento per l’università di Siena?». La seconda parte: «La crisi dell’università è crisi del “sistema Siena” e non può essere risolta da chi l’ha creata». La terza parte: «L’università di Siena è destinata per molti anni a stare in rianimazione». La quarta parte: «L’università di Siena è cresciuta in modo disordinato, senza criteri di omogeneità e di efficienza». La quinta parte: «Università di Siena: basta con l’autoreferenzialità e con l’autonomia dell’irresponsabilità».

Stefano Bisi (Vice Direttore “Corriere di Siena”) Moderatore. C’è in sala l’assessore comunale Maria Teresa Fabbri che, mi dicono gli organizzatori vuol portare il saluto dell’Amministrazione comunale a questo incontro. Prego.

Maria Teresa Fabbri (Assessore Comune di Siena). Io porto il saluto dell’Amministrazione comunale a questa vostra iniziativa, che mi interessa in modo particolare, anche personalmente, perché credo che sia il punto cardine della città di Siena. Parlo da amministratore, parlo da cittadina e, purtroppo, quello che si vive in questo momento è l’impressione, se io posso usare una metafora, di quello che è stato, nei tempi passati, l’eredità delle grandi famiglie, medio-alte, borghesi, o nobiliari, di grandi patrimoni familiari in cui per un certo periodo si è vissuto in grande auge, in grande ricchezza e in grandi splendori. A un certo punto, a poco a poco, qualcosa scricchiola, si vende un pezzo, poi si vende un altro pezzo, fino a che gli eredi di una successiva generazione si ritrovano ad ereditare patrimoni fatiscenti. Ci sono, ma crollano e non stanno in piedi. Allora la tensione e la preoccupazione è questo tipo di Università, ma è anche il tipo di Banca, è anche il tipo di tante altre cose. Qui non c’è presente, ma anche l’Università per Stranieri qualche pensiero, alla fine, me lo può dare. Perché il tessuto sta scricchiolando anche da un punto di vista sociale, di tenuta.

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Università di Siena: basta con l’autoreferenzialità e con l’autonomia dell’irresponsabilità

Pubblichiamo la quinta puntata del resoconto integrale dell’incontro-dibattito «Salvare l’università di Siena. Quale modello per il futuro?» La prima parte è stata pubblicata con il titolo: «Ci sarà un risorgimento per l’università di Siena?». La seconda parte : «La crisi dell’università è crisi del “sistema Siena” e non può essere risolta da chi l’ha creata». La terza parte: «L’università di Siena è destinata per molti anni a stare in rianimazione». La quarta parte: «L’università di Siena è cresciuta in modo disordinato, senza criteri di omogeneità e di efficienza».

Stefano Bisi (Vice Direttore “Corriere di Siena”) Moderatore. Sentiamo il professor Barni che ha fatto il Rettore. Il professor Gaeta ha posto un problema di sottrazione. Mauro Barni non è un matematico, però i conti tornavano quando è stato Rettore all’Università di Siena.

Mauro Barni (Già Rettore dell’Ateneo di Siena). Io sono particolarmente lieto, ma anche un po’ imbarazzato, perché temo sempre che prevalgano in noi le memorie e non nella visione diretta della realtà. Questo è un male grosso che vorrei, cerco sempre, di evitare, ma spesso non mi riesce. Ma sono contento veramente di poter dire qualcosa in spirito collaborativo. Contento di essere stato in questa Sala del Risorgimento che, come diceva Stefano Bisi, è di buon auspicio. Francamente, più per l’idea che per i personaggi che vi sono effigiati. Certamente curare e salvare l’Università. Io sono un medico, come Adalberto, però io sono un medico legale e questo potrebbe…!

Stefano Bisi. Proviamo ad aprire questo corpo, allora, proviamo ad aprirlo!

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L’università di Siena è cresciuta in modo disordinato, senza criteri di omogeneità e di efficienza

Pubblichiamo la quarta puntata del resoconto integrale dell’incontro-dibattito «Salvare l’università di Siena. Quale modello per il futuro?» La prima parte è stata pubblicata con il titolo: «Ci sarà un risorgimento per l’università di Siena?». La seconda parte: «La crisi dell’università è crisi del “sistema Siena” e non può essere risolta da chi l’ha creata». La terza parte: «L’università di Siena è destinata per molti anni a stare in rianimazione».

Lorenzo Gaeta (Preside della Facoltà di Giurisprudenza). Sono il docente che siede da più tempo (6 anni) in Senato accademico, e qualche idea, nel frattempo, me la sono fatta, anche se per troppo tempo abbiamo percepito una realtà completamente diversa da quella, assai critica, che si è poi rivelata. Volendo essere telegrafico, il problema dell’Università di Siena sta, ora, tutto in una sottrazione: riceviamo dal Governo più o meno 100-105 milioni l’anno e di soli stipendi ne spendiamo 130-135. Quindi, l’unica ricetta per risolvere i problemi sta nell’invertire questi fattori, parendomi improbabile che si riesca a vendere un ospedale all’anno. Come si fa? Le parole d’ordine che vorrei proporre possono sembrare – e forse lo sono – banali e scontate, ma invece hanno, a mio avviso, un significato preciso: parlo di rigore, serietà, qualità.

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