Ormai è guerra tra Siena ed Arezzo. Motivo del contendere: il tentativo del Senato accademico di eliminare uno (quello d’Arezzo) dei due corsi di laurea in “Lettere”. Alle dure prese di posizione del sindaco aretino Giuseppe Fanfani (Pd) risponde il Prof. Tomaso Montanari, dell’Università Federico II, Napoli. Entrambi gli articoli sono tratti da: “La Nazione”, Arezzo (25 febbraio 2011).
Salvatore Mannino. Qualcuno lo accusa già di campanilismoma lui tira dritto e anzi alza il tiro. Ecco allora che il sindaco Giuseppe Fanfani rilancia ancora il piatto sulla questione università: «Dovesse saltare il corso di laurea in lettere, potrei mettermi di mezzo su tante cose, anche sulla realizzazione del nuovo termovalorizzatore di San Zeno». Detto fuori dai denti, il nipotissimo potrebbe bloccare la costruzione di un inceneritore che fa fibrillare la sua maggioranza ma che è destinato a servire un’area vasta nella quale è compresa tutta la Toscana meridionale, Siena compresa. E non è il solo proiettile che Fanfani si tiene nella giberna. Perché, fa sapere, nel conto potrebbero entrare anche trasporti ed energia, ossia le società miste Estra e Tiemme.
Sono i temi, del resto, che il sindaco ha affrontatonella sua ennesima lettera istituzionale, di quelle che spesso suscitano il sarcasmo dell’opposizione di centrodestra e del suo candidato Grazia Sestini. Stavolta il destinatario è il presidente della Regione Enrico Rossi. «Sono perfettamente consapevole – scrive il Nipotissimo – che siamo di fronte al rigido rispetto delle indicazioni ministeriali, ma rimango altrettanto convinto che il tema della presenza universitaria su un territorio non possa essere ridotto a una semplice questione di numeri». Come a dire che se c’è da fare guerra, lui è pronto.
Come? Il sindaco già lo suggerisce nella letteraa Rossi: «Se altrove (leggi Siena Ndr) prevarranno egoismi e particolarismi, allora non potrò che trarne le inevitabili conseguenze, che avranno riflessi sui processi di aggregazione in corso in alcuni fondamentali servizi pubblici della Toscana meridionale, dai trasporti ai rifiuti, dall’acqua all’energia». La parola termovalorizzatore non c’è esplicitamente, ma Fanfani non si vergogna a pronunciarla con la «Nazione»: «Se mi costringono, sono pronto a mettermi di traverso su tutto, anche su quello». Ed è una specie di minaccia atomica, perché senza l’impianto di San Zeno (78 mila tonnellate di portata) tutta la Toscana meridionale va in crisi nella gestione del ciclo dei rifiuti.
«Ma Arezzo – spiega il sindaco – non può essere solo la discaricadegli altri. Sono disposto a caricarmi della mia parte di oneri per la gestione in comune dei servizi, ma dentro deve esserci anche l’università». Per la quale il Nipotissimo si dice pronto ad esplorare l’ipotesi di una razionalizzazione, «però in condizioni di parità. Siena sta al centro di un territorio agricolo-turistico, la nostra invece è una realtà manifatturiera. Logico sarebbe dunque che qui ci fossero i corsi di laurea in economia e ingegneria e lì quelli umanistici. In queste condizioni potrei capire anche un discorso su Lettere. Ma così si va solo a smantellare una facoltà che è sempre ai primi posti nelle classifiche nazionali. E allora reclamo una dignità uguale a quella di Siena e voglio che si creino le condizioni per una distribuzione del servizio istruzione universitaria».
Insomma, Fanfani si tiene aperte due strade. La prima, quella che lui ovviamente preferisce, è quella di una ricomposizione della questione Lettere nel senato accademico di lunedì, altrimenti è pronto alla linea dura, come scrive a Rossi: «Arezzo in questi anni ha dato grande disponibilità al lavoro di razionalizzazione dei servizi. Per noi la logica della collaborazione, della sinergia istituzionale è assolutamente prioritaria. Ovviamente non può esserlo solo per noi». Il sottinteso è che l’università è uno spartiacque. Altrimenti tornano in discussione non solo il termovalorizzatore, ma anche Tiemme, società unica dei trasporti, ed Estra, che unisce al Coingas alle società gemelle di Siena e Prato. Bluff o mano forte di poker? Sta agli altri, adesso, andare a vedere le carte.
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«Quella del sindaco è una politica miope di campanile»
Silvia Bardi. Una voce fuori dal coro quella del professor Tomaso Montanari, fiorentino, laureato alla Normale di Pisa e docente di storia dell’arte moderna all’Università Federico II di Napoli. Ha visto l’intervista che il sindaco Fanfani ha rilasciato al Tg3, ha sentito la sua accalorata presa di posizione in difesa dell’università aretina e ha commentato il tutto in un quotidiano nazionale accusando il primo cittadino di «miope politica di campanile».
Ce l’ha con Arezzo?
«Sia ben chiaro, io non ce l’ho per niente con Arezzo. Ho preso lo spunto dalla dichiarazione del sindaco, che ho trovato eccessivo, per sottolineare la necessità della razionalizzazione dell’università. Ci sono troppe facoltà di lettere che non hanno nelle loro città gli strumenti che servono agli studenti come grandi biblioteche e tessuto culturale adeguato alla crescita e alla formazione».
La facoltà aretina funziona, da dieci anni è in testa alle classifiche Censis, ha compiuto 40 anni ed è risorta dagli Studium Medievali.
«Non metto in dubbio la qualità aretina. Parlo di facoltà che non hanno infrastrutture o biblioteche in cui fare ricerca. Mi rendo conto che è comoda economicamente per gli studenti e le famiglie, ma dal mio punto di vista si è fatto un uso demagogico di queste facoltà. Lettere non offre immediati sbocchi lavorativi, dovrebbe attirare studenti molto motivati e invece è diventata un parcheggio sociale, dubito che sia un investimento».
Allora, via tutte le Facoltà «provinciali»?
«Ritengo paradossale non volersi spostare verso i grandi centri universitari. La politica dovrebbe agevolare gli studenti per i trasferimenti e gli alloggi. Questi stessi giovani che hanno studiato fuori tornando aiuterebbero le loro città a crescere».
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La Regione Toscana ha deciso: «il corso di laurea in Lettere d’Arezzo non chiuderà»
Giuseppe Fanfani. «Ho avuto dalla Regione notizie positive che dovrebbero essere formalizzate lunedì. Lettere manterrà quindi tutti i suoi corsi di studi e non ci sarà, come annunciato nei giorni scorsi, la soppressione di uno dei tre e cioè quello in Lettere. Il mio impegno di questi giorni ha quindi prodotto un primo e importante risultato. Ringrazio il Rettore Riccaboni e tutti coloro (istituzioni e partiti) che si sono impegnati affinché Arezzo potesse conservare il suo “storico nucleo” originario. È un segnale altamente positivo che mi auguro possa avviare un più positivo rapporto tra le varie aree territoriali che fanno riferimento all’Ateneo Senese. Per noi rimangono aperte le questioni dei corsi di Economia ed Ingegneria. Nonché quella di una riflessione complessiva, a livello regionale, dell’articolazione territoriale delle tre università presenti in Toscana. Confermo che non potrà esserci né innovazione né ripresa economica senza un’adeguata e forte presenza dell’università e quindi della formazione di alto livello. Privarne Arezzo, vuol dire condannarla ad una condizione di marginalità che non sono assolutamente disposto ad accettare.»