Per il Pd senese i poli universitari decentrati non sono più strategici. «Vuol dire che vanno chiusi?»

Un commento di Arbiter (pubblicato su “Impegno per Siena”) in merito alla posizione del Pd sull’università di Siena.

Il PD e le spine dell’Università (e della Banca)

Arbiter. Mi ha particolarmente incuriosito la nota del 25 gennaio 2011 sulla cronaca senese de La Nazione destinata alle “spine dell’Università”. Il titolo è emblematico e ultimativo: “Non c’è un minuto da perdere”. E prosegue nel sottotitolo, con tono decisamente imperativo: «Riccaboni presenti subito il piano strategico di risanamento.» Non sono, quelle virgolettate, espressioni da attribuire alla redazione, come di consueto, quando si tratta di titoli, ma vere e proprie “gride” pronunciate da tal Montibello, qualificatosi come responsabile provinciale del PD per l’Università.

La prima considerazione che mi viene spontanea è semplice: gli ex-comunisti, come la “volpe” del proverbio, perdono il pelo ma non il vizio. E il vizio è sempre quello di “comandare” ed essere ubbiditi. Non si limitano a formulare proposte o ipotesi da sottoporre al vaglio democratico della discussione, ma “impongono”. Non esprimono pareri, emettono sentenze, redigono decreti, dettano l’ordine del giorno e fissano il calendario esecutivo. Danno l’impressione, comunque, che questo rettore, alla cui scelta hanno indubbiamente concorso, sia poco disposto a giocare un ruolo subalterno ai protettori politici di riferimento, e abbia quindi bisogno di un deciso richiamo all’ordine.

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Università di Siena: si continua a svendere il patrimonio immobiliare senza un piano per ridurre il disavanzo strutturale

Ieri su “Il Mondo” è uscito un articolo sulle vendite (o svendite?) degli immobili delle università italiane. Di seguito si riporta il passo che riguarda l’ateneo senese; è consigliata anche la lettura, su questo blog, dell’articolo: «Cosa c’è dietro la “frettolosa alienazione” del patrimonio immobiliare in regime di autonomia universitaria?».

Fabio Sottocornola. (…) È oramai partita la grande corsa alla vendita (o svendita?) di un enorme patrimonio immobiliare distribuito tra le 60 università pubbliche. Che hanno bisogno di far tornare i conti dissestati dai tagli dei trasferimenti statali e spesso da gestioni finanziarie disinvolte o assunzioni abbondanti. Aumentano così i magnifici rettori che hanno lanciato la parola d’ordine: fare cassa col mattone. (…)

Un mattone sul buco. La mossa piu facile e stata lasciare i tre appartamenti di Palazzo Chigi-Zondadari che affaciano direttamente su Piazza del Campo. In cambio di una vista mozzafiato nei giorni del Palio di Siena l’università cittadina pagava d’affitto 156 mila euro all’anno. Briciole per Silvano Focardi, rettore fino al 2010 alle prese con una voragine nei conti stimata attorno ai 200 milioni. Il professore ha fatto più fatica a chiudere l’operazione di cessione della proprietà (ma molti sostengono che si tratti di «svendita») alla regione Toscana dell’ospedale Le Scotte per 108 milioni. Qui continuano, senza pagare canone, le attività della facoltà di medicina. Una vendita con riaffitto, cioè la prima operazione di lease-back nel settore, ha visto come protagonisti sempre l’ateneo senese e il fondo Aristotele di Fabrica immobiliare che fa capo al gruppo Caltagirone (50,01%) e Banca Mps (49,9%) per l’ex ospedale psichiatrico San Niccolò, sede di filosofia e ingegneria. Il fondo ha staccato un assegno da 74 milioni, ma Focardi non li ha messi tutti in cassa. Anzi: ha dovuto girarne 72 all’Inpdap (ente di previdenza della pubblica amministrazione) per un contenzioso su tributi non versati. «La richiesta ammontava a 120 milioni», ricorda l’ex magnifico, «ma, pagando tutto insieme, abbiamo ottenuto uno sconto consistente su penali e interessi». Eppure, la crisi è talmente grave che a Siena vogliono alienare addirittura la Certosa di Pontignano, un gioiello di 20 mila metri quadrati (con 11 ettari di terreno agricolo) nel Chianti. Qui la strada va in salita: a fine novembre è andata deserta l’asta da 68 milioni. Adesso i tempi cominciano a stringere, perché la società Antoitalia networking (real estate) ha tempo fino ad aprile per onorare il mandato di vendita ricevuto. Del resto, uno studio di Sansedoni spa aveva evidenziato che «le particolari caratteristiche architettoniche dell’immobile fanno sì che questo abbia un valore intrinseco difficilmente stimabile. Ma hanno un’influenza negativa sulla flessibilità per adattarsi a nuovi utilizzi». Forse anche per questo motivo la cifra sta scendendo in fretta: sembra che Angelo Riccaboni, magnifico da poco, stia valutando un’offerta per 30 milioni. (…)

Al capezzale dell’università la società civile discute delle responsabilità delle forze politiche nella crisi del “Sistema Siena”

 

Mario Ascheri. L’incontro ha come presupposto il grave ritardo con cui le forze politiche si preparano alle elezioni comunali prossime venture (forse anche prima di maggio), per le quali esistono per ora solo i candidati di PD e Lega Nord, mentre sono addirittura incerte le alleanze.
Ci si propone pertanto di richiamare le forze politiche alla loro responsabilità. Le associazioni espressione della società civile, preoccupate per i problemi dei cittadini tutti per la crisi crescente in città, auspicano con forza un processo di chiarimento, dialogo e accorpamento delle forze di opposizione al presente sistema per una soluzione positiva del confronto elettorale così vicino.
Va da sé che se le opposizioni non sapranno suscitare per tempo un adeguato e diffuso entusiasmo attorno ad un progetto largamente condiviso il “Sistema Siena” – del quale l’Università è stata la prima vittima – sarà destinato ad un ulteriore e rapido degrado.

L’università dei morti viventi

Morti viventi

Cosimo Loré. Si discute se l’università a Siena sia ancora in vita dopo il pazzesco saccheggio delle ultime amministrazioni che hanno reso l’ateneo l’unico in Italia dove non si può più assumere né promuovere nessuno.

Taluno d’animo troppo nobile propone tecniche “dolci” d’approccio a chi ha calpestato codice penale e umano rispetto, mentre altri più consapevoli incitano a prendere a calci i demolitori dell’ateneo.

Se ci fosse un brandello di decoro la rivolta sarebbe stata incontenibile e invece i sopravvissuti strisciano silenziosi svolgendo dubbie attività di formazione di futuri medici, legali, letterati, biologi.

Da quando l’università è finita in mano ad irresponsabili girano questionari di valutazione anonimi con capovolgimento dei ruoli e gli studenti tengono sotto scacco i professori condizionandone anche le retribuzioni.

E nella Facoltà medica, dove sono in gioco la salute e la vita, la serietà è vanificata dall’esigenza di raccogliere le simpatie degli studenti e non di valutare idoneità e capacità degli aspiranti dottori.

Così la didattica si è ridotta ad un guazzabuglio insensato di una miriade di crediti affidati a folle di docenti a vario titolo inquadrati dagli esiti non comparabili con i corsi magistrali di pochi grandi maestri.

Lo sfascio imporrebbe di recuperare i soldi ma anche i posti sottratti ai meritevoli e di rimuovere i falsi docenti nati da prove truccate e da truffe provate il cui servizio non è di certo da alta scuola.

Mediocri e meschini sono sempre pronti a sottomettersi e proprio nell’antico splendido ateneo senese oggi sembra di incontrare morti viventi che si aggirano come se non fosse successo niente!!!

E come se i responsabili del disastro fossero identificabili solo con i processi penali…

L’università di Siena come carne di porco

Ne “il Cittadino online” Giovanni Elia pubblica un articolo sull’Università di Siena intitolato, «Osservazioni senza veli: Unisi, un gigante annegato». In un passo dell’articolo si legge: «A due anni dall’esplosione del caso mediatico del “buco” (ma qualche volenteroso urlava nel deserto parecchio tempo prima, nell’indifferenza generale)…». Sarebbe interessante sapere da Elia chi è questa voce che urlava nel deserto.

Giovanni Elia. In uno dei molti splendidi racconti di James Ballard, uno tra i maggiori scrittori anglosassoni del secolo scorso, la vita di un tranquillo paese viene sconvolta dalla misteriosa apparizione del cadavere di un gigante sulla spiaggia dell’abitato. La prima reazione degli abitanti è di stupore, meraviglia e fascinazione, ma col passare del tempo il corpo viene prima derubricato a dato di fatto, poi ignorato ed infine – mentre le spoglie stanno per disfarsi – mutilato senza ritegno, fino a che sulla spiaggia non rimangono che poche enormi ossa.
L’Università di Siena, all’inizio di questo 2011, è nella stessa situazione. A due anni dall’esplosione del caso mediatico del “buco” (ma qualche volenteroso urlava nel deserto parecchio tempo prima, nell’indifferenza generale) si deve purtroppo constatare che parecchi ancora non si rendono conto che quel gigante è tecnicamente già annegato – o meglio, è stato fatto annegare.

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Per le Liste Civiche Senesi e il Nuovo Polo l’università di Siena è sul baratro e i vertici dell’ateneo stanno a guardare

Liste Civiche Senesi, API, FLI, UDC. Dopo la nota vicenda, non ancora conclusa dal punto di vista giudiziario, sull’elezione del Rettore dell’Università di Siena e dopo l’altrettanto nota vicenda della nomina del nuovo Direttore Amministrativo, le Liste Civiche Senesi ed il Nuovo Polo (UDC, FLI, API) vogliono osservare che, indipendentemente dalle inchieste, pure importanti, che dovranno far luce sulle responsabilità penali e civili, esistono anche delle responsabilità etiche e accademiche. I vertici dell’Ateneo, Rettore e Direttore Amministrativo, affrontano con eccessiva lentezza le decisioni che invece appaiono improcrastinabili, senza dimostrare una qualsiasi strategia. Il piano di risanamento, diventato obbligatorio con l’approvazione del DdL Gelmini, che era stato già stilato da Focardi-Barretta e approvato dal Consiglio di Amministrazione, ha subìto uno stop e circolano voci di una riscrittura. Ma intanto il tempo passa ed il piano è quasi ormai scaduto, visto che le finanze dell’Ateneo sono sull’orlo del crollo definitivo, con un bilancio di previsione per il 2011 in dissesto per oltre 38 mlioni di euro. La relazione dei Revisori dei Conti al bilancio è stata negativa, ma lo stesso è stato ugualmente approvato sia in Senato Accademico che in Consiglio di Amministrazione, pur con cinque voti contrari. In ogni caso, le speranze che forse Riccaboni coltivava per una vagheggiata fondazione immobiliare con il MPS, sono state mandate in fumo dal veto dei Revisori dei Conti. Il pagamento degli stipendi di gennaio è stato possibile anticipando 5 milioni del Fondo di Finanziamento ordinario, ma per febbraio già non c’è garanzia di questo, mentre la Banca MPS non ha ancora concesso (e non si sa se e quando lo farà) l’anticipazione di cassa richiesta di 20 milioni di euro e resta in alto mare la vendita della certosa di Pontignano.

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La Lega suona la sveglia per la conclusione delle indagini sul dissesto dell’università di Siena

Lega Nord – Toscana. Prima di chiedere ai dipendenti dell’Ateneo di sacrificarsi per salvaguardare l’Istituzione cittadina, il duo Riccaboni – Fabbro avrebbe fatto bene a chiedere verità e giustizia per il deficit dell’Ateneo ed una rapida conclusione delle indagini, ancora vergognosamente aperte.

È assurdo che i diritti dei lavoratori dell’Ateneo siano stati e vengano ancora una volta brutalizzati: il dissesto dell’Ateneo non deve essere considerato la causa per imporre sacrifici a chi, con il pauroso dissesto, non c’entra nulla, vale a dire i dipendenti dell’Università: vogliamo che chi ha danneggiato le finanze e l’immagine dell’Università e della Città abbia, finalmente, un nome e cognome e possa essere consegnato alla giustizia ordinaria, per pagare penalmente i danni fatti: a due anni dall’inizio dell’indagine ancora non si muove foglia.

Nel frattempo, però, crediamo che l’Amministrazione non debba rimanere insensibile e non debba costringere i più deboli (cioè i dipendenti tecnico – amministrativi nonché gli studenti cui sono state tagliate nell’ultimo Senato anche le borse di dottorato, snaturando in questo modo la funzione stessa dell’Università) a pagare per tutti: il Rettore Riccaboni e il Direttore Amministrativo Fabbro devono fare la propria parte, individuando e prendendo adeguati provvedimenti, attraverso un’indagine interna, nei confronti di chi ha sbagliato, anche sulla base del comma 2 dell’art. 7 della Legge 15/2009.

Un consiglio al ministro Gelmini: istituisca un corso sulla salvaguardia del pomodoro nostrale

Roberto Petracca. In Italia abbiamo 1,6 università (ed istituti simili) per milione di abitanti. In Francia ce ne sono 8,4, in Germania 3,9, nei Paesi Bassi 3,4, in Spagna 1,7, nel Regno Unito 2,3 ed in USA 14,5. 
In Italia abbiamo 46,7 università (ed istituti simili) per milione di studenti. In Francia ce ne sono 247,3, in Germania 170,7, in Olanda 96,1, in Spagna 43,8, nel Regno Unito 62,9 ed in USA 252,3. Di fronte al suddetto quadretto il trio Berlusconi-Tremonti-Gelmini ha tagliato i fondi all’università per rendere il paese più creativo, istruito, colto e competitivo. 
Per quanto riguarda l’offerta formativa, in Italia abbiamo 5.500 corsi di laurea mentre in Germania ce ne sono 8.955. L’Olanda ha una media di 75,9 corsi di studio per ateneo contro una media italiana di 68.5. I ranking internazionali dicono che l’Olanda ha uno dei migliori sistemi universitari ed ha 96 corsi di laurea con meno di sedici iscritti, 14 dei quali con 2 iscritti ed altri 12 con un solo iscritto. 
L’esplosione dei corsi di laurea che si è avuta in Italia col 3+2 ed a cui si sta imputando una gran mole di colpe in termini di sprechi ed inefficienze pare che sia essenzialmente una cantonata. Il 3+2 ha infatti portato al raddoppio dei corsi ma al loro dimezzamento in termini di durata. Inoltre quando si confrontano i numeri con l’epoca del vecchio ordinamento non vengono conteggiati gli indirizzi che nel vecchio ordinamento c’erano per cui l’esplosione è più apparente che reale.
 Sembra quindi che non vi sia stata alcuna esplosione, degenerazione o inefficienza dell’offerta formativa. Ma la Gelmini giustifica la sua riforma dicendo che serve anche a segare il caos ed i corsi tipo “Benessere del Cane e del Gatto”, “Scienze del Fiore” ed “Enogastronomia Mediterranea”. Guardando fuori casa vediamo che la situazione è ben peggiore in paesi avanzati come l’Olanda, la Francia, la Germania e gli USA. Se però stentiamo a competere con questi paesi c’è da chiedersi se il caos aiuta o penalizza la competitività. Io penso che il caos è propedeutico alla competitività. Se è vero che l’economia basata sul vino è importante in Italia e Francia e che senza la coltivazione ed il commercio dei fiori un paese avanzato come l’Olanda chiuderebbe battenti.
 Alla Gelmini suggerirei di dare un piccolo contributo al caos istituendo dei corsi universitari sulla salvaguardia del pomodoro nostrale. Penso che potrebbe avere una sua utilità. Se è vero come è vero che il paese del sole, del mare e della pizza ha reintrodotto la schiavitù ed ha sviluppato il caporalato per la raccolta dei pomodori ma nonostante ciò non riesce a competere col mondo ed importa i pomodori coltivati nelle serre olandesi. Olanda che per coltivare i pomodori preferisce usare le cooperative di produttori che collaborano, finanziandole, con le università ed i centri di ricerca invece di usare la schiavitù ed il caporalato. I dati (da: “la voce.info“) sono del 2008.

Cosa riserverà il 2011 all’Università di Siena dipenderà dalla comunità accademica

Cosa riserverà il 2011 all’Università di Siena? Rispondere alla domanda è facile, basta rileggere alcuni degli articoli pubblicati su questo blog nel 2010, di cui si riportano di seguito titoli e link, e riflettere sulla seguente dichiarazione dell’on. Franco Ceccuzzi: ci sono stati «comportamenti predatori nell’Università e chi ha sbagliato deve pagare». I titoli sono del curatore del blog.

Agostino Milani. Ateneo senese: ormai siamo al «redde rationem»

Anfiarao. Università di Siena: risvegli

Giovanni Grasso. La voragine nei conti dell’ateneo senese ed il blocco delle progressioni economiche dei dipendenti

Cecilia Marzotti. Il punto sul dissesto dell’ateneo senese. Reati ipotizzati: falso ideologico, abuso d’ufficio e truffa

Giovanni Grasso. Prime condanne nella concorsopoli senese

Agostino Milani e Massimo Bandini. Ateneo senese: si vive alla giornata e non si interviene sul sistema che ha generato il dissesto

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La riforma Gelmini in pillole: codice etico, federazione e fusione di Atenei, fondo per il merito degli studenti, decreti legislativi

Dopo la pubblicazione della prima, ecco la seconda parte – inviataci da un assiduo lettore del blog – dello schema con brevi commenti della riforma Gemini.

Otto der Kommissar. Entro centottanta giorni dalla data d’entrata in vigore della riforma, il Senato Accademico è tenuto ad adottare  un codice etico. Del codice etico si è ampiamente discusso nelle pagine di questo blog e non ritengo utile aggiungere nulla, se non che si tratta di operazione inutile, dannosa e, forse, pericolosa…

Le modifiche statutarie, da adottarsi entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma, sono proposte da un organo composto da quindici componenti (il Rettore con funzioni di Presidente, due Rappresentanti degli Studenti, sei designati dal Senato Accademico e sei dal Consiglio di Amministrazione). Il nuovo statuto è adottato con delibera del Senato Accademico, previo parere favorevole del Consiglio di Amministrazione. Sono previsti meccanismi in caso di inerzia degli Atenei. I vecchi organi collegiali decadono al momento della costituzione di quelli previsti dal nuovo statuto.

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