Università di Siena: alla ricerca della dignità e della decenza

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Alcuni brani, quelli sull’università, di un interessante articolo del direttore de “il Cittadino Online.

L’esercizio della decenza… e della resistenzaL’Università è un bosco pietrificato (da “il Cittadino Online”, 25 marzo 2013).

Raffaella Zelia Ruscitto. (…) Invece la dignità e la decenza, proprie e collettive, sono pezzi delicatissimi che contribuiscono a fare la differenza tra una società civile ed una incivile e destinata all’autodistruzione. Ma se, individualmente, ognuno farà i conti con sè stesso, pubblicamente le cose dovrebbero andare diversamente. Mi riferisco a quanto avvenuto all’ombra dell’Università di Siena. Due rinvii a giudizio per l’elezione dell’attuale rettore Angelo Riccaboni: il presidente della Commissione elettorale ed il segretario di seggio dovranno andare a processo per presunte gravi irregolarità nella fase di voto. Il rettore, ovviamente, non è direttamente coinvolto ma, ci domandiamo noi comuni mortali: cosa sarebbe “dignitoso” fare in casi come questo? Quando il nome dell’istituzione viene indebolito da voci insistenti di “groviglio”; quando un ruolo ricoperto viene messo in discussione da sospetti di brogli (sospetti che vengono avvalorati da un procedimento giudiziario); quando il processo di risanamento stenta a decollare (usando un eufemismo); quando la città resta schiacciata da una immagine di sè distrutta e defraudata e l’Ateneo non ne resta fuori, anzi? Cosa dovrebbe fare il massimo rappresentante di una Università travolta suo malgrado da vicende dolorose come quelle della cooperativa Solidarietà? Da cause intentate dai dipendenti ai vertici amministrativi? Da esposti di varia natura presentati su vicende che fanno da sfondo a presunte “gestioni allegre e personalistiche” delle strutture universitarie? Sia chiaro: non si parla di responsabilità dirette (che sono di competenza giudiziaria) ma di opportunità morale legata alla difesa e tutela della “dignità” di un bene pubblico.

Alcuni candidati a sindaco si sono espressi chiedendo le dimissioni del rettore Riccaboni e del costoso (troppo, se raffrontato anche ai licenziamenti e ai sacrifici chiesti ai dipendenti) direttore amministrativo Fabbro. Laura Vigni e Maurizio Montigiani non hanno fatto giri di parole per dire quello che pensavano della situazione e per difendere la dignità dell’istituzione culturale senese. Se, a questo, si aggiunge la non costituzione di parte civile dell’Università nel processo sul buco di bilancio, il quadro “poco dignitoso” (per l’Ateneo) è tristemente chiaro.

Lo stesso sta accadendo in banca, in Fondazione ed in tutte le istituzioni “con il buco intorno”. Nessuna dimissione a difesa della dignità personale e di quella dell’ente che si rappresenta. O del partito… o della azienda… Cosa pensare di questa testarda indifferenza? Possiamo continuare a riderci “all’italiana”, voltarci dall’altra parte parlando di altro, oppure indignarci e chiedere il rispetto della dignità e della decenza della collettività.