Siena/Università: Corte dei Conti, va sottoposta a procedura di dissesto
ASCA – Roma, 13 gen – L’Università di Siena è in stato di dissesto finanziario. È quanto accertato, nella delibera numero 12 del 5 marzo del 2013, dalla Corte dei Conti, Sezione regionale di controllo per la Toscana. I magistrati contabili auspicano che «il Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Ndr) definisca i criteri per il dissesto finanziario e quindi possa assoggettare l’Ateneo a tale procedura prima che la situazione economica, finanziaria e patrimoniale degeneri ulteriormente». La Corte, che ha esaminato l’andamento dei conti dell’ateneo senese dal 2009–11 e i risultati del piano di risanamento resosi necessario dopo la scoperta nel 2008 di un buco di oltre 250 milioni. Voragine in parte ridotta con l’alienazione di alcuni immobili: nel 2009 l’ex manicomio per 74 milioni, nel 2010 l’ospedale per 108 milioni. Un Piano di risanamento «in parte non idoneo ad incidere significativamente sull’andamento delle spese e, soprattutto, a ricondurre la gestione finanziaria in situazione di pareggio».
Per la Corte, «gli equilibri di bilanci consuntivi, mostrano una situazione sempre deficitaria che denota notevoli difficoltà nella gestione amministrativa ordinaria dell’ente». Nel dettaglio, nel 2011 il risultato di amministrazione è stato pari a –43 milioni (debiti pregressi accumulati), quello di competenza –8,1 mln (deficit d’esercizio), quello di parte corrente –2,2 mln. Il rosso nei conti resta nonostante la riduzione del personale dipendente (docente e tecnico-amministrativo) passato da 2.170 unità del 2009 a 1.944 unità nel 2011. Nel 2011 la spesa per contratti di prestazione d’opera è passata da una previsione iniziale di 842 mila euro ad un importo effettivo di 3,153 milioni (+274%). Su questa voce, scrivono i magistrati contabili, «appare necessario monitorare la voce degli incarichi esterni». Si registra anche un aumento della spesa per retribuzioni e altri assegni a ricercatori a tempo determinato pari +230%. La Corte sottolinea come nel periodo 2009–2011, la spesa del personale abbia sempre sforato il limite di legge del 90% (101,85% nel 2011) del Fondo di Finanziamento Ordinario, la principale fonte di finanziamento del sistema universitario. La situazione potrebbe diventare ancor più critica considerando che, con il decreto del 18 maggio 2012, tale limite è stato abbassato all’80%. In calo, ma pur sempre impressionante, il livello dei residui passivi pari a 83,9 milioni di euro, si tratta d’impegni di spesa non ancora saldati. I residui attivi, sempre che siano tutti esigibili, sono invece pari a circa 30 milioni.
Da ultimo i magistrati contabili rilevano come sul bilancio di previsione del 2013, i revisori dei conti dell’Ateneo «abbiano espresso parere contrario all’approvazione da parte del Cda dell’Ateneo». Anche i conti del 2012 hanno registrato un aumento del disavanzo di amministrazione da –43 a –46 milioni, il deficit di competenza è stato pari a –6 milioni, ma senza considerare rate di mutui per 6 milioni di euro su cui l’Ateneo ha formulato una richiesta di moratoria. Da segnalare che per un decennio l’Ateneo senese è stato molto più fortunato rispetto a tante altre università italiane. Dalla Fondazione Mps sono arrivati 8–9 milioni di euro all’anno.
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