Laura Vigni. La recente relazione della Corte dei Conti sul pessimo stato finanziario dell’Università di Siena conferma che siamo ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi di risanamento, come già dichiarato dai Revisori dei Conti che non hanno approvato il bilancio 2013 e hanno parlato di stato di pre-dissesto. Quali possano essere le possibili conseguenze di una dichiarazione che formalizzi il dissesto finanziario non sono chiare, anche per l’incertezza delle norme.
La persistenza di un così pesante deficit dipende in parte dalle difficoltà generali riconducibili alla diminuzione del finanziamento statale, certamente frutto della disastrosa riforma Gelmini e delle politiche dei governi che si sono succeduti in questi anni, come dimostra la diminuzione generale degli iscritti e il fatto che molte altre università si trovano in situazioni simili. Bisogna però dire che da parte dei responsabili dell’Università di Siena si poteva fare molto di più e di diverso per realizzare un risanamento strutturale che non comportasse solo tagli al personale, come quelli dolorosi della cooperativa sociale, e ai corsi di studio. Anche le recenti promozioni a dirigenti di tre tecnici amministrativi, non sembrano coerenti con la politica del risanamento. Bisogna agire di più sul fronte progettuale, in primis delle entrate e da questo punto di vista non si sta facendo abbastanza per reperire finanziamenti da fondi europei, visto che l’ufficio destinato a questo complesso compito ha una inadeguata dotazione di personale, pur in un quadro di sovrabbondanza di impiegati tecnici e amministrativi. Su quel fronte bisognerebbe attivare una task force, elaborare progetti credibili e innovativi, capaci anche di supportare la ripresa economica del territorio e lo sviluppo di nuova occupazione giovanile.
D’altro canto non procede in maniera omogenea, né sembra costituire una priorità ma pare affidato solo all’iniziativa dei singoli docenti, lo sviluppo di forme di collaborazione in alcuni corsi di laurea fra varie sedi universitarie nell’ambito della Regione Toscana. Manca la forza di indirizzare in questa direzione alcuni settori della didattica e della ricerca, come invece si sta facendo in altre regioni. Mentre appare semplicistica e poco opportuna l’ipotesi di accorpare l’Università degli Studi con l’Università per Stranieri, in considerazione della diversa natura delle due e del buono stato finanziario della seconda che non pare il caso di compromettere. Tuttalpiù, potrebbero essere prese in considerazione forme di reale cooperazione e integrazione per certe materie che si ripetono in simili corsi di laurea, sempre però tenendo presente la specificità di un’istituzione destinata all’insegnamento della lingua e cultura italiana per gli stranieri.
Nel ribadire la preoccupazione per la mancata consapevolezza delle necessità di rinnovamento (come attesta la conferma decisa dal Rettore di Roberto Morrocchi a rappresentare le istituzioni cittadine), chiedo che la situazione sia gestita con maggiore sforzo innovativo, fuori dalle consuete logiche di potere, e auspico che vengano prese tutte le iniziative idonee anche a migliorare i servizi cittadini per gli studenti universitari, che costituiscono una risorsa intellettuale e materiale fondamentale per Siena.
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