Università di Siena: la supercretinata del giorno

Università: Siena vola, è il titolo del Corriere Fiorentino di oggi che commenta la classifica degli atenei italiani del Sole 24 Ore. L’augurio è che non si tratti di ali di cera appesantite da affermazioni trionfalistiche e immotivate. Purtroppo, le dichiarazioni del rettore, gli indicatori usati per stilare la graduatoria, le scelte scellerate sull’offerta formativa del corrente anno accademico, gli espedienti, il prepensionamento dei docenti, fanno ripiombare dall’alto sulla dura roccia la situazione comatosa di questo martoriato ateneo.

Angelo Riccaboni. Né rivincita, né sorpresa, ma la conferma che il risanamento non ha leso la qualità. Non credo che si possa parlare della favola del brutto anatroccolo, perché noi cigno lo siamo sempre stati. Siamo contenti di poter dimostrare che il risanamento finanziario è stato fatto senza ledere in alcun modo la qualità. Un riconoscimento per nulla inatteso, poiché nella didattica come nella ricerca il nostro Ateneo ha sempre tenuto risultati eccellenti.

La nuova governance dell’università di Siena all’insegna dell’illegalità

Nes Siena. Da qualche tempo l’Università di Siena ricorda molto la parabola della rana bollita. Se una rana viene messa nell’acqua bollente, questa con un balzo si salverà, ma se viene messa in acqua tiepida che viene riscaldata costantemente, la rana si intorpidirà e perderà le forze lentamente, fino alla morte. Ormai, noi studenti, siamo talmente abituati ad assistere a illeciti amministrativi (ma non solo!) nel nostro Ateneo che rischiamo di fare la fine della rana bollita e persino le Associazioni Studentesche, anziché operare in maniera limpida e nel rispetto delle regole, preferiscono andare a braccetto con il Rettore per tutelare nell’illegalità i loro piccoli interessi. Cosa sta succedendo?
Il mandato dei Rappresentanti degli Studenti è scaduto da quasi un anno, sembrerebbe quindi naturale iniziare ad organizzare le nuove elezioni atte a legittimare quelli che saranno i nuovi Rappresentanti. Invece no, troppo difficile e, soprattutto, troppo “secondo le regole”. Le Associazioni di sinistra, che vantano anche il Presidente del Consiglio Studentesco, invece di adoperarsi con tutti gli altri Gruppi per trovare una soluzione più rappresentativa e democratica possibile, hanno pensato bene di rivolgersi all’amico Rettore e decidere insieme a lui come bypassare il naturale confronto elettorale. Il risultato è stato questo: le suddette Associazioni, in totale sintonia con il Magnifico, hanno proposto in Consiglio Studentesco di non effettuare le elezioni dei Rappresentanti degli studenti nei Dipartimenti, ma di nominare i Rappresentanti tramite un Decreto Rettorale, andando contro tutti i principi di democraticità, ma, soprattutto, ignorando completamente la legge, la quale prevede che i Rappresentanti debbano essere eletti.
Come gruppo Nes Siena, ci siamo opposti alla proposta del Rettore in Consiglio Studentesco (siamo stati gli unici!), ma non solo, abbiamo già presentato un’interrogazione al Ministero dell’Istruzione tramite il Rappresentante, al CNSU, Francesco Sgura, e ci riserviamo di rivolgerci al TAR per annullare questo Procedimento Amministrativo che è, evidentemente, illegittimo oltre che amorale.

Europa nel pallone e Unisi nel fognone

Esagera, Rabbi, a scrivere che «nelle operazioni decantate dal Magnifico, non vi sia alcuna concreta considerazione di tipo scientifico e qualitativo a giustificazione delle scelte operate o non operate». Infatti, all’insegna dell’internazionalizzazione, con «rigore e passione per il cimento della ricerca», il rettore ha ideato L’Europa nel pallone, guarda le partite a mensa! Visione, parole e suoni intorno agli europei di calcio 2012”. Gli studenti universitari potranno seguire Italia vs Croazia, il 14 giugno alla mensa Sallustio Bandini, gustando il “Menu degli Europei” al prezzo consueto, con la birra a 1 € e le patatine a 0,20 €. Quasi a voler ricordare, a chi pensava di cenare a sbafo, che l’Università di Siena è sempre con le pezze al culo. In compenso, però, arachidi e salatini saranno a consumo libero. Infine, gli studenti saranno onorati del saluto di Angelo Riccaboni e potranno ascoltare Damiano Tommasi (presidente dell’Associazione Italiana Calciatori), che intratterrà i presenti su “La linea di fondo: l’altro nell’Europa del calcio”. E così, gli orfani di “Parole & Musica”, del Progetto merchandising, del Caffè dell’artista, dell’etichetta musicale Emu (per l’edizione, produzione e messa in commercio di cd), impegnati negli ultimi sei anni a rigirarsi i pollici, intravedono la possibilità di un ritorno alla “filosofia dello sperpero”, così cara ai rettori che hanno portato l’ateneo alla bancarotta. Non si finirà mai di chiedere quanto sia costato in dieci anni questo baraccone. Quali aziende e designer sono stati coinvolti. Se sia lecito distrarre fondi dalla didattica e dalla ricerca per costituire un’attività commerciale, completamente fallita, che ha penalizzato l’ateneo per i fondi qualità ministeriali. Intanto, nell’era di internet e del digitale, gli studenti continuano ad usare vecchissimi microscopi monoculari del 1960, mentre occorrerebbe una moderna aula didattica interattiva per lo studio dei preparati microscopici. A essere penalizzati, però, sono solo gli studenti di Medicina; i loro colleghi di Biologia, infatti, hanno a disposizione modernissimi microscopi, fatti acquistare dall’attuale prorettore vicario, subito dopo il suo insediamento.

Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online (13 giugno 2012) con lo stesso titolo di questo blog e il seguente sottotitolo: Grasso contro la “filosofia dello sperpero”.

Didattica nell’Università: necessari meccanismi di controllo certi e trasparenti e sanzioni per i docenti assenteisti

Università, cambiare i criteri di valutazione dei professori (l’Unità 19 aprile 2012)

Stefano Semplici. Un gruppo di studenti di Filosofia dell’università di Tor Vergata ha lanciato nei giorni scorsi un «appello per la qualità dello studio» (mondodomani. org/filosofiatorvergata). Sono entrati in questo modo nel dibattito sui criteri di «valutazione» dell’attività dei loro professori con due richieste che davvero meriterebbero di essere ascoltate e che sono peraltro fra loro collegate. Gli studenti sottolineano l’esigenza di arrivare a un chiarimento definitivo sugli obblighi didattici dei docenti e sulle conseguenze del loro mancato rispetto. Hanno trovato – nei questionari che devono compilare per accedere alla procedura di prenotazione per gli esami – una domanda con la quale si chiede loro di dire se il professore ha tenuto «personalmente» le sue lezioni, fissando contemporaneamente al 75% l’asticella dell’eccellenza e prevedendo addirittura che la risposta possa essere «quasi mai o saltuariamente» (fino al 25%). Giustamente considerano «semplicemente scandaloso» il solo pensiero che questa ipotesi corrisponda al comportamento effettivo di alcuni docenti e contestano l’autorizzazione implicita a saltare una lezione su quattro, magari facendosi sostituire da qualche collaboratore. È francamente auspicabile – di fronte al clima di sospetto e denigrazione che si continua così ad alimentare – che sia una volta per tutte lo stesso ministro a garantire, come chiedono gli studenti, che vengano introdotti meccanismi di controllo certi e trasparenti, indicando preventivamente e senza stratagemmi o equivoci quante sono le ore di lezione che un professore è tenuto a fare e quali sono le sanzioni per gli assenteisti.

L’università è notoriamente un luogo di lavoro nel quale le rendite di posizione, il precariato e lo sfruttamento delle asimmetrie di potere generano effetti perversi. La politica e il governo dei tecnici (molti dei quali sono professori…) vogliono o no mettere fine a questa triste situazione? L’appello degli studenti di Tor Vergata non parla semplicemente di disciplina e di presenze. Pone, proprio in questo modo, un problema serio e profondo di prospettiva. Ci interroga su quale sia l’università che vogliamo e chiede di introdurre subito correttivi ai criteri di valutazione che, con molta confusione e ingente investimento di risorse, si stanno introducendo in questi mesi. II valore dell’attività didattica è di fatto azzerato, nascondendosi dietro il pretesto della difficile misurabilità della sua qualità e traducendo poi questa premessa nella legittimazione della più ampia discrezionalità anche rispetto alla sua quantità. Sta passando il messaggio che ogni ora trascorsa con gli studenti per insegnare, discutere i loro lavori, aiutarli a capire e fare di più è un’ora persa, che non incrementerà in nessun modo i «punteggi» dai quali dipendono avanzamenti di carriera e assegnazione di risorse. Mentre nessun punteggio dovrebbe valere per chi si ostina a considerare la cattedra un privilegio anziché una passione e un dovere. È inutile che si dica che nessuno lo pensa e lo vuole. Questo è quello che accade e accadrà, se saranno solo le pubblicazioni a decidere chi vince e chi perde, chi vive e chi muore nella comunità del sapere divenuta mercato. Ringrazio questi giovani, che ci ricordano che «così come non può esistere didattica senza ricerca, nessun professore può essere considerato tale se insegna poco o male». Signor ministro e magnifici rettori, ce la facciamo a non deluderli?

Gli studenti del DAS chiedono le dimissioni del rettore e del direttore amministrativo, ritenuti palesemente inadatti al ruolo che ricoprono

Dimensione Autonoma Studentesca (DAS). Siamo costretti a domandarci cosa ci fosse da inaugurare, visto che la nostra Università versa da anni in una drammatica situazione di corruzione e mala gestione. Non sono stati una sorpresa i nomi dei 18 indagati, e tanto meno che tra questi nomi spiccassero quelli dei recenti Rettori e Direttori Amministrativi, le cui scelte abbiamo sempre contestato. Come se questo non bastasse, la nostra Università è al centro dell’attenzione degli inquirenti anche in merito alla regolarità dell’elezione del Rettore Riccaboni. Abbiamo deciso di non interrompere il teatrino dei vuoti festeggiamenti per rigettare in toto il cerimoniale di una casta che si delegittima ormai da sola. L’unico momento sensato e significativo di tutta la mattinata infatti è stato, a nostro avviso, quello degli interventi dei lavoratori che, pur portando avanti giuste rivendicazioni, troppo raramente trovano uno spazio di dialogo all’interno del mondo accademico, fagocitato da nepotismi e baronie.

Quanto l’inaugurazione fosse autoreferenziale è testimoniato dal fatto che ad alcuni studenti è stato impedito l’ingresso nell’aula se non previa perquisizione. Ancora una volta vediamo le forze dell’ordine schierate a difesa dei ladri in giacca e cravatta e non di chi subisce le conseguenze del loro operato. A questo proposito ricordiamo ancora nitidamente il complice silenzio da parte di tutte le istituzioni in occasione dell’attacco repressivo attuato un anno fa nei confronti degli studenti che manifestavano pacificamente contro lo smantellamento dell’Università pubblica.

Oggi che la questione dell’Ateneo è all’ordine del giorno, e in una situazione di tale gravità, taciuta e alimentata finora, è esilarante constatare la premura con cui prendono posizione quei partiti i cui membri figurano tra gli indagati delle due inchieste. E le accuse sono pesantissime: peculato, truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio.

La nostra Università per anni è stata saccheggiata dalla sua stessa amministrazione, e proprio le elezioni del nuovo Rettore, che avrebbe dovuto avviare l’Ateneo sulla strada della ripresa, probabilmente sono state truccate. Non abbiamo mai risparmiato critiche anche aspre in merito alle scelte politico-amministrative della nostra governance d’Ateneo, ma adesso la loro legittimità è posta sotto attacco da tutti i fronti. Per questo, mai come oggi chiediamo a gran voce le dimissioni del Rettore e del Direttore Amministrativo, palesemente inadatti al ruolo che ricoprono.

Vieni avanti supercretino!

Angelo Riccaboni. «Il numero programmato nella nostra Facoltà di Farmacia non c’è mai stato quindi non capisco dov’è il problema. Nessuno poteva aspettarsi questa situazione e certo non possiamo non accettare i ragazzi nel nostro Ateneo».

Claudio Marignani (Coordinatore provinciale e consigliere regionale del PdL). L’aumento delle immatricolazioni è il segno tangibile della vitalità della nostra Università ed un ulteriore attestato di prestigio che, nonostante le peripezie economiche degli anni passati, dovute a gestioni non condivisibili, l’Università di Siena ha saputo mantenere presso la comunità intellettuale nazionale ed europea. Le 3.500 nuove immatricolazioni porteranno nuova ricchezza a tutta la città e richiederanno una risposta adeguata in termini di servizi da parte dell’amministrazione comunale. Ci auguriamo che questo positivo segnale imprima ulteriore e rinnovato coraggio al Rettore e all’intero CdA per proseguire nel piano di risanamento. A tal proposito il PdL saprà assicurare tutti i supporti politici necessari a partire dagli opportuni interventi di sostegno a livello ministeriale. Interventi che, come i cittadini sanno bene, non si sono mai interrotti e che saranno ulteriormente rafforzati.

È proprio vero che l’incremento delle iscrizioni all’università di Siena dipenda dalla qualità della didattica, della ricerca e dall’ottimo livello dei servizi?

Angelo Riccaboni. L’analisi del numero degli immatricolati, sebbene ancora non definitivo, evidenzia dei risultati assai interessanti: in attesa di completare le iscrizioni ai corsi di laurea a numero programmato della facoltà di Medicina, sono già 3917 gli studenti che quest’anno hanno scelto l’Università di Siena per i loro studi. Si tratta di un incremento del 40% rispetto allo scorso anno, che testimonia la qualità della didattica e della ricerca svolta presso il nostro Ateneo, nonché l’ottimo livello dei servizi offerti e l’attrattività della città. L’incremento di immatricolazioni riguarda tutti i corsi di studio, con aumenti che vanno dal 30% di Giurisprudenza al 15% registrato nelle facoltà di Economia e Ingegneria. Le variazioni maggiori si segnalano per alcuni corsi delle facoltà scientifiche, Farmacia, CTF, e Scienze biologiche, e derivano, oltre che dal legame di questi corsi con sbocchi professionali ad alto livello di occupazione, anche dal rilevante aumento di studenti che hanno partecipato ai test di ammissione ai corsi a numero programmato della facoltà di Medicina e chirurgia e che hanno poi scelto facoltà con percorsi di studio compatibili. Si tratta di un buon segnale per l’Ateneo e per la città intera, che premia il lavoro di tutti quelli che, dentro e fuori la nostra Istituzione, si stanno impegnando per mantenere il prestigio e la grande qualità dell’Università di Siena.

Vieni avanti cretino!

Il commento del Rettore sull’incremento delle iscrizioni all’università di Siena.

Angelo Riccaboni. Questa tendenza è un segnale molto importante che attesta la vitalità dell’ateneo. A Siena avremo oltre mille nuovi studenti in più rispetto agli altri anni che portano con sé, dal punto di vista economico, una forte ricaduta su tutto l’indotto. Più studenti ci saranno e più sarà vivo il settore immobiliare, più vivace sarà il commercio a tutti i livelli, insomma Siena può trovare giovamento da questa grande risorsa che in tempi di crisi rilancia l’intera città e tutto il sistema economico. Le istituzioni sono molto attente ed hanno capito che se l’università decolla, molti altri settori ne possono beneficiare. Serve lavorare insieme per lo stesso obiettivo. Questo forte incremento si spiega anche con il fatto che le classifiche ci premiano e gran parte delle nostre Facoltà sono nella top ten italiana. Le famiglie scelgono in base a queste valutazioni che mettono insieme alla vivibilità del territorio, ai servizi, alla coesione sociale, il buon nome dei nostri professori. In un momento in cui la crisi attanaglia tutte le famiglie e in cui non si fanno scelte approssimative o azzardate, il solo fatto che si scelga di investire su Siena, mi sembra un ottimo risultato, vuol dire che sotto tutti i profili l’offerta è esattamente quella che risponde alle aspettative.

Il punto di vista degli studenti di “Dimensione Autonoma Studentesca” sull’operato del rettore dell’università di Siena

Di seguito il brano riguardante l’ateneo senese, tratto da un’intervista a Lia Valentini, rappresentante dei DAS (Dimensione Autonoma Studentesca), pubblicata da “Fratello Illuminato – Il blog”. Domanda: «qual è il vostro giudizio sull’operato del rettore pro tempore Riccaboni?». Ecco la risposta.

Lia Valentini. Il Rettore Riccaboni si sta dimostrando completamente incapace di gestire le difficoltà dell’Ateneo e con lui la direttrice amministrativa. Emblematici sono, secondo me, tre casi: 
il piano di risanamento perché dal nostro punto di vista non è con la svendita di locali dell’Università che si può risanare un buco di milioni di euro; le alienazioni possono sì dare un lieve e momentaneo respiro, ma se si punta ad un reale progetto di risanamento occorre principalmente un concreto investimento, unito ad una forte spinta di rilancio.
 In secondo luogo le scelte dell’amministrazione in merito alla questione dei lavoratori (basti ricordare come l’amministrazione si è posta nei confronti dei lettori di lingua straniera) che tracciano una concezione dei rapporti di lavoro assolutamente iniqua. Quello che è stato fatto nel corso di quest’anno è chiedere sacrifici a lavoratori e studenti (i quali hanno visto i servizi notevolmente diminuire) e preservare, però, i privilegi dei baroni e di tutti coloro che hanno ingrassato le loro tasche utilizzando la nostra Università come strumento di ascesa sociale e carrieristica. 
Infine, si fa per dire, ricordiamo la Commissione Statuto, che in questi mesi ha svolto i suoi lavori senza far trapelare le reali intenzioni “riorganizzative”, spesso, forse, celate anche agli stessi membri della commissione, membri rappresentanti di quelle realtà che non siano quelle baronali.

Anche negli Stati Uniti cresce l’esigenza di distinguere le università per la ricerca da quelle per la didattica

La hit parade degli atenei (la Repubblica, 31 maggio 2011)

Federico Rampini. «Le cose che contano, non sempre si possono misurare», soleva dire Albert Einstein. L’istruzione conta molto, ma abbiamo ragione a volerne misurare la qualità con delle classifiche? L’inflazione di classifiche internazionali riguarda in particolare le università. Un tempo era un fenomeno tipicamente americano: con quel che costano le rette Usa, le famiglie divorano da anni le “pagelle” delle facoltà compilate da US News and World Report, e altri magazine. Con la stessa logica: le famiglie del ceto medioalto cinese investono fortune per mandare i figli all’estero, vogliono che siano soldi ben spesi. Dal 2003 una delle classifìche più autorevoli sulle migliori 500 università del mondo, è compilata annualmente dalla Shangha Jao Tong University. L’Unesco ora solleva dei dubbi sull’utilità di questi raffronti. Usando come parametri di qualità il numero di premi Nobel, o le scoperte nella ricerca medica, certe classifiche danno per scontato che tutte le università debbano aspirare ad essere Harvard. Negli Stati Uniti, invece, si fa strada l’esigenza di distinguere tra atenei che hanno i mezzi per essere poli di eccellenza e altri che devono specializzarsi nell’insegnamento. In difesa delle classifìche: molti studenti stentano a orientarsi nell’immensa offerta di corsi di studio e rischiano di finire vittime di università-truffa, che investono solo nel marketing di se stesse.