L’espresso n. 45 in questi giorni in edicola ha pubblicato, nella rubrica delle lettere, una parte del lungo intervento di Mauro Aurigi. Riportiamo l’intervento integrale segnalando che le parti in corsivo sono quelle non pubblicate dal settimanale.
Mauro Aurigi. Mi ha assai preoccupato l’editoriale di Moises Naim (“L’espresso” n. 43). Non tanto per quello che l’autore dice (non è certamente il primo né sarà l’ultimo nella storia e nell’attualità a sostenere “Cercasi leader disperatamente”, come fedelmente recita il titolo), quanto per averlo letto su una testata gloriosa come “L’Espresso”. Certo che l’Occidente è in crisi, ma Naim scambia la causa per l’effetto e fa dipendere quella crisi dalla mediocrità degli attuali capi occidentali, mentre è proprio la crisi, che ha ben altre e ben più gravi cause, a far postulare la necessità «di leader forti, efficaci e competenti». Non c’è comunità in crisi che non sia alla ricerca dell’uomo della provvidenza, dell’unto del signore. Peccato però che quando finalmente l’uomo della provvidenza, ossia un “leader forte, efficace e competente”, emerge, quella comunità, lungi dal progredire, rovina invece in un tragico baratro, come ben sappiamo noi in Italia, ma anche in Germania e in ogni Paese che abbia affidato nelle mani di “uno solo” i propri destini.
Come fa Naim a non sapere che il divario di civiltà tra l’Occidente e il resto del mondo non sta nella maggiore o minore eccellenza dei rispettivi capi politici, ma, al contrario, nel maggiore o minore peso nella gestione della res publica (maggiore o minore democrazia) che i rispettivi popoli hanno conquistato proprio nei confronti della propria classe dirigente? Forse Naim non è uomo di selezionate letture. O forse legge, ma poi tira dritto. Sennò saprebbe che “non abbiamo bisogno di buoni politici, ma di buoni cittadini” (J. J. Rousseau), o che “non dovete chiedervi cosa il governo può fare per voi, ma cosa voi potete fare per la nazione “ (J. F. Kennedy), o “beato quel popolo che non ha bisogno di eroi” (B. Brecht). Ma anche se ignora ciò, non può sfuggirgli che i paesi più civili del mondo, ossia i più “occidentali” di tutti (Scandinavia, Olanda, Svizzera, Nuova Zelanda ecc.), sono quelli più di tutti gli altri privi di “leader forti, efficaci e competenti” (tant’è che non ci è noto neanche un nome dei loro capi politici).
E anche se si rivolgesse alla storia, il nostro Naim, saprebbe che i balzi più prodigiosi in termini di cultura e delle arti (ossia di civiltà) l’uomo li ha fatti grazie a quelle città-Stato della Grecia classica e dell’Italia comunale, che abolirono il “capo”: di quelle esperienze sono giunti sino a noi migliaia di nomi di pensatori, letterati e artisti come non mai, ma neanche il nome di un solo politico (Atene e Firenze nulla dovettero a Pericle e Lorenzo il Magnifico, anzi fu a causa di questi tiranni, “leader forti, efficaci e competenti”, che cominciò il loro declino).
Insomma, temo ci sia più fascismo, e più sofisticato, nella sola frase di Naim “abbiamo tutti disperatamente bisogno di leader forti, efficaci e competenti”, che in un intero comizio di Borghezio. Ecco perché mi ha assai preoccupato leggerla in un editoriale de “L’espresso”.
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