Sottopongo alla discussione l’intervento di Mauro Manganelli (Area sistema contabile, Ufficio ragioneria) che avanza una sua interpretazione della crisi dell’università di Siena e ne suggerisce alcune “provocatorie” soluzioni.
Mauro Manganelli. Per quello che conosco della crisi finanziaria dell’Ateneo, mi sento di avanzarne una possibile interpretazione. Nel documento di candidatura alle ultime elezioni dei rappresentanti del personale tecnico amministrativo (chiedo venia per l’autoreferenzialità) ho parlato di “mancato rispetto delle regole”; preciso meglio ora: la mancata (o insufficiente) separazione tra “politica” (che è attività diretta in primo luogo all’indirizzo dell’attività dell’Ente o di alcune sue articolazione) e amministrazione (che è attività, giuridica o materiale, con cui tali indirizzi si attuano). A mio avviso tale “carenza” di separazione ha comportato confusione di ruoli, incertezza, (forse) abusi, anche al di là della volontà dei singoli (o di alcuni singoli…). Già negli ultimi tempi (soprattutto nell’anno Focardi-Barretta) si è cambiata rotta. E già Riccaboni si è espresso in questo senso in campagna elettorale.
Alcune provocazioni.
Il rispetto dei ruoli (e qui mi rivolgo ai docenti).
L’assunzione delle responsabilità (e qui mi rivolgo al personale tecnico-amministrativo): non solo assunzione di responsabilità anche formali, ma anche misurazione delle prestazioni e loro valutazione. Da questa strada non si scappa.
I dirigenti: nessun ente pubblico può vivere in modo armonico senza dirigenti o con un organico insufficiente. Anche nei momenti di crisi e di deficit, i dirigenti sono elemento indefettibile della macchina amministrativa. Attualmente abbiamo 2 dirigenti (di cui 1 a tempo determinato ed 1 assegnato ad altre funzioni).
I delegati del Rettore: credo che in passato se ne sia fatto un uso forse eccessivo, a scapito della funzione amministrativa. Evidenzio che il Rettore, in base ai principi generali, può delegare solo funzioni che gli sono proprie (per le quali si guardi lo Statuto).
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…non dimentichiamo mai che Siena è un ecosistema e molto ristretto e per certi aspetti angusto dove nulla avviene senza che un pezzo del puzzle incida sugli altri (Raffaele Ascheri docet!), per cui v.: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/07/mussari-monte-paschi-e-abi-indagato-per-l%E2%80%99aeroporto-di-siena/48375/
Ma dell’ultima… (sequestro dei faldoni delle elezioni)… che si dice?
Al di là di chi abbia vinto e chi abbia perso, preoccupa molto il clima di veleni che circola tra le opposte fazioni…
ho già proclamato la mia focardianità, ma onestamente non credo a leggerezze (men che mai brogli!) della commissione elettorale, conoscendo personalmente alcuni membri. Non è che per caso un terzo incomodo si diverte a seminare zizzania?
Scusate la cattiveria delle 13.25!
Sono d’accordo con Machiavelli (a parte il terzo incomodo di cui non so cosa pensare)…
Oggi Bisi scrive che dobbiamo sempre difendere Siena, l’Università, la Banca e la Senesità, e su questo concordo in pieno. Mi spiace però che la “predica” venga da uno come lui che nel Corriere di Siena ha sempre protetto sì la Banca e Siena, mentre invece ha infangato quotidianamente l’Università. Può fare piacere che si sia convertito, anche se dobbiamo capirne il perché.
Marco
Non capisco le cautele e le paure. Troppo facile incitare a difendere Siena e tutte le sue istituzioni per chi ha avuto un ruolo determinante nell’esaltare i mediocri e nel perseguire i pochi valorosi oppositori.
A sostenere Siena ci dovevano pensare i suoi amici della cricca, che mi sembra invece abbiano preso tutto per sé e distrutto il distruttibile, e anche di più. Viva i veleni, viva la magistatura, viva questa piccola rivoluzione se serve a ripristinare la legalità e salvare la Città dagli avvoltoi.
… Rodolfo – detto tra noi – ma lo sai che mi ci ritrovo preciso spiccicato in quel che affermi???
Si, ha perfettamente ragione. Ma hanno mai lavorato questi della cricca locale? Prendiamo Machetti ora presidente del “volodromo” di Ampugnano. Era un boss dell’Arci, un boss de Italia-Cuba, assessore al personale, ora nell’aere Galaxy, ecc. Ma che è nato funzionario? Col partito si fa tutto, anche diventare professore universitario rinnovato a contratto per 30 anni senza uno straccio di laurea…
Bardo
P.S. Non ho mai capito in che consista la “Senesità” di cui cianciano bipartisan un poco tutti delle cricche locali. E se uno ama Siena e viene magari da Villacidro o da Canicattì? Sangue e terra, allora? Mi par di capire che Bisi parla come Mussolini. Lui della Senesità, l’altro dell’Italianità. Non capisco… sarà che pur essendo uno dei più antichi abitanti dell’Acropoli, son d’origine maremmana: il nonno era nato a Grosseto.
Un giorno scriverò “Sangue Maremmano”, come pèndant di “Sangue Romagnolo” del De Amicis.
Bardo
Intervengo solo perché non mi sembra utile lasciare l’interessante contributo di Manganelli senza alcun commento (gli interventi finora, pur centrati su aspetti importanti della situazione attuale, non mi pare siano entrati nel merito), scusandomi se non sono particolarmente competente sui problemi che solleva e restando pronto, ovviamente, a ragionevoli correzioni.
La prima cosa che mi viene in mente è che ci possa essere un fraitendimento su cosa si intenda per divisione fra funzioni di indirizzo (quelli che lui chiama “politica”) e di gestione (“amministrazione”).
Se capisco bene, lui intende rivendicare (credo giustamente) l’autonomia degli uffici amministrativi competenti nei confronti delle ingerenze di altre componenti dell’ateneo (il personale docente, ma non solo). E chiede (ancora giustamente) un adeguato riconoscimento di queste funzioni.
Dall’altra parte, nel linguaggio corrente, questa distinzione riguarda invece le funzioni degli organi di governo dell’ateneo. Secondo il disegno di legge approvato al Senato, i compiti di i
Il mio modestissimo parere è che a fronte di Rettori molto aperti alle richieste del corpo docente (leggasi posti e progressioni) e dei sindacati (leggasi assunzioni) non vi è stato un presidio amministrativo (leggasi DA e Revisori) altrettanto forte e fermo. Le ragioni le ignoro. Certo che se si mettono DA privi di competenze tecniche (leggasi filosofi) e revisori discutibili (leggasi ex provveditori agli studi…) è facile che il controllore sia preda del controllato.
Pertanto è certamente un problema di separazione o meglio direi di distinzione dei ruoli, ed anche di responsabilità. Se gli illustri signori menzionati prima pagheranno il prezzo della loro incapacità/disonestà allora forse riusciremo a ricostruire il nesso potere/responsabilità che è proprio di ogni organizzazione ben gestita. Viceversa passerà il messaggio che tanto alla fine nessuno paga…
«Certo che se si mettono DA privi di competenze tecniche (leggasi filosofi).» cal
Cal, vorrei che non ti sfuggisse un piccolo particolare: premesso che anche Marchionne è laureato in Filosofia, il nostro ex DA non era stato messo lì a causa della sua competenza in materia epistemologica, né di conclamate attitudini in altri campi del sapere, bensì dell’appartenenza ad un’area politica, ossia Comunione e Liberazione, come politico è stato verosimilmente il compromesso che per anni ha occultato il “buho”.
lo so bene….però mi sento più sicuro se ho un barretta come DA che un epistemologo…o no?
marchionne è un’eccezione: è statisticamente immensamente più probabile trovare un filosofo scarso in contabilità che uno bravo o no?
Gli epistemologi facciano il loro mestiere…non è un’offesa a nessuno. Io non sono filosofo e cerco di non spingermi oltre quello che non so.
…scusate l’interruzione! Invece della pubblicità…
… ma qui tutti discutiamo amabilmente del possibile scenario futuro e del probabile malaffare passato, dei profili dei rettori e dei peccati dei revisori, del punto e della virgola, della fava e della rava …
… ma porcaputtana se siamo ridotti con le pezze al culo senza poter finanziare la ricerca, gli arruolamenti, le promozioni con la voragine così ben illustrata su questo giornale telematico affinchè nessuno ignori …
… se tutto ciò non è un orribile incubo ma fa parte di una realtà che ci riguarda tutti nell’ateneo senese noto che soprattutto chi è stato o vorrebbe essere al timone della nave evita ogni accertamento dei fatti …
… se si osa invitare – come i protagonisti alla ribalta fanno – ad essere uniti e a girare pagina nello spirito di un corale scurdammoce ‘o passato non si andrà da nessuna parte per un motivo che solo la malafede rende imperscrutabile …
… il cosiddetto buco qualcuno lo ha scavato e per farlo si è avvalso di complici e – visto che l’università non è stata capace di farsi un esame di coscienza attraverso una indagine interna – ancora non è stato identificato …
… il malfattore e i suoi compari – cioè la banda del buco che ci ha ingannato e derubato – sono fra noi e operano indisturbati in ogni occasione – come forse non tutti sanno – specie nelle competizioni elettorali per preside e rettore…
Anche su questo va fatta e subito chiarezza perché tutto continua ad essere avvelenato e distorto da entità malefiche che non sono state messe in condizione di non nuocere e che non hanno esaurito intenti di interferenze e voglie di vendette!
Ma che razza di università può essere quella in cui verità e responsabilità sono malviste e sfuggite come potrebbe fare chi non è certo degno di fare il grande sacerdote nel tempio della formazione e trasmissione della scienza?
Riassunto per chi non ha tempo di leggere tutto: a Siena c’è l’Università che ha subito il più infame insulto della sua millenaria storia, mai avvenuto, a memoria d’uomo, in nessun altro ateneo. Il danno è stato devastante sul piano finanziario e quindi, inevitabilmente, operativo tanto da pregiudicare la sopravvivenza dell’istituzione o di parti di essa. La crisi si è però dimostrata ben più profonda per la sconcertante incapacità dei responsabili d’essere tali, cioè preparati e pronti nel rispondere ad un appuntamento fondamentale con la storia e la vita! Il fatto che si continui con giochi sotterranei ed acclaratamente sporchi, mentre in superficie si fa finta che tutto funziona e si continua il minuetto del “volemose bene” e del “mettiamoci d’accordo” è stigma della inaffidabilità dell’intero ambaradan.
Addenda.
Se c’è chi ha la faccia per negare che anche dietro le ultime candidature a rettore erano rappresentati interessi inconfessabili venga avanti e scriva firmando con nome e cognome.
Come ha fatto il sottoscritto che qui e ora, proprio nel momento in cui addirittura dalla magistratura, e con molteplici indagini, par giungere una possibile conoscenza di verità.
Ce lo ricorda il Magistrato Paolo Borsellino quanto è fasulla e ineluttabilmente corrotta qualunque società si affidi alla “Giustizia” incapace di regolare da sola i propri conti.
Avanti!
… come in un glorioso passato è giunta l’ora che ce le si dia di santa ragione e poi mai più amici! Ora son stato chiaro e conciso? In alto i cuori…