Riprendo come post il commento che Stavrogin ha inserito, il 9 agosto 2010, in «Mamma li turchi nel Sistema Siena». Non è la prima volta che lo faccio e non solo con Stavrogin, specialmente quando ne condivido i contenuti. Avevo intenzione di riprendere questo commento a settembre, ma le incomprensioni con strascico polemico nei commenti di ieri mi hanno spinto ad anticiparlo. Giuste le considerazioni espresse, non sono convinto, però, che «l’insistere solo sulle diatribe interne o i machiavellismi della politica cittadina» possa apparire «come un’autoconsolatoria fuga dalla realtà.» Quel che è accaduto con l’elezione del rettore sta a dimostrare proprio che è la politica cittadina a decidere nelle scadenze più importanti dell’ateneo senese. In questo senso, un altro utile segnale sarà la nomina del nuovo direttore amministrativo. I colleghi, che manifestano preoccupazione con i loro commenti perché, dopo due anni, non si sa ancora se ci saranno richieste di rinvio a giudizio per i responsabili della voragine nei conti, dovranno pazientare ancora un po’. A giudicare da quel che si legge sulla stampa, nei primi 10 giorni di settembre si concluderà l’inchiesta, seguita dalle eventuali richieste di rinvio a giudizio.
Stavrogin. (…) In autunno la riforma passerà anche alla Camera (dove sarà discussa fra settembre e ottobre, credo con pochi emendamenti) e l’anno venturo ci troveremo inevitabilmente alle prese con le decisioni dolorose che essa impone e le inevitabili reazioni. Ci troveremo anche alle prese con la necessità di sostenere l’offerta didattica disponendo di un corpo docente drasticamente ridotto, anche senza pensionamenti a 65 anni, e all’interno di questo, con una parte cospicua pari ad un terzo, demoralizzata e praticamente allo sbando. Arrivare a questo appuntamento in un clima di guerra civile e di stilettate agli angoli delle strade, con un vuoto di potere pauroso, l’ateneo spaccato e nessuna autorevole guida da tutti riconosciuta, significa candidarsi al suicidio. Mi pare che queste tematiche non incontrino grande successo nel forum, ma l’insistere solo sulle diatribe interne o i machiavellismi della politica cittadina appare in questa luce come un’autoconsolatoria fuga dalla realtà.
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Mi permetto di dissentire su diversi punti. Il fatto che in autunno la riforma passi alla Camera è di per sé poco significativo per le seguenti ragioni: prima ragione è che il testo che è passato al Senato è stato letteralmente brutalizzato dagli emendamenti in più punti; un esempio per tutti il fatto che non si preveda più la scomparsa delle Facoltà, il che influisce in modo violento sia sul rapporto tra didattica e ricerca, sia sul tema della “gòvernans”. Abbiamo davanti al naso cosa significhi mantenere intatto questo sistema in cui le Facoltà ormai note fanno regolarmente l’asso pigliatutto, Medicina in primis e, nel nostro caso, le due Facoltà di Lettere. Seconda ragione è che in autunno passerà alla Camera, ma – come ho anticipato ieri prima di essere aggredito dalle scomposte reazioni di Stavrogin – il dettato della legge, così com’è, non dice quasi niente perché ha la necessità di essere riversato nei cosiddetti regolamenti attuativi. Faccio qualche esempio su cosa significhi in termini giuridici: a) la Costituzione italiana è del 1948 e prevede nel proprio articolato, fra le altre cose, l’istituzione amministrativa delle Regioni e quella della Corte Costituzionale. Beh, le prime sono state istituite nel 1970 e la seconda nel 1976. Non parliamo dei TAR e evitiamo di prendere in considerazione, per dire, gli artt. 39 e 40 (organizzazioni sindacali e sciopero) ché quelli sono praticamente lettera morta; b) la famosa legge sull’autonomia (che infiniti guai addusse agli Atenei, per parafrasare Omero) è la 382/1980. Fra le molte disposizioni c’è quella che abolisce gli istituti e fonda i dipartimenti. Gli ultimi istituti alla Sapienza a Roma sono stati aboliti un paio di anni fa (28 anni dopo la promulgazione della legge). Alla luce di questo e alla luce del fatto che la c.d. Gelmini è ancora allo stato attuale un ddl (disegno di legge) direi che possiamo stare tranquilli almeno un paio di annetti se non di più e comunque quell’impatto esiziale previsto ormai da due anni da Stavrogin sarà di molto mitigato dalla caterva di emendamenti che alla Camera saranno ancora più numerosi che al Senato. Altra cosa è la questione finanziaria che causa, per esempio, il blocco del turn-over; ma per quella bisogna rivolgersi a Tremonti e non alla Gelmini. Per chiudere con la Gelmini va osservato inoltre che anche avesse mantenuto l’impianto della bozza di aprile-maggio comunque sarebbe stata meno delinquenziale della c.d. riforma Berlinguer che dobbiamo ringraziare per aver contribuito a creare il casino che stiamo vivendo.
Detto questo, vengo alle “incomprensioni con strascico polemico”. Stavrogin deve mettersi nel capo che prima di rovesciare palate di merda sulla gente, ponendosi al centro dell’universo, bisogna capire addosso a chi si buttano queste palate di merda. Ora: Nik abbiamo capito bene chi è, cioè un medico con una caterva di titoli e pubblicazioni, specializzazioni e quant’altro che – per giunta – contro la cricca di gaglioffi che ha ridotto l’Ateneo in queste condizioni (non la Gelmini o Tremonti, la cricca di gaglioffi) ci si è spaccato le corna mettendoci la faccia e il misero (non molto buono, misero) stipendio che percepisce per le spese legali e gli avvocati. Il Prof. Cosimo Loré, che pure aveva avvertito Stavrogin che stava prendendo un abbaglio prima che si scatenasse in quel modo, non credo abbia bisogno di presentazioni e comunque Stavrogin, chiunque sia, deve mangiarne di pastasciutta prima di raggiungerlo. MM, ve lo dico perché lo conosco, è un amministrativo di grandissime capacità e un fine conoscitore del sistema giuridico amministrativo, civile e pubblico italiano. Io non mi ci voglio nemmeno mettere, perché non conto nulla. Ma, per usare le parole di qualche tempo fa proprio dette da Stavrogin, c’è un mare di gente qui che ha titoli, pubblicazioni e capacità a sfare e ha un giramento di coglioni vorticoso e nessunissima voglia di farsi attaccare lo sputo sul naso da un ricercatore che – per quanto bravo e titolato sia – non ha nessun diritto di utilizzare questo forum né per le proprie idiosincrasie monomaniacali antimussiane e antigelminiane e tantomeno per mettere in mostra quella tangheraggine offensiva che ha messo in mostra ieri. Dare a chiunque del fascista, dello scrittore di cretinate (id est del cretino) e dell’incompetente, e ancor di più usare espressioni del genere nei confronti dei precitati personaggi fa rabbrividire, soprattutto se si pensa che – lo dice lui – passa le giornate in cattedra. Io mi sono fatto l’idea che quando si sale su una cattedra prima ancora che conoscere a menadito la propria materia, si debba conoscere a menadito la rettitudine, l’educazione ed il rispetto delle persone. Tutte capacità che evidentemente difettano al nostro amico che si lancia in insulti o in quelli che ritiene essere insulti (da quando in qua “sindacalista” è un termine spregiativo? Ho sopra ricordato che i sindacalisti sono menzionati nella Costituzione; si potrebbe dire che non è così per i ricercatori, per dirne una). Quindi, per chiudere, caro Giovanni, va bene tutto, va bene anche riimmettere il problema “Gelmini” nel dibattito (anche se visto il casino in cui si trova Siena mi pare il male minore), ma chi interviene qui cerchi di abbassare la cresta perché la libertà di espressione che il tuo splendido blog garantisce, conoscendoti, la garantisce a tutti e non soltanto ad alcuni. Inoltre promettere querele (come quella minacciata a MM, querela per cosa? Per “diffamazione aggravata” ancora?) e anche dar corso a querele si è visto a che effetto porta: Outis, cioè nessuno.
Buona serata a tutti dal Favi di Montarrenti
@Favi «direi che possiamo stare tranquilli almeno un paio di annetti se non di più e comunque quell’impatto esiziale previsto ormai da due anni da Stavrogin sarà di molto mitigato dalla caterva di emendamenti che alla Camera saranno ancora più numerosi che al Senato.»
Giustissimo, Favi. Ma questo (salvo provvedimenti di emergenza di cui questo governo è prodigo, con risultati non sempre eccelsi) rimanda alle calende greche anche la possibilità di commissariamento, che prevederebbe procedure abbastanza lunghe anche dopo che la legge fosse approvata, recepita ed applicata.
E, come giustamente ricordi, i problemi per noi non vengono tanto da questa legge, quanto dalla nostre disastrose condizioni economiche e anagrafiche, combinate con una situazione nazionale morale, politica ed economica pessima (e non credo che rivolgersi a Tremonti serva a molto). Per cui i problemi sollevati da stavrogin rimangono tutti e andranno affrontati.
«un esempio per tutti il fatto che non si preveda più la scomparsa delle Facoltà, il che influisce in modo violento sia sul rapporto tra didattica e ricerca, sia sul tema della “gòvernans”.»
Non so quanto questo punto sia rilevante, ma non mi pare che su questo il DdL sia cambiato molto: da quel che ho capito le Facoltà che sarebbero reintrodotte altro non sarebbero che quelle strutture già presenti nella prima stesura col nome di “scuole”. Strutture di coordinamento fra dipartimenti molto diverse dalle facoltà attuali. Che poi questo cambio lessicale indichi una tendenza diffusa in parlamento a annacquare il più possibile i cambiamenti, sono d’accordo con te.
Ma non credo che cambierà molto: la maggior parte dei provvedimenti del DdL hanno sostegno bipartisan (incluso quello di Berlinguer, che potrebbe non essere di buon auspicio).
Sulle incomprensioni con strascico, concordo con l’impressione di arlecchino sui capponi di Renzo.
Se smetteste (Nick, Stavrogin, MM) di offendervi vicendevolmente e tornaste a discutere sugli argomenti, sarebbe forse più utile per farsi un’idea migliore dei problemi sul tappeto e i modi di affrontarli.
Anche perché diversi temi interessanti (oltre a quelli più diretti) erano emersi: Uno mi pare la necessità di mettere un po’ d’ordine nel calderone del cosiddetto “personale tecnico amministrativo”, perché non ha senso avere un’unica categoria con figure con ruoli, capacità e competenze così disparate.
Un’altro è che l’esperienza di Nick ci ricorda che i problemi non sono solo locali: se così fosse, un ricercatore di valore rifiutato ingiustamente in una università non resterebbe lì a fare il tecnico in attesa dei tempi eterni della magistratura, ma potrebbe sempre essere arruolato in un’altra e tanto peggio per chi se lo è lasciato sfuggire. Di tutta evidenza non è così, e anche questo è parte del problema.
Poi Stavrogin, rispondendo ad arlecchino sugli assegni di ricerca, ha avuto parole di saggezza: chiediamoci prima che cosa sono, a cosa servono, e perché altrove non esistono o, se esistono, come funzionano. Lo stesso si potrebbe fare, ad esempio, per il personale tecnico.
Sesto Empirico
scettico
Per cortesia, da attento lettore del blog, unica fonte di interessanti notizie per chi come me è esterno all’Università (mi sono dimesso da Ricercatore confermato dieci anni fa dopo quasi 18 anni), ma assai interessato ai suoi problemi che considero il paradigma della crisi di Siena, vi chiedo di rilassarvi e tornare a discutere senza scambi di accuse, ma col piacere del confronto come fino ad ora è stato.
Mi permetto di segnalarvi il Corriere Fiorentino di oggi 19 agosto 2010 a pag. 9 ove campeggia un articolo dal titolo “Univerità, tasse non pagate. Gli ex rettori ancora nei guai”. Non sono riuscito a trovare il link, ma di certo provvederà il nostro bravissimo Anfitrione che vorrei nell’occasione ringraziare.
Buona discussione a tutti.
Enrico Tucci
Ovviamente sarei molto felice di conoscere personalmente e incontrare il “Favi” che mi pare abbia fatto una sorta di “Lettura Magistrale”, non solo perchè ha preso le mie difese(e di questo lo ringrazio ancora una volta), ma perchè tutto il suo discorso mi sembra equilibrato e basato su solide e coerenti informazioni…sbaglio? Va bè; la mia impressione è questa.
La mia storia (che, per altro, il “Favi” sembra conoscere molto bene) dice che difficilmente mi intimidiscono gli insulti o le minacce di “potenti” e “prepotenti”, ma anche se ho digerito molto male certe affermazioni di Stavrogin, credo di aver detto le cose che volevo dire in piena libertà e tranqullità…e per questo mi associo alla definizione di “splendido” data dal “Favi” a questo Blog.
Prima che la discussione precipitasse e dopo un altro “acceso scambio” di vedute con Cal, avevo riaffermato, mi pare in modo molto pacato e sulla scia dei suggerimenti di Archimede, che sarebbe stata cosa buona incontrarsi e discutere a voce le cose di cui parliamo in questo Blog, a testimonianza del fatto (e l’ho scritto anche a Stavrogin) che non vedo il senso dello stare qui a litigare tra noi che, in un modo o nell’altro siamo o siamo stati o continueremo ad essere tutti danneggiati da gentaglia che ha fatto dell’istituzione universitaria casa propria; questo, senza paragonarci ai capponi di Renzo, paragone che mal si addice a persone adulte e intelligenti, ma semplicemente prendendo coscienza del fatto che litigare è inutile, improduttivo e forse anche dannoso (lo dico anche riprendendo le osservazioni di “Sesto”).
Concludo, su questa “linea”, con l’auspicio che tutti coloro (e credo, con “Favi”, che siano tanti) ai quali “girano” per ragioni diverse, ma sempre a causa delle passate cattive gestioni di questo ateneo, invece di sfogarsi tra loro, possano alla fine, trovare il modo di far valere le proprie ragioni ed i propri diritti violati, magari anche grazie a discussioni costruttive su questo Blog.
Saluti a tutti
N
Sesto Empirico solleva (giustamente) la questione dei TA: il ‘calderone’ dovrebbe essere interpretato come una ricchezza per l’ateneo e non come una palla al piede.
Purtroppo mi risulta che sia naufragata la commissione che doveva rivedere il ruolo e le afferenze dei TA ai dipartimenti, per dirla una.
Forse anche perché alcuni docenti non sanno distinguere tra il ruolo di un ‘Ep’ e quello di un ‘C’, in diretta conseguenza dal sistema di casta chiusa della comunità accademica.
In questo senso, sì, il calderone dei TA (io direi TAB, i bibliotecari hanno la loro professionalità distinta) è una palla al piede.
Ma di chi è la colpa del mancato dialogo?
Un momento di raccoglimento sulla esperienza esistenziale di Francesco Cossiga, giunto al capolinea con un curriculum “carico di cariche” tra cui anche quella di Professore Universitario di Diritto Costituzionale, materia su cui quanto a ricerca aveva pubblicato solo una nota sulla Rassegna di Diritto Pubblico (1950) che, malgrado la brevità, conteneva un clamoroso errore sulle attribuzioni dei Pubblici Ministeri e per cui quanto a didattica era stato – caso unico – con delibera della Facoltà di Sassari (1969) destituito dall’incarico su istanza degli studenti, dopo che per cercare di accontentarlo gli era stata inventata una cattedra di Diritto Costituzionale Regionale.
Si omette tutto il cospicuo percorso politico culminato con la Presidenza della Repubblica e lo scranno di Senatore della Repubblica a vita, scandito da atti, decisioni e dichiarazioni capaci di racchiudere l’indecenza della più sconcertante mancanza di senso di responsabilità con azioni e promozioni oscenamente criminali.
Esemplare la dichiarazione declamata in merito alla istituzione universitaria: http://www.youtube.com/watch?v=Q7WvLwmgqn4
Non riteniamo pertanto inappropriata la definizione di Repubblica Criminale Italiana per sintetizzare questa società formata in grande parte da ignavi e guidata da soggetti simili, “emeriti” solo per malvagità e stupidità.
@Machiavelli
«il “calderone“ dovrebbe essere interpretato come una ricchezza per l’ateneo e non come una palla al piede.»
E questo infatti è il punto. Ma non è una ricchezza “a prescindere”, lo diventa solo se si organizza in modo funzionale alle esigenze e agli scopi che ci si prefiggono. Ovviamente per fare questo bisogna prima stabilire cosa c’è da fare.
«Forse anche perché alcuni docenti non sanno distinguere tra il ruolo di un ‘Ep’ e quello di un ‘C’, in diretta conseguenza dal sistema di casta chiusa della comunità accademica.»
Non sono sicuro che questo sia essenziale. È essenziale invece che ognuno abbia una sua funzione in ragione delle necessità ed abbia le reali competenze per svolgerla. Insomma, si tratta secondo me non tanto di distribuire unità di personale qua o là, ma di mettere ognuno nelle condizioni di lavorare al meglio, in funzione di ciò che c’è da fare. Le qualifiche poi sono solo strumenti importanti per l’organizzazione delle strutture, ma non elementi caratterizzanti.
Nick invece ci ha fatto un esempio basato sulla sua storia, probabilmente non generalizzabile ma indicativa:
Non ho capito se lui a questo punto sia uno che fa un lavoro da ricercatore (uso il termine in senso lato) pur avendo un inquadramento e uno stipendio da tecnico, oppure se sia un tecnico che fa, per passione, ricerca nel suo tempo libero. Le due cose sono ovviamente diverse, ma hanno entrambe elementi di distorsione.
Nel mondo, in genere, un tecnico dipende da un ricercatore (anche se la ricerca recente della sociologia della scienza ha notevolmente rivalutato il loro ruolo nelle scoperte scientifiche rispetto al “genio” cui in genere viene attribuito tutto il merito): si occupa della manutenzione e del funzionamento di apparecchiature anche molto complesse, esegue procedure ed esperimenti, ma non è responsabile della loro ideazione o del loro finanziamento. Se si voglono dei ricercatori inquadrati nei ruoli tecnici (sul tipo del CNR) lo si faccia, ma li si chiami ricercatori e li si differenzi dai tecnici che fanno il rispettabilissimo lavoro del tecnico, dando loro funzioni, strutture, carriere e stipendi diversi. Lo stesso vale per altre figure.
Il caso di Nick è, a quanto capisco, particolare, ma esempi simili, di persone che fanno per vari motivi della vita un lavoro diverso da quello per cui sono inquadrate (tipico, all’inverso del caso di Nick, quello di Ricercatori che fanno al più un lavoro da tecnici), se ne possono trovare.
«Ma di chi è la colpa del mancato dialogo?»
Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente, scriveva Mao Zedong. Pochi momenti sono propizi ai cambiamenti come quelli di crisi. Bisogna però avere idee chiare (possibilmente migliori delle sue) e capacità di proposta e discussione.
E’ quello che chiede stavrogin nel post in testa a questa discussione.
Sesto Empirico,
scettico
C’è un problema e lo segnalo: avete tutti in comune grande passione e rispetto – malgrado l’evidente “scoramento” collettivo – per una istituzione che tenta di sopravvivere dopo i secoli in cui era cresciuta e prosperava nel confronto esaltante con gli altri atenei …
Il fatto che dedicate tempo e scrivete tanto conferisce a queste pagine valore e onore ed impreziosisce il contenuto con riferimenti e aggiornamenti utili per chiunque s’interessi d’analoghi argomenti: attenzione tuttavia ad evitare di offrire una immagine ingannevole!
Un sito elettronico è aperto al mondo e così chiunque vi accede in genere ha impressioni, suggestioni, reazioni dovute a particolari e dettagli senza conoscenza del contesto e ciò comporta rischi rilevanti di fraintendimenti negativi per chi qui scrive e per chi legge.
Questa iniziativa è riuscita – in virtù della eccezionale capacità di Giovanni Grasso – nel breve periodo della sua presenza nella rete a divenire l’unico punto d’incontro e confronto aperto a tutti eppur mantenutosi sempre nella rigorosa area dei contributi al sapere umano.
Colgo l’invito ed aderisco…
Se ci ispirassimo sempre a quanto scritto da MM…
Amo la Verità sopra ogni cosa. Ma sono altrettanto convinto che non sia fattore che si possa “possedere” una volta per tutte, bensì una “tensione”, che si attua anche con l’aiuto delle persone con cui si viene in contatto (anche in un blog).
Tutto ciò mi risparmia (e di ciò ringrazio Dio) dalla tentazione di portare “attacchi” a qualsivoglia categoria; la mia è (o, meglio, cerca di essere) sempre e soltanto una ricerca di verità…
…non ci sarebbero rischi di deleterie fuorvianti polemiche tra singole persone o gruppi sociali …
…Vorrei poter esser breve, pacato ed equilibrato come Sesto per rispondere a tono ai suoi dubbi, ma non credo di esserne all’altezza.
Sono stato accusato di essere uno “squadrista” e di “spargere vomito” sul Blog di Giovanni del quale, per altro, mi onoro di essere amico… ma poiché lui non ha avuto nulla da eccepire, tanto mi basta!
Chi mi conosce (Cosimo, tra gli altri) sa bene che non sono uno “squadrsita” e che se vomito ho sparso nel Blog è solo perché questo ho ricevuto dall’Istituzione… ognuno “offre” quel che ha!
Io, caro Sesto, sono entrato nell’università, guarda caso come “sesto” livello perché un signore mi aveva detto: “vieni a lavorare qui da me perché io e te possiamo fare cose grandi… “entriamo”, in qualche modo, e poi vedrai che carriera ti faccio fare!” (avevo già la lauera in medicina e tre delle quattro specializzazioni… ma sono “entrato” come puoi capire, fidandomi e in un ruolo nel quale al massimo avrei dovuto essere addetto alla manutenzione dei cessi… eppure, quel signore mi ha fatto entrare con un bando che se lo leggi è tutto da ridere… il sesto livello che entrava con quel bando, doveva saper fare cose che manco un ordinario di Harvard!…
…Ho fatto sempre ricerca perché quel signore aveva bisogno di me e delle cose che sapevo fare io… ho portato nel suo dipartimento idee, progetti, denari e prestigio, nazionale e internazionale (Cosimo confermi, se vuole, perchè lui sa tutto)…
…poi, arrivato il tempo dei concorsi, io sono “diventato” uno scomodo, un rompiballe, uno che non era mai contento… era il pretesto per fare “largo” a giovani rampanti e di “buon nome” che dovevano raggiungere la cima prima di me (bada bene che quel signore, nel 1996, pubblicamente dichiarava che “Nik” aveva il curriculum di un professore associato… nel 1996!!!)
Tu, Sesto, che avresti fatto? Ti saresti incazzato o no? Beh, io ho perso la calma e ho pensato di mettermi di traverso per far andare loro il boccone di traverso… c’è stato un primo concorso per ricercatore, poi un secondo, poi un terzo, poi le mie denunce e poi… io sono diventato carne da macello… il tutto conluso con la mia “morte”… accademica (scusa ma mi gratto un po’)… per il mio direttore (non l’ultimo, ma quello prima di lui) le mie “mansioni” sono ancora da definire… dopo 18 anni e il mazzo che mi sono fatto, io sono un illustre nessuno… ma per dimostrare ai banditi che hanno governato questo ateneo che a volte una volontà forte e un cervello buono bastano per fare ricerca di qualità ho fatto e continuo a fare cose che nessuno, nel mio dipartimento, si sognerebbe mai di fare, nel campo della ricerca (anche qui Cosimo confermi, se vuole)…
Lascio a te e agli altri che ci leggono tutte le considerazioni del caso
Un caro saluto
… alcuni di voi li conosco e frequento ormai da una vita altri son diventati nuovi compagni di un percorso lungo, proficuo, sofferto e necessario a conoscere il vero volto di tanti protagonisti del composito mondo della comunità accademica senese.
Possiamo ormai distinguere il grano dal loglio ed evitare per quel che ci resta di prendere abbagli evitando d’esser ciechi o miopi nei confronti dei nostri colleghi eppur innamorati dell’istituzione cui tornando a vivere ridedicheremmo l’esistenza.
Non c’è bisogno che quindi confermi quel che qui, anche di recente, ho già messo nero su bianco per quanto riguarda il valore di ognuno, innanzitutto la lealtà (talvolta perfino esasperata) che anima ciascuno di voi nella vita, nell’ateneo, nel blog tanto da farci marciare comunque verso il futuro.
http://www.youtube.com/watch?v=xrOrPTf_upQ&feature=related
Un picciol consiglio: imparate come ha fatto il sottoscritto a trasformare l’energia altrimenti dispersa inutilmente del giramento dei gabasisi nella gagliarda forza motrice che mi consente e con malcelato entusiasmo di studiare e scrivere proficuamente anche in piena stagione agostana!
http://www.metodovessella.it/blog/?p=1715
http://www.suonodiluce.com/pensiero/rabbia.htm
http://www.studiotagliente.com/blog/wp-content/uploads/2008/01/esercizi-per-imparare-a-trasformare-la-rabbia.pdf
Nik
«…poi, arrivato il tempo dei concorsi, io sono “diventato” uno scomodo, un rompiballe, uno che non era mai contento …era il pretesto per fare “largo” a giovani rampanti e di “buon nome” che dovevano raggiungere la cima di prima di me…»
Tutto vero e condiviso quel che scrivi, salvo la sorpresa rispetto ad uno “stile” ormai tipico dell’università italiana, notorio perchè attestato da una miriade di pubblicazioni su concorsi truccati e malaffare accademico.
Riporto a conferma l’ennesima notizia che ci squalifica agli occhi del mondo intero (ma dov’è il pudore?):
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/20/le-univerista-italiane-non-lo-ritengono-idoneo-lui-vola-in-scozia-e-diventa-docente-ordinario/51757/
Chissà se la Corte dei Conti, un santo giorno chiederà alla mitica govenance:
«perchè un incarico didattico (di 40/60 ore) a Grosseto, Arezzo, Follonica ecc… continua (nel 2010) ad essere pagato, ai docenti strutturati (prof. aggr., associati, ordinari) 5.000 euro annui… e lo stesso incarico didattico è svolto gratis a Siena?”
A prosecuzione dello scambio di vedute avvenuto sul quotidiano “La Stampa”, al quale ho fatto riferimento nei precedenti post, segnalo questi due ulteriori interventi sullo stesso quotidiano:
“Il dibattito su La Stampa dopo l’articolo sul dossier che disegna il futuro non roseo dell’università
Flavia Amabile
Da gennaio le università non saranno in grado di pagare i loro prof, era scritto nell’articolo http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=998&ID_sezione=274&sezione= in cui raccontavo le cifre sugli atenei che sono sul tavolo del ministro Gelmini. Parlavo anche dei 500 euro al mese a cui dovranno rinunciare ricercatori e i prof pù giovani e molto altro ancora. Ha suscitato un interessante dibattito, aperto dalla risposta del ministro e proseguito con gli interventi di Ignazio Marino, senatore del Pd, e di Maria Chiara Carrozza, rettore del Sant’Anna di Pisa.
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=1005&ID_sezione=274&sezione= “
Si sta come d’autunno/sugli alberi le foglie… adesso che abbiamo il papa e la papessa, vogliamo fugacemente per qualche secondo volgere il pensiero a quello che aspetterà a partire dall’inizio dell’anno accademico? La crisi finanziaria è ancora lì, il panettone natalizio è incerto, il “tristo mietitore” arrota la falce, perché la prospettiva ineluttabile è quella della ulteriore, drastica riduzione dei corsi di laurea, a causa dell’impossibilità, per molte facoltà, di soddisfare i requisiti minimi di docenza nei prossimi anni, cioè di garantire, se non la stessa, almeno un’offerta didattica equiparabile a quella passata. Sullo sfondo c’è, tra l’altro, la vexata quaestio della sorte delle sedi distaccate.
Tutto questo va fatto tenendo la testa al suo solito posto, cioè sul collo: la sopravvivenza stessa di interi settori appare oramai compromessa, il rischio è di disintegrare quel po’ che rimane di competenze e specificità, per dar corso ad operazioni ingegneristiche di poco momento, di scarso significato scientifico: grandi arrosti misti di nessuna attrattiva, cioè l’opposto di quello che si va proclamando, ossia l’esaltazione della “cucina locale” e delle specificità territoriali.
La prospettiva di guardare alle inevitabili semplificazioni nell’ottica federale della “regionalizzazione”, per quanto soluzione interessante e contemplata dal Ddl medesimo di prossima definitiva approvazione, mi pare che al momento sia qui solo “flatus vocis”: il sistema tende naturalmente all’inerzia, l’intellighenzia si strugge nella contemplazione delle “ruine” e della putrefazione, piuttosto che pensare alla propria rigenerazione.
Qui si vedrà se la nuova dirigenza dell’Ateneo sarà lungimirante ed avrà gli attributi per dire SI-Si e No-No.
Per rispondere tardivamente ad Archimede, poi, non so con certezza cosa accadrà a Siena per quanto riguarda la protesta dei ricercatori: l’intransigenza dimostrata al Senato nel non accogliere nemmeno una richiesta, dopo la loro messa ad esaurimento, nel non chiarire il loro status giuridico, ha esasperato gli animi e il panico generato dal contemporaneo diffondersi delle notizie circa gli effetti della manovra economica, particolarmente crudeli e sugli stipendi di coloro che sono all’inizio della carriera e specificatamente dei ricercatori, sicuramente non li ha placati. Per adesso è circolato questo documento del coordinamento dei ricercatori senesi, che raccoglie, credo, la metà dei ricercatori:
«In assenza di cambiamenti significativi del DdL Gelmini i Ricercatori confermano di essere indisponibili allo svolgimento di attività didattica diversa da quella obbligatoria per legge e pertanto di non essere conteggiabili per i cosiddetti “requisiti minimi”.»
Quanto ai numeri, a occhio e croce direi che qui la situazione è simile a quella di Padova:
«A Padova quasi un ricercatore su due incrocerà le braccia, il 45,69% su circa 900 censiti. A Veterinaria la situazione più critica, con il 100% di adesione. Dati altissimi anche ad Ingegneria, Scienze, Psicologia, Lettere. Fuori dai giochi anti DdL Gelmini solo Medicina e Chirurgia e Giurisprudenza.»
Leggo che anche a Ingegneria a Pisa il coordinamento dei ricercatori si è così espresso:
«Ribadiamo la nostra indisponibilità a svolgere qualunque attività didattica al di fuori di quella prevista.»
A Parma invece, dicono questo:
«Se, malauguratamente, – proseguono – in seguito a questa forma di protesta alcuni corsi di studio dovessero subire penalizzazioni o addirittura essere soppressi, la responsabilità di ciò non potrà certo essere attribuita ai ricercatori che, non solo hanno annunciato la propria protesta con mesi di anticipo, ma si sono responsabilmente fatti carico del normale svolgimento del precedente anno accademico, nonostante lo stato di agitazione nazionale in corso.»
Si tratta di campioni scelti a caso, dai giornali dell’ultima settimana; sommariamente dunque, dovrebbero essere rappresentativi della situazione a livello nazionale ed è piuttosto difficile pertanto che l’anno accademico parta ovunque regolarmente;
leggo altresì che alla facoltà di Fisica di Roma addirittura caldeggiano l’ipotesi di sospendere le lezioni per sostenere la protesta dei ricercatori.
Grazie, Stavrogin! Sei tra i pochi che tengono conto dei “vecchi” (sia messaggi che bloggers con valigia pronta)!
In molte sedi si parla di blocco, salvo le cosiddette “virtuose” che non usano i ricercatori (Sapienza! ecc.).
Dati precisi sarebbero utili anche in vista di quell’incontro pubblico che si era chiesto a Grasso, nostro sponsor maximus. E se intanto il nuovo Magnifico ci desse qualche informazione? Anche informale, in attesa di prendere possesso. O è sempre in vacanza? Ne avrebbe più che diritto visto cosa lo aspetta.
A proposito di vacanze, il prof. Vicino con il suo Soggetto (maximus o minimus) è tornato a Siena?
ZOOM ha oggi pubblicato una mia lettera. Non ci contavo perché mi sembra poco coerente con il disegno di Piccini-ApI… Bel numero, comunque. Complimeti al sig. Lucci, redattore capo. Non perdetevelo. Se lo trovate!
[…] di Siena in attesa del commissariamento» è il titolo che davo al post del 18 agosto, senza immaginare che il giorno dopo “Il Corriere Fiorentino” sarebbe uscito con un articolo […]