Ateneo senese: “truffa continua”?

«Università di Siena in attesa del commissariamento» è il titolo che davo al post del 18 agosto, senza immaginare che il giorno dopo Il Corriere Fiorentino sarebbe uscito con un articolo che riportava le accuse del Nucleo di Polizia Tributaria (con segnalazione alla Corte dei conti) nei confronti di Tosi, Focardi, Bigi e dei revisori dei conti. Un’altra vicenda che, aggiunta alle altre, rende, a mio parere, ineluttabile il ricorso al commissariamento. I dati dell’articolo sono noti da tempo: si riferiscono al mancato versamento, da parte dell’ateneo nel triennio 2006-2008, degli acconti Irap (25.784.811,21 €) e della relativa penale (7.735.444,00 €). Il giornalista cita anche due anomalie del bilancio 2007, anch’esse note, che vengono riferite in modo da risultare inesatte, con confusione di ruoli e responsabilità e, soprattutto, trascurando i meriti di coloro (prima il gruppo coordinato dal prorettore Santoro e dopo la task force anticrisi del Direttore amministrativo Miccolis) che dal settembre 2008 hanno iniziato a mettere in evidenza tutta una serie di storture dell’apparato amministrativo. Gli esempi concreti citati dal giornalista fanno parte del poderoso Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi finanziari 2008 e Retro” effettuato dall’Ufficio Ragioneria sotto la direzione Miccolis, approvato dal Senato Accademico e dal CdA (in seduta congiunta il 30 marzo 2009) ed inviato alla Procura della Repubblica di Siena e alla Procura regionale della Corte dei Conti di Firenze che stavano indagando. Entrambi gli episodi sono riconducibili al rettorato del “grande timoniere” Tosi. Il primo si riferisce alla vendita nel 2001, da parte dell’ateneo senese, della Casa dello Studente di Viale 24 maggio all’Azienda per il Diritto allo Studio per un importo di 4,5 milioni d’euro. Qualcuno dice che quei soldi sono stati letteralmente “sputtanati” da un noto personaggio. Forse faranno parte di quel gruzzolo di 20 milioni di euro che sono stati inseriti nei bilanci del “grande timoniere” con l’eufemistica dizione “assegnazioni diverse” e di cui chiedo da 4 anni di conoscerne la destinazione. Ma cosa ancor più grave è che i 4,5 milioni di euro sono stati inseriti tra i crediti esigibili in più esercizi finanziari (fino alla scoperta della “voragine” nei conti) con lo scopo di portare in attivo il bilancio di competenza, come se non fossero mai stati incassati e spesi. L’altro esempio concreto citato dal “Corriere Fiorentino” si riferisce a 8 milioni d’euro di fondi ministeriali per investimenti nell’edilizia inseriti, anche questi, tra i crediti esigibili. Tale episodio, sempre riferibile al “grande timoniere” ha fatto scervellare tutti, perché non si riusciva a trovare il relativo titolo di legittimazione. Finché qualcuno, spulciando tutte le comunicazioni ministeriali, a partire dal 2000, relative a eventuali assegnazioni per l’edilizia, ha scoperto una nota del MiUR che indicava, per un determinato esercizio, proprio la cifra di 8 milioni d’euro, riferita, però, all’intero Sistema universitario italiano. Quindi, l’Amministrazione pensò bene, al fine di portare in attivo il bilancio di competenza degli esercizi di riferimento, di far inserire tra i crediti esigibili dall’ateneo senese anche quegli otto milioni d’euro, senza che il Ministero avesse mai inviato alcun titolo di legittimazione per quella somma.

85 Risposte

  1. Grande, caro prof. Grasso! I puntini sugli ‘i’ a tutti… ora mancano solo le manette. Pensate se Sciascia avesse saputo una vicenda del genere… no, abbiamo solo i ‘radicali’ ombra di quelli che erano un tempo, accodati come sono al Pd… ma non voglio polemizzare…
    Faccio solo osservare che oggi Pagano sul Corrfiorentino interviene per le sinergie con le istituzioni e imprenditori per aumentare la concorrenza del sistema! Senza una parola sul blocco della verità posto dai media di regime a Siena. Gli accademici che non denunciano questa situazione non possono essere credibili. Se non si parte da qui non si arriva da nessuna parte, Le pare, caro Grasso?

  2. …rispondo io: no, non si va da nessuna parte se si continua a far finta di niente! Accademici, impiegati, tecnici, che continuano così sono parte d’una recita che nulla ha a che fare con ricerca e didattica, in tal caso surrogabili con una moderna attività e-learning. Commissariare si deve anche a causa dell’insostenibilità etica (o perdita totale di credibilità) d’una istituzione. Altrimenti sarà meglio – non per motivi personali o corporativi – dividerci fino a dilaniarci e chiudere la bottega, destinando a meno alti fini baracca e burattini…

    Addenda: il primo vero bilancio non riguarda né le casse né le urne, non importa in questo senso cosa manca all’accertamento finanziario e non rileva un voto in più o in meno allo spoglio elettorale dati questi risibili che diventan fuffa se non vi sono, come pare, condizioni possibili per stare insieme.

  3. Leggo dal disegno di legge Gelmini (art. 5 comma 1 let. b) che la previsione di meccanismi di commissariamento in caso di dissesto finanziario degli Atenei è delegata ad appositi decreti legislativi, da adottarsi entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge (se e quando sarà approvata).
    Alle calende greche quindi… e non mi risulta che esistano norme vigenti che prevedano il Commissariamento di un Ateneo.

  4. Rifare le elezioni ha senso se vengono fuori candidati veri, adeguati all’emergenza e a tal fine solo un corpo elettorale con le palle e cosciente di quello che succede può esprimerli!
    Ma se non c’è, cosa bisogna aspettare, caro e illustre prof. Lorè? Che ci taglino la luce o i gabinetti siano senza acqua? O forse bisogna che manchino gli stipendi?

  5. Insisto: il clima è pessimo perché – come questo blog attesta ormai da troppo tempo – risulta che una squadra sparuta segue una linea di richiamo, documentato dal drammatico continuo e pubblicato aggiornamento del sito, ad una disastrosa realtà morale e materiale con responsabili ad avviso di noi che scriviamo identificabili e volutamente a oggi neppur cercati tramite iniziative immediate ed incisive all’interno della istituzione, che, a quanto pare, preferisce insabbiare e dimenticare quanto è stato illecitamente fatto e ciò che era da fare e s’è invece con non meno irresponsabile condotta omesso, rinviato, nascosto, ignorato!!!

    Analogo l’atteggiamento – salvo rare eccezioni – dei mass media cui pare sfuggire il ruolo vitale della stampa in una civile e moderna democrazia. I ricorrenti inviti – come ho sempre ricordato a chi legge questo blog – a voltar pagina e andare avanti assieme sono da respingere.

  6. «È crollato miseramente il castello di carte costruito contro di me sul concorso di mio figlio. Tre procedimenti penali al riguardo sono stati archiviati o sono stato assolto. La stessa assoluzione di oggi di Caporossi e di Caronna, che secondo l’accusa avrei ripagato con favori per il piacere fatto a mio figlio, ha escluso la concussione. Eppure, per quattro anni – ha concluso – ho subito la gogna mediatica e sono stato sospeso da rettore quando ero ancora presidente della Conferenza dei rettori.» Piero Tosi
    http://www.sienafree.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9998:concorso-universita-lex-rettore-tosi-condannato-per-falsita-ideologica-e-assolto-dalle-altre-accuse&catid=142:siena&Itemid=198

    «Sono stato condannato per un banale atto amministrativo, la firma di un bando in cui era stato male interpretato il verbale di un senato accademico.» Piero Tosi
    http://www.gonews.it/articolo_54259_Condannato-pena-sospesa-rettore-falsit-ideologica-pubblico-ufficiale.html

    «Piero Tosi assolto: fine del tormento»
    Il Corriere di Siena del 28.4.2010 http://www.unifi.it/uspur/upload/sub/2010042927381_96.pdf

    Da: La Nazione
    Siena, 29 aprile 2010 – Il giorno dopo la sentenza che di fatto ha spazzato via tutte le accuse, esclusa una e relativa alle firme apposte su due delibere di altrettanti concorsi, mosse dalla Procura della Repubblica al professor Piero Tosi, troviamo l’ex rettore al lavoro. È naturale parlare del processo, del passato e anche del futuro.
    http://www.lanazione.it/siena/cronaca/2010/04/29/325065-rettore_tosi_contro_solo_castello_carta.shtml

  7. Questo è niente. Perché il curatore del blog non pubblica le parti più spinose dell’Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi Finanziari 2008 e Retro? Solo così si può vedere la miseria anche morale di certi personaggi autorevoli. La pidocchieria. La dilapidazione del pubblico denaro ammantata di spese per la ricerca e/o spese di rappresentanza. I furti sistematici. Le feste e i festini. La creazione dal nulla dei posti di ricercatori per figli e amici, con la scusa del finanziamento esterno, mai versato. Credo che la Procura non possa vedere tra la marea di carte le miserie di questi miserabili che, addirittura, si dice abbiano festeggiato per gli 8 voti spostati sul loro cavallo, il nuovo rettore, che farebbe bene a prendere le distanze da questi malfattori.

  8. Ghinacco!

    Chiunque tu sia, quel che scrivi ci riconduce al “cor” della questione universitaria senese su cui tecnici, impiegati, docenti per ora fan come gli struzzi: http://lnx.chiesabustogarolfo.it/Oratorio/Oratorio/Joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=65&Itemid=21

    Il blog ha proprio il fine (nobile) di far loro tirar fuori le testoline, perché l’insabbiamento della verità è ineluttabile se si lascia che l’oblìo faccia il suo lavoro e si affida solo alla magistratura la necessaria bonifica dell’ateneo…

    E sai – oso con sicumera affermare – per qual motivo ha tanto valore il tuo breve ma succosissimo elaborato?

    Perchè… “è la pura sacrosanta verità”!
    Vedi http://www.youtube.com/watch?v=TJXK1cRXB9s

  9. La truffa più grave non sta nella manomissione delle casse ma nella manipolazione delle coscienze!

    …sai che ti dico, mio caro vecchio Ghinacco? Che per via di questo blog mi sono accorto del cambiamento in me medesmo verificatosi tanto da indurmi a sentirmi “Collega” non degli struzzi testè citati bensì di MM, Nik, Stavrogin, Me, Cal, Outis, Bardus, Sesto Empirico, Remo Tessitore, Chiamatemi Ismaele, Cane Sciolto, Archimede, Ghinacco, Machiavelli, Arlecchino, Antonio Carlini, Gianna, Mario, Francesca, Rodolfo, Marina, Massimo, Giovanni, Fabrizio, Encelado, Vicky, Giona, Unsenesevero, Eologramma, Daibottini, Akaki, Komandos, Undertaker, Doubtful, Inopera, Retread, Marco, Kryogen, Arabesque, Kerans, Silviat, Tramonto, del magistrale Favi di Montarrenti, di Mauro Aurigi, Tommaso Gastaldi, Roberto Petracca, Gino Greco, Alfonso Bianchi, Lucio Palmieri, Francesco Antoni, Alessandro Tortelli, Silvana Trabanelli, Paolo Fedeli, degli Ascheri, Mario e Raffaele, e di tanti altri, tutti capaci di dar voce all’istanza irrinunciabile di Verità e Giustizia senza le quali un Ateneo non è più tale, ma si trasforma in una discarica dove si smercia fuffa per consentire la madre di tutte le truffe, l’abuso dell’altrui fiducia, il rapporto umano costantemente falso, ogni atto conseguentemente finto! Da questo primum movens deriva la non corretta, non consapevole, non responsabile attività in ambito finanziario, concorsuale, elettorale, scientifico, didattico. Ci si è riempita la bocca con termine come “Qualità”, ma dietro i proclami si tenevano comportamenti di segno opposto ed ora il massimo che il cosiddetto collega esprime è l’aspirazione al proprio pensionamento, magari anticipato ed in tal senso anche incentivato dalle cosiddette autorità accademiche. Indispensabile e indilazionabile è il processo interno alla istituzione volto a definire e distinguere vittime e carnefici. Rifiutarlo significherebbe legittimare i falsari e sfregiare gli offesi. E per siffatte storiche svolte c’è bisogno di òmini e non di ovìni supìni…

  10. Nota del redattore: qualcuno potrebbe sottobanco obiettare che la pretesa caratura scientifica di questo blog è una chimera se il sottoscritto si diverte con canzonette e vignette varie a gogò!
    Si rifletta sul fatto che la “comunicazione del sapere” non deve esser noiosa nè boriosa e su come ci si riduce fidandosi di colleghi con faccetta seriosa, linguetta maliziosa e arietta sussiegosa…

  11. «La creazione dal nulla dei posti di ricercatori per figli ed amici, con la scusa del finanziamento esterno, mai versato.» Ghinacco

    …direi che il problema più grosso dell’università italiana e senese è stata la creazione di “posti da ordinario per amici e parenti”, non tanto di ricercatori. Anzi, interi istituti, corsi di laurea ecc. sono stati aperti per ossequiare questo o quello. C’è stato un periodo di vacche grasse e di numerosi commerci, in cui si facevano ordinari cani e porci; potrei narrarti di personaggi che sono ascesi a tale soglio avendo assai meno titoli di me o di Nik: questo è stato il problema, perché dopo si sono chiuse le saracinesche e chi era fuori, è rimasto fuori, ringraziando Iddio se ancora gli danno lo stipendio. Comunque, questo è quello che aspetta amici e congiunti, così come nemici e disgiunti:

    (Sulla manovra economica). Se si va a valutare il costo per ogni prof. delle prime fasce di carriera ci si rende conto che ricercatori e i docenti più giovani perdono circa 500 euro al mese. Gli esperti in calcoli sono indecisi su chi ci perda di più. Se è vero, come sottolineano gli economisti Massimo Baldini e Enza Caruso in un calcolo pubblicato su «Lavoce.info», che «il prezzo più elevato viene pagato dai ricercatori non confermati, per i quali la manovra assume un peso che va dal 26 per cento al 34 per cento sul reddito netto». Insomma un taglio di un terzo di quanto guadagnano. Oppure se i più penalizzati saranno coloro che hanno iniziato la carriera l’anno scorso: 7.659 euro all’anno in termini di mancati aumenti, il 32,7% dello stipendio annuale. Nell’intera carriera – hanno calcolato le associazioni di ricercatori – la perdita sarà di circa 400 mila euro.
    La Stampa, 21 Agosto.

  12. @ Stavrogin
    Credo che Ghinacco facesse riferimento ai Ricercatori a tempo determinato (3-5 anni) il finanziamento degli stipendi dei quali era delegato al reperimento di fondi esterni. In un altro post che non ho voglia di cercare avevo fatto riferimento ad una dichiarazione dell’allora Pro Rettore Giovanni Minnucci dalla quale si desumeva un numero vicino o uguale a 121 ricercatori (su 318) che negli ultimi dieci anni (il post è di inizio 2009 a questo punto 12 anni perché da due non viene assunto più nessuno) erano stati assunti a tempo indeterminato nonostante che il finanziamento in base al quale si era potuto bandire il concorso (concorso un saracco naturalmente, ma non entriamo in questi salceti). Finito il finanziamento, i ricercatori (cui naturalmente in larga parte è stata fatta fare carriera verso la seconda o addirittura la prima fascia) sono rimasti a gravare in toto sul Fondo di Finanziamento Ordinario. Non c’è chi non veda come in questo modo si produca una situazione gravemente illegale ed un’esposizione debitoria letale. Infatto 121 ricercatori (mettiamo anche rimasti tali, ma non è così) alla fine del finanziamento esterno che quindi non dà copertura finanziaria vengono a costare circa 36000 euro l’anno l’uno, vale a dire 4.356.000 euro annui, tutti sul FFO dove non avevano copertura finanziaria per essere assunti. Ergo senti un po’ quanti sono stati imbarcati sul carrozzone Unisi (Venghino siori! Venghino!). Poi ci sono state anche tutte le chiamate che vuoi, ma il problema principale sono state le assunzioni fatte con questo che i Britannici chiamano “trick” mentre il codice penale italiano chiama più prosaicamente “truffa” (art. 640 c.p. e ss.) e sono assunzioni di ricercatori. Prima che tu ti incazzi, nessuno qui sta auspicando il genocidio di ricercatori. Sono solo dati di fatto e si tratta di una questione tecnica.
    Saluti dal Favi di Montarrenti

    P.S. Naturalmente il fatto che i finanziamenti fossero esterni facilitava largamente (e facilita perché anche negli ultimi due anni se n’è fatto uso di questa tecnica dei tempi determinati) la scelta ad personam, visto che tali finanziamenti sono di solito reperiti dai singoli docenti e trasferiti direttamente ai Dipartimenti in seno ai quali viene anche formata la commissione che non sosttosta alle regole dei normali concorsi coi due membri chiamati da fuori. Non è un dettaglio insignificante, lo concederete.

  13. …l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… Anche lei, disse il capitano con una certa emozione…

    Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta

  14. “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.” (Matteo 10:16)

    Ringrazio chi mi ha preceduto, ed in particolare Cosimo Loré (che spero mi permetterà di omettere il Prof.) per i bei post da cui prendo spunto per svolgere alcune considerazioni. Il tema della verità mi è molto caro e, anche se non ho fatto studi particolari in materia, sono però buon osservatore e penso (spero di non illudermi) di avere qualcosa da dire.
    Della “verità-tensione” si è già detto e non ho nulla da aggiungere.
    Mi intessa invece porre l’accento su possibili “forme patologiche” della conoscenza:
    – la “opinione-verità” in cui si fa assurgere la propria opinione a verità assoluta;
    – la “verità-opinione” in cui si riduce la verità a mera opinione, escludendone di fatto l’esistenza;
    – la “verità-interesse” in cui ciò che si afferma come verità (ma poi si finisce inevitabilmente per crederci davvero) è dato dal proprio tornaconto, che può essere il più vario…
    Penso sia premura di una qualsiasi persona eticamente e moralmente sana, analizzare se stesso per verificare cosa in realtà stia affermando (la verità, se stesso, il proprio interesse, il vuoto o quant’altro), e, solo successivamente, rivolgerla alle persone con cui viene in relazione.

    Mi preme un’altra considerazione. Specialmente in una società complessa e globalizzata come la nostra, la gran parte delle conoscenze sono indirette, vale a dire derivano da un soggetto che ce le riporta (e non mi si dica che i video sono oggettività: c’è una scelta su cosa inquadrare, c’è il montaggio ecc.).
    In questo contesto di chi ci dobbiamo fidare? È tutto uguale oppure ci sono dei distinguo da operare? La credibilità è anch’essa oggetto conoscenza, da condurre pertanto nelle forme a lei usuali. A me piace molto la formula usata dal nostro legislatore per regolare le “presunzioni semplici” (quelle che il giudice trae da un fatto noto per risalire a un fatto ignoto) “il giudice non deve ammettere che presunzioni gravi, precise e concordanti” (art. 2729 c.c.).
    Ritengo che un uomo sia almeno moralmente responsabile delle persone su cui ripone la propria fiducia. E questo, secondo me, è una esplicazione dell’essere “prudenti come i serpenti”.
    Quanto all’essere “semplici come le colombe”, non è certo un ideale di faciloneria o di inoffensività che si avanza. Tutt’altro. E’ l’adesione piena ed incondizionata alla realtà, alla verità, alla giustizia, all’ideale…

  15. @stravrogin «…direi che il problema più grosso dell’università italiana e senese è stata la creazione di “posti da ordinario per amici e parenti”, non tanto di ricercatori. Anzi, interi istituti, corsi di laurea ecc. sono stati aperti per ossequiare questo o quello.»

    @Favi «Poi ci sono state anche tutte le chiamate che vuoi, ma il problema principale sono state le assunzioni fatte con questo che i Britannici chiamano “trick” mentre il codice penale italiano chiama più prosaicamente “truffa” (art. 640 c.p. e ss.) e sono assunzioni di ricercatori.»

    Non ci si potrebbe accordare sul fatto che si sono verificati entrambi i fenomeni, e magari non solo quelli? Perché non tutte le ingiustizie hanno per forza risvolti penali (ma non giurerei che le chiamate fatte sulla base dei conti taroccati non ne abbiano), né è detto che queste ultime siano le più costose.

    Continuo a vedere dispute su quale sia la categoria più colpevole e quale la più penalizzata, quando mi pare che le responsabilità siano spalmate su diverse categorie (il che non vuol dire he riguardino *tutti* i membri di ognuna di esse, anzi).

    Il risultato finale comunque è quello che denuncia stavrogin: «perché dopo si sono chiuse le saracinesche e chi era fuori, è rimasto fuori, ringraziando Iddio se ancora gli danno lo stipendio.»
    Ricordando anche che c’è un’intera generazione (o più) che al momento lo stipendio dall’università se lo può scordare.

    Lasciando che la magistratura faccia finalmente il suo lavoro, mi parrebbe il caso di mettere mano alle conseguenze di tutto questo, (come peraltro stavrogin reclama da mesi) con analisi e proposte, piuttosto che dividersi in questioni corporative.

    Il problema, per chi volesse contribuire, è come e dove. Il prof Vicino ha annunciato la costituzione di un soggetto politico, che sembrerebbe un passo in avanti. Peccato che non se ne sia più sentito parlare e che i precedenti del gruppo del prof. Cotta, da cui immagino che originerebbe, abbiano prodotto finora solo lettere a babbo natale. Ma il resto, purtoppo, resta immerso nelle nebbie, su cui solo a sprazzi questo benemerito blog (che pure una sua agenda politica ce l’ha) riesce ad aprire delle schiarite.
    Ma se nemmeno una combattutissima campagna elettorale è riuscita a fare uscire altro che sgambetti, non sarà facile ora, anche se, ovviamente, più che pessimista rimango scettico.

    Sesto Empirico

  16. Ma cosa si pensa del meccanismo dei “punti” per cui per tanti anni si è messo in uno stesso calderone le progressioni interne ed i concorsi esterni per ricercatori?

  17. …ma siamo veramente certi che la Magistratura possa fare il suo lavoro? O meglio, precisiamo, siamo veramente certi che dopo che la Magistratura avrà fatto il suo lavoro, i colpevoli saranno condannati, gli innocenti assolti e la società e le istituzioni ripulite?

    Giustissimo il richiamo alla necessità di un soggetto politico. Io credo che si diventi “soggetto politico” facendo sentire la propria voce (e questo Blog mi pare che lo faccia egregiamente) e avendo alle spalle cultura, conoscenze ed esperienze diverse (e mi pare che questo Blog le abbia)… le intenzioni, poi, sono dichiarate! (…per una nuova università a Siena e non solo)

  18. Condivido completamente quanto dichiarato da Sesto Empirico: «non ci si potrebbe accordare sul fatto che si sono verificati entrambi i fenomeni, e magari non solo quelli?» Dal Favi apprendo che il fenomeno che denunciavo si estende anche a quelli a tempo determinato. Io, però, mi riferivo ai ricercatori a tempo indeterminato. Guardate che il fenomeno è più esteso di quanto si creda: ne parlava anni fa proprio Giovanni Grasso (sull’argomento ho letto un suo articolo sulla stampa senese 5 o 6 anni fa) e mi meraviglia che non ne faccia cenno sul blog. Comunque, il gioco è semplice: qualcuno si impegnava (senza alcuna garanzia per l’ateneo) a finanziare per 3 anni un posto di ricercatore a tempo indeterminato e quando il pargolo prendeva servizio era l’università a pagare, non l’ente esterno. Il Dott. Miccolis aveva iniziato a recuperare il dovuto, poi è stato fatto fuori e tutto si è bloccato di nuovo. Ovvio che si bloccasse: si tratta di figli di docenti universitari in servizio o in pensione.

  19. Sesto Empirico: «Non ci si potrebbe accordare sul fatto che si sono verificati entrambi i fenomeni, e magari non solo quelli? Perché non tutte le ingiustizie hanno per forza risvolti penali (ma non giurerei che le chiamate fatte sulla base dei conti taroccati non ne abbiano), né è detto che queste ultime siano le più costose.»

    Non c’è dubbio che si siano verificati entrambi i fenomeni e nessuno dei due, al di là della retorica dell’art. 640, ha risvolti propriamente penali. Hanno entrambi invece aspetti rilevanti nell’illecito amministrativo, soprattutto quello legato alla mancata copertura finanziaria. Tecnicamente però quello che ha visto i 121 protagonisti ha anche degli aspetti penali (non per i 121 ovviamente) perché lì, e risiamo dove eravamo mesi fa, c’è il dolo (art. 43 c.p.: “Il delitto è doloso o secondo l’intenzione, quando l’evento dannoso o pericoloso, che è il risultato dell’azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l’esistenza del delitto, è dall’agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione”). Pregherei di non ricominciare con i sofismi sul dolo, la colpa, l’etica, la morale e pippe varie. Il fatto è che sono stati assunti a tempo indeterminato diversi ricercatori che dovevano essere a tempo determinato e legati ad un progetto pagato con fondi esterni. Ergo è mancata poi la copertura finanziaria e perciò si è creato un danno (difficilmente quantificabile per il meccanismo delle progressioni in seconda e prima fascia, ma non inferiore a 4.356.000 euro annui). E si sapeva benissimo che cosa si stava facendo, quindi si rientra nella previsione del 43 c.p.

    Sesto Empirico: “Il risultato finale comunque è quello che denuncia stavrogin: «perché dopo si sono chiuse le saracinesche e chi era fuori, è rimasto fuori, ringraziando Iddio se ancora gli danno lo stipendio.»”

    No, il risultato finale è che al 31 aprile 2009 (data della consegna alla Procura della Repubblica della ricognizione dei residui attivi e passivi cui si fa cenno nel post di Giovanni) si è avuto contezza che il buco di bilancio, fra nicchere e nacchere, ammontava a qualcosa di più di 250.000.000 di euro. E non c’è da ringraziare entità iperuraniche per lo stipendio, c’è da ringraziare (a molti dorrà, ma è così) Focardi e Miccolis prima e Focardi e Barretta dopo (Barretta anche prima insieme a Miccolis), più uno sparuto manipolo di funzionari che ci hanno passato le giornate e le nottate a fare i conti e a far quadrare il cerchio. Vediamo ora come si mette perché ho il vago sospetto che a chiacchierare siano tutti buoni, ma quando c’è da quagliare vedrete che spunteranno delle difficoltà. Si farà la fine dell’americano che comprò il gallo e che diceva: “Cantare tanto, ma ova punte”.

    Sesto Empirico: «Lasciando che la magistratura faccia finalmente il suo lavoro, mi parrebbe il caso di mettere mano alle conseguenze di tutto questo, (come peraltro stavrogin reclama da mesi) con analisi e proposte, piuttosto che dividersi in questioni corporative.»

    Mano alle conseguenze, l’ho appena finito di dire, quancuno ce l’aveva messa, ma non pare aver trovato in un buon numero di persone da una parte interesse, dall’altra consenso. Anzi, la butto lì, l’andazzo generale e in particolare quello delle famigerate elezioni ha dato l’impressione che qualcuno abbia architettato questo inopinato cambio di vertici onde coprire i pozzi di merda (uno dei quali, tanti, questa storia dei 121) che per tanto tempo erano riusciti a tenere chiusi sigillati.
    Piangere sul destino iniquo di chi non ha inzuppato il biscottino e ora si trova senza latte e senza biscottino non lo definirei esattamente mettere mano alla faccenda.

    Buonanotte dal Favi di Montarrenti

  20. Caro Giona,
    la tua analisi non fa una grinza… ma non parlerei di “verità”, perché quella la conosce solo Dio… mi basterebbe, invece, che parlando ci si limitasse ai fatti e su quelli si ragionasse.
    Personalmente, nei miei interventi in questo blog, mi sono solo e sempre riferito a dei fatti di cui per un verso o per l’altro ho conoscenza diretta e non ho motivo di credere, né mi è parso che i partecipanti a questo blog facciano o abbiano fatto diversamente.
    Che poi i fatti si prestino ad interpretazioni (a volte anche deliranti) credo che questo sia nella natura umana… ad esempio, se uno di noi affermasse che l’ateneo senese è moralmente e finanziariamente sano, susciterebbe, credo, quanto meno l’ilarità degli interlocutori, ma non escludo certo che qualcuno lo possa affermare!.
    …E che l’interpretazione, più o meno delirante, dei fatti (che, se accertati e confermati, sono la “verità”), la si ritrovi anche nelle aule di tribunale, è, secondo me, un’altra triste realtà che non dovremmo trascurare e con la quale dovremmo confrontarci, anche nelle nostre quotidiane discussioni.

  21. Caro Nik,
    ritengo che anche i fatti (e non solo le interpretazioni) possano essere distorti e che di fatto lo siano quotidianamente. Credo pertanto che la ricerca della verità (che è sempre una “tensione” e mai un “possesso” come affermato su questo blog) riguardi in primo luogo i fatti e, solo successivamente (ed eventualmente), i giudizi.
    Finisco con una citazione di non so chi, letta non ricordo dove: «dammi solo fatti, i giudizi so trarli da solo»

  22. …più che giusto! I fatti possono essere distorti e i media, come tu molto giustamente affermavi sono i primi a distorcerli (ne abbiamo esempi da scriverci libri, specialmente qui a Siena)… ma le esperienze personali restano esperienze personali e a quelle ci si può, credo, riferire senza temere distorsioni o artefatti.
    Ad esempio (tanto per uscire dal generico) io ho partecipato a concorsi nazionali (lasciamo perdere per cosa, così non urtiamo la suscettibilità di nessuno) ai quali, se non mi fossi presentato io, l’altro candidato avrebbe corso da solo (questo è un fatto facilmente verificabile)! Ho chiesto ad un noto magistrato se questa non rappresenti già, in sé e per sé, una grave anomalia sulla quale sarebbe necessario indagare e lui mi ha detto di sì (altro fatto anche questo abbastanza semplice da verificare).
    Ora, se dal fatto (perché anche questo è un fatto) che nessuno indaga su queste cose io deduco che c’è una grave crisi morale (è un eufemismo, naturalmente) che colpisce gli atenei nei quali ciò accade, sto distorcendo la realtà, facendo torto alla “verità”, dando giudizi troppo affrettati o, peggio, condannando senza prove?…

  23. @Favi: «Piangere sul destino iniquo di chi non ha inzuppato il biscottino e ora si trova senza latte e senza biscottino non lo definirei esattamente mettere mano alla faccenda.»

    Non è di questo che si parla. È di dare all’università di Siena un futuro. E questo richiede, contestualmente all’opera proibitiva del risanamento dei conti, anche una riorganizzazione delle risorse umane disponibili, per cercare di contrastare per quanto le distorsioni che si sono verificate nel passato (per i motivi che anche tu dici) e che si aggraveranno in futuro per i motivi che dice stavrogin.
    In altri termini, il risanamento dei conti ha senso solo in funzione di una università in grado di svolgere le sue funzioni e sia sostenibile. Altrimenti tanto vale chiudere la baracca.

    Non mi pare che in questo i risultati della “Commissione per la stesura del piano strategico”, come peraltro c’era da aspettarsi, siano stati particolarmente incisivi.

    Ben venga l’azione della magistratura: fosse intervenuta per tempo sarebbe stato meglio per tutti. Ma le sanzioni dei giudici possono solo rimarcare che ci sono cose che non devono essere fatte. Non saranno loro a poter fornire i soldi che mancano, o dire come va organizzata la didattica e la ricerca.

    Sesto Empirico,
    scettico

  24. Direi di no. E la tua “credibilità” mi è testimoniata, pur non conoscendoti, direttamente da ciò che scrivi e indirettamente dalle attestazioni di stima di Cosimo Loré e di altri.
    La mia è stata (e continua ad essere) solo una considerazione di ordine generale, che non coinvolge né te né qualsiasi altro blogger del sito.
    Buona Domenica

  25. A Nik

    Direi proprio di no. E la tua “credibilità” mi è testimoniata, pur non conoscendoti, da ciò che scrivi direttamente e indirettamente dalle attestazioni di stima di Cosimo Loré e di altri più volte espresse su queste pagine.
    La mia è stata (e continua ad essere) solo una considerazione di ordine generale, che non coinvolge in modo diretto né te né qualsiasi altro blogger del sito.

    Buona Domenica

  26. Ultimamente sono di casa in Procura e altrove, anche per cause private. So di essere ripetitivo ma ribadisco che il “Potere” qui è marcio completamente e solo abbatendo tale potere si potrà dar fiato all’Università. Un amico storico è stato fucilato in contumacia sol per essere indigesto alla cricca – proprio così – della pubblica amministrazione; vi è una filiera comune-provincia-università, ecc. Ora però io dico: non si può scendere in piazza per l’università o per Ampugnano e poi restare a reggere il moccolo a Cenni e compari. È tempo delle scelte, più o meno radicali. C’è un tempo per vivere e uno per morire, un tempo per la pace e uno per la guerra…
    bardus

  27. @ Sesto Empirico
    A mio avviso il primo e fondamentale passo del “risanamento” consiste nell’accertare i fatti passati, far pesare con durezza le responsabilità, impedendo ai colpevoli di fare ancora danni. E ciò non può essere compito solo della Magistratura.
    Senza questo (e penso che ne siamo ancora lontani) su cosa si fonderebbe la ricostruzione dell’Università? Sulla menzogna (rectius reticenza), e la menzogna porta solo menzogna…

  28. @Giona
    ho capito ed apprezzato le tue considerazioni, ma volevo anche dire la mia.

    @Paulus e Billy
    avete toccato un tema centrale.
    Ho paura che se Raffaele Ascheri ha ragione, anche fare le pulizie di casa sarà un bel problemino… o no?
    Allora, magari, chiediamo che l’università si dia, da ora o da ieri, se volete, un codice etico di comportamento per cui, se non si possono mandare via le persone, se non le si possono condannare prima che lo faccia la Giustizia, se i processi non si possono accelerare, se i malfattori sono destinati a restare a piede libero in eterno se… se… se…, almeno i responsabili del governo dell’ateneo stabiliscano in maniera chiara che certe cose accadute in passato, d’ora in poi non devono più verificarsi, per legge, per statuto, per regolamento interno o per quel che volete voi… altrimenti io non vedo vie d’uscita (se non il solito rimandare o tirare a campare facendo finta di nulla).

  29. Sesto si parla proprio di questo invece. Sostituire i biscottini (espressione utilizzata più volte da Stravrogin, non mia) alle saracinesche che si chiudono non sposta di una virgola il problema. E amerei che si facesse finita di interloquire dicendo sempre che il problema è un altro. Il problema non è un altro, il problema sono quei 250 e passa milioni di euro e solo e soltanto quello. Che siano stati molteplici i modi di sputtanare malamente un patrimonio di quel genere più rispetto a quello che lo Stato dà alle università, siamo d’accordo. Uno di questi modi è al centro di questa discussione, cioè aver reclutato oltre la necessità, oltre la legalità e con metodi poco puliti e fuori copertura finanziaria. Questo comporta un’esposizione debitoria e quindi rientra nella questione dei duecentocinquanta milioni, comporta delle responsabilità da parte di qualcuno che ad oggi non sono state fatte valere, comporta le lamentele (giuste) di Stavrogin, comporta – in definitiva – che siamo nella merda fino al collo.
    Dare un futuro all’Università di Siena è compito superiore alle forze di chiunque. Chi ha provato a cercare di sistemare un po’ i conti, con tutte le pecche che può aver commesso, tuttavia è stato fatto fuori con un metodo o con l’altro: defenestrazione di Miccolis, campagna elettorale per il Rettore con la testa di Barretta messa sul ceppo dal nuovo eletto. Finanziariamente e accademicamente la situazione è irrimediabile, penso a questo punto anche per un commissario. Politicamente, come tu richiamavi in un altro post, il Presidente della Regione effettivamente ha investito e sta investendo molto (non possiamo dire altrettanto dei politic[ant]i lo’ali che se ne fottono allegramente), ma il massimo che potrà fare, sfruttando la norma che consente le federazioni di Atenei contigui, sarà rendere Siena e Firenze (che è nella merda quasi quanto Siena e coi prossimi tagli lo sarà ancora di più) delle dependences di Pisa, che invece così male non è messa. L’unica consolazione di tutto questo è che la cricca di banditi e malversatori che ritiene a questo punto di essere in salvo, sarà invece completamente esautorata a dimostrazione che la politica è una cosa e la politica accademica è un’altra e che su quest’ultima spesso la prima non riesce ad essere così stringente.
    Un’ultima cosa: la commissioni che dici non è l’unica a essere stata accantonata. Ce n’erano due sul fabbisogno e sull’organizzazione del personale tecnico amministrativo composte paritariamente e anche quel lavoro, che è costato fatica e dedizione, verrà buttato nel cesso, anzi c’è di già nel cesso. Sicché senti un pochino che futuro si prospetta. E per cortesia le bacchettatine su quale sia l’argomento di cui si parla vedi di risparmiartele e leggi per bene prima di commentare.
    Un indispettito Favi di Montarrenti

  30. …E la cricca di banditi e ladri, concussionari, malversatori, ecc. danneggia istituzioni e persone indesiderate, vel giuro, con piglio ducesco e con cinismo terribile. Hanno in mano le istituzioni, possono fare falsi in atti pubblici, mettere idioti al posto di comando e silurarsi anche a vicenda (come sull’acropoli e al rettorato). Non se ne può più di questa malefica casta fascista e sfascista, merdacce criminali che vanno pure a incensare un padre della patria defunto 40 anni fa… Sono pronte a tutto, tanto il servitorame c’è, sono i pigliainculo, i quaquaraqua’… Cosa è cambiato dal tempo dei sicari medicei o mussoliniani? Non ti randellano, non ti ficcano il ferro in gola, ma la morte civile è assicurata e con essa le calunnie, i demansionamenti, le porcate più inverosimili!!! Ma c’è qualche giudice che pensa meno al potere e alla carriera e si “incula” questi farabutti e furfanti anche “di sinistra” (ma non eran tali Breznev, Jaruzelschi, lo stesso duce???).
    Bardus

  31. «Perché il curatore del blog non pubblica le parti più spinose dell’Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi Finanziari 2008 e Retro? Solo così si può vedere la miseria anche morale di certi personaggi autorevoli. La pidocchieria. La dilapidazione del pubblico denaro ammantata di spese per la ricerca e/o spese di rappresentanza. I furti sistematici. Le feste e i festini. La creazione dal nulla dei posti di ricercatori per figli e amici, con la scusa del finanziamento esterno, mai versato.» Ghinacco

    «…ne parlava anni fa proprio Giovanni Grasso (sull’argomento ho letto un suo articolo sulla stampa senese 5 o 6 anni fa) e mi meraviglia che non ne faccia cenno sul blog.» Ghinacco

    Il reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato con finanziamenti esterni, iniziato nel nostro ateneo nel 2002, si è trasformato ben presto da risorsa, quale poteva essere, in una vera e propria truffa. Ci sono prove che dimostrano che fu ideato proprio, come dice Ghinacco, per «creare dal nulla posti di ricercatori per figli ed amici con finanziamenti esterni inesistenti.» Il 5 settembre 2004 scrissi un articolo sull’argomento che fu pubblicato dal “Corriere di Siena” e dal “Cittadino oggi”; in seguito fu ripreso dal periodico nazionale dell’Uspur “Università oggi” ed è reperibile anche in internet. Con la nascita de “il senso della misura” (12 gennaio 2006) pensai di pubblicare a puntate cinque articoli sull’argomento con il seguente titolo: “Quer pasticciaccio brutto di Banchi di Sotto 55”. Appena un mese e mezzo dopo, con la sospensione del Tosi dal suo incarico di rettore, era il 24 febbraio 2006, decisi di non pubblicare articoli di denuncia sul suo conto. Così come, per mia scelta, il blog non dette notizia, sotto forma di post, delle disavventure giudiziarie di Tosi, ma ospitò, il 3 marzo 2006, solo un breve editoriale di Aldo Ferrara con il titolo: Punto e a capo. Comunque, l’articolo sui ricercatori a tempo indeterminato con fondi virtuali, ancora attuale, è stato inserito come commento sul mio blog da Cosimo Loré l’8 ottobre 2008, dopo la scoperta della voragine nei conti dell’Università. Quindi, caro Ghinacco, lo puoi rileggere, ma non meravigliarti che non ne abbia parlato prima. Anche se credo, però, e in questo concordo con te, che sia arrivato il momento di riprendere il discorso.

    L’altra richiesta di Ghinacco (che vengano pubblicate le “parti più spinose” dell’Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi Finanziari 2008 e Retro) verrà certamente soddisfatta.

  32. @ghinacco: «Perché il curatore del blog non pubblica le parti più spinose dell’Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi Finanziari 2008 e Retro?»

    Questo?

    Fai clic per accedere a relazione_residui.pdf

    @favi: «E per cortesia le bacchettatine su quale sia l’argomento di cui si parla vedi di risparmiartele e leggi per bene prima di commentare.»

    Chiedo scusa. Dal momento che stavi rispondendo ad un mio post davo per scontato che di quello si stesse parlando… 🙂

    Resta il fatto che è inutile provare a risanare se:
    a) si è convinti che non è possibile
    b) non si vuole mettere mano a cosa serve

    @billy: «A mio avviso il primo e fondamentale passo del “risanamento” consiste nell’accertare i fatti passati, far pesare con durezza le responsabilità, impedendo ai colpevoli di fare ancora danni. E ciò non può essere compito solo della Magistratura.»

    Questa è la cosa più di buon senso (non l’unica) che leggo su questo blog da molto tempo a questa parte.

    In qualsiasi università del mondo di fronte ad un fatto del genere si sarebbe fatta una commissione di inchiesta indipendente per fare luce su cosa effettivamente sia successo, quali le responsabilità, quali i meccanismi che non hanno funzionato.

    Questa è la prassi normale di una istituzione accademica.

    Perché non lo si sia fatto rimane per me un mistero inquietante.

    Sesto Empirico,
    scettico

  33. …cominciamo a chiederla noi la commissione! I tempi della Giustizia rischiano di essere biblici e nel frattempo la situazione continua a precipitare. Non so quale sia l’idea giusta, ma se l’istituzione non si “cura” dal suo interno (e dovrebbe pure averne previsti di meccanismi), ho paura che nessun legislatore, anche con la migliore buona volontà, sarà mai in grado di sanare nulla…

  34. Ringrazio Sesto Empirico del link alla Relazione dell’ex Direttore Amministrativo; la leggerò con attenzione. Io, però, mi riferivo al volume di circa 200 pagine intitolato: «Atto di ricognizione dei Residui Attivi e Passivi per gli Esercizi Finanziari 2008 e Retro». Il volume contiene nome e cognome di coloro che hanno dilapidato il pubblico denaro. Altrimenti com’è possibile, come dice Billy e tu saggiamente condividi, «accertare i fatti passati, far pesare con durezza le responsabilità, impedendo ai colpevoli di fare ancora danni?». Ovviamente, non chiedo che venga pubblicato tutto il volume, ma i nomi dei dipendenti universitari – di cui non si sa che lavoro svolgano (un ex Direttore Amministrativo, loro amico, diceva che bisognava inventarglielo il lavoro) – che provocano danni spendendo, senza alcun controllo degli organi di governo dell’Ateneo, centinaia di migliaia di euro. Prendessero solo lo stipendio senza far nulla non sarebbe un guaio. Ma sperperano il pubblico denaro in attività da loro inventate e prendono anche indennità di risultato con le quali potremmo pagare un anno di stipendio ad un precario della ricerca.
    Dice Nik «cominciamo a chiederla noi la commissione d’inchiesta indipendente». E se non la costituiscono, perché non hanno alcun interesse a farlo, continuiamo a discuterne su questo blog? Chi ci impedisce di costituirla noi e di fare un libro bianco? Possibile che il nuovo rettore non vedesse nulla dall’alto dello scranno di Presidente del Nucleo di Valutazione dell’Ateneo?

  35. Dimenticavo….
    @Favi: «ma il massimo che potrà fare, sfruttando la norma che consente le federazioni di Atenei contigui, sarà rendere Siena e Firenze (che è nella merda quasi quanto Siena e coi prossimi tagli lo sarà ancora di più) delle dependences di Pisa, che invece così male non è messa.»

    Questo l’ho già scritto anch’io più di un anno fa (in realtà Firenze, grazie anche al suo peso politico in Regione, sta comunque meglio di noi), a proposito del paragone dell’università di Siena col gatto di Schrödinger che non si sa se all’apertura della scatola sarà vivo o morto:

    http://tinyurl.com/2uledyl

    ‘Infine il gatto: da quanto leggo in giro, quando si aprirà la scatola si rischia di trovarcene due, di gatti, entrambi vispissimi. Uno fiorentino e uno pisano.’

    Un altro motivo, a mio parere, per mettere mano oltre che ai conti (nessun dubbio che siano prioritari) anche all’organizzazione della didattica e della ricerca.

    Sesto Empirico

  36. Mi permetto di citare stavrogin per porre l’accento su di un corollario (secondo me tutt’altro che secondario) di questa sua affermazione:

    «…direi che il problema più grosso dell’università italiana e senese è stata la creazione di “posti da ordinario per amici e parenti”, non tanto di ricercatori. Anzi, interi istituti, corsi di laurea ecc. sono stati aperti per ossequiare questo o quello. C’è stato un periodo di vacche grasse e di numerosi commerci, in cui si facevano ordinari cani e porci; potrei narrarti di personaggi che sono ascesi a tale soglio avendo assai meno titoli di me o di Nik: questo è stato il problema, perché dopo si sono chiuse le saracinesche e chi era fuori, è rimasto fuori, ringraziando Iddio se ancora gli danno lo stipendio.»

    Mi scuso anticipatamente se sarò costretto ad adottare analogie bottegaie, che parecchi rispettabilissimi frequentatori di questo blog magari troveranno poco rispettose dell’istituzione Unisi, ma credo possa essere utile.
    Dunque, l’Università vende formazione e sapere, ai fini di un inserimento nel mondo del lavoro, e quindi nella società, che (purtroppo) ad oggi è ancora legato al valore legale del titolo di studio. Il processo sottolineato da stavrogin è assimilabile a quello che qualche tempo fa vide un primo cittadino siciliano assumere un centinaio di autisti dell’autobus senza patente in vista delle elezioni; vale a dire, fare carne di porco del settore pubblico a fini privati. Con la sola differenza che le ripercussioni di questo processo su di una Università, piuttosto che su di una azienda di trasporto pubblico o di raccolta di rifiuti solidi urbani, hanno ripercussioni devastanti sul Paese nel breve, nel medio, nel lungo e nel lunghissimo periodo.
    Questo perché i “cani e porci” di stavrogin, a differenza dei suddetti autisti siculi, hanno un compito leggermente più importante di questi ultimi, e cioè – in teoria – di formare la classe non dico dirigente, ma auspicabilmente media di domattina presto. Ma la creazione di “interi corsi di laurea per ossequiare questo o quello” ha portato tanti miei conoscenti ed amici ad imbarcarsi in percorsi che di formativo avevano all’incirca quanto il subire un pacco+doppiopacco&contropaccotto dalle parti del Maschio Angioino. Con conseguenze, lo ripeto, devastanti, tra le quali:

    – il conseguimento di un titolo di studio equipollente per spendibilità sul mercato del lavoro alla prima pagina de “Il Tirreno” di una decina d’anni fa, effluvi di parago inclusi;
    – una disillusione ferocissima ed un astio assassino nei confronti di ogni istituzione degna di questo nome, fatto questo in compenso estremamente formativo per qualsiasi futuro cittadino italiano – in quanto prima si abitua al fatto che è circondato di delinquenti e meglio starà, specie se decide di unirsi a loro. D’altra parte ogni mamma italiana cresce il pargolo a suon di “Fatti furbo”, e pace se l’italiano “furbo” viene da un termine francese che sta a metà tra il borseggiatore ed il ladro di galline;
    – la perdita repentina ed irreversibile di ogni fiducia nel patto sociale che tiene insieme ogni società che sia minimamente più evoluta di quella maori o timuride, aumentando il rischio che – purtroppo – presto o tardi uno di questi giovani si veda coi capelli bianchi nello specchio e concluda che l’unico modo di cambiare qualcosa, o anche solo di levarsi finalmente una soddisfazione, sia a suon di calibro 9 para o di nitrato d’ammonio;
    – la certezza di essere per sempre guardato come un povero grullo da coetanei che, usciti dal liceo per grazia ricevuta – se non a suon di salassi in scuole private – si sono fiondati a fare gli apprendisti idraulici, camerieri, elettricisti, pizzaioli, baristi o panettieri, col risultato di sfrecciare in Audi davanti ai laureati che aspettano il bus (si spera almeno guidato da uno con la patente adatta, ma purtroppo non c’è proprio niente da ridere) come manco Gassman ai tempi de “Il Sorpasso”;
    – il desiderio, difficilmente criticabile, di sputtanare ai quattro venti l’istituzione che per anni lo ha sommamente preso per il culo sfilandogli quattrini (che magari doveva guadagnarsi lui stesso per mantenersi agli studi) per poi decorarlo con un titolo che gli servirà solo ad aggiungere quattro inutili letterine sul biglietto da visita prima di avviarsi verso un call center, dove per sopravvivere sarà costretto a rompere consapevolmente i coglioni all’universo mondo spacciando aspirapolveri, contratti di telefonia e pillole per dimagrire (bella vita).

    Per farla breve, signori, sarebbe forse il caso di soffermarsi sul fatto che se per ogni cane&porco ossequiato di cattedre e corsi di laurea ci sono dieci meritevoli tenuti alla porta, a questi vanno aggiunti un numero imponente di bischeri loro malgrado che, non avendo avuto il buon senso di trattare l’Università come un venditore di Rolex nel parcheggio di un Autogrill, ne hanno ricevuto un futuro rovinato, la certezza di poter considerare la pensione come il mitico unicorno di Blade Runner e l’unica certezza di dover essere guardati dall’alto in basso da parte del coetaneo idraulico o – ancor meglio – dall’invasatello kefiyahto che faceva casino alle manifestazioni mentre il nostro sudava freddo su limiti&logaritmi, ma che nel frattempo ha già impresso il calco delle di lui natiche su di una seggiola in un consiglio provinciale o comunale e che di lì non si muoverà nemmeno davanti ad un plotone di Carabinieri del Tuscania.

  37. @ghinacco: «Chi ci impedisce di costituirla noi e di fare un libro bianco?»

    Non sarebbe la commissione indipendente di cui parlavo: nell’accademia vige il principio del giudizio fra pari. Quello che proponi tu mi pare un’altra cosa.

    «Possibile che il nuovo rettore non vedesse nulla dall’alto dello scranno di Presidente del Nucleo di Valutazione dell’Ateneo?»

    Mi pare che ci sia chi non ha visto anche da scranni più alti. Per questo serve una commissione indipendente, che veda le cose dall’esterno.

    Sesto Empirico

  38. Ma quale “giudizio tra pari”. Direi di piantarla con questi sofismi ottocenteschi. Giudizio da parte di chi è libero ed in grado di giudicare….

  39. Nik: …cominciamo a chiederla noi la commissione!

    …temo che inoltrare istanze (…a chi?!) per la costituzione di una commissione d’indagine interna sull’accademia senese e quindi – come ho più volte segnalato – non solo sul dato finanziario ma anche concorsuale, scientifico, didattico, etico (con il fattore economico in evidente stretta correlazione visto che arruolare un docente o un impiegato come fare attività scientifica o didattica comporta una scelta etica ed un impegno economico) sia un sogno senza speranza d’ottenere i positivi esiti attesi.

    Affermo ciò per la ovvia considerazione che, se si è giunti a tanto e tale degrado, vuol dir che vi è una corruzione profonda e generale che coinvolge i vertici passati e presenti dell’istituzione con la conferma offerta da vecchi e nuovi rettori e anche dai vari candidati al massimo scranno accademico i cui comunicati mai hanno fatto neppure riferimento alla esigenza di una verifica interna. E non solo.
    Vi è infatti da riflettere sul fenomenale silenzio di un corpo docente da taluno attribuito a perdita delle reazioni vitali e quindi alla trasformazione se non in cadavere certo in massa inerme e inerte, pronta a subire ulteriori e peggiori insulti. Poi, se si vuol essere precisi, vi è la stampa che pare impegnata sul tema senza intenzioni investigative.

    Credo che il fine d’una commissione d’inchesta sia la verità e pertanto un bene che come la libertà e la dignità si deve cercare, conquistare, difendere in prima persona, esponendosi a rischi e vendette.

    Se si insiste ci sarà confezionata “una” verità ed ancora di più s’allontanerà il tempo del riscatto.

  40. @billy: «Ma quale “giudizio tra pari”. Direi di piantarla con questi sofismi ottocenteschi. Giudizio da parte di chi è libero ed in grado di giudicare…»

    Giusto per precisare, non intendevo proporre a nessuno di istituire alcuna commissione: ho solo notato che quella sarebbe stata la normale reazione istituzionale nella comunità accademica internazionale di fronte ad un problema di questa gravità. Se non ci hanno pensato spontaneamente, vuol dire che hanno un’altra mentalità e serve a poco chiederla.

    Che poi il principio della peer review sia un sofisma ottocentesco da bandire dall’università, è un’idea che lascio a te. A me d’altra parte non convince la mob justice.

    Sesto Empirico

  41. La “peer review”? Certo, in ambito scientifico.

  42. Vorrei dire la mia sul “codice-etico”, forte della lettura del testo adottato dall’Università di Firenze (http://www.unifi.it/CMpro-v-p-3764.html) e dei precedenti argomenti di discussione svolti su questo sito (https://ilsensodellamisura.com/category/codice-etico/).
    Già dopo aver visto, nel lontano 1971, il film “Arancia meccanica” (http://it.wikipedia.org/wiki/Arancia_meccanica) sono giunto alla conclusione che lo Stato (o altra pubblica istituzione) non ha mezzi per imporre ai cittadini determinate concezioni morali (né, secondo me, ne ha il diritto) ovvero la “rieducazione” (termine tanto caro ai vecchi regimi socialisti) di “personalità immorali e antisociali”.
    Tutto ciò che un ordinamento giuridico può fare (e ha diritto di fare) è di sanzionare determinati comportamenti con norme giuridiche (principio dell’esteriorità del diritto).
    La morale, in sé e per sé, non produce effetti giuridici diretti. Può suscitare “reazione sociale” ovvero, per il tramite della “politica”, confluire in norme giuridiche (ed allora siamo di fronte al diritto e non più alla morale).

    Il “codice etico” (o morale? spero di usare i termini in modo corretto) a mio avviso:
    – è inutile: se la “norma morale” di per sé non produce effetti giuridici, perché affermarla? Si dice perché sia conosciuta… leggendo il Codice dell’Università di Firenze a me pare che siamo di fronte o a considerazioni ovvie, oppure a banalizzazioni di principi affermati, con ben altra forza, da norme giuridiche.
    – è pericoloso: a me non piace per nulla l’art. 7 del Codice fiorentino che prevede, come sanzione per la violazione delle norme morali, la pubblicazione del fatto sul sito web (a seconda della gravità del fatto o come pubblicazione per estratto, senza citazione di nomi di persone; o come pubblicazione integrale sulla pagina web dell’Ateneo, sotto password o con libero accesso); mi puzza tanto di “rivoluzione culturale” di cinese memoria. A ciò si aggiunga che all’articolo 3 si afferma di “non assumere comportamenti che possano risultare lesivi della dignità della Università”: a mio avviso ci cascherebbero tutti i blogger del sito (me compreso).

    Secondo me è meglio occuparsi d’altro…

  43. … con stima e simpatia per Billy e Sesto che fin dai nomi rappresentano spazi e tempi diversi ma mi pare entrambi preziosi visto che esprimono visioni privilegianti ciascuno un aspetto di una complessa questione. Non ho ricette che risolvono per cui mi limito ad osservare che regole e codici non hanno, almeno fino ad ora, in nessun posto consentito dei rapporti interpersonali idilliaci, perché dipendono per la loro applicazione dalla lealtà e onestà dei gestori della cosa pubblica. La peggiore dittatura sovietica esibiva una ottima carta costituzionale. Fino a oggi nessuno ha mai messo nero su bianco né nelle normative nazionali né nelle enfasi etiche i minimi criteri per decenti immediati risanamenti e mi riferisco alla pubblicità e quindi possibilità, per chiunque si colleghi al sito della università, di vedere come son spesi i quattrini pubblici e su quale sarà la reale condizione di chi vi accede. I requisiti dovranno consentire di dare le classiche stelle della qualità reale, documentata in termini di percorsi di accesso alla città e all’interno di questa, costi e tempi di percorrenza, livelli veri di vitto e alloggio avendo come riferimenti il top che esiste in siti nordeuropei a dimostrazione che si tratta solo di esser civili e responsabili. No?

  44. Caro Professore,
    non posso che essere d’accordo con lei.
    Passeggiando sul sito di UniFi in cerca del codice etico, ho trovato una roba “apocalittica” ma, se ci si pensa bene, è un uovo di Colombo:
    le proposte di atti normativi sono aperte alla discussione della comunità accademica, a mo’ di blog, senza alcuna password e quindi accessibili anche a soggetti esterni. Anche questo potrebbe essere una misura utile, penso.

    La ringrazio per la stima e la simpatia che ricambio.

    Billy

  45. Sì, il prof. Loré è uomo di grande realismo! Bravo, ancora una volta… la commissione non potrebbe che essere esterna: unisi dall’interno – il blog lo attesta – è irriformabile! I candidati delle ultime elezioni lo attestano – A meno che il Prof. Vicino tiri fuori le unghie con il suo “soggetto” (sempre in ferie?)

  46. Mi rifaccio a quanto detto dal prof. Lorè… la commissione deve essere senza ombra di dubbio esterna, sarebbe una jettatura per non dire una pagliacciata il caso contrario. Quanto al prof. Vicino già quattro anni fa disse la stessa cosa parlava di un ”qualcosa” per non disperdere il gruzzolo di voti che aveva preso. Verrà creata solo e soltanto se vede una alternativa per una terza candidatura… insomma farà come con l’attuale Rettore lavorerà dietro le quinte per mettere i chiodi sul selciato e rendere la vita difficile al prossimo rettore prova sono i vari documenti prodotti qualche anno fa a firma di centinaia di persone!!!! Se le ritrovate vi consiglio di rileggerle e vedere le persone che vi hanno apposta la firma… c’è da farsi due risate in tutte compare guarda caso il “bravo” Angelaccio Diodato. Ma che dire…

  47. …se niente vale niente, allora aspettiamo che venga giù tutto e quel che sarà sarà… sento che i tre operai della FIAT si appellano al Presidente della Repubblica… in mancanza di alternative, suggerisco questa via… pronto a firmare qualsiasi documento che riporti il nostro dichiarato disgusto (non diciamo di più!) per questa situazione… è una proposta… non voglio far ridere né incazzare nessuno…

  48. Il Turco è già in Italia ma ancor non s’ode: ci si debba preoccupar?

  49. «…il massimo che potrà fare, sfruttando la norma che consente le federazioni di Atenei contigui, sarà rendere Siena e Firenze (che è nella merda quasi quanto Siena e coi prossimi tagli lo sarà ancora di più) delle dependences di Pisa, che invece così male non è messa. L’unica consolazione di tutto questo è che la cricca di banditi e malversatori che ritiene a questo punto di essere in salvo, sarà invece completamente esautorata.» Favi

    Mi pare anche di averlo scritto a più riprese, se non erro: quanto alla “regionalizzazione” direi anzi che hai espresso meglio di me il mio pensiero, giacché all’origine della degenerazione vi è anche un localismo sfrenato (e pensare che l’avevano chiamata “autonomia”…). Ma voglio capire se quando parlano di creazione di “poli d’eccellenza” in un contesto federale, polarizzando dunque le varie specializzazioni nelle sedi dove esse risultano più radicate, prendono per i fondelli oppure no: io sospetto di si, e da questo il mio invito a scoprire le carte. Infatti ciò presupporrebbe una disponibilità alla collaborazione che non intravedo e innanzitutto quella cosina che attualmente in Italia non esiste, che contrasta radicalmente con la mentalità accademica e il “familismo amorale” che la pervade, ossia la possibilità effettiva (e non il mero enunciato di principio) di mobilità.
    Te lo dico, perché molti, piuttosto che restare qui a languire o fare il palo, cioè il numero per far tornare la quadra, buttati di qui o di là in orgiastici informi conglomerati quali verosimilmente verranno fuori dalle ristrutturazioni cui accennavo sopra, che col loro “mestiere” (sia a livello di didattica, che di ricerca) c’entrano come il cavolo a merenda, se ne andrebbero tranquillamente anche a Wenzhou o Honolulu.
    Infine, sarei un po’ stanchino di ripetere che occorre vigilare sui criteri che presiederanno agli inevitabili ulteriori accorpamenti che avranno luogo da qui a breve (e questo include anche il problema delle sedi distaccate), per non cadere dalla padella nella brace. Perché da questo si intuirà anche qual è la sorte destinata a Siena nel futuro “ateneo federale” (espressione che più che altro mi fa pensare a Ugo Tognazzi): se sarà succursale dequalificata, sostanzialmente e complessivamente “ad esaurimento”, oppure polo di attrazione di alcune eccellenze.

    «Il fatto è che sono stati assunti a tempo indeterminato diversi ricercatori che dovevano essere a tempo determinato e legati ad un progetto pagato con fondi esterni.» favi

    Caro Favi, continuo a non capire bene cosa c’entri l’articolo che ho citato io, con quello che stai dicendo tu. Mi dici che 121 ricercatori a Siena sono stati assunti senza copertura finanziaria (poi mi spieghi che “copertura finanziaria” aveva l’ultima infornata di 300 amministrativi…); magari dicci anche da chi, per non farci sentire tutti colpevoli. Se ci sono centoventuno casi perplessi, allora mi chiedo perché tu debba rompere gli zebedei agli altri duecentosettantotto, che di questa faccenda manco sanno niente; e non capisco oltretutto perché dovrebbero ritenersi in qualche modo corresponsabili di ciò, fino al punto da meritare una punizione collettiva. Mi sembra che su questi ragionamenti aleggi una strana morale: “colpirne cento per educarne uno”, il contrario del famoso detto maoista. Un criterio che non mi pare tu abbia applicato a nessun’altra categoria di lavoratori dell’università, a cominciare dalla tua (scagli la prima pietra chi è senza peccati… però a parità di peccato, alcuni vanno all’inferno e altri se la cavano con tre pater ave gloria). Quella di ricercatore, al pari di quella di associato, o di tecnico, o di contrattista, non è una “condizione ontologica”; non stai parlando nemmeno di una tribù, tipo i Pigmei, di gente legata da legami di consanguineità, ma semplicemente (alla fine della fiera) di un contratto di lavoro e di una condizione transeunte (almeno in teoria) in cui uno si trova.
    Pertanto quello che dici non inficia minimamente ciò che ho scritto io, che tra l’altro non concerne esclusivamente Siena, ma l’intero territorio nazionale, e che dunque ti ripeto, sperando che facendo due conticini, tu ti renda conto della gravità del caso e delle sue conseguenze, che non puoi liquidare come “idiosincrasie personali”:

    http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=998&ID_sezione=274&sezione

    Per i prof. universitari la manovra approvata a luglio prevede soltanto che ogni docente si troverà nel 2014 nella classe di stipendio del 2010 come se tre anni non esistessero. In questo modo si dovrebbero creare economie di spesa di circa 299 milioni nel triennio 2011-2013 e economie di spesa strutturali per 543 milioni nei tre anni dal 2014 al 2016.

    Se però si va a valutare il costo per ogni prof. delle prime fasce di carriera ci si rende conto che ricercatori e i docenti più giovani perdono circa 500 euro al mese. Gli esperti in calcoli sono indecisi su chi ci perda di più. Se è vero, come sottolineano gli economisti Massimo Baldini e Enza Caruso in un calcolo pubblicato su «Lavoce.info», che «il prezzo più elevato viene pagato dai ricercatori non confermati, per i quali la manovra assume un peso che va dal 26 per cento al 34 per cento sul reddito netto». Insomma un taglio di un terzo di quanto guadagnano. Oppure se i più penalizzati saranno coloro che hanno iniziato la carriera l’anno scorso: 7.659 euro all’anno in termini di mancati aumenti, il 32,7% dello stipendio annuale. Nell’intera carriera – hanno calcolato le associazioni di ricercatori – la perdita sarà di circa 400 mila euro.

    Ieri su “La Stampa” c’era la risposta del Ministro:

    «Per quanto riguarda poi il blocco degli scatti, sempre al Senato, mi sono impegnata a destinare una parte dei finanziamenti per il 2011 a un fondo premiale su base meritocratica riservato a ricercatori e docenti nelle fasi iniziali della carriera.»

    Che mi pare poco più che aria fritta con l’inevitabile aggettivo “meritocratico” a far da foglia di fico: ma la conferma, non è di per sé, o dovrebbe essere, un giudizio “su base meritocratica riservato a ricercatori e docenti nelle fasi iniziali della carriera”? Sennò a che servono queste estenuanti procedure? A buttare via altri quattrini? A pagare di meno un altro poco di anni coloro che vi sono soggetti? Cosa vuol fare la ministra, una ipercommissione che valuti la valutazione della commissione incaricata della valutazione ecc. in un regressus ad infinitum, un po’ come accadde per il mancato ministro per l’attuazione dell’attuazione del programma, dimodoché il candidato riceva la conferma giusto un anno prima della pensione? Mavvia….
    Quanto al fatto che “tutti debbano pagare”, dunque, da quanto detto si evince chiaramente che c’è gente che paga poco e gente che paga molto, alla quale adesso si domanda persino e con considervole faccia tosta di non incazzarsi.

    «Abbiamo davanti al naso cosa significhi mantenere intatto questo sistema in cui le Facoltà ormai note fanno regolarmente l’asso pigliatutto, Medicina in primis e, nel nostro caso, le due Facoltà di Lettere.» favi

    Il tuo è un modo molto singolare di argomentare: quando ti fa comodo entri ossessivamente nei dettagli, come con la faccenda dei 121 ricercatori senza copertura finanziaria, giusto per spostare al problema (a proposito di “benaltrismo”…) che ti ho posto, che è invece di natura generale. Quando non ti fa comodo guardi le cose dall’alto, da distanze siderali, abbracciando l’intera galassia in un generale anatema, prescindendo dunque da una visione analitica, che sarebbe invece necessaria per dar corpo alle tue tesi, e scadendo inevitabilmente in discorsi approssimativi. A me pare che tu pensi sostanzialmente a facoltà “monolaurea”: se provi a “zoomare” un poco come con Google Earth e vai a vedere più da vicino facoltà assai composite come per esempio Scienze o Lettere, cosa che già ti segnalai, vedrai che parlare in termini di “facoltà”, ossia dei meri contenitori dal contenuto completamente disomogeneo, ha poco senso. Non sono “le facoltà” latu senso ad aver fatto incetta di posti, ma semmai certi dipartimenti, e all’interno dei dipartimenti, certi gruppi (ma perché poi parli solo di posti di ricercatore come se quello che affermi rigurardasse solo questa categoria???? Guarda che vi sono dipartimenti che hanno pochi ricercatori, semplicemente perché hanno avuto abbastanza potere, da fare tutti come minimo associati!). Dopo dovrai valutare se lo fecero con ragione o meno: se furono furbi gli uni, o furono bischeri gli altri; se gli uni furono delinquenti e gli altri onesti (o semplicemente bischeri). Altrimenti non ti spieghi perché decine di corsi di laurea chiudono o chiuderanno nel giro di un anno a cacchio di cane per mancanza dei requisiti minimi di docenza, mentre magari i famosi corsi sul “bue muschiato” rischiano di rimanere aperti, pur mancando di requisiti minimi di …decenza: la ragione è che i docenti, pochi o tanti che siano, non sono distribuiti in modo omogeneo ed equo, né per quantità, né per “rango”, né per età.

  50. Stavrogin: «Mi dici che 121 ricercatori a Siena sono stati assunti senza copertura finanziaria (poi mi spieghi che “copertura finanziaria” aveva l’ultima infornata di 300 amministrativi…); magari dicci anche da chi, per non farci sentire tutti colpevoli.»

    Non spiego proprio niente, rispondo: nessuna copertura finanziaria né i 121, né gli 288, né tutti gli ordinari, gli associati, i 300 amministrativi almeno dal 2004 a oggi. Punto. Faccio notare che l’amico Giovanni Grasso con questo blog si prefigge anche e soprattutto di chiarire questo punto. L’Università di Siena ha fatto, pur avendo problemi finanziari paurosi che sono cominciati dall’ultimo mandato Berlinguer e che sono diventati galattici nei dodici anni del faraone Tosi, come la rana di Esopo. E non voglio rompere gli zebedei non solo a quei 288, ma neanche ai 121 perché loro, poveracci, non c’entrano niente. E non parlo solo di posti da ricercatore, è solo che si entra come ricercatori, tutto qua. E te lo dico sì da chi e non ti devi sentire colpevole a meno che tu non sia uno dei seguenti soggetti: membro del CdA, Rettore, Direttore Amministrativo, membro del Senato accademico, membro del Collegio dei Revisori dei conti. Sei uno di questi? Sei automaticamente colpevole. Non lo sei? Dormi tranquillo, se dipende da me (ma non dipende da me ovviamente).
    E non è vero che non l’ho applicato a tutte le categorie. Vai a rileggere i post del 2008-inizi 2009 e ti accorgerai che non è come dici. Invece ho sempre accusato solo ed esclusivamente gli organi di governo. E d’altro canto chi dovevo accusare?

    Stavrogin: «Quando non ti fa comodo guardi le cose dall’alto, da distanze siderali, abbracciando l’intera galassia in un generale anatema, prescindendo dunque da una visione analitica, che sarebbe invece necessaria per dar corpo alle tue tesi, e scadendo inevitabilmente in discorsi approssimativi. A me pare che tu pensi sostanzialmente a facoltà “monolaurea”: se provi a “zoomare” un poco come con Google Earth e vai a vedere più da vicino facoltà assai composite come per esempio Scienze o Lettere, cosa che già ti segnalai, vedrai che parlare in termini di “facoltà”, ossia dei meri contenitori dal contenuto completamente disomogeneo, ha poco senso.»

    Questa tua affermazione e quelle che seguono non riuscirei a capirle, se non avessi compreso che hai preso un granchio. Cosa ci incastrano gli ordinamenti didattici con quello che dicevo io? Quando parlavo di Medicina e Lettere che fanno l’asso pigliatutto intendevo alludere al peso spropositato che hanno nella politica accademica dove queste tre facoltà (nelle quali si insegna dall’ago al milione, per carità) decidono da sole chi fa il Rettore, chi siede in CdA e, soprattutto, hanno, per il perverso meccanismo di rappresentanza in Senato, la mazza in mano in Senato per l’appunto. O si fa come dicono loro o niente. Questo è innegabile e non ci azzecca assolutamente niente con gli insegnamenti impartiti. Dal che discende che la seguente affermazione è totalmente fuori dalla realtà

    «Non sono “le facoltà” latu senso ad aver fatto incetta di posti, ma semmai certi dipartimenti, e all’interno dei dipartimenti, certi gruppi.”

    Stai scherzando spero, perché se non è così ora sono io a chiederti da quale mondo iperuranico provieni e che film hai visto. I Dipartimenti farebbero cosa? I posti? Ma quando mai! Il meccanismo dei reclutamenti è totalmente alieno dai Dipartimenti ed è invece dipendente toto coelo dalle Facoltà e dalla loro espressione in Senato. Il Dipartimento come struttura da quel punto di vista ha abbastanza potere per soffiarsi il naso, previo pagamento di due marche da bollo. Solo per farti capire di che abbaglio sei vittima ti racconterò una storiella che Giovanni Grasso sa molto meglio di me: una nota docente di Medicina (e come ti sbagli? Comunque non è laureata in medicina eh) e che ha avuto problemi con la giustizia (condannata per intendersi) per altre ragioni che qui non sto a sviscerare, insomma la chiamata da ordinario di costei è sub iudice perché non è passata dal Senato (e in seconda battuta dal CdA dove peraltro la nostra siede in pieno conflitto di interessi suppongo), ma è stata fatta direttamente dal Consiglio di Facoltà di Medicina. Hai capito Stavrogin? Dal Consiglio di Facoltà direttamente senza passare dal Senato. Queste e solo queste sono le strutture designate per queste competenze. I Consigli di Dipartimento non c’entrano una beneamata minchia e ti sfido a produrre un verbale di consiglio di Dipartimento dove si parla di reclutamenti o chiamate.
    Per chiudere ti invito, se non l’hai già fatto, a leggere l’articolo «Io, professoressa costretta a 34 ore di esami in tre giorni» del 24 agosto sul Giornale Toscana dove si spiegano molto bene alcuni dei problemi che hai posto sempre tu (e lo fai anche nel post che sto commentando), spostando un po’ il tiro dalla Gelmini (Maria Stella che sei nei cieli) e dirigendolo verso il proprio Ateneo. Lì c’è anche la risposta alla domanda sul perché il bue muschiato sopravviverà alla poesia di Holderlin e sul come è potuto succedere tutto questo.
    Buona notte Stavrogin e non te la prendere con me, non sono certo io il tuo nemico. Oso dire che non sono il nemico di nessuno e men che meno dei ricercatori. Certo se dipendesse da me qualche organo di governo dovrebbe cominciare a preoccuparsi.
    Ma il Favi di Montarrenti, che vi saluta, non conta niente e torna ai suoi cani e ai suoi caprioli (ne ho già impallinati sette, così per notizia)

  51. Intervengo su di un punto specifico toccato dal mio amico Favi (spero un giorno di conoscerlo davvero, quando emerge dalle selve…) non per correggerlo, ma per portare la mia esperienza, limitata, ma diretta.
    Lavoro all’interno di una Facoltà (una delle tre “incriminate” dal Favi, che non dirò nemmeno sotto tortura) e partecipo (meglio, ho partecipatato finché si sono fatti i concorsi) al procedimento di programmazione dei posti di ruolo (e di progressione interna del personale docente, stante il perverso meccanismo dei punti di cui è già stato detto).
    Nella mia Facoltà (ma credo il procedimento possa variare) si procedeva così:
    – i Dipartimenti deliberavano le proposte di programmazione relative alle materie di pertinenza del Dipartimento;
    – La Giunta di Facoltà (in cui siedono anche i Direttori di Dipartimento) procedeva alla “mediazione” delle richieste ed all’elaborazione di proposte di “spartizione”;
    – La Facoltà deliberava.

    A questo punto due considerazioni:
    1) I Dipartimenti sono Strutture di Ricerca, le Facoltà strutture didattiche. Come dire si fanno le proposte in base alle esigenze della ricerca ma si decide in base alle esigenze della didattica. A me pare una porcata (e scusate l’eufemismo).
    Spero proprio che nelle altre Facoltà si procedesse diversamente (e che quindi abbia ragione il Favi).
    2) A tutto questo si aggiungevano, in applicazione di principi mai formalizzati, le progressioni interne (pressoché automatiche) dei docenti che avessero conseguito l’idoneità esterna (e si sa quanto sia difficile conseguirne una: tenta che ti ritenta anche il più ciuccio ce la fa…).
    Altra porcata. Si delibera in barba ad ogni programmazione e, soprattutto, in barba alla possibilità di bandire concorsi esterni (presumibilmente per Ricercatore) di fatto preclusi (sempre per il perverso meccanismo dei punti e del calderone).
    Non so se in tutto ciò non ci sia nulla di illecito. Ma si tratta certo di procedure e decisioni illogiche, incoerenti, irrazionali etc.

    Spero il Favi non mi impallini… del Preside sono sicuro che corro più veloce ….

  52. …perché quando parla il Favi si capisce tutto ed è tutto inequivocabilmente chiaro?
    Lui ha individuato le gestioni durante le quali si sarebbe prodotto il famoso “buco”… ora, mi risulta che il rettore sia:
    1. responsabile legale dell’ateneo (e ti pare poco?);
    2. massima autorità accademica;
    3. presidente degli organi collegiali di ateneo (Consiglio di Amministrazione e Senato Accademico)
    4. organo dell’amministrazione statale
    Domanda: fatta la piccola equazioncina (quando si è prodotto il buco + chi comandava all’epoca) non dovrebbe essere il rettore dell’epoca, il primo ad essere sbattuto in galera e poi, in fila, tutti quelli che gli hanno dato una mano? …chiedo!
    Su cosa ci stiamo lambiccando il cervello?

    Quanto alla docente (non medico) di medicina menzionata dal Favi, mi risulta, che fosse in grado di manovrare (se non li millantava) centinaia di voti per il rettore e non credo che fossea molto amica di “Silvan”

  53. … giusto, Nik! Quanto alla commissione d’inchiesta forse nessuno si è accorto che esiste di fatto anche se non di nome da quando è nato questo blog divenuto punto di riferimento, raccolta, rielaborazione di un così cospicuo archivio di dati da esser oggi ben più di quel che stampa, giustizia, università hanno fino a questo punto rappresentato ai fini della ricerca e della pubblicazione dei fatti di questi ultimi anni!

    Questo pezzo di Giovanni Grasso sulla truffa continua nell’ateneo senese contiene molte risposte agli innumerevoli interrogativi sottesi alla intestazione e rende inderogabile una definitiva completa ricostruzione della nostra storia recente. Malgrado gli struzzi…

  54. Cari Amici,
    mi è stato chiesto da uno dei Vs. interlocutori abituali perché non intervengo nelle discussioni. Lo avevo già chiarito. Non è elegante non essendo neppure più supplente della Vs. università intervenire nelle questioni interne. Faccio quel che posso come consigliere comunale per la forte proiezione cittadina dell’Università, e come tale mi impegna molto ZOOM, il settimanale che oggi dovreste di nuovo trovare in edicola e da ora di nuovo ogni mercoledì.
    Il problema informazione è a Siena vitale come e più che altrove. Non c’è una sola città italiana con il deplorevole blocco informativo senese. Il fatto che i nostri docenti e intellettuali non se ne rendano conto è un altro tra i tanti sintomi della crisi senese. Direi qualcosa di peggio: credono di trovarsi in una città normale, in una città senza emergenza democratica.
    È perciò che sono pessimista. Gli intelettuali senesi non hanno pertanto alcuna credibilità e lo stesso problema universitario si presenta perciò irrisolvibile. E non per niente non riuscite a costituire neppure una associazione per la salvezza dell’Università. Nel blog le forze mi pare che ci siano, ma rimangono individualiste, incapaci di coordinamento, pronte al litigio inconcludente, e soprattutto incapaci di metterci la faccia – come fa, unico, mi pare, il validissimo collega Cosimo Loré -, come abbiamo fatto – in pochi, per la verità – contro il regime in Comune (e a Siena si paga tutto, ogni atto di libertà, sia chiaro).
    Università e città: l’unica possibilità viene ormai da una remota possibilità di ricambio del governo cittadino, perché l’università è senza sbocchi e risente essa stessa della crisi cittadina, di Monte e Fondazione e, direi anche, di direzione politica complessiva.
    Quindi? Coraggio, impegno ma valigie pronte.
    Se non si cambia alle prossime elezioni è inutile insistere; lascieremo questa città ormai in un’agonia forse irrisolvibile.
    Archimede mi dice che cambierà università non appena altrove avran fatto i conti. Io sono stato costretto a farlo ormai una decina di anni fa – e devo ringraziare gli ‘amici’ che mi hanno inconsapevolmente spinto a farlo!
    Vi lascio con tanti in bocca al lupo e non senza darVi un ennesimo esempio della ‘apertura’ dei nostri ‘media’.
    L’articolo che Vi allego (anche perché si cita l’Università), mandato giorni fa dopo il risibile comunicato PD del 19 agosto, non è stato pubblicato né ricordato da nessun media – che io sappia. Eccolo:

    PD: come rimediare alla crisi del “sistema Siena”?

    Il PD (provinciale) comincia la campagna elettorale per le elezioni (comunali) di Siena, a attestarne l’importanza. E cambia strategia con un lungo comunicato del 19 agosto adottato all’unanimità. Prima le liste civiche a Siena in Consiglio comunale erano in pratica ignorate; ogni loro proposta era considerata negativa di per sé e rigettata senza concessioni neppure al buon senso. Come quando gli si propose pubblicamente di guardare bene alla gara Galaxy per Ampugnano, tutt’altro che chiara per noi e ora per la giustizia! Poi, da un annetto circa, la maggioranza ha cominciato a recepire “obtorto collo” alcune nostre proposte, visto che era impossibile ad esempio negare i problemi della sicurezza e della vivibilità del centro storico. Ora, palesandosi la crisi del sistema Siena, confermatasi la crisi di Università (fummo i primi a obbligare a parlarne in Comune), di banca e Fondazione MPS e sopraggiunti arresti e avvisi di garanzia, la scelta è cambiata ancora. Ci sono problemi, ok, ma noi non dobbiamo fare nessuna autocritica perché la colpa è… delle liste civiche!
    Lega e Pdl sono stati ricordati quasi ‘ad abundantiam’ perché quando si dice che le opposizioni “intimidiscono (non erano abituati a essere contestati?, n.d.r.) il governo locale, fanno della pratica dell’esposto penale, del blocco amministrativo e dei libri patacca (di Raffaele Ascheri e ‘La Colata’? loro e i loro media hanno sempre rifiutato di discuterne! n.d.r.) la cifra della propria iniziativa politica (…) pronte – come hanno dimostrato in questi anni – a minare la credibilità di Siena pur di far avanzare il proprio disegno distruttivo” il riferimento sembra indubbio. Puntuale anche il richiamo al Piccini, come se le opposizioni fossero al suo servizio, anziché solidali in un progetto collegiale per salvare la città dai nuovi ‘barbari’ che va ben al di là di un impegno personale.
    Insomma, il comunicato è quasi offensivo per il lettore con un minimo di conoscenza su quanto è successo in questi anni. Mi si dirà che, dato il rispetto nullo (radio e tv in particolare) o minimo della ‘par condicio’ da parte dei media senesi non è stato facile sapere alcunché prima che, solo poco più di un anno fa, comparisse “Zoom”. Ma i senesi che ricevono il canale civico (non tutti!) hanno visto i consigli comunali, e tutti ora toccano con mano i disastri dell’amministrazione a guida PD.
    La paura di perdere il potere è grande. Allora si usano anche spudoratamente i metodi berlusconiani tanto condannati a livello nazionale e si ignorano i problemi posti da esponenti del partito come Augusto Mazzini, non propriamente l’ultimo degli intellettuali ed architetti senesi autore d’un documento molto critico sul regolamento urbanistico senese, e da molti del centro-sinistra stesso, dall’IdV ai Riformisti ( e molti ricorderanno che si disse e scrisse di feroce solo un anno fa al tempo delle nomine della Fondazione : Starnini, Buscalferri ecc.). Ora si fanno addirittura intravvedere rapporti privilegiati con organi statali, si dimentica che i consiglieri comunali hanno l’obbligo di denunciare le illegittimità delle quali vengano a conoscenza, non si risponde alle interrogazioni, non si danno i documenti richiesti e così via.
    Siena non merita tutto questo. C’è bisogno di voltare pagina, mettendo da parte queste dirigenze fallimentari. I primi a rendersene conto saranno gli stessi elettori del PD. E allora si liberino del condizionamento nazionale, e come è ormai doveroso votino in modo non fideistico, senza facili personalismi, per ridare prospettive positive alla città riaprendo un corretto e aperto dibattito politico.

  55. … come scrive “chiaro e tondo” Raffaele Ascheri è l’ora di sputtanare coloro (e son tanti) che fingon pulsioni filo-PD tra le mura senesi e si danno arie pro-PDL sul territorio nazionale! Tra tali paraculi e cricche varie chi ha solo studiato e lavorato con serietà ed onestà intellettuale ora è alla pistola! Prima di sopprimerci leviamoci tutti i sassolini…

  56. … “un corretto e aperto dibattito politico…”?!

    Mi auguro che si scriva perché suona bene e non si osa ammettere che la realtà è quella prospettata a chiare lettere nell’intervento sopra riportato …

    Eppure uno storico sa che con le chiacchiere si fa il teatrino dei sogni ma per incidere sulla realtà ci voglion soldi e mazze ovvero denari e spade. CL

  57. Caro Cosimo,
    “non si può cavare il sangue dalle rape…” dicono qui, e altrove: “le quercie non fanno limoni” o “la mosca tira il calcio che può”. I senesi non sono quelli di Montaperti ormai – a proposito, se ne parla il 4 a Siena e il 5 a Castelnuovo con colleghi danesi che fanno la lectura Dantis… aperti quasi come noi!
    Sapessi da quant’è che gli dico di occuparsi d’altro a Raffaele; è un capone; sua figlia andando in America senza far tanti clamori a 19 anni ha dimostrato più intelligenza di tutti e due messi assieme.
    A volte le rivoluzioni bastano i forconi a farle; ma ci vanno, come si suol dire (e per finirla con le massime d’esperienza), i coglioni!
    Spolvera le valigie anche tu, caro amico mio!

  58. Insisto: pensi veramente che in una situazione che vede in armi e a volto scoperto solo Grasso e Loré con il sostegno dei due Ascheri e di pochi altri i più costretti a celarsi dietro pseudonimi si possa riaprire in città qualcosa che non sia la voragine finanziaria oltre che le ferite morali e materiali che ci hanno inferto durante la ormai lunga troppo paziente nostra permanenza nella città del palio?!
    Io sono circondato da colleghi che ho paragonato a struzzi con le chiappe al vento e non so bene tu. Quanto alla politica che ci ha visti entrambi così poco vantaggiosamente dedicati con i referendum ed i vari movimenti per i diritti umani e civili devo ricordarti che i capoccioni locali ci hanno snobbato e ingannato oltre ogni umana decorosa sopportazione.
    Ci vorrebbe quindi un gesto che susciti finalmente attenzione, se non interesse almen preoccupazione.

  59. … si potrebbe in maniera abile e assidua, pubblica e pubblicata, mettere in piazza e possibilmente fare arrivare la nostra voce in ogni punto del pianeta ed a futura memoria e presente vituperio dire la nostra documentando tutto per scongiurare finti vittimismi?

    Ma ora che mi sovviene è proprio quello che facciamo da quasi un lustro su questo sito che se non come LE MIE PRIGIONI certo costituisce un notevole strumento di studio e lavoro per sensibilizzare i cittadini ed incoraggiare i colleghi ad una sempre utile resipiscenza.

  60. … anche perchè – rifletti con me, Mario mio caro – lorsignori non mi paiono granchè, non sono DEI bensì dei… *********************************************

  61. Nummeri
    di Trilussa

    – Conterò poco, è vero:
    – diceva l’Uno ar Zero –
    ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
    Sia ne l’azzione come ner pensiero
    rimani un coso voto e inconcrudente.
    lo, invece, se me metto a capofila
    de cinque zeri tale e quale a te,
    lo sai quanto divento? Centomila.
    È questione de nummeri. A un dipresso
    è quello che succede ar dittatore
    che cresce de potenza e de valore
    più so’ li zeri che je vanno appresso

    …a questo punto mi sembrava che ci stesse bene… per dire che andarsene non serve (specialmente in America, ché la crisi incalza anche lì… e lo dico da ex “americanista” convinto) e che se lorsignori, come dice il caro amico Cosimo, non sono poi un granché, ma possono costringerci a fare le valige, una ragione ci deve pur essere!

    Dimenticavo… sempre pronto ad uscire dall’anonimato (tanto ormai lo hanno capito anche i muri chi sono) e a sottoscrivere iniziative volte a ristabilire la legalità, nella città, nell’università e nell’Azienda Ospedaliera (l’abbiamo trascurata un po’, ma anche lì, se volessimo scavare, ne troveremmo di marcio!)

  62. Altroché, caro Nik!
    Dicono che da 6 mesi non c’è il Direttore sanitario e che il DA andrà via entro l’anno. Già viene poco ora, ha appena preso contatto con i problemi da quando è al Santa Maria. E’ uno scandalo ma i media senesi si occupano delle erbette sul campanile di S. Maria, di basket o del Siena Calcio, oltreché di palio, altro mondo molto, molto discutibile, che sta in piedi solo perché non ha bilanci pubblici.
    Non c’è salvezza. Per bonificare Siena bisognerebbe bonificare l’informazione senese, il che richiede il crollo del MPS, ma se crolla il MPS Siena diventa come Orvieto, cioè una bella addormentata nel bosco dei monumenti e per l’Università ci saranno anche minori speranze.
    E’ comunque importante che qualcuno cominci a metterci la faccia. Ascheri è giustamente irritato e pronto a staccare. In questi anni di facce nuove se ne sono viste poche, troppo poche.
    Prof. Lorè esca dal Suo specialismo scientifico e dal blog, e soprattutto convinca il Prof. Barni ad uscire dall’ambiguità in città: si renda conto che soprattutto un giornale è causa di ‘corruzione’ del dibattito politico-culturale a Siena. Non cascate anche Voi nel sacco! Devo essere sincero, l’Ascheri non ha fatto bene ad andare al dibattito a Palazzo con il prof. Grasso in quel contesto. Ancora meno che l’organizzasse un’associazione che dicono del centro-destra. Ci sono rapporti sotterranei tra mondo MPS-stampa e centro-destra? Sempre Verdini di cui si è già letto tanto? A Firenze se ne dicono delle altre belle, ma intanto lui è sempre al suo posto.

  63. Ieri con grande ritardo il “Corsiena” ha pubblicato la lettera dell’arch. Mazzini (PD con figlio in Fondazione a quasi 3mila a seduta in compagnia dell’ineffabile prof. Bertelli) critica sul regolamento urbanjstico; è il testo cui si riferiva l’Ascheri sr. di sicuro. L’ha pubblicato a distanza di una decina di giorni almeno, dopo che il Santo e impegnopersiena l’avevano divulgato. Prima summit politici per deciedere che fare?
    Il giornale conferma così la sua linea anti-Cenni (ovviamente condivisa dal Mussari suo protettore che sponsorizza, dice l’informato ZOOM, la lista della birreria nel 2011): insomma, l’oligarchia PD lo affonda dopo averlo appoggiato fino a ieri; come fare altrimenti? abbiamo fatto delle cose indifendibili in questi anni, prendiamo le distanze come fu fatto con Tosi puntualmente.
    Usa e getta è la morale PD, vecchi democristiani e comunisti messi assieme, che cosa può venire fuori di più pericoloso?
    ZOOM ha pubblicato una mia letterina, che vorrete consultare. Grazie!

  64. A ciascuno il suo

    I problemi senesi evocati da Archimede e Arlecchino sul blog di Giovanni Grasso http://ilsensodellamisura.com hanno matrici antiche e la condanna di Siena sta proprio nel fatto che a un “regime” locale rosso solo di facciata si sovrappone il “grande gioco” nazionale nato direttamente dal mondo criminale.

    Siena è l’emblema di una società in cui la gente fortunatamente non “sente” più come riferimenti, valori, interessi i vari -ismi né vive pensando, decidendo, considerando comunismi e fascismi, ma loschi figuri continuano a gestire istituzioni e quindi anche mass media, scuola, economia, etc.!

    Costoro hanno corroso le fondamenta della nostra repubblica nata da madornali abbagli di antenati creduloni e dai bombardamenti americani ed hanno formato un seguito di prezzolati ed asserviti… Un notevole numero di italiani campa di politica tra incarichi e affari della “cricca” criminale.

    La maggioranza tuttavia cerca di sopravvivere ad ogni costo rimuovendo riflessioni sgradevoli nel rifiuto dell’evidenza d’una imbarazzante realtà. Chi scrive, forse per una sana curiosità “criminologica”, non ha mai ritenuto – contrariamente a tanti colleghi – di dedicarsi ed affiliarsi a partiti in cui c’erano “capi” poco raccomandabili.

    Suum cuique tribuere

    Cosimo Loré, Ateneo Senese http://www.scienzemedicolegali.it
    http://www.youtube.com/watch?v=maVMLoSWH5U&feature=related
    http://www.youtube.com/watch?v=pOzV5U65Qfc&feature=watch_response

  65. Intanto in un altro blog cittadino…
    http://www.stefanobisi.it/?p=3713#comments

  66. Non meravigliatevi!
    Il dott. Bisi ha il dente avvelenato con me perché per descrivere la situazione senese in un “dossier Siena” che sta circolando ho dovuto per rigore “scientifico” dargli il posto che merita nella Siena attuale: di buon giornalista purtroppo “deviato”, al servizio com’è di certi poteri forti: è evidente a seguire il suo giornale con qualche continuità. Il che gli fa fare campagne continue a favore di certe persone e denigrare quasi sistematicamente altre come il sottoscritto (con abbagli clamorosi anche, come quando mi coinvolse in un famoso infortunio di ricerca di cui non avevo alcuna responsabilità), oppure a violare sistematicamente la “par condicio” per cui ad es. le liste civiche sono ignorate o quasi dal suo giornale; il tutto aggravato dall’essere una specie di capo toscano della Massoneria GOI, per cui ho dovuto far notare a suo tempo che il suo fare concreto è più quello dell’inquisitore (anche poco lucido a volte) che non del tollerante liberal che dovrebbe essere in ossequio alla tradizione culturale cui si richiama la sua organizzazione e cui più dovrebbe essere ligio per la carica ricoperta.
    Nel caso specifico, di nuovo la mancanza di lucidità è evidente. L’essere io invitato a parlare di Montaperti il 4 settembre in Comune non dimostra affatto che Siena non è sotto un regime o sotto un “regime colabrodo”. Semplicemente, dimostra che sbagliando e venendone mazzolati come di dovere si impara (a volte); il clamore suscitato (Paolo Prodi, Galli della Loggia ecc. come sanno i lettori di questo blog) dalla mia esclusione a suo tempo dal Comitato del Costituto ha consigliato prudenza questa volta. Tutto qui. Aspettiamoci quindi che ne inventi delle altre contro di me o chi mi è vicino: Vi meravigliereste visto il taglio liberal del suo giornale? Intanto, ricorderò che lui non ha dato notizia dei miei due contributi più recenti alla storia senese (sul Costituto e sul Primo Rinascimento) che hanno ahimè (per lui) avuto un certo successo: uno è ora oggetto di seminario a Londra per la singolarità del contesto (burlusconiano come pochi altri, ma i giornali del premier non l’hanno capito!) e l’altro è in corso di traduzione a Toronto.
    Scusate la lunghezza dell’intervento, ma mi spiego subito. Sono in chiusura, come si dice e infatti sto facendo un libretto sul lavoro svolto (toh: ne manderò uno in omaggio al Bisi!) che avrà questo significato: distacco soft dalla politica senese (il Bisi ne può vantare una parte di merito: può chiedere un’indennità integrativa al Padrone?) e dall’università, locale e nazionale perché la pazienza ha un limite; sento parlare di riforme dal 1967, anno della mia laurea, e ho assistito solo a peggioramenti progressivi. La ‘Gelmini’ è un pannicello caldo nella stagione sbagliata, e anche tardivo. Vale la pena di continuare a perdere tempo?
    È ora di pensare alle cose serie (non lo sarebbe uno studio analitico delle perle del “Corriere di Siena” in questi anni, ma se il dott. Bisi vorrà querelarmi si potrà fare come contributo alla storia senese contemporanea sulla quale ho scritto poco mettendomi in concorrenza con Raffaele).
    È tempo di aperitivo, che mi farò subito, eccezionalmente.
    In bocca al lupo, cari amici. Ne abbiamo tutti molto bisogno!
    Il Vostro
    Mario Ascheri

  67. «”non si può cavare il sangue dalle rape…” dicono qui, e altrove: “le quercie non fanno limoni” o “la mosca tira il calcio che può”. …Spolvera le valigie anche tu, caro amico mio!» M. Ascheri

    …come ho scritto in numerosi messaggi, credo che siano in molti a cercare solo il momento opportuno per salutare le torri, atterrate e non, aspettando che passi un treno (o forse aspettando Godot). Ma “spolverare le valige”, nel sistema di vassallaggio attuale è impresa pressoché impossibile. Tanti si erano illusi di lavorare semplicemente nella sede senese (piuttosto che anconetana o viterbese) dell’università statale, ma evidentemente non è così. Siccome ogni seria riorganizzazione su base regionale e nazionale degli atenei però, non può prescindere dal fatto che molti dovranno o potranno “spolverare le valige”, ne deduco che in realtà nessuna seria razionalizzazione è alle viste, ma solo un languire ed un agonizzare infiniti.

  68. …o “valigie”, che dir si voglia 🙂

  69. La lobby dei baroni scippa i brevetti alle università
    Il vecchio testo del codice della proprietà industriale (d. lgs. 10 febbraio 2005, n. 30) già attribuiva la proprietà industriale delle invenzioni effettuate da ricercatori universitari (nel senso di coloro che fanno ricerca all’interno della propria attività presso l’Università) ai docenti stessi. Come dire, l’Università paga gli stipendi, le attrezzature, il materiale di consumo ed il brevetto che ne viene fuori è del ricercatore.
    Con l’articolo 19 della legge 23 luglio 2009, n. 99 è stata data delega al governo per la revisione della normativa. Ed era pacifico che tale norma illogica avrebbe cessato di esistere, anche solo per adeguarsi alle norme degli altri Stati europei. I “testi intermedi” che circolavano erano tutti in tal senso.
    Una domanda: cos’è successo nel Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010 ? Con il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 131 la “sacca di privilegio” è stata riproposta e confermata …

  70. È l’unica cosa di cui potrei mai meravigliarmi! Riforme liberali? Ma dove? Tra destra e sinistra ci prendono per i fondelli!

  71. …sento parlare di riforme dal 1967, anno della mia laurea, e ho assistito solo a peggioramenti progressivi. La ‘Gelmini’ è un pannicello caldo nella stagione sbagliata, e anche tardivo. Vale la pena di continuare a perdere tempo?
    È ora di pensare alle cose serie…
    Mario Ascheri
    Cosimo Loré
    …sottoscrivo toto corde quel che con il rigore di sempre (e mi riferisco alla sua vita!), ma di pochi (anche fra i cosiddetti accademici!), così limpido, chiaro e storicamente ineccepibile dice uno studioso che ha la grave colpa di non avere, malgrado l’ostracismo subito, mai voluto mettere la toga sotto gerarchie partitiche o massoniche!
    Le tue opere fanno parte dell’umano sapere ed il vile disprezzo degli uomini del palazzo è quello da mettere in conto quando si fa solo “scienza”.

  72. Caro Cosimo,
    sono stato prontamente informato delle Tue belle parole! Troppo generoso. Ho fatto soltanto, come te, il mio dovere. Purtroppo sta divenendo eccezionale? E anche fonte di invidie e di attacchi.
    ‘Chi non fa non falla’ per continuare con la saggezza antica. Io ho fatto varie cosette, come vedrai dal librino che sto chiudendo (e che avrà circolazione ‘inter amicos’ soltanto, estesa se mai a qualche altro solo per… informazione, diciamo). E naturalmente ho sbagliato anche, dedicando tanto tempo ad esempio a chi non lo meritava nel presupposto che avesse la religione del lavoro (e non di arrivare altrove) e basta – all’università essenziale.
    Ma – a differenza di quanto mi attribuisce quel solito Poveretto, che ora comincia a fare davvero pena – non mi sono mai iscritto al Pci (né poi al Pd), e ancora pochi giorni fa me ne vantavo con un vecchio amico dell’IdV, che ha trovato un partito diverso da quello cui pensava.
    Ero liberal quand’ero 30 anni fa assessore prov. indipendente di sinistra con accanto comunisti della vecchia guardia (fossero così i PD di oggi!) e tale rimango anche oggi ed è nostro destino prendere busse da destra e da sinistra.
    Il problema senese – puntualmente verificato nello specifico universitario – non è tanto lo status dei media in sé – che è quello che è se solo si evita il paraocchi -, ma che gli intellettuali in tanti anni dacché s’è consolidato non abbiano mai avuto l’ardire morale di ribellarsi.
    E’ una cartina di tornasole che non sbaglia mai. Semplice ma infallibile come specchio di un ambiente. Perciò, con questa deriva intellettuale profondamente radicata, Siena ha poche o punte speranze. Può fare concertini, mostre e mostriciatolle, convegni e tavole rotonde (poche assai per la verità e saranno sempre meno) ma se non c’è indignazione morale per questa situazione – unica in Italia per squallore? – nessuna risalita del MPS, dell’università e dell’ospedale basteranno mai a rendere comparabile la Siena odierna con quella passata: oggi è squallida, irrimediabilmente squallida, amico mio.
    Come liste civiche riprendiamo contatto diretto, a parte ZOOM, con la cittadinanza l’8 p. v. con una dibattito sull’8 settembre del 1943 e poi (probabilmente) il 24 sempre settembre con un dibattito politico pubblico a tutto campo.
    Là dovrebbe venire fuori qualche faccia nuova, qualche apporto fuori del coro, qualche indignazione che non sia delle solite. Là vedremo se si può cominciare un cammino positivo per le elezioni del prossimo anno.
    Chiedo scusa per questo intermezzo d’attualità, ma l’Università c’entra e più di quanto si possa pensare.
    Rifletteci anche Voi. Grazie, m.a.

  73. Dalla montagna del Casentino non ho seguito gli ultimi interessanti sviluppi! Ma l’Ascheri non poteva andar prima in Maremma? Buona domenica, professore, tranquillo anche se non può leggermi, lo sa che qui la stimiamo tutti – salvi gli interessati come quel sindacalista che non ha mai risposto ai richiami, vero? Non mi ricordo come si chiama. Dalle cantine del Chianti sembra lontano come l’URSS di buona memoria!
    Nel blog del Bisi si insiste e non ditelo al professore: il regime non è un colabrodo se fa parlare l’Ascheri! Strana argomentazione, mi consentirete vacanzieri di questa calda fine agosto. Anche il fascismo non era regime perché faceva parlare addirittura uno (un po’ più grande dell’Ascheri, non me ne voglia il professore) come Benedetto Croce? Il Bisi finirà per dire che neppure l’Unione Sovietica era un regime nella sua massonica intransigenza… abbiamo saputo di Solgeniczkyn addirittura, e quindi che regime era?! Altroché colabrodo se faceva trapelare scritti così dinamitardi… era piuttosto un regime liberal, alla faccia del Mussari (ex-Pci da festa dell’Unità, vero, non come l’Ascheri) e dei suoi accoliti ben pagati peraltro (il filmino di quella persona un tempo seria che era Bellocchio passato su Canale 3 e altrove a iosa è costato, pare, prendete tutto con beneficio di inventario, 10milioncini alla faccia degli azionisti fermi a meno di 1 euro dopo aver comprato a 1,5 l’aumento di capitale strombazzato come paradisiaco, sperando in chi sa che, da me compreso, bischero che sono!).
    Per finire: i due librini dell’Ascheri, lui non l’ha detto per storico amore dell’understatement, sul Costituto e sul Primo Rinascimento che il Bisi ha ignorato, pare (di nuovo perché non lo leggo per mio piacere), con grande professionalità sono stati gli unici due interventi in tema, cioè sui grandi fatti dell’anno a Siena! Alla faccia dell’informazione corretta. Meglio parlare dell’erba a Santa Maria, vero? È lontana: dal MPS e forse anche, ma ci va un giornalista correto per dirlo. E io non lo sono, ahimè: dalla Calabria.

  74. Tutto il mondo è paese

    A ben guardare il potere locale non si discosta poi molto da quello nazionale perché le differenti afferenze e divisioni tra destra e sinistra resistono per i tanti gonzi in circolazione sprovvisti di conoscenze elementari o robusti analfabeti di ritorno. Si legga questa interessante riflessione di un coraggioso magistrato siciliano …
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/28/uomini-e-bestie/54055 … e si metterà meglio a fuoco il motivo per cui in altro passaggio del blog illustrando la realtà senese mi esprimo senza mezzi termini affermando che …come scrive “chiaro e tondo” Raffaele Ascheri è l’ora di sputtanare coloro che fingon pulsioni filo-PD tra le mura senesi e si danno arie pro-PDL sul territorio nazionale! Tra tali paraculi e cricche varie chi ha solo studiato e lavorato con serietà e onestà intellettuale è alla pistola! Prima però leviamoci qualche sassolino…

    Così là dove analizzando il fenomeno dei parcheggi mancanti e dei prelievi incombenti per i poveri utenti che osano accedere al tempio della salute e della scienza ricordo una verità vecchia come il celeberrimo cucco e ripeto quel che il magistrato segnalaa al colto e all’inclita e cioè che “è veramente difficile vivere e discutere in un Paese in cui all’impunità giudiziaria – ormai sostanzialmente totale per ricchi e potenti – si aggiunge quella disgustosa impunità morale per la quale il Capo del Governo può tranquillamente porre come condizione alla prosecuzione della legislatura il fatto che si sfasci quel pochissimo che resta della giustizia per salvare lui e i suoi amici e sodali da processi penali nei quali sono imputati per vergognosi reati commessi non da politici, ma da privati cittadini.”

    Ed ancora giova tener ben presente che: “A questo punto del percorso sulla china dell’autodistruzione collettiva, la quantità di menzogne e imposture che vengono diffuse e ripetute come se fossero la cosa più normale del mondo è talmente grande che tentare di ricostruire un senso comune in qualche modo ancorato alla realtà appare come un’impresa titanica. Un aspetto di tutto questo che vorrei sottolineare qui è quello relativo al fatto che la gente viene indotta a credere che la questione della legalità si possa ridurre al se dare o no un salvacondotto al dott. Berlusconi e ai suoi amici. La questione, insomma, sembra solo la seguente: ritenete accettabile o no che il dott. Berlusconi, l’avv. Previti, il sen. Dell’Utri, l’on. Verdini, il tentato Ministro Brancher, il Sottosegretario Bertolaso e il folto stuolo dei loro parenti, amici e donnine di piacere varie la facciano franca? Messa così, tanti (sia pure sbagliando e di grosso) pensano che in fin dei conti non si tratta di cosa troppo importante. E si rendono di fatto disponibili a consentire quella impunità. Si rendono complici di essa, come lo sono stati per anni e molto attivamente quei “finiani” che oggi “scoprono” cosa hanno contribuito a costruire e blindare. Mentre ancora si dichiarano disponibili a un “Lodo Alfano costituzionale” (??!!). La tragedia è che la questione non è affatto quella. Il tema della legalità, il fabbisogno di legalità di un paese non è affatto problema riducibile alla giusta pena per chi commette reati. La legge serve a caratterizzare e qualificare la vita stessa dell’intera comunità. Perché i rapporti fra le persone possono essere regolati solo in due modi. Non esiste – nonostante provino con tutte le loro forze a farcelo credere – una “terza via”. I rapporti fra le persone in qualsiasi società possono essere regolati solo o dalla legge o dalla forza. O si farà secondo le regole o si farà come vuole il più forte. O l’appalto lo vince l’impresa in grado di fare il lavoro meglio e con meno spesa, o lo vince l’impresa che ha i soldi per pagare le mazzette pretese dal politicante di turno e la spregiudicatezza per pagare una donna a un amministratore pubblico che non riesce ad avere una vita sentimentale e sessuale decente. O il posto di primario ospedaliero si dà al medico più titolato e più capace o a quello che ha la tessera del partito più potente.”

    E malgrado ognuno è preso da non si sa che sarebbe d’uopo un minuto dell’esistenza dedicarlo al completamento dell’illuminante lettura: “O gli appalti per la ricostruzione de L’Aquila si danno all’impresa più titolata, o li prende l’imprenditore che è capace di ridere sulla morte dei terremotati ed è pronto a pagare questo e quello e magari comprare case all’insaputa (!!??) dei beneficiati. E così via. In una società complessa la forza, in alternativa alla legge, ha moltissime facce. C’è la forza delle armi dei mafiosi, ma c’è – ed è molto più diffusa – quella del denaro, quella dell’appartenenza a un partito o a un ceto sociale (perché siamo ancora ampiamente classisti) o a una razza (perché siamo sempre più schifosamente razzisti) e così via. Dunque, o c’è e si riesce a fare applicare la legge o vince sempre il più forte. E questa è la distinzione fra una società di umani e un branco di bestie. Fra le bestie vince il più forte, il più cattivo, il più spregiudicato. Il caimano. Fra gli umani chi ha ragione o ha più ragioni. Dunque, chi ci toglie la legge – abrogandola o vanificandola, rendendola nei fatti inapplicabile o inutile (come fa da anni massicciamente la classe politica al potere) – ci toglie umanità e speranza. Ci trasforma in bestie. Perché una società senza legge e senza giustizia non ha niente di umano. Né gli ipermercati e le new town possono rendere umane bestie che ridono alle tre di notte, mentre la radio comunica che decine di persone muoiono sotto le macerie di un terremoto. In qualunque altro paese il Capo del Governo, per restare al suo posto, promette più giustizia, più legalità, la persecuzione degli evasori fiscali, la cacciata dal Governo e dal Parlamento di corrotti e magnacci. Nel nostro paese il Capo del Governo, per restare al suo posto, promette, nella sostanza, l’esatto contrario. Questo ci dice molte cose su di lui, ma anche su tutti noi. In qualunque altro paese un mafioso assassino viene chiamato mafioso assassino e i giudici che lottano contro il crimine eroi. Nel nostro paese è il mafioso assassino a essere definito eroe dal più intimo collaboratore del Capo del Governo e il Capo del Governo in persona pensa dei giudici: «Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana» (Silvio Berlusconi, 4 settembre 2003). La crisi del nostro paese a questo punto è definita da questo problema: individuare facilmente e in maniera tendenzialmente condivisa la “razza umana”, così da potere distinguere agevolmente un uomo da una bestia. E poterci così rendere conto che, da furbi che crediamo di essere, ci siamo fatti rubare – sotto il naso e con la nostra complicità – per la seconda volta in un secolo la dignità, la speranza, la vita stessa.”

    Su così fondamentali e vitali questioni, per di più attinenti alla più assoluta evidenza, si deve avere le natiche al posto delle guance per mantenersi indifferenti od adeguarsi ed asservirsi accondiscendenti o argomentare accusando arrogantemente chi si fa carico della propria personale difesa e del patrimonio pubblico depredato.

    Si badi bene che sovente non si è costretti dalla necessaria obbedienza al padrone schifoso o alla congrega subdola bensì al contrario si nasce lacchè avviandosi poi a scelte conseguenti di ruoli untuosi e servili. Pertanto piuttosto che l’ottimistico “in bocca al lupo” dell’amico Mario Ascheri, con tutto il rispetto per un animale vittima di maldicenze e persecuzioni, semmai – a rischio di passar da gigione – mi congedo con un cordiale… http://www.youtube.com/watch?v=hxI3S5EueSw

  75. Mi è stato segnalato, e ho letto su questo blog, un intervento a firma Archimede del 26/8 ore 14,08.
    Mi preme soltanto affermare con forza che la mia “Lettera aperta ai Consiglieri Comunali” è stata pubblicata solo due giorni dopo l’invio al Corriere di Siena. La Nazione, a cui anche mi ero rivolto, ha ritenuto invece non ricevibile una lettera (sic!) così lunga. Sottolineo pertanto la correttezza, e anche l’intelligenza giornalistica del Corriere di Siena e del suo Direttore per aver pubblicato la “Lettera aperta” il prima possibile e in modo ineccepibile. L’ho resa pubblica solo quando ho stimato che tutti i Consiglieri Comunali l’avessero ricevuta.
    Le ulteriori allusioni poco pitagoriche di Archimede non mi interessano, né spero interessino chi conosce la mia libertà di pensiero e azione.
    Grazie per l’ospitalità,
    Augusto Mazzini

  76. Caro Mario non vale la pena di confondersi con certi personaggi camaleontici, Houdini in confronto a loro era un dilettante.
    “2011 Uniti alla meta, Montaperti ci insegna”
    Un’abbraccio Giovanni

  77. E allora aspettiamo anche che abbia la bontà di confrontare la “par condicio” nei media senesi. Sarà più prudente dopo nei Suoi salamelecchi?

  78. So’ rientrato… e vedo che Cosimo I ha del mordente, ancora… bravo! Et sicut i bravi paladini della legalità… Io intanto sto facendo come Pietro Micca… fra poco si ride! E un dico altro!
    Abbasso la mafia senese e le cosche di partito
    Bardo
    P.S. – Vedo pure Ascheri senior… allora non si è stancato come diceva qualche amigos che si è pentito su certi amici del >Nicce…

  79. Tornati in tempo! Io ho appena finito di leggere un articolo molto istruttivo sul Fatto quotidiano sulla massoneria toscana, Viani, Bisi, Verdini, Mussari, Berlinguer. Procuratevelo perché vale la pena. C’è tutto il m… senese.

  80. Professore, Le sembra il momento di lasciarci?
    Forza, forza!
    Perché come liste civiche non provate a fare uno schieramento d’eccezione (chi ci sta più IdV, Rif, Sel?) per riportare la normalità, sempre richiesta dai PD paradossalmente a livello nazionale (!), a Siena?

  81. A voi…
    http://ilfattoquotidiano.it/2010/09/02/guerre-di-massoneriale-logge-si-contendono-siena/55621/

    …accidenti quanta bella gente, oramai direi che la vera loggia segreta è costituita da coloro che non sono affiliati: non vorrei che ci scoprissero.

    “Chi dice la verità, prima o poi viene scoperto”
    (Oscar Wilde)

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