Un apparato amministrativo disastrato, disorganizzato, incapace di tenere sotto controllo una macchina così complessa come l’Università di Siena

Il 16 agosto 2009, pubblicai il lucido intervento con il quale il Dott. Enrico Zanchi motivava le sue dimissioni dal CdA dell’Università, dove rappresentava il Comune di Siena. A distanza di un anno metto in rete un altro suo intervento, quello pronunciato nella riunione congiunta Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione (30 marzo 2009) nel corso della quale venne approvato all’unanimità il Riaccertamento della gestione dei residui attivi e passivi esercizio finanziario 2008 e precedenti.”

Enrico Zanchi. Il documento oggi presentato è estremamente importante ed è il frutto di un lavoro assai impegnativo per il quale esprimo il più vivo compiacimento. Ma è questo l’unico motivo di soddisfazione. Per il resto i dati che ci vengono forniti ci prospettano una situazione ancor più drammatica di quanto immaginassimo e che, purtroppo, conferma alcune mie previsioni pessimistiche. La lettura della documentazione offertaci ci dà inoltre il quadro di un apparato amministrativo disastrato, disorganizzato, incapace di tenere sotto controllo una macchina così complessa come l’Università. Appaiono chiari anche comportamenti quantomeno disinvolti e superficiali nella gestione a livello delle strutture periferiche, dei dipartimenti, delle scuole di dottorato, dei master e delle attività di ricerca e così via. È un panorama desolante di cui avevamo da tempo la percezione ma che ora si tocca con mano con l’evidenza dei numeri. Quello che più sconcerta è che gran parte della comunità accademica continua ad ignorare tutto questo, a comportarsi come se nulla fosse successo, a difendere piccoli e grandi privilegi senza rendersi conto che è purtroppo venuto il momento di rinunciare anche alle cose dovute. Un folto gruppo di docenti ci ha segnalato nei giorni scorsi il rischio che l’Ateneo di Siena sia retrocesso dalla serie A alla serie C se diminuiscono alcuni stanziamenti per la ricerca. Non entro nel merito della questione, ma una cosa deve essere chiara: l’Ateneo di Siena in questo momento non rischia la retrocessione ma una cosa ben più grave, la radiazione da tutti i campionati.

Da una parte c’è un enorme fabbisogno finanziario da reperire entro il corrente anno per sanare il debito pregresso, dall’altra la necessità di inasprire le misure previste nel piano di risanamento al fine di raggiungere l’equilibrio di bilancio nei prossimi anni. Nel frattempo entro il prossimo mese di maggio od al massimo di giugno, avremo praticamente consumato tutte le risorse disponibili per l’intero anno.

Cosa fare dunque?

– Un primo intervento è quello oggi illustrato per chiudere il debito con l’Inpdap. Ovviamente occorre prevedere nei bilanci futuri le spese per l’affitto del San Niccolò.

– Abbiamo sentito parlare più volte della possibilità di contrarre un mutuo di 100 milioni fino alla concorrenza del 15% del FFO consentita per legge, dimenticando però che la legge consente la contrazione di mutui solo per spese d’investimento. Se non c’è, quantomeno, un’autorizzazione da parte del Governo mi pare difficile seguire tale strada. In ogni caso andranno poi previste nei bilanci futuri le onerose rate del mutuo.

– A proposito di mutuo: nei prossimi giorni giunge a scadenza il bando di gara tra istituti bancari per il servizio di cassa. Forse sarebbe opportuno ritirare tale bando ed annullare la gara per rivedere anche i termini del bando stesso. Faccio presente che i dati oggi alla nostra attenzione domani saranno di pubblico dominio e dubito che, alla luce di questi, qualsiasi istituto bancario sia disponibile a mostrare interesse od addirittura un occhio di riguardo verso un’azienda che è in stato di conclamato default.

– In questo contesto mi preme sottolineare che assume particolare importanza anche il rapporto con le istituzioni locali. In particolare con il Comune di Siena occorre confrontarsi e concordare le strategie relative alle eventuali dismissioni di immobili o trasferimento di localizzazioni.

In riferimento a tutto questo, a mio giudizio, è necessario ed indifferibile che:

– il Rettore e il Direttore Amministrativo presentino, entro la metà di aprile, un piano organico in grado di dare risposte al problema del debito pregresso con soluzioni credibili e fondate su ipotesi realistiche. Tale piano dovrà essere discusso ed approvato in una nuova seduta congiunta tra Senato e CdA per poi essere portato a conoscenza, entro aprile, del Tavolo Interistituzionale, in contemporanea con le proposte di modifica allo Statuto per quanto riguarda la governance dell’Ateneo.

– Nello stesso tempo occorre riscrivere il Piano di risanamento, tenendo conto che quel Piano era stato redatto sull’ipotesi di un FFO stabile e che invece già sappiamo che sin dal 2010 le risorse assegnate al nostro Ateneo saranno sensibilmente diminuite. D’altra parte le previsioni di quel piano già si sono vanificate con il bilancio di previsione 2009. Bisogna essere consapevoli che sono tre le voci su cui possiamo operare in modo significativo: le spese per il personale docente, quelle per il personale tecnico-amministrativo, quelle per gli affitti. Occorrerà rapidamente riorganizzare la struttura, tagliare corsi e servizi non indispensabili, favorire in ogni modo i pensionamenti, ed altri interventi di ridimensionamento usando, come sempre accade in questi casi, un po’ il bastone ed un po’ la carota. In palio c’è il futuro di questa Università. Per quanto mi riguarda, ma parlo anche a nome di chi mi ha indicato in questo CdA, non sono più disposto a concedere dilazioni o deleghe. Tutti, credo, sono fortemente disponibili a lavorare per salvare e magari rilanciare la nostra Università ma a condizione che la strategia sia chiara e condivisa. In caso contrario ciascuno va per la sua strada.

9 Risposte

  1. Tutto giusto! Quel che più mi preoccupa è quel “ne avevamo da tempo la percezione”: da quando? E cosa aveva fatto allora? Qui tutti fanno presto a rifarsi la verginità… questo rispettabile signore non era il capo-ufficio stampa del Cenni alle ultime elezioni?
    Il PD che prende le distanze… da se stesso! Intanto approva all’unanimità un documento esilarante in cui accolla alle liste civiche la responsabilità della crisi attuale di Siena! Cerco l’Ascheri sr., sempre più assente da Siena ahimè, per un commento! Lo seguirò presto, cari amici.

  2. «La lettura della documentazione offertaci ci dà inoltre il quadro di un apparato amministrativo disastrato, disorganizzato, incapace di tenere sotto controllo una macchina così complessa come l’Università. Appaiono chiari anche comportamenti quantomeno disinvolti e superficiali nella gestione a livello delle strutture periferiche, dei dipartimenti, delle scuole di dottorato, dei master e delle attività di ricerca e così via (…) Quello che più sconcerta è che gran parte della comunità accademica continua ad ignorare tutto questo, a comportarsi come se nulla fosse successo, a difendere piccoli e grandi privilegi senza rendersi conto che è purtroppo venuto il momento di rinunciare anche alle cose dovute…» (Dott. Enrico Zanchi)

    Confesso di non avuto occasione di leggere in precedenza l’intervento del Dott. Zanchi. Ampio respiro, visione complessiva. In esso vedo la denuncia non tanto di questo o quel male del nostro Ateneo o la proposta di questo o quel rimedio; in esso c’è l’affermazione di un “sistema complessivo di potere”.
    Che poi la denuncia provenga dal capo-ufficio stampa del Sindaco Cenni alle ultime elezioni o da persona rimasta silente fino ad allora, a me poco interessa.

    Colgo alcuni spunti naif qua e là, sulla base di ciò che meglio conosco.
    L’apparato amministrativo: sacrosanto quanto affermato. Ma qualcosa, nell’ultimo anno di co-gestione Focardi/Barretta, senza scordarci del pro rettore Minnucci, è cambiato e questo lo posso affermare per conoscenza diretta. Non c’è stato il tempo, però, di metter mano alla riorganizzazione dell’apparato burocratico e, onestamente, l’impresa sembra ardua, mancando quasi in toto le figure dirigenziali.
    I Dipartimenti etc. etc.: anche qui qualche elemento nuovo c’è: criteri più restrittivi nei processi di erogazione della spesa; il nuovo regolamento dei Master etc. etc. etc. Le dimissioni del Direttore Barretta hanno ritardato la discussione di alcuni provvedimenti (tra cui il Regolamento per il decentramento contrattuale ai Dipartimenti).
    E ora arriviamo al nocciolo del problema, la difesa di piccoli e grandi privilegi. Il privilegio è una bruttissima bestia, soprattutto perché, salvo persone di rara sensibilità, non viene mai percepito come tale: una volta conquistata la posizione, per far arretrare ci vogliono le cannonate e, qualche volta, non bastano.
    E mi chiedo: c’è qualcuno disposto a fare qualche sacrificio? (della rinunzia anche alle cose dovute non mi sembra neppure il caso di parlare perché, sicuramente, solleverei un vespaio).
    Faccio il mio caso: sono laureata, sono entrata in Università a metà degli anni ’90 come 6° livello, nel 2004 sono passata in D1 e da allora tale sono restata. Qualche piccolo aumento da CCNL ma nulla più. Grazie all’oculata attività dei nostri Sindacati (Cgil esclusa) sembra che possa avere la possibilità di una progressione orizzontale (D2). Dal 2011, come ben noto, tabula rasa anche per i tecnici amministrativi.
    Certo non si può dire che abbia fatto una gran carriera. Lavoro volentieri, però: un clima d’ufficio gradevole, una buona indipendenza di lavoro (che credo di ripagare), risultati (credo) buoni, la mia innata curiosità che ha la possibilità di spaziare, un tabulato-presenze che si è progressivamente appesantito, senza contare le ore di “lavoro domestico”.
    Disposta a fare sacrifici, quindi. Ma nessuno si azzardi a farmi passare (a me come a tanti altri) la voglia di lavorare. È “miracolo” che ancora non ci siano riusciti….

  3. Leggere questo post sul ”magistrale” intervento del Dott. Zanchi (che leggo adesso per la prima volta) non riesce a trattenermi da alcune spontanee considerazioni .
    Andanto per ordine:

    «La lettura della documentazione offertaci ci dà inoltre il quadro di un apparato amministrativo disastrato, disorganizzato, incapace di tenere sotto controllo una macchina così complessa come l’Università. Appaiono chiari anche comportamenti quantomeno disinvolti e superficiali nella gestione a livello delle strutture periferiche, dei dipartimenti, delle scuole di dottorato, dei master e delle attività di ricerca e così via.»

    Ineccepibile! Ineccepibile se ad averlo pronunciato fosse stato, come si dice, “l’uomo della strada” non certo un membro del CdA.

    «È un panorama desolante di cui avevamo da tempo la percezione ma che ora si tocca con mano con l’evidenza dei numeri.»

    Un CdA credo dovrebbe avere ben altro che una “percezione” delle cose, dovrebbe avere numeri, conti e, soprattutto, tenerli costantemente sotto controllo. Viene da domandarsi!! Ma tu, lì, in quella poltrona, cosa ci stavi a fare? Solo occupare un “posto”. Se tutto va bene…bene! Ma se, come nel caso, le cose vanno a rotoli?

    «Cosa fare dunque?»

    Banale!! Con tutto il candore del mondo prendere atto della situazione tanto per dire… me ne sono accorto che qui le cose vanno a rotoli, mica sono uno sprovveduto e subito dopo dimettersi!! In modo da non guastarsi (o potersi rifare in breve) la “verginità” per poter, poi, riapparire con le proprie terga in qualche altra bella poltrona.
    Perché mi sembra che in tutte quelle belle parole, pregne di sacrosanta presa di coscienza dei problemi ed oggettiva critica non emerga una minima assunzione di responsabilità che, per il ruolo ricoperto, sarebbe stata quantomeno doverosa.

    «Quello che più sconcerta è che gran parte della comunità accademica continua ad ignorare tutto questo, a comportarsi come se nulla fosse successo, a difendere piccoli e grandi privilegi senza rendersi conto che è purtroppo venuto il momento di rinunciare anche alle cose dovute.»

    Credo che a prescindere dalle banalità destinate a ovvia e facile critica come la ”difesa di piccoli e grandi privilegi” oguno dovrebbe innanzitutto assumersi le responsabilità che gli competono in virtù del proprio ruolo.
    Forse il Dott. Zanchi non ha pensato ai propri privilegi scegliendo di dimettersi in tempi “non (meno) sospetti”?
    Il problema finanziario dell’università non può essere imputato, almeno direttamente ed in prima istanza al corpo docente. Perché se si è deciso di cedere ed oltremisura a “pressioni” la responsabilità prima ed ultima è di chi ha concesso che ciò accadesse e che, di conseguenza, si potesse ripercuotere negativamente sulle finanze.
    Un problema della didattica, dell’offerta formativa, un calo delle iscrizioni o dell’attrattiva dell’Ateneo (che comunque esiste) potrebbe essere giustamente e direttamente accreditato al corpo docente, ma non certo una voragine amministrativa siffatta.
    È compito di chi amministra riuscire a far quadrare le cose e i conti, eventualmente rispondendo no a richieste più o meno “corporative”, politiche, lobbistiche da parte del potere del corpo docente.
    Altrimenti che bisogno ci sarebbe di un CdA!!?? Se tutti fossero morali e responsabili per sé stessi e gli altri basterebbe qualche ragioniere appena a fare i conti e si risparmierebbero bei soldi per pagare un CdA o un Direttore Amm.vo.
    Credo che queste parole, forse a maggior ragione lette oggi, siano profondamente sconfortanti, esemplificazione della totale decadenza e perdità di quella moralità più volte, e giustamente, invocata.
    Nessuno è mai responsabile degli atti che concernono il ruolo che occupa (o che da altri è stato chiamato ad occupare).
    Tutto va bene finché la vacca è grassa e si può mungere ma poi quando non fa più latte? Chi la porterà al pascolo? Chi se ne frega… io intanto mi defilo!
    Andiamo bene! Se questi sono gli esempi!! Inutile invocare la rinascita della morale che dovrebbe invece essere a 360°.
    Il Dott. Zanchi si è dimesso perché, innanzitutto, ha potuto permettersi di farlo. Aveva comunque di che campare indipendentemente dalla poltrona che occupava. Il vero privilegiato è quindi prima di tutti lui.
    Cosa avrebbe apportato di “buono” alla collettività, all’università la sua carica in seno al CdA?
    Lui però si è potuto permettere il lusso di lasciare un posto di lavoro senza grossi problemi per sbarcare il lunario, credo. La stessa cosa non penso possa applicarsi con la medesima semplicità agli altri dipendenti di unisi, siano essi TA o Docenti. E questo non solo per una mera, pur importante, questione economica ma anche (e soprattutto) per il fatto che esistono persone che amerebbero avere la possibilità di fare il proprio lavoro con passione ed entusiasmo. Gente che vede la propria professione come una “mucca da portare al pascolo e non solo da mungere!”
    Se tutti potessero essere felici e con la pagnotta comunque garantità indipendentemente dalla sua esistenza tutti se ne sarebbero già andati e sarebbe già chiusa e deserta…l’università.
    Ma questo… potersene andare… è purtroppo un privilegio di pochi.

  4. Ritengo ingiuste alcune critiche all’intervento del Dott. Zanchi che, da esterno e in pochi anni, ha dimostrato di conoscere, almeno leggendo quanto ha dichiarato, la problematica universitaria più di quanto sappiano molti dipendenti universitari, compresi coloro che ricoprono cariche di governo. Con tutta onestà e rimuovendo il pregiudizio così diffuso nei precedenti commenti, non ritenete anche voi che questo intervento, presentato alla comunità accademica come programma elettorale a nome di uno dei tre candidati a rettore, avrebbe sicuramente avuto più presa delle insulse giaculatorie che abbiamo letto e ascoltato in campagna elettorale? E a questo proposito, perché il curatore del blog non inserisce anche gli interventi dei consiglieri di Amministrazione eccellenti, quali la Prof. Coluccia, il Prof. Bernardi, il Dott. Angelaccio, il Dott. Mocenni? Inoltre, mi sembrerebbe proprio opportuno conoscere anche le dichiarazioni del nuovo rettore e di docenti da una vita presenti nel Senato Accademico, quali i Prof. Camillo Brezzi e Tommaso Detti.
    Grazie

  5. “la mosca tira il calcio che può” ricorda oggi nel blog Mario Ascheri e l’antico adagio appare adatto alla circostanza evocata ove a fronte del silenzio funereo del corpo docente anche una voce così pare essere (quasi) quella di un novello Enrico Caruso: http://www.youtube.com/watch?v=KadiS1HSKHI

  6. […] non si poteva descrivere l’università di Siena, suggellando in tal modo altri pesanti giudizi, considerazioni politiche e rigorosi rilievi già apparsi su questo blog. Con questo post inauguriamo, una nuova categoria, […]

  7. […] Enrico Zanchi. Un apparato amministrativo disastrato, disorganizzato, incapace di tenere sotto controllo una macchi… […]

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