Il Dott. Enrico Zanchi si è dimesso, con la motivazione di seguito riportata, dal Consiglio di Amministrazione dell’Università, dove rappresentava il Comune di Siena.
Enrico Zanchi. Intervenendo nella seduta del CdA dell’Università di martedì 4 agosto, ho espresso considerazioni fortemente critiche in merito alle proposte di finanziamento avanzate dalla Banca MPS, che a mio giudizio non tenevano nella dovuta considerazione la natura del soggetto richiedente il credito, la sua rilevanza culturale, sociale ed economica nel tessuto senese e non solo senese. Ritengo insomma che la Banca, di fronte alla situazione drammatica dell’università di Siena, si sia limitata in questo frangente a fare semplicemente il suo mestiere, senza alcun occhio di riguardo, senza alcun atteggiamento di favore, come se si trattasse di un qualsiasi cliente. Per di più sono convinto che, con la soluzione proposta da MPS, l’università si ritroverà tra pochi mesi nella stessa situazione drammatica di oggi, avendo però ormai dilapidato buona parte del suo patrimonio immobiliare.
Ho anche precisato che tali considerazioni erano frutto di esclusive convinzioni personali e che in alcun modo intendevano coinvolgere il Comune di Siena ed il Sindaco, la cui presenza peraltro alla riunione decisiva con i vertici della Banca lasciava intendere il sostanziale accordo con tali proposte. Subito dopo ho ritenuto, perciò, corretto trarre le dovute conseguenze di una così sostanziale divergenza di vedute. Questa è l’unica motivazione delle mie dimissioni.
Vorrei aggiungere che nel mio intervento in CdA ho anche sottolineato, ancora una volta, con forza, che per essere aiutati occorre essere credibili e che il Piano di risanamento dell’università può divenire credibile soltanto a condizione che, assieme alle altre misure di contenimento della spesa, si intervenga drasticamente sulle due voci più rilevanti del bilancio, quella relativa al personale docente e quella relativa al personale tecnico-amministrativo.
Le mie dimissioni non sono certamente una fuga dalle responsabilità. È ovvio sottolineare che Siena (e forse anche la Banca) non sarebbe quella che è se non avesse da circa otto secoli una università ed altrettanto ovvio è affermare che non potrà continuare ad essere quella che è senza di essa. Per questo motivo, nei limiti delle mie capacità e possibilità, mi sono fortemente impegnato per cercare di garantire la vita dell’Ateneo ed anche per contribuire a modificarne regole e comportamenti. Oggi le soluzioni che si intendono percorrere per raggiungere tali obbiettivi non mi convincono. Mi auguro sinceramente che abbia ragione chi la pensa diversamente da me e soprattutto voglio sperare che ciascuno lavori nell’esclusivo interesse generale.
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«… si intervenga drasticamente sulle due voci più rilevanti del bilancio, quella relativa al personale docente e quella relativa al personale tecnico-amministrativo.» Zanchi
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Scusate, ma continuo a non capire: le stesse tabelle pubblicate su questo blog prospettano per il prossimo decennio un avvenire molto fosco, in cui gli amministrativi rimangono quei mille che sono, mentre i docenti dimezzano e diventano poco più di cinquecento. Già questo di per sé, nella sua paradossalità, prefigura lo smantellamento di interi comparti (non necesariamente quelli “inutili”, secondo un certo lessico), che l’auspicato prepensionamento di centocinquanta professori senza dubbio accelelerà in modo drammatico. Ma diciamola tutta: il “surplus” di docenti è interamente concentrato in alcuni settori, che pertanto saranno anche quelli che sopravviveranno al vaglio dei famigerati “minimi” richiesti dalla legge. Altri chiuderanno bottega (a prescindere da valutazioni ed eccellenze, oltre al danno, la beffa): e questo sarebbe un “criterio di programmazione”? Allora, si vuol dire finalmente quali sono le conseguenze delle proposte che si avanzano, in modo che sia chiara l’idea del futuro di questo ateneo, di chi studia, di chi ci insegna, della ricerca che vi si pratica, implicitamente prefigurate in esse da chi se ne fa portatore, senza tuttavia spingersi oltre nell’analisi? Si vuol dire che forse si è già deciso di eliminare come zavorra in un cargo che affonda un pezzo cospicuo dell’università di Siena (e non alludo ai palazzi)? Sennò veramente non riesco a capire di cosa diavolo si discuta.
… dopo una vita di scritture elaborate e anche coraggiose (me lo dico da me) e aver adito per primo e da solo e con successo le vie giudiziarie e giornalistiche per debellare quel che era eccessivo nel crimine continuativo compiuto da accademici consapevoli di vivere la pacchia di una zona franca quanto a controlli di legalità (penale, amministrativa, erariale) mi rendo conto che lo scrivere in volumi e riviste ed anche in dvd e web è servito solo per avere le carte in regola con la coscienza (o vanità?). Ma se si vuol esser seri e scientifici e storicamene incisivi non si finga (il sottoscritto per primo!) di credere che le chiacchiere anche colte possano avere un qualche effetto sulle umane vicende, che si modificano solo per la forza del denaro, del potere e dell’intrigo o per la bruta violenza fisica: se non fossero intervenuti massicci bombardamenti anche nucleari degli “amici” USA saremmo una colonia nippoteutonica… Il resto è fuffa. Vado a cercare forconi e proseliti: alle armi!
Conclude Zanchi: «… voglio sperare che ciascuno lavori nell’esclusivo interesse generale.» Se il rappresentante del Comune nel CdA dell’Ateneo fa ancora questi “discorsi”, c’è da star poco allegri! Rinuncio anche all’estrema rivolta, con manipolo di prodi annesso attrezzato con forconi puntuti. Il persistente silenzio del corpo docente indica la mancanza d’ogni spirito vitale prima che d’un qualche segno di nobiltà d’intelletto e comincia per chi ha naso a farsi insopportabile in questo agosto il fetore dei processi putrefattivi. Gens siffatta non merita d’essere difesa e più che di prepensionamento mi par ci sia urgente necessità di rapido interramento con spianamento di quella gloriosa terra senese accademica meta ambita dei più prestigiosi professori, dei più appassionati allievi. Ora meta di oltre mille impiegati… CL
Il silenzio del corpo docente è talvolta (non sempre) ammissione di corresponsabilità. La continua richiesta di corsi, di posti, di sedi, di concorsi, di rimborsi e di fondi ha contribuito a generare la situazione attuale. Facciamoci un giro sui cv dei nostri docenti. Abbiamo associati a 29 anni, ordinari a 32. Tutti geni? Non credo proprio. Abbiamo avuto ed abbiamo ricercatori con 2 pubblicazioni della copisteria e in tutte le sedi sono difesi, le loro relazioni sono approvate turandosi il naso. Perché cane non morde cane. Perchè così nessuno denuncia l’ordinario che ha il nome in 250 pubblicazioni ma ha lavorato ad una minoranza di queste. Non faccio né nomi né cognomi, se li volete sentite qualche assegnista di ricerca o qualche precario nei vostri dipartimenti… Allora qualche pensionamento per decenza forse si potrebbe fare.
Poi c’è la questione amministrativa. Sindacati, partiti, amici di amici… in ateneo c’è di tutto e di più come alla Rai. Se se ne sono stabilizzati 300 e poi si è paventato di mandarne in mobilità 400 è segno che qualcuno è di troppo. Qualche scelta dolorosa andrà fatta per me. Altrimenti pagano solo coloro che avrebbero avuto l’ambizione di entrare e non gli è stato reso possibile. Sui figuri che materialmente hanno generato ciò… mi chiedo a che servono le commissioni interne disciplinari. Se la magistratura li smentisse ne verrebbe fuori un casino clamoroso con cause milionarie. Se assolvessero coloro che la magistratura condanna se ne potrebbe sancire la scarsa competenza e/o la malafede e allora? Io sarei per fare procedere la magistratura e poi fare l’inchiesta interna… a proposito Formisano dove sei?
«Facciamoci un giro sui cv dei nostri docenti. Abbiamo associati a 29 anni, ordinari a 32. Tutti geni? Non credo proprio. Abbiamo avuto ed abbiamo ricercatori con 2 pubblicazioni della copisteria e in tutte le sedi sono difesi, le loro relazioni sono approvate turandosi il naso. Perché cane non morde cane.» cal
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No, no Cal, tu devi fare proprio nomi e cognomi, altro che! Sparare nel mucchio e colpevolizzare genericamente un po’ tutti è troppo facile. Qualche “pensionamento per decenza” non risolve un bel niente (siamo al vago populismo). Personalmente (ed invano) mi sono sforzato di richiamare la vostra attenzione sulla fredda, asettica e sperabilmente incontrovertibile realtà dei numeri, dunque lo chiedo anche a te: compatibilmente con le vigenti leggi, cosa vuoi chiudere esattamente? Perché è di questo che stiamo parlando, non di pensionare “certi” docenti. Cosa salvare e cosa buttare. Personalmente ne ho pieni gli zebedei dei vaniloqui che si leggono sulle gazzette: ma che immagine del passato recente si è diffusa nel volgo? Veramente c’è chi immagina il vecchio rettore benedicente in posa da “Pantocrator” che con equanimità distribuisce fettine uguali di cu… a tutti i bisognosi? Ai tempi delle vacche grasse, non ci pensavano nemmeno a dire “siamo tutti uguali”. Ma è la solita storia italiota: privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
P.S. Leggo su un quotidiano: «… hanno individuato una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule adulte e per combattere il tumore al cervello. Andarono via da Roma denunciando una discriminazione. Ora lavorano alla Columbia di New York.»
Per favore, vorrei capire su quali eccellenze punta l’università di Siena per rinascere dalle ceneri, invece di star qui a ciurlare nel manico, sadicamente enumerando le torture più appropriate da infliggere all’insieme del corpo docente (sapendo oltretutto che chi le subirà maggiormente, non è chi ha la fortuna inusitata di poter essere “prepensionato”).
«Ma è la solita storia italiota: privatizzare i profitti e socializzare le perdite.» Stavrogin
Stavrogin, ancora una volta mirabilmente, entra nel cuore, senza fallire mai, delle questioni disvelandone meccanismi e svergognando un intero sistema nel sapere inserire la meschina storia locale nella ampia iconografia della “furberia” all’italiana del “chiagni e fotti” e della più corretta delle interpretazioni criminologiche del potere che è sempre pronto a coprire se stesso. L’attualità, anche nella locale amministrazione accademica, è scandita dal rifiuto della realtà quanto a noxa identificabile del malanno che deve gravare non certo sui colpevoli bensì sulle vittime, secondo l’antico adagio “danno, malanno e uscio addosso”!
Siamo tutti dentro l’università. Sappiamo da decenni come funziona il giochino. Eppure, nessuno riesce a cambiarlo. Accuse, scandali, buchi di bilancio, si ripetono ad ogni autunno (e la vendemmia 2009 promette bene) eppure le contrade, la massoneria, i partiti politici, i sindacati, riescono a smussare gli angoli, placano le ire, frenano le onde.
Pd. La Curia. La massoneria. La contrada. Amici che chiedono favori per i propri cari. Un posto di lavoro. Per favore, ti ricordi mio padre. Il vino, le damigiane, quella donna che veniva nel tuo ufficio e ne usciva sconvolta, con i capelli distrutti, le voglie annullate, la bocca unta, umida, persa.
Siena, magnifica. Forte, onorata, densa di bellezze e meraviglie imposte.
Se io fossi senese, la difenderei con l’anima da certi bestioni che, con mani grasse e avvezze a pratiche asimmetriche, la stanno portando al pubblico sfascio, alla vergogna italica.
Svegliatevi, cari amici senesi, lottate per la vostra memoria, non lasciate i vostri 2 atenei nelle mani di costruttori sgangherati, contradaioli spelacchiati, congiuntivi azzardati.
Forse un unico grande ateneo, la riunione delle forze, non sarebbe dannoso per la città. Certo, due rettori tirano più che uno soltanto.
Ma il Pd (Partito Democristiano) capirà. E se ne farà una ragione.
Sempre Stavrogin: «…gli amministrativi rimangono quei mille che sono, mentre i docenti dimezzano e diventano poco più di cinquecento…»
Come ripetuto in tutte le sedi ed innumerevoli volte anche su questo blog, in qualsiasi parte del mondo dall’ambito delicato della sanità a quello della pubblica amministrazione si è da tempo passati alla informatizzazioe di uffici, servizi, controlli e procedure: a Siena ci si balocca con un costosissimo cartaceo… si gioca con gli aeroplanini di carta… e soprattutto con le banconote!
Che il prestito MPS non risolva nulla è palese, per cui lo Zanchi non mi pare abbia scoperto l’America. Si scopre solo rendendosi conto che l’Università, il gioiello di Siena ben prima del MPS (del 1624, checché dica la pubblicità, in piena decadenza della gloriosa città), è soffocata mortalmente nel disinteresse delle istituzioni. Fondazione, Comune e Provincia hanno sopportato senza batter ciglio (anzi, ora approvando solennemente) la scellerata operazione Antonveneta. Perdita: 5 miliardi, grosso modo. La Fondazione pare non abbia saputo spendere dal 2001 circa 387 milioni, sempre grosso modo ora il MPS è costretto a vendere i suoi immobili (2,1 miliardi di ricavato) e chiedere prestito di 1,8 a Tremonti, mutuo che si aggiungerà a quello fatto per l’Antonveneta.
Comunque, nonostante la crisi evidente, MPS non ha battuto ciglio a stremare l’Università. Quel che più è grave è che se non migliora il contesto e la sua direzione, tra breve non potrà salvare l’Università neppure volendolo!
Che fare? Nessuno lo vuol dire, discuterne e trarne conseguenze, perché i PD e cespugli vogliono arrivare alle elezioni del 2011 senza che la verità venga disvelata.
L’inesistenza morale dei nostri colleghi, caro Loré, non lascia speranze. Stavrogin, è meglio guardarsi intorno, e chi può trasferirsi, in Italia o all’estero. Favi ha ragione.
Pensate ai figli!
Archie
…annoto ancora in questo prezioso puntuale blog, divenuto non solo diario, cronaca e commento, ma anche agenda, testimonianza e bibliografia, oltre che esempio e sostegno per chi non tollera una società condizionata fino alla sua distruzione dalle doppie facce dei falsi scienziati, dei politicanti da strapazzo, dei mercanti d’ogni risma, con seguiti (le corti avevano un intrinseco decoro) di servi e vermi travestiti da esperti e consiglieri, in realtà vili faccendieri in caccia di contratti e consulenze con cui mimetizzare i passaggi illeciti dei soldi rubati alla comunità e alla scienza.
Ricordiamoci e attiviamoci perché la storia senese contemporanea sia al più presto impressa in rituali pubblicazioni accademiche ma anche in supporti didattico-scientifici di ampia divulgazione, per punire e prevenire le criminali condotte e premiare e promuovere i corretti comportamenti, in dvd, film, icone che raffigurino i volti e i corpi e riportino i nomi e i cognomi dei responsabili di questo scellerato disastro morale e materiale e dei pochi che si opposero.
Il grande raggiro operato dagli ultimi pessimi vertici delle istituzioni cittadine merita berlina e gogna e non memorie scolpite a futura gloria sul marmo monumentale di pubblici edifici.
Come si deve illustrare la grandezza degli uomini che meritarono in imprese civili, politiche, artistiche, così sia reso indelebile il segno della infamia e del tradimento.
Siete in piena attività nonostante il caldo, bravi!
A chi ha fatto dei conti, ricordo che deve ricordare al sindaco che se fosse stato per lui il rettore non doveva fare “il giro dalle parti della Lizza”, come dichiarò con il suo umorismo nero: il giro che vi ha fatto risparmiare, se ben scrivete sul blog, 40milioni: è lo stesso sindaco di questo sciagurato palio? Lui che ha confermato il mossiere?! Ma cosa aspettate a levarvelo di torno, voi residenti? Io non torno finché c’è gente così in giro.
Forza, Siena!
Arlecchino
Ut patriots to arms!
E poi dicono che la mafia è al Sud…!
@stavrogin
Ma non spetta a me fare i nomi e cognomi. Mettetemi a fare il Direttore amministrativo o il Rettore con i relativi stipendi e benefit… e li farò volentieri. Peraltro se faccio nomi e cognomi mi becco una querela e non mi pare il caso viste le mie attuali finanze. Ma se cerchi trovi fidati. Eccome se trovi. Prendete i verbali dei vostri Consigli di Facoltà o dei vostri Consigli di Dipartimento e guardate le relazioni triennali dei ricercatori. È mai successo che qualcuno fosse “respinto”? Poi fate la storia dei vostri colleghi ordinari e guardate a che età e con quali e quante pubblicazioni hanno scalato la carriera… molti saranno meritevoli ma qualcuno no. Possiamo colpirli selettivamente? Non credo purtroppo.
Leggendo si vede che chi è docente vorrebbe “punire” i Tecnici amministrativi e viceversa. Io che non sono nè l’uno nè l’altro (anche se praticamente faccio il lavoro di entrambi) colpirei tutti e due. Sacrifici per tutti. D’altra parte è arrivato l’inverno a SIena….
Vo a tirare a un capriolo. Intanto a coloro che tirano in ballo l’eccellenza segnalo questo http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_18/universita_fuori_campionato_pappagallo_cebf956a-8bc4-11de-a273-00144f02aabc.shtml. Poi ne riparliamo.
Da Montarrenti vi saluta il vostro Favi
«Vo a tirare a un capriolo. Intanto a coloro che tirano in ballo l’eccellenza segnalo questo http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_18/universita_fuori_campionato_pappagallo_cebf956a-8bc4-11de-a273-00144f02aabc.shtml. Poi ne riparliamo.
Da Montarrenti vi saluta il vostro Favi»
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Caro Favi, avevo già segnalato ieri un trafiletto a proposito, come occasione per interrogarci collettivamente intorno al problema del cosiddetto “risanamento”: per adesso stiamo parlando di rottamazione di professori, tagli e dimezzamento del corpo docente e basta: si parla dell’università come se fosse il TRAIN o l’azienda del gas. Da questo deprimente “dibattito” dubito che scaturisca un Nobel o una Fields Medal.
La corruzione nelle università non è nuova (concorsi truffa, “buchi” fatti da ladroni nascosti ecc.). Già Lutero ne parla! E dedico al prof. Loré un motto luterano (in realtà da una lettera di Gerolamo): «A popolo pazzo prete spiritato».
I pochi valorosi si uniscano…
bardissimo
«Ma non spetta a me fare i nomi e cognomi.» cal
Quindi per non sbagliare metti tutti nel calderone: “todos caballeros”! Ti conosco mascherina…
per la produzione scientifica di docenti e tecnici l’anagrafe della ricerca aiuta a farsi un’idea, anche se basterebbe una semplice “googolata”.
e non credete a chi dice (avendo poche cose nell’anagrafe) che non ha tempo di tenerlo aggiornato…
scartabellate e forse qualche nome “innominabile” viene fuori.
Sì infatti basta l’anagrafe. E questa del non aver tempo di tenerla aggiornata è una fandonia, anche perché è noto che per avere il cosiddetto PAR occorre per l’appunto tenerla aggiornata eccome, anche perché nel caso di mancanza di almeno tre pubblicazioni (sulla qualità delle quali non è qui il caso di delibare) negli ultimi tre anni il PAR semplicemente non viene assegnato, anche quello “servizi” e a quello (nemmeno a quello) nessuno vuole (vorrebbe) rinunciare. Una piccola correzione: non docenti e tecnici, docenti e personale tecnico-amministrativo QPS (Qualificata Produzione Scientifica), id est non proprio la stessa cosa.
E fra l’altro sul sito dell’Università viene resa pubblica la lista di coloro ai quali viene assegnato appunto il PAR servizi e – magica sopresa! – nonostante includa un centinaio di QPS (che docenti non sono) siamo ben lungi dal raggiungere la cifra esatta dei docenti (diciamo che ne manca molte di unità a fare quella cifra) il che lascia presumere che ci siano molti docenti che non pubblicano (ripeto, indipendentemente dalla qualità) una beneamata minchia da anni.
Stavrogin, avevo visto il tuo richiamo. Solo che stamane leggendo il giornale ho notato l’espressione e l’ho linkata.
Un Favi di Montarrenti che va a farsi le fettine di capriolo fritte
…per quel che mi riguarda non auspico nessuna caccia alle streghe, ma almeno una esemplare pena per i voraci autori della inaudita voragine, nonché demolitori di un ateneo d’ottocento anni e traditori del mandato loro conferito, le cui protratte malefatte sono consistite non solo nel truffaldino utilizzo delle risorse pubbliche a fini di personale vantaggio, ma pure tramite la costosa quanto dannosa moltiplicazione di impiegati ed uffici. Su quest’ultimo punto il blog ha da sempre incentrato la propria attività di accurata ed aggiornata informazione e denuncia del malcostume imperante e ingravescente nella nostra università, che ha portato alla morte della ricerca, alla decimazione dei docenti, alla omissione della informatizzazione, nel trionfo di assunzioni, stabilizzazioni, promozioni di personale sicuramente pronto a manifestare la propria gratitudine in ogni occasione elettorale, accademica, comunale, provinciale, regionale, nazionale. Pretendo forse troppo o è il minimo che anche a nome delle vittime si deve esigere fra persone civili, prima che colte e cattedratiche?!
Non vi sarà sfuggito il Corriere della Sera di oggi che rende a tutti noto il conflitto Cenni-PD, con attacco alle liste civiche e all’Ascherino, accusato di dire falsità ignobili… ma è stato denunciato poi?
a.
«Stavrogin, avevo visto il tuo richiamo. Solo che stamane leggendo il giornale ho notato l’espressione e l’ho linkata.
Un Favi di Montarrenti che va a farsi le fettine di capriolo fritte-
FAVI»
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Sentite condoglianze alla capriola, crudele Favi; mi domando se Cal non lavori per il re di Prussia: se il problema fosse quello di prepensionare un certo numero di personaggi che nell’ateneo senese compaiono solo al libro paga, sostituendoli con aitanti ricercatori (e questo sarebbe in effetti un risparmio bombolone!), sarei d’accordo. Chiedo scusa se insisto, ma essendo questo metafora d’altro, auspicare la rottamazione indistinta, prescindendo cioè dallo specifico contributo di ciascuno, dai cervellotici calcoli del decreto mussiano, dal presumibile ulteriore giro di vite di cui si vocifera, senza sostituzione dei pensionandi, sapendo che già non facendo niente la prospettiva è quella del dimezzamento del corpo docente, significa, jettatoriamente, auspicare il cataclisma. Non capisco dove Cal veda ovunque ordinari trentenni e ricercatori venticinquenni, giacché – a parte qualche raccomandato di ferro – l’intera realtà nazionale testimonia del contrario, così come le crude proiezioni da qui a dieci anni ci dicono che metà del corpo docente dell’ateneo senese andrà in pensione e con essa, sulla base di elementari calcoli eseguiti col pallottoliere, se ne andrà buona parte delle strutture dell’università di Siena: non sarà il caso di dire “parliamone” o l’argomento è appannaggio di commissioni appropriate? Ignorare le conseguenze delle parole che si diffondono con troppa facilità nell’atmosfera (per celia o per davvero) significa a mio avviso lavorare per il re di Prussia. Auspico dunque che si cominci a parlare schietto, lasciando da parte il facile populismo. Faccio notare che dando corso a certe idee geniali ispirate forse alle gesta di Attila, intorno a Novembre dovremmo tanto per cominciare smantellare (dopo i trentacinque già soppressi) un ulteriore, significativo numero dei nuovi corsi di laurea (e non solo quello, che dubito sia ancora in vita, di “Psicopatologia delle sopracciglia”) al varo nel prossimo a.a., cioè… ad Ottobre. Oltre ad estendere le condoglianze, dalla capriola alle persone che hanno avuto la disgrazia di perdere due anni di vita per ingegnarsi con i fichi secchi ad architettare i nuovi corsi (con significative ripercussioni sul sistema nervoso), non posso non rilevare che, assieme al dato, unico nel mondo, che ci troveremo tra non molto ad avere due impiegati per ogni docente, questo cotribuirebbe ad aumentare il ridicolo che già circonda tutta la vicenda.
Adesso il corpo docente in blocco (dal precario al ricercatore, all’associato all’ordinario) è diventato il nemico numero uno dell’università: un male da estirpare, affinché finalmente la fisica teorica venga insegnata dagli uscieri; si tratta dello stratagemma più banale per non individuare responsabili e dispensare una generale indulgenza plenaria. Devo dirti che sono molto uggiato da quello che leggo sulle gazzette: il dibattito attorno al tema dell’università di Siena assume connotati stucchevolmente provincialoidi e tinte al limite del grottesco: così, con gente che vocia per i vicoli e gli antri “accidenta all’università e chi ce l’ha portata”, vogliamo competere con Pisa o con Trieste?
Stavrogin non hai idea di quanto ti sia nel cuore e, giù la maschera di avvocato del diavolo, voglio dirti che a me – senza mezza termini – questa storia dei prepensionamenti (veri o presunti) senza sostituzione di molti e forzuti ricercatori (possibilmente veri e non dei mangiapane a ufo che – francamente – impestano l’Ateneo e – ti prego – non mi chiedere i nomi perché non voglio fare “todos caballeros”, ma ti assicuro che ci mandano al gabbio tutti quanti siamo) pare una stronzata che grida vendetta al cielo. Il medesimo problema c’è per il personale tecnico amministrativo perché – ove si verificasse un taglio (probabile in base a tutti i conti col pallottoliere e a quanto dichiarato a mio modo di vedere ragionevolmente dallo Zanchi) – si provvederebbe tout court al taglio previsto dalla legge fino alla concorrenza di un rapporto di uno a due fra personale TA e docenti. Ma naturalmente questo taglio seguirebbe molto semplicemente un criterio cronologico (vale a dire che i primi a saltare sarebbero i 280 stabilizzati e poi – a seguire – 320 persone a ritroso nel tempo in ordine di assunzione) che è il peggiore possibile. Ti posso garantire che fra gli ultimi ci sono persone dalle splendide capacità, mentre tra gli anziani ci sono quelli nelle condizioni rimproverate dal Matto al Re Lear: sono diventati vecchi prima di diventare saggi. Quindi, come dice Guzzanti (il giovane) solo il pensiero “mi molce il cuore”. Ho paura che andiamo incontro a tempi assai più calamitosi di quanto ci si immagini.
A proposito invece di boia (visto che hai tirato in ballo tu l’argomento) cito un episodio ancora più truculento: la mattina del 20 giugno 1621 il boia Jan Midlar provvide – vestito il capperone rosso – a decapitare in Piazza della Città Vecchia a Praga ventisette signori cechi rei di aver sposato la causa dell’invitto Jan Zizka z Trocnova, alfiere degli eserciti hussiti che avevano terrorizzato gli eserciti imperiali e che erano stati sconfitti presso quella collina di marna bianca in prossimità di Praga che prende il nome di Bilà Hora (la Montagna Bianca). Se leggi la similitudine con certe situazioni, vedi perché sia così difficile fare i nomi e i cognomi anche senza vedersi attribuite posizioni generaliste e populiste. I nomi e i cognomi li sappiamo tutti (li sai anche tu), ma qui – per non fare la fine degli hussiti che pure combattevano una guerra contro degli oppressori – conviene stare calmini.
Uno spassionato e storico Favi di Montarrenti
…ma qui ci sarà il solito Michele di Lando a farci il culo: saliti al potere, gli ex comrades, taglieran le zucche alla loro sinistra… Intanto noi conduciamo la Guerra degli Ottro Santi! E speriamo non ci faccian gli epitaffi quei della Riforma, dopo il rogo degli hussiti-assemblearisti quali siamo (mutatis mutandis). Non fo i nomi dei complici (peraltro pseudonimi), diciamo che il mio è “plurale maiestatis”.
Coglie bene, come al soilito, la situazione, il prof. Cosimo Lorè che sta facendo pila di ns. interventi per regalarci l’immortalità.
Uno nessuno e centomila: e io chi sono che dovrei insegnare all’università senza paga (tanto lo stipendietto ce l’ho: non è come quello della Nomenklatura “rossa”, tuttavia… E mi arrangio con la ricerca, visto il nessun supporto economico da parte della cricca nota…).
Caro prof Lorè, le dedico altro motto (e motteggino pure i porci ladri e le lor troie!):
“Io sono fatto per combattere il crimine e non per governarlo” (Maximilien Robespierre, ultimo discorso)
Il Fiero Bardo
P.S.: Per il “Grande Orecchio” mi riferisco a quel noto centro spionistico di Lettere e Filosofia. So che non è il solo: potrei citare un arcinoto professor-truffatore-imbroglione (per dirla con una canzone di De Andrè) che potrebbe benissimo fare le televendite.
C’è chi ci mette la faccia – come me – e chi trama nell’ombra, rimestando il letame provincialesco. Auguroni!
@stavrogin
ma io non ho mai detto rottamazione indiscriminata. Se leggi i miei (brevi) post non compare mai questo pensiero. Semplicemente perchè non lo penso. Se cerchi trovi quello che ti dico… poi se il docente è per te intoccabile a prescindere ok… ma per me no.
Il problema è: chi seleziona e giudica quindi della toccabilità? A giudicare dalla commissione strategica per il nostro futuro, non saranno gli stessi che hanno provocato ‘sto casino con la loro acquiescenza al Potere…? Perché dovrebbero diventare ‘buoni’ proprio ora, che riceveranno ancor più i comandi del partito e dintorni? La mancanza di discrezionalità è garanzia di imparzialità, uguaglianza per tutti. Se proprio ci sarà da decimare paradossalmente saranno sempre meglio i sorteggi, sicuramente più seri dei ‘giudizi’ dei saggi, anche se (o proprio se) elettivi.
Le primarie del PD non insegnano niente?
Quindi 2+2=consiglio di
Archie
«Il problema è: chi seleziona e giudica quindi della toccabilità?» cal
Cal, forse non ci siamo capiti bene; già adesso, con i nuovi corsi che partiranno ad Ottobre, l’università di Siena è stata costretta dalla combinazione del decreto mussiano sui “requisiti minimi” e di una crisi finanziaria drammatica, a cancellare tre decine e passa di corsi di laurea, taluni per mancanza dei minimi in termini di studenti, altri per mancanza di minimi in termini di docenti. L’ateneo ha retto botta, tutto sommato, e (sulla base del principio del “male minore”) l’offerta didattica è ancora accettabile: essa si è tuttavia ristretta ed è dunque calata l’attrattività di questo ateneo (che non può reggersi sul solo bacino d’utenza della provincia, non dimentichiamolo); le specializzazioni diminuiscono, le specificità appaiono più opache, i dottorati e la ricerca languono, e questo allontana gli studenti da Siena, determinando una accelerazione della crisi. Taluni (al bar) vorrebbero cancellare intere facoltà. Talaltri ritengono che Siena dovrebbe principalmente concentrarsi sui trienni, lasciando che gli studenti cerchino altrove gli indirizzi specialistici che più gli aggradano. Anche questo mi sembra un ragionamento a cacchio: da Canicattì uno dovrebbe venire a Siena per fare il triennio, e poi partirsene per Pisa o Lione? Ma questo qui, Dio buono, va direttamente a Pisa o a Lione (non dimenticate che oramai il mercato delle lauree è europeo!), che oltretutto come città non costano nemmeno più di Siena! Senza contare che nelle valutazioni del livello scientifico degli atenei, con una simile politica perdente e autolesionistica (che determinerebbe un colpo mortale per la ricerca), quello senese finirebbe ancor di più in coda, ricevendo dunque ancor meno quattrini, alimentando il circolo vizioso.
Ora, tutto questo è destinato a peggiorare man mano che metà del corpo docente se ne andrà in pensione senza poter essere sostituito. La proposta di massiccio prepensionamento, se accolta, farebbe precipitare la crisi in men che non si dica, senza che nessuno, al momento, abbia formulato chiare e concrete politiche di fuoriuscita (anche la riforma della “governanzzzz….” è congelata in attesa di novità da Roma). Ripeto, i discorsi da magliari o da sensali che si leggono sulle gazzette, forse non tengono conto che l’università non è il Train o l’azienda del gas, dove un autista o un operaio può rimpiazzare un altro, e non si tratta di eliminare “forza lavoro” o di spostarla da qui a lì, allegramente ignorando le leggi dello stato per fare un’università “a modo nostro”. Inoltre, anche per principio, se vi è un’ “eccellenza” in qualche campo della scienza e della cultura, non è che a cuor leggero puoi smantellarla, giacché per rimettere in piedi la baracca poi ti servirebbero almeno vent’anni.
Ma ripeto: essendo queste delle considerazioni angoscianti, desidero solo di essere smentito (non desidero però che si cambi discorso).
P.S. chiederei ai “maghi dei numeri”, ossia il prof. Grasso e il prof. Favi, se è possibile fare un conto, facoltà per facoltà, di quanti ulteriori corsi di laurea chiuderanno bottega grazie al dimezzamento del corpo docente; e quanti chiuderebbero eventualmente domani mattina in caso di massiccio prepensionamento. Lo so di chiedere troppo.
Scusate signori l’intervento di un pròfano (come diceva una signora mia conoscente). Facciamo l’ipotesi che, ad esempio, la certosa di Pontignano fosse mia, perché dovrei cederla così d’emblée al MPS per una cifra nettamente inferiore al suo valore? La metterei sul mercato, magari c’è un’altra banca, o una fondazione americana, o uno sceicco, o una catena di alberghi di lusso, un avventuriero russo, o la ‘ndrangheta, che deve riciclare soldi sporchi, che mi offrirebbero molto di più, che sistema è mai questo di vendere un immobile?
Ma questo è un discorso sensato, caro! Ergo, fuori posto all’Università.
A.
Ma che v’alambiccate a ffà?? Focardi ha dichiarato alla stampa che si rientra nel “merito” e che la “piccola Oxford” di berlingueriana memoria cuccherà i lauti finanziamenti statali. (Che sia andato a cena con la Gelmini dopo essersi forbiti i baffi di Mussi!?).
Bardo
I requisiti mussiani sono un bel vincolo. Il taglio dei corsi c’è stato ovunque però. E francamente tenere un sessantacinquenne nullafacente a 5000 euro il mese solo perchè mi consente di mettere una crocetta in un format non mi sta bene. Si guardino le valutazioni Civr – Vai… ci sono dipartimenti che hanno preso giudizi molto bassi. Perché? Perché là si fa poco… troppo poco. A questi signori una pungolatina nelle cerulee chiappe ci starebbe secondo me.
«E francamente tenere un sessantacinquenne nullafacente a 5000 euro il mese solo perché mi consente di mettere una crocetta in un format non mi sta bene. Si guardino le valutazioni Civr – Vai… ci sono dipartimenti che hanno preso giudizi molto bassi.» cal
Chi ti ha detto che procedendo al prepensionamento caveresti dai piedi solo i nullafacenti di dipartimenti che hanno valutazioni basse? Certo, chi in questi anni è riuscito a rimpinguare le fila bandendo concorsi a profusione è stato in un certo senso “il più bravo”, ma avrei qualche riserva sul fatto che lo sia stato in ogni caso nel senso giusto. Può darsi che una pungolatina nelle chiappe a qualcuno soddisfi il tuo comprensibile desiderio di vendetta, ma ai fini della risoluzione del problema economico temo che ciò abbia effetto pressoché nullo. Le cifre che venivano portate da certi banditori (centotrenta o centocinquanta) sarebbero più significative dal punto di vista economico, ma basterebbero per affondare diversi corsi di laurea, di quelli sopravvissuti (pare che questo problema, ossia che l’università produce didattica e ricerca, e non ricciarelli e cantuccini, ai suddetti non interessi) senza contare che fra qualche anno i pensionamenti avverranno massicciamente per vie naturali, dimezzando il corpo docente e riproponendo lo stesso esatto dilemma. La cosa avrebbe un senso, solo se chi se ne va fosse sostituito da un giovane, non foss’altro perché un ricercatore entra con 1100 euro, non 5000.
Caro Stavrogin, più che il mago dei numeri mi pregio di essere il mago di Brozzi che riconosceva la m***a a tasto e aggiungo anche che sulle parole di Kurt Suckert (al secolo Curzio Malaparte) si dice che Brozzi Peretola e Campi non c’è peggio genìa che Cristo stampi. Tuttavia i conti li avevo già fatti tanto tempo fa, col che non li ritrovo più nel blog. In nuce le tre facoltà che hanno più docenti e, consequenzialmente, più corsi di laurea sono Medicina e le due Facoltà di Lettere. Esse infatti sono riuscite là ove era riuscito a tutt’oggi solamente quello che stampava le genìe di cui sopra: la moltiplicazione dei pani e dei pesci, infrangendo – prima che fosse formulato – il principio in base al quale gli enti non devono essere moltiplicati oltre la necessità.
Resta da vedere – sempre che si dia luogo al temuto prepensionamento (e secondo me non lo si farà) – qual’è l’età media di coloro che a frotte la mattina si presentano ad insegnare il meraviglioso mondo delle sociologie, delle radio, delle etnoantropologie, delle psicopatologie delle sopracciglia e di quant’altro. Mi sorge il dubbio che sia tutta gente piuttosto giovanina e che quindi semmai si andrà a prepensionare a forza canuti privatisti, anziani filologi romanzi, vecchi ingegneri e gottosi psichiatri e neurochirurghi.
Comunque bada che il dimezzamento del corpo docente è previsto per il 2020 (duemilaventi) e che quindi bisognerebbe far tesoro di quanto ha sostenuto di recente Sesto Empirico, cioè che secondo Keynes i piani a lungo termine non bisognerebbe mai farli perché nel lungo termine saremo tutti morti. In definitiva io aspetterei a preoccuparmi del dimezzamento e non scommetterei una lira sul prepensionamento. Altra cosa è se vogliamo disquisire sulla follìa che c’è in tutto questo, ma lo abbiamo già fatto a sangue e ci siamo alla fine (ma anche al principio) trovati d’accordo.
Un saluto dal Favi di Montarrenti
«Tuttavia i conti li avevo già fatti tanto tempo fa, col che non li ritrovo più nel blog. In nuce le tre facoltà che hanno più docenti e, consequenzialmente, più corsi di laurea sono Medicina e le due Facoltà di Lettere.» favi
Grazie, ma le “facoltà”, specie se profondamente disomogenee al loro interno, sono solo contenitori, peraltro destinate a scomparire, pare, e io avrei piacere di conoscere quale ne sarà il contenuto, ossia ambirei a sapere quali dipartimenti (o “schools”) e corsi di laurea sopravviveranno e quali chiuderanno a seguito dei prossimi pensionamenti, anticipati o naturali, oltre a quelli che hanno già chiuso (già che ci sei e hai fatto trenta, ora fai trentuno), perché credo che sia questo ciò che interessa; così come in passato ambivo a sapere quali erano i settori (non le “facoltà”) che avevano succhiato le risorse come idrovore lasciando altri a bocca asciutta. Confesso che ancora non ho capito in cosa consisterà, in concreto la soluzione dell’annosa quistione delle due facoltà di lettere.
Quanto al celebre motto keynesiano, io non lo metterei in cima ai depliant pubblicitari dell’Università di Siena (perché non un più ottimistico “io fui come tu sei, ma tu sarai come io sono adesso” sopra qualche immagine da camposanto?).
Stavrogin, io ti voglio bene, ma mi sembra che tu corra un po’ troppo. Considerato quello che abbiamo per le mani (cioè poco più che un cadavere) bisogna anche vedere di fare un passo alla volta. Va bene, è vero, l’ho visto anche io il disegno di legge Gelmini e ci sono le “scùlz”, però al momento – ma ormai mi sono rotto gli zebedei di ripeterlo sicché se lo capite bene, sennò pace, io non so più come dirlo – i padroni sono ancora i Presidi, cioè – per rinfrescare la memoria – coloro che sono eletti (dai docenti e solo da loro) a capo delle Facoltà e – con un automatismo abominevole a mio modo di vedere – in Senato che – e cento – è l’organo di governo che decide l’indirizzo accademico e strategico dell’Ateneo. Quindi le Facoltà contano eccome, contano solo loro e i loro capi. Non è un caso che nell’ultimo tentativo (riuscito fino a un certo punto) di dare la badante al Rettore con quella Commissione (ancora una volta Duerrenmatt: “Facciamoo una commissiooooone!”) i soliti noti ci si sono voluti ficcare tutti, salvo l’ultimo arrivato (il Preside di Scienze Politiche) che secondo me fa come quello che non vedeva l’ora di cascare per scendere. I Dipartimenti (e i loro Direttori) loro malgrado non contano una mazza. Possono deliberare quello che vogliono e prendere le posizioni più inusitate, ma la posizione nella quale finiscono (per ora, attendendo la legge, ma per ora è così e dubito che di qui a ottobre cambi qualcosa) è invariabilmente quella a novanta gradi (o pi greco mezzi). Quanto alla tua richiesta di conoscere quali settori hanno succhiato risorse come idrovore, a costo di vedermi confiscato il silos dei cinghiali, ti assicuro (e Giovanni credo possa confermare) che a quanto ne so i quattrini hanno preso due strade in particolare: Via Roma (ma non si sono fermati al ponte di Romana, hanno continuato un altro po’ e si sono fermati prima di Porta Romana) e Via Pispini proseguendo poi sulla Siena Bettolle. Ultimamente anche a San Francesco c’è stato parecchio avvallamento.
Un Favi di Montarrenti che spera di essere stato abbastanza chiaro
Lega Nord – Lega Toscana. Nel nostro OdG, presentato in Consiglio provinciale, avevamo auspicato un intervento diretto e celere della Banca Monte dei Paschi a sostegno del nostro Ateneo ed un concreto supporto ed interessamento da parte delle Istituzioni locali. Evidentemente, le nostre sollecitazioni sull’Università hanno dato i loro frutti, se si considera la celerità delle Istituzioni locali nel fare interventi rassicuranti e nel cercare subito di rattoppare la situazione, convocando i vertici della Banca MPS e rispondendo, senza citarla, in un loro intervento sulla stampa, alla Lega Nord Toscana.
D’altra parte, però, l’esito della vicenda non è stato quello da noi auspicato. La proposta di credito di Banca MPS, estremamente e inopportunamente onerosa come è stato fatto giustamente notare, non tiene in dovuta considerazione la natura stessa del destinatario del finanziamento, un’Istituzione cittadina così importante, che ha contribuito con forza a diffondere l’immagine e la reputazione della nostra Città e da sempre rappresenta un veicolo economico ed un bacino occupazionale importantissimo, oltretutto messa in crisi da una cattiva gestione da parte di personaggi direttamente riferibili all’attuale maggioranza. Questo finanziamento – che contribuisce a garantire una necessità immediata – non rischia, forse, in futuro di far ritrovare il nostro Ateneo in una situazione addirittura peggiore rispetto a quella attuale, con un patrimonio immobiliare però pressoché scomparso? Il comportamento del CdA della Banca MPS appare quindi ancora una volta ambiguo, strumentale e, soprattutto, dettato da persone non appartenenti alla cultura del territorio e non attenti ai veri interessi della Comunità. Le dimissioni dal CdA dell’Università dell’Avv. Zanchi sono un chiaro segnale del suo giudizio negativo sull’assurdo comportamento della Banca in questa vicenda.
Segreteria Provinciale di Siena
Eviterei di santificare il dott. Zanchi (giornalista più che avvocato, già capo ufficio stampa in Regione lo fu poi del comitato pro Cenni alle ultime elezioni), che come tanti altri ora, a partire da Ceccuzzi, sta prendendo le distanze dal sindaco Cenni, orami politicamente finito. Se ci si vuol salvare, lui va buttato nel cestino viste le frittate che ha fatto, e non solo per le nomine: per l’Università certo lo spettacolo deprimente c’è stato. Ricordatevi che se fosse stato per lui avrebbe perso il risparmio di 40 milioni dovuto al pentimento del Rettore in Procura!
Ma vi do un dato che forse a qualcuno è sfuggito. Saprete che il MPS vende tutti gli immobili per far cassa (sta peggio dell’Università?) salvo sede centrale. Ebbene, il palazzone di via Mazzini a Siena nel suo piano è stimato 64 milioni! Una costruzione nuova, di dubbio valore architettonico è ritenuta più valida, molto più, dei tre complessi che l’Università ha venduto per 40milioni tra cui un’emergenza storica come Pontignano!
Altroché dimissioni dello Zanchi ci vorrebbero qui, no? Dovrebbero cominciare i professori che ora sono soto gli ombrelloni ignari e ignavi. Capisco l’amarezza del Favi: io mi guardo intorno, ammetto francamente, per andare altrove.
Il mio linguaggio fortunatamente è universale.
Archie
Il comunicato del Rettore del 6 agosto scorso a proposito dell’apertura di una linea di finanziamento all’Ateneo da parte della Banca Monte dei Paschi necessita a nostro parere di alcune precisazioni. Deve essere sottolineato che il 4 agosto i membri del Senato accademico, come anche quelli del Consiglio d’amministrazione, hanno espresso un parere favorevole sulla proposta della Banca in base a una relazione presentata nel corso della riunione stessa, la quale esplicitava chiaramente la pesantezza della situazione dell’Ateneo e delle condizioni poste dalla Banca. Quelli tra i sottoscritti componenti il Senato accademico che erano presenti alla seduta del 4 agosto hanno espresso il loro parere positivo su una soluzione dolorosissima per l’Ateneo non solo nella consapevolezza che sussistono chiare difficoltà tecniche da parte di qualsiasi istituzione finanziaria ad intervenire presso un ente purtroppo giunto ad una situazione finanziaria di estrema gravità, ma anche per altre ragioni. Innanzitutto per evitare l’insorgere di problemi di liquidità maggiori di quelli determinatisi sino a questo momento e per la mancanza di valide soluzioni alternative.
Un’ulteriore motivazione non secondaria di tale parere favorevole risiede nelle decisioni assunte dal Senato accademico il 27 luglio scorso, volte a reintrodurre una gestione collegiale e strategica della crisi. A questo punto ai Docenti e al Personale tecnico-amministrativo deve essere detto con la massima chiarezza che la fase dell’emergenza non è affatto finita e che il risanamento indurrà inevitabili effetti sull’organico, sulla didattica e sulla ricerca. Nel ribadire, comunque, il massimo impegno del Senato accademico per tutelare i livelli di qualità del nostro Ateneo, i sottoscritti ritengono che in un momento di estrema delicatezza come quello attraversato dall’Università di Siena sia indispensabile un’informazione quanto più accurata, diretta e tempestiva possibile. In tale prospettiva gli scriventi auspicano anche la convocazione di un Corpo accademico allargato, per informare adeguatamente i Docenti, il Personale tecnico-amministrativo e gli Studenti sulla situazione e sulle sue prospettive.
Alberto Auteri, Camillo Brezzi, Federico Corelli, Tommaso Detti, Donato Donati, Lorenzo Gaeta, Mauro Galeazzi, Enrico Martinelli, Maria Luisa Padelletti, Angelo Riccaboni, Santina Rocchi, Roberto Venuti, Luca Verzichelli
Carissimi colleghe e colleghi, carissimi collaboratrici e collaboratori, carissimi rappresentanti degli studenti,
la situazione del nostro Ateneo è a tutti nota da lungo tempo. Ho creduto però opportuno, anche per evitare fraintendimenti, intervenire nuovamente per chiarire alcuni aspetti che necessitano di essere doverosamente sottolineati.
L’impressione che si ricava da alcuni titoli dei quotidiani apparsi nei giorni immediatamente precedenti il Ferragosto non rispecchia il mio pensiero, né la sostanza dei comunicati che, in questi mesi, l’Ateneo ha doverosamente trasmesso, informando correttamente il corpo docente, il personale tecnico e amministrativo e gli organi di stampa senza nascondere nulla. Se, infatti, stiamo lentamente superando la fase dell’emergenza connessa alla carenza di liquidità, moltissimo, però, resta ancora da fare. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Piano di risanamento, approvato dagli organi collegiali, prevede una serie di azioni molto dolorose che richiedono una piena “presa di coscienza” da parte dei docenti e del personale tutto della serietà della situazione. Per raggiungere l’obiettivo dell’equilibrio economico e finanziario, previsto per il 2012, si dovrà lavorare molto duramente, facendo molte rinunce. I prossimi anni saranno decisivi. Non si può continuare a ragionare, come alcuni ancora fanno, in termini di “rendite da posizione”, dell’idea che “tanto qualcuno ci penserà”. Siamo tutti chiamati, singolarmente e collegialmente intesi, ad assumere pienamente le nostre responsabilità nello svolgimento dei nostri doveri quotidiani.
Se da un lato, infatti, l’accordo raggiunto con la Banca Monte dei Paschi di Siena, sul quale mi soffermerò più avanti, ci consente di guardare con rinnovata fiducia all’immediato futuro, dall’altro dobbiamo esser pienamente coscienti che la linea di finanziamento ottenuta non è sufficiente per superare la crisi: da essa si uscirà definitivamente solo se sapremo fare molte rinunce, in termini di quantità, in relazione alla didattica e alla ricerca, salvaguardandone comunque la qualità, e rivedendo complessivamente le politiche di organico del personale docente, tecnico e amministrativo. Se così non sarà, l’Ateneo rischia di ritrovarsi fra non molto nella situazione precedente. In questo caso, avremmo dichiarato la fine della nostra antica e prestigiosa Istituzione. Sono certo, e lo sottolineo nuovamente, che solo con l’impegno di tutti (docenti, personale tecnico e amministrativo, Istituzioni) si potrà uscire definitivamente dalla grave crisi che ha colpito l’Università di Siena. Le premesse ci sono: su questo fronte c’è già l’impegno concreto del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione che, anche in questi giorni, hanno iniziato a lavorare alla luce delle decisioni recentemente assunte con la creazione di apposite Commissioni.
Cronologia dei fatti
Riepilogo, nuovamente, per chiarezza, l’evolversi degli eventi. Sin dal momento iniziale il Ministero ha seguito passo passo l’evolversi della crisi consentendo fino ad oggi all’Università di Siena, grazie all’anticipazione del Fondo di Finanziamento Ordinario, la sua normale attività. Nel novembre 2008 l’Ateneo ha approvato un Piano di risanamento che non è, come molti pensano, un documento esclusivamente economico-finanziario, perché dietro l’anonimato dei numeri ci sono molte azioni da compiere. In febbraio, come previsto dalla legislazione vigente, l’Ateneo ha indetto una gara pubblica per il conferimento del servizio di tesoreria e per l’apertura di una linea di credito fino a un massimo di 160 milioni di Euro. Dopo alcune proroghe dei termini per procedere a una serie di verifiche tecniche, nell’ultima decade di giugno si è potuto finalmente procedere all’espletamento della gara alla quale ha partecipato unicamente la Banca MPS. Nella formulazione dell’offerta la Banca MPS ha richiesto alcuni approfondimenti. Per rispondere a questi approfondimenti, in poco più di 15 giorni l’Amministrazione universitaria ha provveduto a stilare una revisione del Piano di risanamento, che il Senato e il Consiglio di amministrazione hanno approvato nella seduta congiunta di lunedì 13 luglio. Il Piano di risanamento dell’Ateneo si basava su due azioni economiche principali che permettevano di raggiungere l’equilibrio economico e finanziario nell’anno 2014:
a) una linea di finanziamento a lungo termine (30 anni) di 160 milioni di Euro;
b) la cessione della proprietà della parte assistenziale del policlinico Santa Maria alle Scotte alla Regione Toscana. Qualora tale cessione non si fosse potuta realizzare, il Piano prevedeva la vendita della Certosa di Pontignano, del Collegio Santa Chiara, del Palazzo Bandini-Piccolomini e di due palestre.
La scelta era di tipo strategico, in quanto stavamo già lavorando per una utilizzazione della Certosa di Pontignano, sempre finalizzata alla didattica e alla ricerca, che avrebbe potuto portare a una gestione attiva per l’Ateneo. Martedì 14 luglio il Piano aggiornato e i numerosi allegati che lo accompagnavano sono stati presentati alla Banca MPS. Venerdì 17 luglio il Sindaco di Siena ha convocato il tavolo interistituzionale al quale, oltre al Comune di Siena e all’Università, erano presenti la Banca MPS, l’Amministrazione Provinciale, la Regione Toscana, la CCIAA e alcune sigle sindacali. In quella occasione è stato riconosciuto pubblicamente lo sforzo compiuto dallo scorso settembre ad oggi. I rappresentanti della Banca MPS hanno anticipato la richiesta di ulteriori chiarimenti che sono successivamente pervenuti. Il 22 luglio i chiarimenti sono stati forniti alla Banca. Successivamente, la task force frutto delle intese raggiunte al tavolo interistituzionale, costituita dall’Università, dal Comune di Siena e dall’Amministrazione Provinciale, ha ulteriormente rappresentato alla Banca MPS la situazione di grave crisi dell’Ateneo. Venerdì 31 luglio la Banca MPS ha indetto una riunione con la task force. Durante tale riunione la Banca MPS ha formulato ai vertici dell’Ateneo la seguente proposta operativa.
Proposta della Banca MPS approvata dall’Ateneo
La proposta della Banca MPS è basata sinteticamente sulle seguenti azioni:
a) una linea di credito a breve termine (18 mesi a partire dalla data della stipula del contratto) per un importo di 40 milioni di Euro, al tasso del 5,5%, con la condizione sospensiva del mandato irrevocabile a vendere tre immobili non strumentali (Certosa di Pontignano, Collegio Santa Chiara, Palazzo Bandini-Piccolomini). La vendita dovrà seguire tutte le procedure di gara previste dalla legislazione vigente per gli Enti pubblici. Preciso che la somma indicata costituisce l’importo da restituire alla Banca MPS e non il valore dei beni che è notevolmente più alto;
b) una linea di credito a lungo termine (30 anni), per un importo di 70 milioni di Euro, con un tasso equivalente a circa il 6%, con l’impegno a porre in essere ulteriori cessioni del nostro patrimonio immobiliare, da realizzarsi entro e non oltre il 2014, per 115 milioni di Euro (noi pensiamo che questa cifra possa presumibilmente realizzarsi con l’auspicata vendita
della parte assistenziale del policlinico Santa Maria alle Scotte, alla quale, stiamo lavorando con l’ausilio delle Istituzioni);
c) garanzia ipotecaria di primo grado sul Palazzo del Rettorato e sulla sede della Facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche;
d) divieto di contrarre ulteriore indebitamento con il sistema bancario.
La proposta è stata sottoposta nella mattinata di martedì 4 agosto al Senato accademico, che ha espresso, all’unanimità, il suo parere favorevole e, immediatamente dopo, al Consiglio di amministrazione dell’Ateneo che l’ha approvata con due sole astensioni. Il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione hanno preso la loro decisione alla luce della situazione di crisi finanziaria dell’Università e del fatto che l’offerta della Banca MPS, dopo essere stata attentamente esaminata, risultava comunque compatibile con il raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario. Tale equilibrio viene infatti raggiunto nell’anno 2012, anticipando di due anni i risultati del Piano di risanamento approvato dai due Organi. Poiché questa costituiva l’unica strada possibile verso il risanamento, Senato e Consiglio hanno deciso quindi di accettarla. In ogni caso la deliberazione di approvazione dell’offerta della Banca MPS dovrà essere esaminata dalle autorità ministeriali. Ricordo, infatti, che la procedura amministrativa non è ancora perfezionata, perché siamo sempre in attesa dell’esame del provvedimento complessivo da parte del Ministero. Solo allora e in caso di risposta positiva potremo avviare tutte le procedure sopra ricordate.
Capitolo delle responsabilità
Attendiamo con fiducia e rispetto le decisioni degli Organi giudiziari che stanno svolgendo le loro indagini per individuare le responsabilità. L’Università, per parte sua, ha già adottato tutti i provvedimenti amministrativi sulle responsabilità personali che la legislazione vigente impone e consente. Pertanto, non si può continuare a chiedere all’Ateneo, come si fa da più parti, di emettere ulteriori atti che, invece, non è possibile adottare. Lo si farà quando le norme vigenti lo consentiranno.
Premio qualità
In questi giorni si sono aperte le iscrizioni. Ho potuto verificare di persona che l’Università di Siena è stata correttamente reinserita nella lista degli Atenei virtuosi per il “Premio qualità”: Siena è ai primi posti per la bontà della didattica e della ricerca. È evidente, infatti, che malgrado la gravità della crisi economica e finanziaria, l’Università di Siena ha continuato e continua a svolgere pienamente, e con ottimi risultati, i suoi compiti primari: la didattica e la ricerca che, alla luce dei risultati, raggiungono in molti settori punte di eccellenza. Ed è proprio a questo che dovremo puntare per disegnare il futuro della nostra Università.
In conclusione desidero aggiungere un’ulteriore precisazione. In esito alla mia precedente comunicazione del 6 agosto, il successivo 12 agosto i membri del Senato accademico hanno inteso scrivere un comunicato, giuntomi per e-mail, pregandomi di inoltrarvelo. Ho ritenuto che l’invio dello stesso, nei giorni di Ferragosto, non fosse opportuno, e che di una ulteriore comunicazione fosse preferibile discutere in un’apposita riunione del Senato accademico da tenersi il 18 agosto, precisando che era mia intenzione inviarVi questa lettera nella quale avrei preannunciato, fra l’altro, l’indizione di una riunione del Corpo accademico per il prossimo settembre. Il 18 agosto, insieme ai Senatori, abbiamo deciso di inviare a tutti Voi, in data di oggi lunedì 24 agosto, il comunicato del Senato, comunicato che potete leggere nella Vostra posta elettronica, sul cui contenuto desidero, comunque, fare una precisazione.
Dopo la proposta verbale di venerdì 31 luglio, successivamente formalizzata dalla Banca MPS, e in considerazione che lo stesso Istituto di credito aveva appositamente previsto un Consiglio di amministrazione straordinario per il 5 agosto, era necessario che gli Organi collegiali deliberassero entro e non oltre il 4 agosto. Vista la ristrettezza dei tempi, indipendente dalla nostra volontà, ma dettata dalla gravità della situazione finanziaria e dalla necessità di fornire una risposta alla Banca MPS, il Senato accademico ha espresso il parere favorevole circa la proposta dell’Istituto di Credito alla luce di un ampio ed esauriente documento predisposto dal mio Delegato per il Bilancio, la programmazione economica e il controllo di gestione. Tale documento riproduceva, alla lettera, i patti e le condizioni poste dalla Banca medesima, corredate da una altrettanto ampia ed esauriente relazione tecnica, relazione che il Delegato medesimo ha verbalmente illustrato, in contraddittorio, sia con il Senato sia, successivamente, con il Consiglio di amministrazione. Aggiungo che la gravità della crisi, come ho più volte affermato, richiede un’azione sinergica da parte degli Organi collegiali e di tutto il personale docente, tecnico e amministrativo: questa è la condizione necessaria affinché, dopo il durissimo lavoro e le forti rinunce alle quali l’Ateneo dovrà sottostare nei prossimi anni, si possa uscire definitivamente dalla crisi che ci ha colpito nello scorso mese di settembre. Sono certo che tutti Voi comprenderete come, solo nell’unità di intenti, come ho sottolineato all’inizio di questa mia comunicazione, si potrà raggiungere, nei prossimi anni, il completo risanamento della nostra Università.
Infine, con la presente, convoco il Corpo accademico allargato al personale tecnico e amministrativo il 21 settembre, alle ore 10, nell’Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza.
Il Rettore
Silvano Focardi
La crisi e la colpa
Malgrado l’interdizione giudiziaria del predecessore e la scellerata serie di crimini compiuti che han fatto fallire quella che credevamo essere la nostra università dobbiamo leggere comunicati di questo tenore! Nessun provvedimento e neanche una parola sulle delinquenziali conduzioni dell’ateneo da parte di un clan di malavitosi, ma ancora una volta la sfacciata sicumera nel contrabbandare tutto questo per una “crisi”, termine con cui non si potrebbe raggirare neppure un totale demente, visto che tale lemma indica uno “stato transitorio di particolare difficoltà o di turbamento, nella vita di un uomo o di una società” (http://www.dizionario-italiano.it/definizione-lemma.php?definizione=crisi&lemma=C0FC1000)!
Ci troveremmo quindi coinvolti tutti con pari responsabilità in una eccezionale congiuntura dovuta a cause non identificabili e su cui non v’è nulla da fare né da dire ed il punto sta nello spirito di sacrificio di cui ognuno dovrà dare prova perché da questo dipenderanno le possibilità di riscatto dell’ateneo!
In sostanza sarebbe nostro dovere salvare l’ateneo e nostra inescusabile “colpa” non riuscirci!
Dopo i danni disastrosi e le omissioni omertose anche la dignità derisa e l’intelligenza insultata!
Prof. Cosimo Loré
Quesito chiave per i signori Mario Formisano, Cosimo Loré, Giovanni Grasso ed altri.
La Procura che continua a lavorare con grande impegno e che ha più volte chiamato a testimoniare il sottoscritto e quest’ultimo con i suoi costanti scritti e le subentranti denunce del titolare di questo blog rappresentano altrettante attività doverose e meritorie o vili atti di infami sciacalli che infieriscono sulla comunità accademica senese approfittando della gravissima “crisi”?
Se non si chiarisce in maniera definitiva, ufficiale e pubblica questo punto essenziale è segno che non vi è alcuna soluzione di continuità con il malaffare che ha massacrato la nostra vita e l’ateneo senese nè alcuna speranza di effettiva salvezza!
CL
…Ma non è, caro Focardi, che a qualcuno si siano spaccate le palle con la menata della “qualità” e dei primi posti? Mi ricordi la “piccola Oxford” del Gran Ciambellano Berlinguer…
Una canzoncina diceva “parole, parole, parole, soltanto parole, parole per me” – o per “noantri” come direbbe don Cenni, prendendo da nota festa religiosa romana di un quartierone…
b a r d u s
Ritengo utile per la discussione l’intervento di Lorenzo Costa della RdB di Siena di seguito integralmente riportato.
Università di Siena: “Tutto a posto l’operazione è andata benissimo, il paziente è morto”
Le comunicazioni che arrivano dal 6 agosto alle lavoratrici ed ai lavoratori dell’Università di Siena sono davvero singolari. Più attori cercano di far vedere che stanno lavorando con responsabilità verso il rilancio dell’Ateneo. Ognuno però cerca di smarcarsi da qualcun altro. Bella davvero l’unità della comunità universitaria.
Dicevamo: “il paziente è morto” . A qualsiasi cittadino dotato di un minimo di coscienza non può che sembrare altrimenti. Il Rettore e gli Organi di governo di questa università hanno appena devoluto la loro autonomia al CdA della Banca MPS. Ovvio, capiamo che per salvare l’Ateneo ci volessero interventi di grande entità, capiamo che c’è la crisi, comprendiamo tutto.
La cosa però che suscita forte preoccupazione in noi è che sembri normale ai più che una Banca possa dire ad una istituzione pubblica e indipendente, e ribadiamo pubblica!, vendi questo palazzo e quel palazzo sennò addio prestito, ecc. Quello che è comprensibile è che la banca tuteli i suoi interessi, ma che nessuno abbia la capacità dalla parte dell’Università di fare una proposta forte e alternativa, fa capire quanto siamo caduti in basso. O forse sottintende qualcos’altro.
Come si può non vedere che a Siena stiamo arrivando alla conclusione di un percorso sperimentale di privatizzazione dell’Università pubblica perseguito negli ultimi quindici anni da centro sinistra e centro destra, senza distinzione. La prova evidente è che tutti gli attori protagonisti della tragedia sono legati ad un partito ben preciso che però non ha avuto il minimo attrito in questa situazione con chi siede al governo. Ci verrà detto che in questa situazione si mettono da parte gli attriti perché si vuole salvare un’istituzione importantissima per la città e per la nazione intera, vero, ma tutte le soluzioni vanno in una direzione.
Il paziente è morto quindi economicamente e da un punto di vista di proposta strategica vera e pubblica, ma è morto anche come comunità. Questa crisi ha portato a conclusione un altro percorso chiaro che è quello di creare difficoltà nel lavoro delle istituzioni pubbliche dividendo chi vi lavora. Non ci siamo mai sentiti vicini ai docenti come casta, ma come lavoratori si, e ce ne sono tanti che sono lavoratori veri. Chi guida però l’Ateneo è per forza di cose, o per regola di sistema, lontano da noi, dai lavoratori. Lo dimostrano molti eventi di questi mesi.
Come si fa a chiedere e a concedere dopo undici mesi un corpo accademico allargato quando tutto è stato deciso.
Come si fa a modificare uno statuto con una commissione composta in maggioranza da una componente e con dei risultati che anticipano in senso peggiorativo una legge nazionale che ancora non c’è.
Come si fa a formare una commissione, che studi la possibilità di mandare in pensione anticipata i docenti, i cui componenti sono in maggioranza coloro a cui si rivolgerà la manovra.
Come si fa a prevedere la vendita di immobili senza che minimamente si prendano in considerazione coloro che vi lavorano.
Come si fa ad ipotizzare una nuova organizzazione del lavoro senza che vi sia stato un confronto con gli addetti.
La comunità universitaria è morta e non per colpa nostra!
Tutti cercano di dimostrare che i tecnici amministrativi sono troppi, che sono inutili. Cerchiamo di ragionare con dei numeri. Entro il 2012 andranno in pensione circa 114 unità tecniche amministrative. Non abbiamo ancora i dati fino al 2014. Quindi non sono solo i docenti che verranno a diminuire. Abbiamo anche 34 colleghi in fase di stabilizzazione, che stanno antipatici ai più come se avessero rubato qualcosa, ma che hanno fatto, e continuano a fare, il loro lavoro pur essendo in scadenza di contratto. Senza alcuna certezza sull’avvenire.
Alla certosa di Pontignano i colleghi hanno saputo dai giornali che la loro struttura verrà venduta e loro cosa andranno a fare? Nessuno lo sa, anche se il Direttore Amministrativo in persona a febbraio aveva assicurato che mai sarebbe cambiato il lavoro dei “certosini”. Loro stessi qualche anno fa avevano avanzato una proposta di rilancio della struttura senza essere degli esperti, ma conoscendo il loro lavoro e sapendo dove può migliorare. Dimostrazione che non servono dei docenti per organizzare il lavoro di noi tecnici amministrativi. Che fine ha fatto quella proposta? Gli appelli all’unità della comunità universitaria, non accademica, e al senso di responsabilità di tutte/i non si crea con la convocazione a più voci di un corpo accademico allargato se non c’è la volontà di realmente condividere le scelte e discuterle insieme.
Concludiamo con una poesia se la leggerete attentamente capirete quanto ci riguarda:
«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.»
(Martin Niemoller)
Per la RdB Università di Siena
Lorenzo Costa
«Il paziente è morto quindi economicamente e da un punto di vista di proposta strategica vera e pubblica, ma è morto anche come comunità… Come si può non vedere che a Siena stiamo arrivando alla conclusione di un percorso sperimentale di privatizzazione dell’Università pubblica perseguito negli ultimi quindici anni da centro sinistra e centro destra, senza distinzione.» RdB
……………..
… “aut mortus est aut docet literas”, si potrebbe aggiungere, con Erasmo. Concordo sul fatto che il paziente (cioè l’università pubblica) sia morto o moribondo e lo è su scala nazionale; tuttavia non capisco bene cosa si intenda per “privatizzazione”: io non vedo all’orizzonte, né mecenati, né imprenditori disposti a rilevarla e continuo a reputare la storia delle fondazioni complessivamente una bufala. Quello che vedo è una svendita forzata del patrimonio dell’università per onorare i debiti contratti, vuoi con l’Inpdap, vuoi con una banca: vogliamo chiamarla “privatizzazione”? Una banca che peraltro in certe scelte di fondo com’è noto non ha moltissimo di “privato”. Temo che l’orizzonte per l’università di Siena (e italiana in genere) non sia la “privatizzazione”, nel senso che nessuno se la accatta, bensì, in buona parte, lo smantellamento.
Sì, Stavrogin, queste formule (fondazione, privatizzazione) non hanno senso. Più semplicemente l’istituzione è stata “usata” – salvi i possibili profili penali – per far carriera: per divenire ministro prima e poi, dall’allievo, per tentare di divenirlo con la complicità – di nuovo non penale, ma mentale almeno – di una corte incredibile di sciagurati che in parte sono gli stessi che ora dovrebbero programmarne la rifondazione.
È semplicemente grottesco, o forse mascalzonesco. Tanto che alcuni di Lorsignori ormai sono all’afasia totale. Pensando alle magnifiche sorti e ai tagli da fare: salvando sé e gli amichetti?… Che pena.
Archie
Sono in piena estasi da crudeltà nei confronti degli ungulati, sicché tralascio un po’ il blog perché la mattina mi sveglio presto e la sera vo a letto tardi per stivare nei congelatori il frutto della mia mira (longtemps je me suis couché apres minuit). Ora ho poco sonno e quindi leggo e mi pare che ci sia una certa confusione che stento a districare. Il comunicato RdB mi pare che, al di là di un italiano non sempre smagliante ed una punteggiatura approssimativa, contenga delle ragioni e dei torti. Ne prendo spunto per qualche riflessione e spigolatura.
Un punto a favore è sicuramente la critica alla convocazione del corpo accademico allargato dopo quasi un anno dallo scoppio della bumma e dopo che si è dato la stura ad una serie di provvedimenti economici e finanziari a dir poco criticabili (nonché – come giustamente messo in evidenza da Giovanni – sospetti). Via! Non ci prendiamo in giro! A cosa serve? Mi pare che la lettera del Rettore e del Senato (che veramente è di una sfacciataggine senza limiti) siano abbastanza chiare senza la necessità di prendere per i fondelli la gente dicendogliele in faccia le stesse identiche cose (perché immagino di questo si tratti, sennò non mandavano le lettere).
Che l’organizzazione del lavoro la debbano fare due docenti, di nuovo, è una presa di giro. A parte che il Direttore Amministrativo serve anche e soprattutto per questo, che ne sapranno mai un economista ed uno storico del diritto di come si fa funzionare una macchina tecnica e amministrativa che – indipendentemente dalla valutazione che se ne può fare (e spero valga la presunzione di innocenza proposta tempo fa da Sesto Empirico contenuta nella differenziazione fra “amministrazione” e “personale tecnico-amministrativo”) – si occupa del funzionamento di mille cose (e a proposito: in effetti che ci facciamo col personale che al momento è nelle strutture recettive che verranno dismesse entro e non oltre 18 mesi? I cuochi per esempio, o i camerieri. Bella domanda eh?).
La questione delle commissioni invece non mi pare troppo azzeccata perché, se capisco bene, Costa si lamenta della loro composizione, mentre personalmente ne faccio una questione di esistenza proprio. Mi spiego meglio: io non dico che non bisognava comporle solo di docenti, ma affermo che non andavano proprio create. Sulla gòvernans ho scritto abbastanza, mi pare. Sullo statuto (che poi è lo stesso) si possono dire le stesse cose esatte: far riscrivere le regole agli stessi che le avevano già scritte e che poi le hanno violate mi pare che sia un atteggiamento al di fuori di qualsiasi senso giuridico ed etico.
E a proposito di “giure” chiedo conferma all’ottimo Prof. Cosimo Loré: una legge dello Stato approvata in Parlamento, stante il divieto sancito dalla Costituzione di leggi ad personam, vale o no erga omnes? E se è così, tralasciando quello che dice il Senato e/o il CdA a proposito della quaestio “prepensionamenti”, esiste o no una legge dello Stato che stabilisce che i professori vanno in pensione al raggiungimento del settantesimo anno di età o no? A me risulta di sì. Ergo per prepensionarli bisognerebbe che lo Stato emanasse un provvedimento che modifica questa legge. Ora: immaginatevi voi le conseguenze letali di una legge del genere. Siccome non è solo Siena che ha reclutato praeter necessitatem così come non è solo Siena che è sul bordo o oltre il bordo dello sforamento di bilancio (le Università “virtuose” del consorzio Aquis sono solo 13 rispetto alle 90 e passa Università italiane), molti Atenei provvederebbero immediatamente a giubilare diversi professori. E l’Inpdap? Ma vi rendete conto sì o no dell’esborso spaventoso che questo comporterebbe? E la liquidazione? Stiamo parlando di milioni e milioni di euro! Mettiamola come sta: è impossibile.
E concludo questo lungo post con una richiesta di precisazione che perviene dalla lettura del sempre ottimo Costa: entro il 2012 vanno in pensione 114 unità di personale tecnico amministrativo. Se lo dice lui possiamo stare tranquilli che è così, perché sul linguaggio che utilizza si può discutere quanto si vuole, ma i conti li sa fare a menadito. E allora la domanda che avevo posto qui https://ilsensodellamisura.com/2009/07/ateneo-senese-se-cade-il-rettore-e-gia-pronto-il-commissario-governativo/comment-page-1/#comment-2933 e i dati forniti ufficialmente dall’Ateneo su 182 pensionamenti di qui al 2020 confliggono con quanto si afferma nel comunicato. Infatti secondo i dati tuoi dal 2013 al 2020 andranno in pensione 158 persone (a questo punto bisogna aggiungere: almeno) che sommate alle 114 fanno 272, il che porterebbe il numero del personale tecnico amministrativo abbondantemente sotto i mille (quasi a novecento). Sempre molti, ma non quanti asserito. Inoltre il blocco dei reclutamenti del personale docente non può protrarsi per altri 11 anni (non si protrarrà neanche per un altro anno secondo me e non solo secondo me: al bar frequentato da Stavrogin si odono rumours di cui non voglio anticipare niente). Quindi quella sproporzione paurosa paventata più volte qui non si manifesterà, possiamo dire, per certo.
Il tutto, naturalmente, sempre che non si avveri quanto previsto da Zanchi (che non voglio certo santificare, come qualcuno ha malignamente suggerito: riconosco solo la ragionevolezza, in questa occasione, delle sue argomentazioni). E invece mi sa che, lo ripeto, che il panorama dipinto dall’ex consigliere di amministrazione ha più di qualche probabilità di avveramento. Per non parlare delle altissime possibilità che si verifichi quanto preconizzato da questo blog addirittura intitolando una categoria: commissariarla per salvarla.
Un’ultima osservazione: sono talmente d’accordo con Archimede e Stavrogin sul discorso della privatizzazione che l’avevo già detto a dicembre 2008.
A questo punto il sale sui cosci di capriolo ha tirato e quindi vi do la buonanotte e vo a giubilare l’ennesimo ungulato nel congelatore.
Alla prossima dal vostro Favi di Montarrenti
Caro Favi, il quesito sulla prevalenza della norma nazionale mi pare retorico perché la risposta è indubitabilmente affermativa: colgo l’occasione per invidiare lo stile di vita salutare che ci si può permettere in una località pur così prossima alla città che andrebbe non più annunciata con il magnifico Cor magis tibi Sena pandit bensì con un più realistico perdete ogni speranza, o voi ch’entrate…
… concordo anche sulla valutazione del comunicato uscito dal palazzo (dell’università degli studi o del monte dei paschi?!): «Mi pare che la lettera del Rettore e del Senato (che veramente è di una sfacciataggine senza limiti) siano abbastanza chiare senza la necessità di prendere per i fondelli la gente dicendogliele in faccia le stesse identiche cose (perché immagino di questo si tratti, sennò non mandavano le lettere).»
…Du côté de chez Favi giungono sempre informazioni puntuali. Io che ho solo notizie di seconda mano non posso aspirare a competere con tanta acribia. Nell’assistere imbelle all’evoluzione della crisi, mi pare tuttavia che anziché ad una “privatizzazione” (che presuppone un gonzo disposto a tirare fuori i soldi per acquistare una salma), qui assistiamo ad un avvitarsi perverso della crisi in una insopportabile spirale localistica. Non commento più l’incontinenza boccale di certi politici e opinionisti, sebbene paventi un rinnovato allungarsi delle lunghe manone delle oligarchie partitiche, che quanto prima ricominceranno a chiedere prebende e favori per qualche protegé (e questa sarebbe la versione nostrana della “privatizzazione”). In buona sostanza, niente di nuovo sotto il sole. Le reclamate esigenze di dimagrimento sono ovviamente legittime, se rivolte agli obesi, ma risultano eufemistiche se rivolte a ischeletriti reduci da Buchenwald; questo per dire che forse toccherà prima o poi dare un’occhiatina a chi (senza giustificazioni particolari in termini di numero di studenti e a parità di importanza) in questi anni ha moltiplicato praeter necessitatem la medesima cattedra (“Bocciologia” I, II, III, IV, V, ecc….) e chi no, giacché togliere dieci chili sia a chi pesa un quintale, sia a chi pesa trenta chili è un curioso concetto di equità. Sicché alla fine “il problema è politico”, come si diceva una volta, e ritorno sul medesimo concetto, ossia: sarei curioso di capire qual’è il disegno (forse inconfessabile?) di ristrutturazione dell’ateneo, ossia cosa si intende salvare e cosa si intende affossare.
Soggiungo che inoltre un leggero mal di pancia mi coglie, quando sento persino soggetti che a questo ateneo non hanno dato quasi niente e che si accingono ad ottenere l’agognata pensione, predicare con faciloneria la chiusura dei propri stessi corsi di laurea (“après moi, le déluge!”), o la loro riduzione a corsettini triennali, lasciando in tal modo nella cacca i loro colleghi più giovani, ovvero coloro che dovranno raccogliere l’eredità di un sì pesante fardello.
Giusto, sacrosanto!
Probabilmente solo una commissione esterna (di stranieri?) può valutare cosa valga la pena di tenere in piedi; le eccellenze autovalutate perpetuano i privilegi nella nuova condizione, mutatis mutandis, ai danni dei più deboli (accademicamente, non scientificamente).
Da un guaio ne nasce così un altro più grave, anziché derivarne una positiva razionalizzazone che tagli i rami secchi. Ne dubitate?
Archie
[…] 16 agosto 2009, pubblicai il lucido intervento con il quale il Dott. Enrico Zanchi motivava le sue dimissioni dal CdA dell’Università, dove […]