Le riflessioni di Sesto Empirico confermano la posizione di chi ritiene che non esistano più le condizioni per un risanamento dell’ateneo senese dall’interno e che non sia più percorribile la via ordinaria con l’elezione di un nuovo rettore. Quindi, «commissariarla per salvarla» non è più uno slogan di questo blog ma una necessità imposta dalla drammaticità della situazione esistente.
Sesto Empirico. (…) Quando coloro che hanno o hanno avuto responsabilità negli anni passati si interrogheranno e ci diranno quali siano i motivi che li hanno indotti a fare le scelte rivelatesi scellerate che sappiamo? Quali erano allora le giustificazioni, e in cosa si sono oggi rivelate errate? Quali erano gli scopi che si perseguivano e con quali mezzi si intendeva farlo?
Perché l’ipotesi di chi pensa che l’errore «può presumibilmente essere corretto solo azzerando gli organi di governo», non regge per due motivi. Il primo è demografico: se le precedenti amministrazioni avevano maggioranze bulgare e dopo di esse ben pochi docenti sono entrati nei ranghi, non vedo da dove si possa prendere la nuova classe di governo, se non in gran parte comunque fra coloro che in precedenza hanno dato fiducia a quegli amministratori. Il secondo è insopportabile e filosofico e risiede nella “Legge di Hume”, che nega la possibilità di dedurre un “ought” da un “is”, ciò che si deve fare da ciò che è. Si possono legare assieme solo con uno scopo e dei mezzi capaci di raggiungerlo. In altri termini, non è la purezza morale o la candida innocenza dei nuovi amministratori (in attesa di un più puro che li epuri) che ci garantisce la correzione degli errori ma possiamo solo tentare una scelta sulla base del riconoscimento delle cause degli errori, del disegno che propongono per correggerlo e delle capacità che hanno di portarlo avanti. E il primo punto, ripeto, è riconoscere le cause degli errori (e con questo intendo le idee che sottintendevano alle scelte, non i singoli episodi, le cui responsabilità ultime più o meno sono conoscibili dagli atti). Finora, tutti i responsabili mi paiono bravi a scaricare le responsabilità sugli altri, ma un’analisi delle proprie? Possibile che tutto sia causa di un pugno di mariuoli? Che tutti dormissero? E in caso, perché dormivano? Perché l’80%, o giù di lì, li votava?
Come si può dare fiducia a qualcuno che si presenta a correggere degli errori, se non propone innanzi tutto una visione convincente del come e perché sono stati fatti? E poi un modo convincente di porvi rimedio? Secondo me è su questo e non su altro che dovrebbe vertere la prossima campagna elettorale per il Rettore. E molti di coloro che hanno avuto responsabilità anche recenti potrebbero avere molte difficoltà ed imbarazzi a farlo, e potrebbero essere tentati di nascondersi dietro inossidabili facce di piombo. Starà al libero dibattito (che ha poche sedi oltre a questo blog) cercare di stanarli su questi temi.
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Un diverso contratto sociale per l’Università degli Studi di Siena
Affinchè la preziosa “fonte” creata da Grasso con questo blog e divenuta un fiume di parole non sia solo un grande “laboratorio di lettura e scrittura” ma si faccia premessa propulsiva di comportamenti coerenti di uomini attivi e non di commentatori ignoti è d’uopo passare ancora una volta dalla parola all’azione, almeno per quel che ci riguarda. Non assisteremo inerti all’avanzare del peggio, ma – vista l’ignavia diffusa interrotta dalla ignominia di alcuni – daremo forma e sostanza a quelle “armi” immaginarie spesso invocate… Anche perchè questo “ping pong” di articoli annotati assumerebbe solo il senso di un gioco macabro, di una danza tragica, di una epica lugubre, di uno squallido tempietto per la propria vanità di inutili predicatori! Così daremmo conforto a chi ci accusa di sapere solo criticare e sobillare spesso avvolti dal mistero di un arcaico soprannome…
Dopo troppi anni di nostra fiducia malriposta e di altrui mortale erosione del patrimonio accademico senese, dopo che per primi con Giovanni ci siamo accorti dello scempio perpetrato nella corruzione costante e crescente delle amministrazioni succedutesi nel nostro ateneo, dopo una così lunga analisi di fatti e misfatti accreditabile ormai come unica certa informazione sulle vicende universitarie senesi e opera utile a chi voglia attingere ad uno studio scientificamente condotto sulla comunità accademica e cittadina, dopo tanti appelli al rispetto del più elementare diritto a conoscere e a deliberare nella rigorosa separazione di vittime e colpevoli, ora è scoccata nuovamente l’ora dell’iniziativa intrepida scandita dalla nuova emergenza che si deve affrontare anche a costo d’essere in pochi come la storia induce a prevedere in ogni ardua evenienza epocale.
La “decimazione” indiscriminata di docenti ed impiegati, vittime e colpevoli, buoni e cattivi non sarà da noi subita senza ricorrere a tutti i mezzi legali comprensivi anche di tutte le forme di “legittima difesa” consentite dallo “stato di necessità” evidentemente sussistente ogniqualvolta è in pericolo la sopravvivenza propria e delle proprie istituzioni, in questo caso tutte in pericolo mortale per gli ineluttabili effetti che un così ingiusto e ignobile provvedimento provocherebbe su di noi, sulle nostre famiglie, sui nostri collaboratori, sui nostri allievi, sul nostro ateneo, sulla nostra città.
Questo lo si afferma accreditando ipotesi a guardar bene immaginifiche di anticipati pensionamenti e di falcidiate legioni posto che nessuna strada pare percorribile nella direzione della offesa di acquisiti diritti e consolidate posizioni: nessun localismo pur perverso potrà perseguire – malgrado l’assoluta eccezionalità eversiva della attuale anomalia senese – proditorie punizioni di docenti di ruolo cui ove non bastassero principi costituzionali e normative nazionali anche la corte costituzionale ha offerto rassicuranti inespugnabili garanzie di “intoccabilità” (termine che urta i soliti facili quanto fasulli benpensanti ma che chiama la cosa con il suo nome).
La questione vera risiede altrove e cioè nel manico: c’era bisogno di questa ennesima occasione per comprendere che in città e nell’università mancano interlocutori con cui abbia senso rapportarsi?!
Perché dileggiare un ateneo moribondo negando anche il diritto ad una conclusione dignitosa e rinviare quel commissariamento che almeno onorerebbe i caduti e tutelerebbe i sopravvissuti?!
Prof. Cosimo Loré Allievo di Mauro Barni Titolare della Cattedra di Medicina Legale e Criminologia
La crisi e la colpa
Malgrado l’interdizione giudiziaria del predecessore e la scellerata serie di crimini compiuti che han fatto fallire quella che credevamo essere la nostra università dobbiamo leggere comunicati di questo tenore!
Nessun provvedimento e neanche una parola sulle delinquenziali conduzioni dell’ateneo da parte di un clan di malavitosi, ma ancora una volta la sfacciata sicumera nel contrabbandare tutto questo per una “crisi”, termine con cui non si potrebbe raggirare neppure un totale demente, visto che tale lemma indica uno “stato transitorio di particolare difficoltà o di turbamento, nella vita di un uomo o di una società” (http://www.dizionario-italiano.it/definizione-lemma.php?definizione=crisi&lemma=C0FC1000)!
Ci troveremmo quindi coinvolti tutti con pari responsabilità in una eccezionale congiuntura dovuta a cause non identificabili e su cui non v’è nulla da fare né da dire ed il punto sta nello spirito di sacrificio di cui ognuno dovrà dare prova perché da questo dipenderanno le possibilità di riscatto dell’ateneo!
In sostanza sarebbe nostro dovere salvare l’ateneo e nostra inescusabile “colpa” non riuscirci!
Dopo i danni disastrosi e le omissioni omertose anche la dignità derisa e l’intelligenza insultata!
Prof. Cosimo Loré
Quesito chiave per i signori Mario Formisano, Cosimo Loré, Giovanni Grasso ed altri.
La Procura che continua a lavorare con grande impegno e che ha più volte chiamato a testimoniare il sottoscritto e quest’ultimo con i suoi costanti scritti e le subentranti denunce del titolare di questo blog rappresentano altrettante attività doverose e meritorie o vili atti di infami sciacalli che infieriscono sulla comunità accademica senese approfittando della gravissima “crisi”?
Se non si chiarisce in maniera definitiva, ufficiale e pubblica questo punto essenziale è segno che non vi è alcuna soluzione di continuità con il malaffare che ha massacrato la nostra vita e l’ateneo senese nè alcuna speranza di effettiva salvezza!
CL