Il senatore Amato torna a chiedere il commissariamento dell’Università di Siena

Pietro Paolo Amato (Senatore PdL). Da tempo l’Università di Siena è purtroppo assurta all’onore delle cronache locali e nazionali per la sua disinvolta gestione del pubblico denaro. Ma il nuovo rettore, sulla cui elezione la magistratura ha aperto un’indagine, anziché affrontare concretamente i problemi e dare efficacia al disegno di risanamento prefigurato dal suo predecessore, cerca semplicemente di rassicurare la comunità accademica, il mondo finanziario e gli ambienti ministeriali, sempre più sconcertati da una politica fatta di soli annunci. Basta leggere le conclusioni della relazione dei sindaci revisori dell’Ateneo senese per rendersi conto della drammaticità della situazione economica e finanziaria: il bilancio di previsione 2011 vede un disavanzo di competenza di circa 39 milioni di euro, con circa 26 milioni di euro di ammanco di parte corrente. Questo equivale a dire che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio fallimento ed a questo punto il Rettore dovrebbe dimettersi oppure mettere immediatamente mano ad un piano di risanamento fondato sull’abbattimento della spesa corrente. Una spesa che prevede per il 2011, a fronte di un contributo statale di circa 113 milioni di euro, una spesa del personale di circa 137 milioni. Non credo che verrà mossa un foglia e quindi ritengo che l’unica via d’uscita vada cercata in un tempestivo commissariamento dell’Università di Siena. Come peraltro ho già chiesto al Ministro.

17 Risposte

  1. A questo gli abbiamo fatto qualcosa… chi sa parli…
    L’abbattimento della spesa corrente il senatore sa cosa vuol dire?

  2. Si vede che non ha parlato con Tremonti…

  3. Caro Senatore, mi permetto di segnalare che vi è di più e non è cosa di poco rilievo perché la sostanza della questione accademica senese sta in quello che in varie sedi fra cui questa vado ripetendo sempre.

    …”governance” è la parola che l’istituzione utilizza per un incantesimo che dura da troppo tempo e a Medicina ci si affanna per conferire inappropriati titoli di emerito che dovrebbero indurre rettori “puliti” come Barni a restituire il proprio!

    Giovanni ed io siamo gli unici professori universitari senesi (Ascheri è a Roma) a fare la cronaca firmata di uno scempio che dura da molti anni e quando esistono elementi evidenti a non esitare nell’«adire le vie legali»…

    Per il resto si continua come se non fossero spariti centinaia di milioni di euro, non fossero state messe all’asta le antiche storiche dimore dell’ateneo, non fossero stati rubati soldi anche con i concorsi truccati di Medicina con cui si è truffata la docenza e la cittadinanza nei diritti fondamentali alla dignità e alla salute!

    Addenda: il commissariamento urgente con Giovanni Grasso siam qui a chiederlo ormai da troppi anni!

  4. Francamente non credo che un commissario risolverebbe alcunché. Per sanare i problemi dell’università servirà ben altro. Occorre lavorare per rendere efficiente il sistema ma se il problema principale è la spesa corrente allora esistono solo due possibili soluzioni: o si licenziano moltissimi dipendenti o si raddoppiano le entrate.
    La prima soluzione è facile, basta un bravo commissario oppure un po’ di cialtroneria, mentre la seconda è difficile e richiede un esperto di gestione di sistemi complessi con tanto di cervello.
    Per scaricare o diluire i nostri peccati sul groppone degli altri ci sarebbe un terzo possibile sbocco, quello cioè delle federazioni, e pluribus unum, ma se è già scoppiata la guerra tra senesi, aretini e grossetani sulla questione dei poli decentrati è altamente improbabile che scoppierà la pace tra senesi, pisani e fiorentini quando si tratterà di fare le federazioni. Non oso immaginare incontro a quale razza di Montaperti andremo incontro quando dovremo stabilire se a comandare debba essere Siena, Firenze o Pisa. Andate avanti voi che a me mi viene da ridere.
    Io me ne starei tranquillo a casetta anche perché abbiamo la fortuna di essere temporaneamente in una botte di ferro: il Rettore è un esperto di gestione di sistemi complessi ed ho piena fiducia che raddoppierà le entrate raddoppiando il numero di studenti.
    Chi è che ride? Non c’è nulla da ridere! Se la storia del bunga bunga ci ha insegnato ancora una volta che la realtà supera la fantasia, qua stiamo parlando di cose serie.
    Per raddoppiare i suoi studenti l’università raddoppierà la sua capacità di attrazione raddoppiando non solo la sua efficienza ma anche la sua capacità di produrre conoscenza, raddoppiando cioè l’attività di ricerca, ossia la scienza, la conoscenza, le pubblicazioni ed il prestigio di cui l’università necessita per richiamare studenti. Insomma, il sistema complesso deve comunque arrivare ad una specie di go no go decision: o si lascia o si raddoppia. Senza ricerca si lascia, con la ricerca si può raddoppiare. Una buona organizzazione della didattica è fondamentale ma un maggiore prestigio può venire solo da una eccellente attività di ricerca, altrimenti ci si iscrive al CEPU e festa finita.
    Nel 2010 il CER ha speso 590 milioni di euro per finanziare 266 progetti di ricerca in tutta Europa. Sono stati finanziati 53 progetti britannici, 45 tedeschi, 31 francesi, 21 svizzeri, 21 italiani, 17 olandesi, 13 spagnoli, 13 israeliani, 11 svedesi etc..
    Il CER ha un budget di 7,5 miliardi da spendere tra il 2007 e il 2013 e finora ha finanziato 1700 ricercatori in tutta Europa. Sono un sacco di soldi che nessuno regala a nessuno. Si tratta di soldi anche nostri e non rubiamo niente a nessuno. Sono presi dalle nostre tasche e redistribuiti in tutta europa a chi più se li merita.
    Nel 2010 abbiamo preso circa il 7,9 % di tutti i soldi che il CER ha distribuito.
    I britannici, i tedeschi ed i francesi si sono armati di ottime idee e di ottimi progetti ed hanno assaltato la diligenza. I britannici hanno preso il 20%, i tedeschi hanno preso il 17% ed i francesi hanno preso l’11,6%.
    Per quanto riguarda la ricerca è chiaro che diamo all’Europa molti più soldi di quanti riusciamo a prenderne. Se io fossi Riccaboni metterei in moto tutti i meccanismi di cui l’università dispone, in primis i suoi cervelli, per prendere i finanziamenti. Dobbiamo riprenderci almeno i nostri soldi invece di lasciarli ad inglesi, tedeschi e francesi che poi li usano bene per farci le scarpe. Dobbiamo prendere quei soldi per riempire i laboratori e le biblioteche di gente che fa ottima ricerca e di ragazzi che fanno il tirocinio, la tesi o lo stage. Nel prossimo anno il passivo generato dalle sole spese correnti sarà di 26 milioni. Un solo progetto finaziato dal CER può portare fino a 3,6 milioni. Se il risanamento non mette al primo punto questa questione le spese correnti non saranno mai ammortizzate e l’università chiuderà battenti dopo aver venduto l’ultima fetta sottile del suo patrimonio immobiliare, con gran gioia del trio lescano.
    No credo che l’università si possa rimettere in moto chiamando un commissario strapagato, dotato di una corte di assistenti strapagati, armato di bacchetta magica e poteri taumaturgici e che in cambio del suo servizio porta pacchetti di voti (o altre incoffessabili porcherie) al committente, senza nulla produrre di utile per la società.

  5. …il gregge dei cittadini e degli universitari non emette neppure un belato apparendo indifferente per ignavia o colluso per complicità, mentre le persone perbene che saltuariamente intervengono in italiano acconcio e ragionamento agile analizzano attente ed avanzano argute proposte per il futuro dell’ateneo.

    “…come se non fossero spariti centinaia di milioni di euro, non fossero state messe all’asta le antiche storiche dimore dell’ateneo, non fossero stati rubati soldi anche con i concorsi truccati di Medicina con cui si è truffata la docenza e la cittadinanza nei diritti fondamentali alla dignità e alla salute!”

    Nessuna dignità né legittimità hanno la comunità cittadina e l’ufficio universitario che prescindono dalla identificazione dei delinquenti che così ci hanno ridotto e al recupero del maltolto quale primo passo per il risanamento e la rinascita della fiducia.

    La storia insegna che la cittadinanza con la docenza in testa è sempre stata supina ai peggiori disonesti e delinquenti travestiti da re, duci, presidenti, quasi mai espressione elevata dei valori morali e culturali senza i quali la vita umana non è certo degna d’essere vissuta.

    Addenda: tengo a precisare che l’ultima spiaggia non è la magistratura, adita peraltro con esiti positivi da me e pochi altri (anche se ognuno resta al proprio posto), ma è la nostra personale iniziativa che diventa penalmente legittima e politicamente doverosa in stato di necessità di sopravvivenza come cittadini civili prima che cattedratici combattivi. E finchè non si avrà il pudore di rimuovere il monumento nel cortile dell’ateneo continuerò a ripetere: exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor.

  6. Bravo, prof. Lorè, da vero (giovane?) veterano sa cosa dice!
    Però mi ammetta che il dott. Petracca ha un sano realismo. Il commissario dipende secondo chi è (lo manda la Gelmini, sia chiaro) i danni sono superiori ai vantaggi! È una formula, un toccasana un espediente? Invece, il problema è come procedere con queste forze: come si può realisticamente pensare ad aumentare gli studenti a ritornare un Ateneo di eccellenza vero? Chi sono tra i docenti quelli disponibili a rimboccarsi le maniche? A pensare? Prof. Grasso, deve inventare un qualche dibattito, e mi raccomando: senza politicanti che ci hanno puzzato anche già troppo, strumentalmente. Ora siete voi che dovete prendere la situazione in mano. Non ci sono santi, commissari o meno che lo consentano.

  7. …sempre schietta, cara Laura, come anche l’ottimo Petracca: per ulteriori opportune riflessioni passo la palla a Giovanni…

  8. Su L’Espresso di questa settimana c’è una vignetta fantastica di Altan: un adulto si lamenta dicendo “sono turbato, sgomento, deluso”. Una bimba gli chiede: “Incazzarsi, mai?”.
    Quando l’ho guardata m’è venuto in mente il discorso del Prof. Lorè riguardo all’apparente indifferenza dei cittadini e degli universitari che non emettono neanche un belato.
    Che si tratti di ignavia, collusione o complicità, siamo purtroppo fatti così. Per fortuna esistono però le eccezioni. Al Palasharp Umberto Eco ci ha ricordato che durante il ventennio tutti i professori universitari giurarono fedeltà al fascismo. Turbati, sgomenti e delusi firmarono tutti. Avevano famiglia, avevano figli. Si rifiutarono soltanto in undici che poi furono epurati.
    Ho cercato i nomi di quegli undici ed ho trovato invece una lista di dodici che vale la pena nominare perché, come ha detto Eco, salvarono l’onore dell’Italia: Francesco Ruffini, Edoardo Ruffini, Fabio Luzzatto, Giorgio Levi Della Vida, Gaetano De Sanctis, Ernesto Buonaiuti, Vito Volterra, Bartolo Nigrisoli, Marco Carrara, Lionello Venturi, Giorgio Errera e Piero Martinetti.
    Può sembrare una magra consolazione per chi prova a reagire come fanno i prof. Lorè e Grasso ma credo che il loro comportamento odierno li renda grandi oggi e li renderà grandi domani. Sono grandi oggi perché è solo grazie all’esistenza di persone capaci di indignarsi come loro se il mondo va avanti invece di regredire. Se non mollano, prima o poi vinceranno. Basta vedere cosa sta succedendo oggi in Egitto, Tunisia e Marocco per rendersene conto. Saranno grandi anche domani quando i senesi si gireranno indietro per guardare la loro storia. Ne ero convinto ben prima di sentire Umberto Eco. Essendo nato in Terra d’Otranto credo anzi di essere nato già convinto. Dopo 531 anni ad Otranto sono ancora vivi gli 800 cristiani che furono decapitati dai turchi perché si rifiutarono di convertirsi all’islam.

  9. Francesco Ruffini, Edoardo Ruffini, Fabio Luzzatto, Giorgio Levi Della Vida, Gaetano De Sanctis, Ernesto Buonaiuti, Vito Volterra, Bartolo Nigrisoli, Marco Carrara, Lionello Venturi, Giorgio Errera e Piero Martinetti furono eroici perchè rifiutarono di dire due paroline pur sapendo di perdere tutto. Qui invece stiamo a difendere quel che rimane dopo una pestilenza…

  10. Allora c’era il regime e si può capire il terrore che ebbero tutti (esclusi i dodici eroi) di fronte all’idea di rimanere sul lastrico.
    Oggi non c’è alcun regime ma chi denuncia il malaffare viene snobbato e rimane praticamente isolato. Di voci critiche se ne sentono davvero poche. Si fanno votazioni democratiche e si riconferma il vecchio sistema responsabile del disastro. Sembra quasi che le cose non siano cambiate molto rispetto al ventennio, ma forse s’è semplicemente fatto il gravissimo errore di non riuscire ad organizzarsi per presentare candidati alternativi.

  11. @ laura: «… il prof. Grasso deve inventare un qualche dibattito…»

    «Quasi sempre il problema, posto o sollevato che sia, è nuovo; e si dà gran merito a chi, accanto agli antichi e non risolti, solleva problemi nuovi e interessanti, o meglio ancora, di estremo interesse, purché siano, ovviamente, concreti. Sul problema si apre un dibattito. Dibattito è ogni discorso, scritto o parlato, intorno ad un certo argomento (cioè a un certo problema) in cui intervengono due o più persone. Il dibattito, oltre che concreto, e più spesso che concreto, è ampio e profondo, anzi, approfondito, e quasi sempre si propone un’analisi (approfondita anch’essa) della situazione. La giustezza della nostra analisi sarà poi confermata, invariabilmente, dagli avvenimenti.».
    Luciano Bianciardi“Il lavoro culturale” 1957 (siamo sempre lì!).

  12. Ma occorrerebbe commissariare anche altro! Anche i censori dei blog che colpiscono il libero pensiero. Non bastavano le vecchie ciabatte pseudo-letterate, ignorantissime, pascoliane, idilliche, ecc. ecc. Ormai è moderato anche l’anarchico di Kansas City, Bianciardi – o il personaggio di Albanese, per sua stessa ammissione! In una vera democrazia le manette sarebbero dovute scattare ai polsi di quei del bu’o accademico o di oppressori falsari alla Joe Valachi, il finto-comunista in corsa per qualche assessorato cementizio. Ma magari il suo idolo è Berija…
    Dopo aver sentito giornalisti come Buttafuoco (Il Foglio) che dice tutti gli italiani esser puttanieri o giù di lì, e dopo aver sentito infangato Boccaccio dallo stesso… penso che non ci siano più speranze. Non conta l’amore, conta sesso e denaro. La donna ridotta a un culo e – mi si consenta – a una potta, detto alla senese.
    The Bardo

  13. Migliorare la didattica? Sviluppare la ricerca? Come è possibile in una città dove si dà spazio ai figli di e agli amici di invece che a coloro che lo meritano? Sarebbe necessario spazzarli via tutti per poter ricominciare, e questo non è realistico. Concordo su …il gregge dei cittadini e degli universitari non emette neppure un belato apparendo indifferente per ignavia o colluso per complicità… Di università, senza bavagli, scrivono solo coloro che intervengono su questo blog e i dipendenti cercano solo di mimetizzarsi sperando di salvarsi a discapito di altri nel caso la barca affondi. In fondo, anche tra loro, e visto come la maggior parte è stata assunta, non mancano gli amici di….

  14. …gli amici di…

    L’amicizia è una forma di amore e – nell’accezione migliore – nasce e cresce grazie a fattori come la stima e la simpatia esaltanti identità e diversità contrariamente alle omologanti affiliazioni senesi agli istituti bancari, alle logge massoniche, alle organizzazioni sindacali, ai partiti politici e in primis alla cricca criminale che ha potuto disfare una intera università non senza rubare posti per i mediocri questuanti e parenti da cui è circondata.

    Prof. Cosimo Loré

  15. «Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita. Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.» Manfredi Borsellino al padre Paolo eroico magistrato.

    La citazione è riportata per ricordare che c’è stato più d’uno in Italia che per non piegare la schiena ai prepotenti (mediocri e vigliacchi) di turno ha preferito sacrificare la vita.

    A Siena si rischia solo di essere emarginati dalle locali cricche, il che può solo far bene alla mente ed al cuore: per questo non credo che Giovanni ed io siamo protagonisti di epiche imprese ma solo attori sociali non disposti a fare come la massa omertosa e ottusa, inerte e ignava.

    Ma cosa sono i tanti dipendenti, docenti e non, che dichiarano di non aver gradito le iniziative della magistratura perché ritengono l’università zona franca, cioè fuori legge, e pur consapevoli delle truffe concorsuali perfino a Medicina ratificano (salvo poche eccezioni) furti con scasso della dignità e della integrità altrui?!

    Per questo non deve, non può e non vuole tacere chi ha subito simili sfregi da parte di persone (“colleghi”, “rappresentanti”, “magnifici”) che hanno tradito la fiducia e agito peggio dei delinquenti comuni, che corrono rischi e vivono nascosti.

  16. Con Api si vola? Può darsi!
    Di seguito l’interrogazione a risposta orale dell’on. Bruno Tabacci di Alleanza per l’Italia (Api).

    Roma, 8 febbraio 2011

    Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca per sapere,
    premesso che:
    – appare sempre più preoccupante la situazione dell’Università degli Studi di Siena, la quale da oltre 28 mesi deve affrontare un grave dissesto finanziario;
    l’Università di Siena, così come qualunque altra Università del nostro Paese, non può e non deve essere considerata come una cittadella fortificata, isolata dall’esterno ed avulsa dalla realtà sociale e politica nella quale cresce e si sviluppa;
    – vi sono certamente responsabilità di rilievo penale in questo dissesto, che dovranno essere stabilite dalle opportune attività della magistratura; ma a queste non possono non aggiungersi responsabilità più generali e politiche;
    – si aggiunga che l’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Siena, avvenuta il 21 luglio 2010, è ancora sub judice per le presunte irregolarità avvenute al momento del voto;
    – questo ed altri episodi indicano quale sia la situazione istituzionale di un Ateneo prestigioso come quello senese, e che versa oggi in gravi difficoltà, evidenziando un quadro desolante che non può lasciare indifferenti;
    – la situazione qui sopra esposta non deve essere del tutto sconosciuta al Ministero dato che è stata più volte prorogata la data di naturale scadenza del mandato del Rettore uscente;

    se al ministro interrogato conti quanto qui sopra esposto e se sì, cosa intenda fare, nell’ambito delle sue competenze, per contribuire all’uscita dell’Università degli Studi di Siena da questa situazione di crisi che appare francamente inaccettabile.

  17. Credo assolutamente che la ministra sappia della reale situazione dell’ateneo senese e del suo fil rouge col potere politico fatto di arrivisti e fascisti nel senso più lato. Ma che credibilità può avere un governo dove domina un satrapo miliardario sotto inchiesta e dove un parlamento è di fatto un porcile ladronesco??
    Siamo al regime. E non gongoli Bersani col suo flirt con Bossi anti-italiano.

    PS. E in Italy tutto va in maschera anzi in mascara… La sapete l’ultima? E’ uscito un dvd porno, il “porno dell’anno”. Suo titolo? “Bunga Bunga Presidente”. E… ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale!

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